Rassegna settimanale 9-15 ottobre: Sud Est Asiatico

Rassegna settimanale 9-15 ottobre: Sud Est Asiatico

 

9 ottobre, Sud Est Asiatico – La libertà religiosa in pericolo

Ci sono state molte preoccupazioni per l’aumento delle tendenze autoritarie in nella regione, dall’omicida guerra alla droga di Rodrigo Duterte nelle Filippine alla via della dittatura in Cambogia sotto il governo di Hun Sen.

Un nuovo rapporto congiunto del “The International Panel of Parliamentarians for Freedom of Religion or Belief” (IPPFoRB) e l’ “Asia Centre” di Bangkok, dimostrano un’altra preoccupante tendenza nella regione: l’aumento dell’intolleranza religiosa, persecuzioni e conflitti tra comunità.

Una delle regioni più diversificate da un punto di vista religioso – 250 milioni di musulmani, 150 milioni di buddisti, 120 milioni di cristiani e importanti comunità indù, taoiste, confuciane e credenze locali – il sud est asiatico, ha visto un importante incremento nelle tensioni tra comunità.

Il rapporto “Freedom of Religion or Belief under threat in Southeast Asia” analizza la situazione tra i dieci paesi membri dell’ASEAN, ed il paese di formazione più recente dell’area, Timor Est, attraverso le presentazioni e le raccomandazioni del consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

L’autore, Robin Ramcharan, identifica quattro sfide principali: l’aumento delle intolleranze religiose, le discriminazioni contro le minoranze e le popolazioni indigene, la “securitisation” della libertà religiosa nel contesto della guerra al terrore, ed il disperato bisogno di proteggere i diritti umani in questo contesto.

In Birmania, il rapporto prende atto delle discriminazioni e serie violazioni nei confronti della comunità musulmana Rohingya, così come altre minoranze, in un periodo in cui più di mezzo milione di rifugiati sono scappati per paura delle violenze e della repressione.

Anche se la Birmania ha promesso di rimpatriare i rifugiati, l’IPPFoRB mette in luce il fatto che a numerosi Rohingya viene “negata la cittadinanza e altri diritti fondamentali”. Recenti ricerche del Burma Human Rights Network hanno dimostrato che l’attuale crisi Rohingya stia propagando la persecuzione ed il sentimento anti-musulmano all’intero paese.

In Tailandia i Rohingya sono anche loro vittime di discriminazioni, così come le numerose minoranze non riconosciute. Inoltre, secondo il report, “i musulmani nel sud del paese sono considerati un problema anche se il governo ritiene che questo non sia un conflitto religioso.”

Donne e ragazze musulmane sono soggette a discriminazione nelle Filippine, un paese a maggioranza cattolica.

Intanto, la nazione con più musulmani al mondo, l’Indonesia, è stata testimone di “un aumento dell’intolleranza religiosa e della violenza nel corso degli ultimi anni”, compresa la discriminazione contro i cristiani e la minoranza musulmana Ahmadi.

La costituzione indonesiana e pensiero filosofico dello stato, Pancasila, garantisce la libertà religiosa. Ciononostante, la maggioranza spesso impone la propria volontà attraverso la pressione dei suoi elementi conservatori.

La legge sulla blasfemia – che ha causato l’imprigionamento dell’ex governatore di Jakarta, il cattolico Basuki “Ahok” Tjahaja Purnama, che avrebbe pubblicamente insultato l’Islam – rimane fuori dai canoni del diritto internazionale.

In Malesia, paese a maggioranza musulmana, l’atmosfera è altamente restrittiva. Ci sono proibizioni sulla conversione dalla religione musulmana, libri vietati e numerosi limiti sulla libertà di espressione a causa delle “politica di islamizzazione”.

Un inviato delle Nazioni Unite ha recentemente comunicato che “la libertà religiosa o di pensiero degli stessi musulmani è in pericolo contro la minaccia del fondamentalismo in Malesia”.

Il ricco sultanato del Brunei impone imponenti restrizioni per la costruzione di luoghi di culto non dediti ai musulmani Sciafeisti e vieta l’importazione di altro materiale religioso.

Intanto, nel paese a maggioranza cattolica di Timor Est c’è “poca preoccupazione per quanto riguarda la libertà religiosa e di pensiero”. Anche se è stata constatata una generale “diminuzione dei diritti civili e abusi nei confronti degli attivisti per i diritti umani”, la libertà religiosa non è fonte di preoccupazione neanche in Cambogia, sembra però degradarsi la libertà di espressione e di assemblea.

Gli stati comunisti di Laos e Vietnam – che entrambi garantiscono le libertà religiose nelle loro costituzioni – impongono “una sistemica discriminazione e persecuzione” contro i vari gruppi religiosi, specialmente nei confronti delle minoranze.

Singapore regola in maniera stretta la libertà di espressione per così preservare l’armonia etnica e religiosa, e ci sono numerose preoccupazioni per quanto riguarda la libertà religiosa dei lavoratori esteri.

Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2017/10/religious-freedom-another-casualty-southeast-asias-regressive-turn/#YwURTqJuE3bGcjOf.97

10 ottobre, Birmania – UNHCR in allerta per via dei rifugiati Rohingya

Le guardie di frontiera bengalese hanno dichiarato che più di 11.000 Rohingya hanno attraversato la frontiera nella sola giornata di lunedì. “Siamo di nuovo in una situazione di allerta totale per quando riguarda l’arrivo di migranti” ha dichiarato Adrian Edwards, portavoce dell’UNHCR, in una riunione a Ginevra. “L’UNHCR sta lavorando con le autorità bengalesi per permettere un centro di transito e prepararsi a nuovi arrivi di massa”.

Intanto la polizia bengalese ha trovato altri 23 corpi senza vita di migranti annegati per via delle imbarcazioni sovraccariche, più della metà erano bambini. Continua così ad aumentare tragicamente il numero di vittime annegate tentando di raggiungere il Bangladesh, sarebbero 160.

Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/rohingya-boat-toll-rises-to-23-as-more-bodies-found

11 ottobre, Tailandia – Prayut annuncia le elezioni per novembre 2018

Il primo ministro tailandese Prayut Chan-o-cha ha dichiarato che le prossime elezioni si terranno a novembre del 2018. “A giugno annunceremo la data finale per le prossime elezioni” ha dichiarato il primo ministro. Molti analisti hanno però espresso molta cautela, le elezioni sono già state rimandate numerose volte nel corso degli anni. Il primo ministro è a capo di una giunta militare dopo aver preso il potere tramite un colpe di stato nel 2014.

Un membro del partito United Front for Democracy Against Dictatoriship (UDD) ha dichiarato che “dice questo solo per allentare la pressione”. Il movimento UDD sostiene il Puea Thai, il partito deposto durante l’ultimo colpo di stato, e al potere da più di dieci anni. L’allora prima ministra Yingluck Shinawatra non potrà ricandidarsi perché in esilio all’estero. Inoltre nel mese di agosto una sentenza l’ha ritenuta colpevole di negligenza nei conti pubblici e condannata a cinque anni di prigione.

Il fratello dell’ex prima ministra, Thaksin Shinawatra era stato anch’esso deposto da un colpo di stato nel 2006, e malgrado sia rimasto molto influente tramite i social media, vive all’estero per via di una condanna per corruzione.

La nuova costituzione del paese è stata duramente criticata in patria e all’estero, in quanto prevede ampi poteri per i militari e riduce quelli dei grandi partiti. Le attività politiche rimangono però ancora sospese nel paese, che si sta attualmente preparando alla cerimonia di cremazione del sovrano deceduto l’anno scorso, Bhumibol Adulyadej.

Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/prayut-promises-thai-elections-in-november-2018

12 ottobre, Filippine – I ribelli Moro non reclutano più bambini soldati

Le Nazioni Unite hanno tolto il gruppo Moro Islamic Liberation Front dalla lista dei gruppi armati che usano i soldati bamini. Con la mediazione della Malesia, il governo filippino ed i Moro hanno firmato un accordo di pace nel 2014 mettendo fine ad una lotta che ha ucciso 120.000 persone. I Moro, il più grande gruppo armato delle Filippine, combatte per l’autodeterminazione di Mindanao.

Almeno 1.869 minorenni sono stati disimpiegati dal gruppo islamico sin dal 2009. Il UNICEF per le filippine Lotta Sylwander ha dichiarato che questa è un “passo avanti e una vittoria per i diritti dei minori nelle Filippine”. “L’impegno dei Moro a proteggere e promuovere i diritti dei bambini deve continuare, anche se sono stati rimossi dalla lista nell’ultimo rapporto ONU”.

Lo sforzo dei Moro per lottare contro il problema dei bambini soldati proviene da piano tra l’ONU e i Moro, accordato nel 2009, con la collaborazione dell’UNICEF. Sylwander ha dichiarato che una parte dell’accordo prevede aiuti sanitari, educativi e sociali da parte del governo se i Moro si fossero adeguati. Nelle Filippine i minorenni continua ad essere vittime di grave violazioni dei propri diritti per via dei conflitti armati.

Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2017/10/un-says-philippine-moro-rebels-ousted-child-soldiers/#II6xGxoSSTrHCQxV.97

13 ottobre, Filippine – La guerra alla droga passa sotto il controllo della sezione anti-narcotici

Le forze di polizia filippine dovranno sospendere tutte le loro operazioni anti-droga in corso. Duterte ha deciso di passare la questione alla sezione anti-narcotici dopo alcune accese critiche contro il suo operato. “Questa è la giusta decisione per i cuori infranti e i media. Spero che vi soddisfi” ha dichiarato il presidente.

Duterte è stato però meno diplomatico nella sua dichiarazione sull’Unione Europea: “forse questo… basterà per quegli imbecilli dell’Unione Europea”. La sua rabbia è dovuta alle critiche contro la guerra alla droga di alcuni parlamentari europei, difatti avrebbe minacciato di mettere fine ai rapporti diplomatici.

Il portavoce Ernesto Abella ha dichiarato che “Adesso ci concentreremo sui pezzi grossi del crimine organizzato, e di quelli all’interno del governo che li proteggono”. Le operazioni passeranno quindi dalle forze di polizia che comprendono circa 170.000 persone all’unità anti-narcotici di circa 2.000 membri. Fino ad oggi la politica di Duterte è risultata nella morte di 3.900 persone per via delle operazioni di polizia e 7.000 altri morti dovuti probabilmente a violenza privata.

Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/malaysian-police-arrest-45-foreign-terrorist-fighters

14 ottobre, Malesia – La polizia malesiana arresta quarantacinque foreign fighters

La polizia malesiana ha arrestato un gruppo di persone sospettate di pianificare un attentato terroristico. Tra questi un ragazzo di solo diciotto con l’accusa di star costruendo una bomba. Il capo della polizia Mohamad Fuzi Harun ha dichiarato “per ora è troppo presto per rivelare i dettagli, ma farò una dichiarazione tra tre giorni”. Inoltre ha dichiarato che dal mese di gennaio la polizia malesiana ha arrestato 45 foreign fighters.

Gli arresti sono stati condotti dopo informazioni di intelligence ricevute secondo le quali i combattenti di Siria e Iraq hanno ricevuto ordini di infiltrarsi in vari paesi nel sud est asiatico. “Abbiamo anche scoperto che ci sono contatti e cooperazione tra l’ISIS e altri gruppi terroristici, incluso l’ASG, che manda i propri militanti per pianificare attacchi in Malesia” ha dichiarato Fuzi Harun.

Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/malaysian-police-arrest-45-foreign-terrorist-fighters

15 ottobre, Filippine – Duterte minaccia di proclamare un “governo rivoluzionario”

Il presidente Rodrigo Duterte ha minacciato di stabilire un “governo rivoluzionario” per contrastare i dissidenti che vorrebbero deporlo. La questione ha suscitato però diverse preoccupazioni e commenti che la sua presidenza si possa trasformare in una dittatura. La dichiarazione sarebbe stata fatta alla televisione di stato, mentre il presidente ha duramente criticato alcuni giornalisti, politici europei e altri critici della sua guerra alla droga.

Il presidente si ripiegherebbe su un governo rivoluzionario, in opposizione alla legge marziale che richiede l’accordo del congresso, se le forze comuniste o altri ribelli dovessero destabilizzare la sua presidenza. Duterte a riguardo ha citato l’esempio della presidente Corazon Aquino che ha stabilito un governo rivoluzionario durante la rivolta del 1986 e messo fine alla sanguinosa dittatura di Ferdinand Marcos. Molti filippini continuano ad avere un’alta considerazione per lui e lo considerano un eroe per la democrazia.

Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/duterte-threatens-to-declare-revolutionary-government