Rassegna mensile giugno 2023: Africa subsahariana
Le 10 principali notizie del mese dall’Africa Subsahariana – Giugno 2023
a cura di Marta Barbieri
1 giugno 2023, ZIMBABWE – In vista delle elezioni, la nuova “Legge patriottica” mette fuori legge le critiche rivolte al Governo
Con la Criminal Law Code Amendment Bill (conosciuta con in nome di “legge patriottica”), il Parlamento dello Zimbabwe ha criminalizzato il criticismo nei confronti del Governo: la legge approvata nella serata del 31 maggio, infatti, contiene una clausola che prevede pene fino a 20 anni di carcere per “danni coscientemente arrecati alla sovranità e all’interesse nazionale dello Zimbabwe.”
Secondo gli attivisti di opposizione, la nuova legge è stata progettata con il preciso scopo di colpire gli avversari politici del Partito al potere. Si teme che il Governo possa approfittarne per reprimere il dissenso in vista delle elezioni generali del 23 agosto, quando il Presidente Emmerson Mnangagwa cercherà di ottenere un secondo mandato.
Fonte: Reuters
15 giugno 2023, “L’Africa ha bisogno di importare cereali” sostengono i Paesi chiave in vista dei negoziati con Putin
L’Africa necessita di importare cereali per contrastare l’insicurezza alimentare del continente: questo quanto enfatizzato dai leader africani (parte della delegazione che visiterà sia l’Ucraina sia la Russia) e che si preparano a incontrare il presidente russo Putin per discutere del fato della Black Sea Grain Initiative: l’accordo (un’iniziativa promossa dagli Stati Uniti e dalla Turchia lo scorso luglio) permettere esportazioni sicure di cibo e fertilizzanti dall’Ucraina attraverso il Mar Nero, ma martedì 13 giugno Putin ha dichiarato di considerare il proprio ritiro dall’iniziativa. A differenza di quelli ucraini, infatti, i carichi di cereali e fertilizzanti russi sarebbero ancora ostacolati. La data prevista per la scadenza del patto è il 17 luglio prossimo, e la Russia ha presentato una serie di richieste per la sua permanenza nell’accordo: tra queste, la ripresa delle sue esportazioni di ammoniaca attraverso il Mar Nero, e il rientro della Russian Agricultural Bank nel sistema di pagamenti SWIFT.
Fonte: VoA News
Link: https://www.voanews.com/a/africa-needs-grain-imports-key-countries-say-ahead-of-putin-talks/7139197.html
19 giugno 2023, ETIOPIA – World Food Programme spera di riprendere la distribuzione di aiuti alimentari entro luglio
Il WFP ha sospeso l’invio di aiuti alla regione del Tigray (e poi a tutto il Paese) lo scorso maggio, a causa dei continui furti delle razioni da parte di gruppi armati. Sono più di 20 milioni le persone che, in Etiopia, necessitano di assistenza umanitaria, soprattutto a causa di quella che è la più grave siccità ad aver colpito il Corno d’Africa in decenni e a causa della guerra civile che devasta il Tigray da ormai due anni. Il WFP forniva assistenza sanitaria d’emergenza a quasi 6 milioni di queste persone. Altri programmi gestiti dal WFP, inclusa l’assistenza nutrizionale dei bambini e delle donne in gravidanza o allattamento, non hanno subito gli effetti della sospensione. Il WFP, però, desidera decidere in autonomia chi saranno i destinatari degli aiuti, quando invece si teme (anche se non è sicuro) che a beneficiare del cibo andato rubato sia, in alcuni casi, stato l’esercito etiope.
Il WFP delle Nazioni Unite spera comunque di riprendere l’attività di distribuzione al più presto, non appena otterrà maggior controllo sulla selezione dei beneficiari.
Fonte: Reuters
20 giugno 2023, L’Alto Commissario ONU per i Rifugiati esorta a riprendere le missioni di peacekeeping per arginare i flussi migratori
Al mondo ci sono 110 milioni di rifugiati: 7 milioni in più rispetto ai 103 milioni dello scorso anno e il doppio rispetto a un decennio fa.
Filippo Grandi, Alto Commissario ONU per i Rifugiati, ha dichiarato a Reuters: “The U.N. Security Council, the main international body for peace and security, is broken. They cannot agree on anything. So we need to restore that capacity to lead, to drive peace because that is the only way we can address these flows.”
All’inizio di quest’anno, un gruppo di diplomatici, ex politici e ufficiali ONU ha cominciato a cercare appoggio politico per costruire un quadro normativo di peacemaking, così da dare forma a nuovi standard operativi attraverso i quali risolvere i conflitti.
Una delle situazioni di maggior criticità a livello mondiale, che sta causando il dislocamento (anche interno) di numeri altissimi di persone, è il conflitto in Sudan: fazioni militari rivali si stanno scontrando, e hanno portato il numero dei rifugiati provenienti dal Sudan a superare quota 500 000.
Altre ragioni che si nascondono dietro l’alto numero di rifugiati registrato quest’anno sono il conflitto in Ucraina, nell’area orientale della Repubblica Democratica del Congo, in Afghanistan e nel Sahel. Anche il cambiamento climatico obbligano le persone a spostarsi.
Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/un-refugee-chief-calls-return-peacemaking-stem-flows-2023-06-20/
22 giugno 2023, KENYA E UGANDA –Le nazioni dell’Africa orientale dichiarano guerra ai diritti LGBT: anche il Kenya potrebbe accodarsi all’Uganda
Alla fine di maggio, l’Uganda ha promulgato una delle leggi anti-LGBT più draconiane al mondo. Il Kenya potrebbe seguire il Paese vicino con una proposta di legge (al momento la bozza della Family Protection Bill è stata presentata in parlamento) analoga: nella bozza, che Reuters ha avuto modo di visionare, si legge che il sesso omosessuale è punito con almeno dieci anni di prigione. La “omosessualità aggravata” (che include sesso omosessuale con un minore o con una persona disabile) può portare addirittura alla pena di morte.
Misure simili stanno prendendo piede anche in Tanzania e nel Sudan del Sud: si sta quindi sviluppando un ampio movimento legislativo anti-LGBT nell’Africa orientale. Alcuni legislatori della regione descrivono la questione in termini di battaglia esistenziale per salvaguardare i valori e la sovranità africani, che sarebbero stati calpestati dalla pressione occidentale. La retorica che fa da sfondo a questa tendenza anti-LGBT sostiene che l’omosessualità in Africa non esista. L’omosessualità sarebbe un’invenzione occidentale imposta al continente, mentre le persone apertamente gay in Africa sarebbero bugiardi che cercano di ottenere un visto per l’estero o di avere accesso ai soldi dei gruppi per la difesa dei diritti umani.
Fonte: Reuters
22 giugno 2023, MALI – La fine della missione di peacekeeping dell’ONU potrebbe minacciare la tenuta dell’accordo di pace
Una coalizione di gruppi armati del Nord del Mali (la Permanent Strategic Framework for Peace, Security and Development, CSP-PSD) teme che la partenza della missione di peacekeeping dell’ONU, prevista per la fine di giugno, infligga un “colpo mortale” agli accordi di pace e minacci la stabilità della regione.
Le forze di peacekeeping (conosciute con il nome di MINUSMA) sono presenti nel Paese dal 2013, da quando un’insorgenza separatista guidata dai Tuareg fu dirottata dai gruppi islamisti che, poi, hanno proceduto a uccidere migliaia di persone e ad assumere il controllo di ampie aree nel Nord e nel Centro del Paese. La missione ONU ha avuto difficoltà a contenere la violenza islamista, ma ha giocato un ruolo fondamentale nel placare i separatisti, che hanno interrotto la loro offensiva nel 2015. Tuttavia, i firmatari dell’accordo di pace sono ai ferri corti con la giunta militare, che ha consolidato il proprio potere con i colpi di Stato del 2020 e del 2021. Lo scorso dicembre, il CSP-PSD ha abbandonato le trattative: tornerà al tavolo solo in Paese neutrale e con la mediazione internazionale.
Il mandato MINUSMA termina il 30 giugno. Ci si aspettava che sarebbe stato rinnovato, ma a metà del mese di giugno la giunta del Mali ha chiesto alle forze di peacekeeping di lasciare il Paese “senza ritardo”: una richiesta che segue anni di relazioni sempre più logorate tra l’ONU e la leadership militare. Pare quindi che si procederà con il ritiro delle truppe entro sei mesi.
Si teme che il Mali, che ha bruciato i ponti con gli alleati occidentali dopo il golpe e dopo aver fatto ricorso ai mercenari russi del gruppo Wagner, possa cadere nel caos se il sentimento separatista dovesse tornare a farsi sentire.
Fonte: Reuters
27 giugno 2023, Gli USA si interrogano sul futuro del Gruppo Wagner in Medioriente e in Africa
Gli Stati Uniti stanno esaminando le conseguenze che l’ammutinamento di breve durata del gruppo Wagner contro l’establishment militare russo potrebbe avere nelle operazioni dei mercenari in Medioriente e in Africa: i legislatori statunitensi vedono la forza mercenaria attraverso il prisma della rivalità con la Russia per l’influenza in queste regioni, e accusano il gruppo Wagner di ingenti violazioni dei diritti umani. L’esercito USA e il gruppo si sono anche scontrati direttamente in Siria.
Tra le ipotesi al vaglio, c’è anche la possibilità che i leader delle nazioni africane siano meno inclini ad assoldare il gruppo, dopo aver visto Prigozhin rivoltarsi contro il suo mecenate.
Anche se non è ufficialmente parte dell’esercito russo, il gruppo Wagner è importante per Putin, perché gli permette di promuovere indirettamente priorità politiche estere. L’organizzazione, nel corso dell’ultimo decennio, ha stanziato migliaia di truppe in Africa e in Medioriente, creando forti legami con diversi governi africani (tramite le operazioni in Mali, Repubblica Centrafricana, Libia). Per gli Stati Uniti, quindi, il gruppo è e resta una presenza destabilizzante nella regione.
Resta però il fatto che il gruppo, finora, non ha fatto ufficialmente parte dell’esercito regolamentare russo. Tra le opzioni offerte da Putin ai membri del gruppo Wagner ribelli, tuttavia, c’è la possibilità, per essi, di sottoscrivere un contratto con le forze armate russe: se le forze Wagner venissero assorbite dall’esercito ufficiale russo, potrebbe essere un problema per i Paesi africani. I Paesi africani non hanno firmato accordi per una presenza militare russa al loro interno, quando hanno chiesto l’intervento del gruppo Wagner, e potrebbero essere contrari a continuare la partnership.
Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/us-asks-whats-next-russias-wagner-middle-east-africa-2023-06-27/
27 giugno 2023, SUDAN – Agenzia ONU per i rifugiati: in più di un milione fuggono dal conflitto in Sudan
Le stime, che prevedevano che il conflitto in Sudan avrebbe causato la fuga di un milione di persone attraverso il confine, saranno probabilmente sorpassate. Finora, il conflitto ha già portato quasi 600 000 persone a cercare rifugio nel Paesi vicini, tra cui l’Egitto, il Ciad, il Sudan del Sud e la Repubblica Centrafricana: la situazione in Darfur e il trend rendono assai difficile pensare che i numeri non continueranno a crescere.
Le più recenti violenze in Darfur sono state portate avanti dalle milizie delle tribù nomadi arabe e dai membri delle Rapid Support Forces, una fazione militare che si contende il potere con l’esercito nella capitale Khartoum.
La fuga nel Ciad è però particolarmente difficoltosa a causa dell’inizio della stagione delle piogge: diventa difficile raggiungere i rifugiati e portarli lontani dal confine e verso zone sicure.
Fonte: Reuters
29 giugno 2023, RUANDA – La decisione della Corte d’Appello britannica pone questioni difficili
La Corte d’Appello britannica è intervenuta sulla questione della deportazione verso il Ruanda di coloro che cercano di entrare illegalmente nel territorio nazionale, dichiarando illegittima l’azione del Governo. La Corte non ha dichiarato illegale il principio di delocalizzare le richieste di asilo in un Paese terzo. Il punto centrale, in realtà, è stato stabilire se il Ruanda potesse essere considerato un territorio sicuro per i richiedenti asilo. L’UNHCR (e persino ufficiali governativi) hanno evidenziato come i precedenti dimostrino la non adeguatezza del Ruanda a gestire le domande di asilo, presentando numerose prove a sostegno del loro parere. Pertanto, non si sa quanto le assicurazioni di trattamento corretto fornite dal Ruanda siano attendibili.
Per questo motivo, due dei tre giudici della Corte Suprema britannica hanno ritenuto che il sistema d’asilo del Ruanda sia talmente carente che mandare qualcuno nel Paese sarebbe equivalente a violare il suo diritto a non essere torturato o soggetto a trattamento disumano. Il rischio evidenziato è che il Ruanda decida arbitrariamente di rimandare i richiedenti asilo nel loro Paese d’origine, condannandoli potenzialmente a morte.
Il Lord Chief Justice,terzo giudice della Corte Suprema, ha invece espresso parere contrario. Quindi, il Governo britannico farà probabilmente ricorso contro la decisione della Corte Suprema.
Fonte: BBC News
Link: https://www.bbc.com/news/uk-66057908
30 giugno 2023, SUDAN – Il Governatore del Darfur sostiene che la mediazione abbia fermato il conflitto
Nimir Abdel Rahman ha dichiarato alla BBC che, nonostante ci siano state violazioni occasionali, “tutte le parti del conflitto sono ora pienamente rispettose del cessate il fuoco, e i combattimenti non riprenderanno.”
Questo, secondo il Governatore, grazie al fatto che Mediation and Elders Committee e il Governo hanno iniziato a fornire servizi di base come accesso ad acqua, elettricità e servizio sanitario.
Al momento, una missione medica è riuscita a raggiungere la regione, e sono iniziati i preparativi necessari a portare cibo e riparo ai civili.
Fonte: BBC News
Link: https://www.bbc.com/news/world/africa?ns_mchannel=social&ns_source=twitter&ns_campaign=bbc_live&ns_linkname=649eb96c1babaa614a4739a8%26Darfur%20governor%20says%20mediation%20has%20stopped%20conflict%262023-06-30T11%3A45%3A19.482Z&ns_fee=0&pinned_post_locator=urn:asset:f9df4054-2f9e-4369-b9f4-437b996d3d86&pinned_post_asset_id=649eb96c1babaa614a4739a8&pinned_post_type=share?ns_mchannel=social&ns_source=twitter&ns_campaign=bbc_live&ns_linkname=649eb96c1babaa614a4739a8%26Darfur%20governor%20says%20mediation%20has%20stopped%20conflict%262023-06-30T11%3A45%3A19.482Z&ns_fee=0&pinned_post_locator=urn:asset:f9df4054-2f9e-4369-b9f4-437b996d3d86&pinned_post_asset_id=649eb96c1babaa614a4739a8&pinned_post_type=share
(Featured Image Source: Wikipedia Commons)