Secondo i dati più recenti, la popolazione cinese nel 2023 ha raggiunto la cifra di 1,42 miliardi. Nonostante il calo del tasso di natalità, in corso da decenni, e i cambiamenti prospettati per il futuro, la Cina ha occupato la vetta della demografia del mondo per secoli e alla questione del numero dei suoi abitanti i dirigenti della nazione hanno sempre dedicato una grande attenzione, scegliendo approcci differenti a seconda delle esigenze e delle correnti ideologiche del periodo.
Il Welfare in Cina presenta caratteristiche ben precise che, nel tempo, hanno portato gli studiosi a definirlo un modello a se stante rispetto a quello conosciuto come “Welfare dell’Asia orientale”. Nonostante la volontà del governo di garantire un accesso universale e paritario al sistema di Welfare, ancora oggi gioca un ruolo fondamentale lo status sociale dei cittadini.
In generale, si potrebbe affermare che in Cina, i fattori maggiormente incidenti sui diritti sociali siano il lavoro e la residenza dei cittadini, così come l’appartenenza alla famiglia: la questione dello status sociale è l’elemento principe dell’accesso al Welfare.
Dopo la morte di Deng Xiaoping fu Jiang Zemin ad assumere la guida della Cina. Il suo riformismo trasformò il Partito Comunista Cinese in un partito aperto che inglobava il nuovo ceto emerso dallo sviluppo economico. Tuttavia la crescita poneva anche alcune sfide sul piano etico e Jiang si rese promotore di un nuovo orientamento ideologico che spingeva contro la corruzione e l’individualismo richiamando i quadri ad una maggiore moralità. In politica estera continuò con la promozione del multipolarismo di Deng, ma il suo lavoro più intenso si focalizzò verso le politiche regionali e di vicinato.
Cina e Stati Uniti si accordano per aumentare la cooperazione sul clima mentre il presidente Xi Jinping consolida il suo status con una risoluzione storica.
Nel frattempo, l’assenza più lunga del leader Kim Jong-Un in sette anni scatena nuove preoccupazioni sulla sua salute. Queste e altre notizie nella nostra rassegna Cina e Corea del Nord.
La Cina ha vinto la sua decennale battaglia contro la povertà, il 2020 è stato l’anno in cui la Cina ha raggiunto l’obiettivo di sradicare la povertà assoluta e di costruire una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti. Quali sono stati i progetti che hanno portato la Cina a raggiungere un risultato così veloce? Si tratta di un’eliminazione reale o solo formale della povertà assoluta? Può il caso cinese diventare un modello anche per altri stati al fine di raggiungere l’obiettivo “povertà zero”?
“Red Mirror” è un saggio che, analizzando la Cina dell’intelligenza artificiale e dell’innovazione tecnologica, fornisce una chiave di lettura essenziale: il nostro futuro è già in costruzione e, per anticiparne gli sviluppi, è necessario rivolgere lo sguardo verso il gigante asiatico. Per comprendere meglio i possibili effetti politici e sociali della rivoluzione tecnologica cinese abbiamo intervistato Simone Pieranni, autore del libro nonché giornalista per Il Manifesto e fondatore dell’agenzia editoriale China Files.
Sulla scia del processo di internazionalizzazione che ha recentemente interessato la società civile cinese, sempre più organizzazioni non governative si stanno recando all’estero per impegnarsi in progetti di varia natura. Ciò avviene in un momento in cui la Cina, chiamata ad assumersi le proprie responsabilità di potenza globale, è alla ricerca di nuove fonti di legittimazione in grado di ridefinire la sua immagine internazionale.
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