Il cyberbullismo è ormai un fenomeno sociale ampiamente diffuso a livello internazionale, in grado di influenzare pesantemente la vita di chi ne diventa vittima, come dimostrato dall’aumento esponenziale di casi di suicidio connessi agli atti di violenza perpetrati online. Il caso eclatante del suicidio della giovane wrestler e star televisiva Hana Kimura, vittima di diffamazione e abusi sui social media, ha riacceso in Giappone il dibattito sui pericoli del cyberbullismo e sulla necessità di avviare una discussione costruttiva e strutturata che permetta di arginare questo problema, sia a livello sociale che legislativo.
Paolo Gerbaudo è professore di Digital Culture and Society al King’s College di Londra.
Con lui abbiamo approfondito il tema del ruolo giocato dai social media nelle proteste e nell’attivismo sociale, partendo dalle diverse proteste del 2011 e arrivando fino alle elezioni americane.
Commenti che uccidono: il cyberbullismo in Corea del Sud attraverso i casi di Sulli e Goo Hara
La morte per suicidio nel 2019 di due giovani ex stelle del K-pop coreano, Sulli e Goo Hara, ha riacceso il dibattito sul dilagare del fenomeno del cyberbullismo in Corea del Sud. Questo dossier racconta i motivi che hanno portato queste due vittime degli hater e della diffamazione online a togliersi la vita e perché queste possono incarnare il “modello di vittima” di cyberbullismo in un Paese che, pur essendo una delle massime potenze digitali nel mondo, non sembra prestare sufficiente attenzione a ciò che avviene in rete.