Rassegna settimanale 23-29 Maggio 2022: Sud Est Asiatico
23 maggio, Indonesia – Il governo indonesiano convoca l’inviato della Gran Bretagna
L’Indonesia ha convocato lunedì l’ambasciatore britannico per chiedere spiegazioni sull’innalzamento della bandiera arcobaleno, simbolo della comunità LGBT, presso la sede della sua ambasciata e ha esortato le missioni straniere a rispettare le “sensibilità” locali a seguito della reazione sìuscitata tra i conservatori.
Escludendo la provincia di Aceh governata dalla sharia, l’omosessualità non è illegale in Indonesia, il più grande paese a maggioranza musulmana del mondo, sebbene sia generalmente considerata un tabù.
La bandiera arcobaleno LGBT è stata issata accanto alla bandiera britannica presso l’ambasciata del paese a Jakarta il 17 maggio in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, secondo un post pubblicato sul profilo Instagram dell’ambasciata.
Alumni 212 Brotherhood, un influente movimento islamico conservatore, in una dichiarazione ha affermato che la bandiera andava a ledere i “valori sacri dell’Indonesia”.
Teuku Faizasyah, portavoce del ministero degli Esteri, ha confermato che l’ambasciatore britannico Owen Jenkins è stato convocato. “Il ministero degli Esteri ricorda ai rappresentanti stranieri di essere rispettosi della sensibilità degli indonesiani su questioni rilevanti per la loro cultura, religione e credo”, ha affermato Faizasyah, aggiungendo che sebbene un’ambasciata sia territorio sovrano, la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche stabilisce che solo la bandiera della nazione possa essere esposta.
Secondo attivisti e gruppi per i diritti umani, l’Indonesia sta diventando meno tollerante nei confronti della sua comunità LGBT poiché alcuni politici hanno iniziato a sostenere maggiormente che l’Islam dovrebbe svolgere un ruolo più importante nello stato.
Un sondaggio del 2020 del Pew Research Center ha anche mostrato che l’80% degli indonesiani crede che l’omosessualità “non dovrebbe essere accettata dalla società”.
La scorsa settimana, il capo del ministro della sicurezza indonesiano ha affermato che una revisione del codice penale in fase di deliberazione dal parlamento includeva alcuni articoli rivolti alla comunità LGBT, una mossa sostenuta da alcuni legislatori conservatori. Le sue osservazioni sono seguite a una reazione negativa su un popolare podcast che questo mese è stato costretto a cancellare un episodio in cui veniva intervistata una coppia omosessuale.
Fonte : Reuters
Link : https://www.reuters.com/world/indonesia-summons-britains-envoy-after-furore-over-rainbow-flag-2022-05-23/
24 maggio, Myanmar – Dozzine di morti e dispersi dopo che un’imbarcazione carica di profughi Rohingya affonda al largo delle coste birmane
Dozzine di rifugiati Rohingya risultano morti o dispersi dopo che una barca con circa 90 persone a bordo, compresi bambini, si è capovolta ed è affondata a causa del maltempo al largo delle coste del Myanmar.
Più di 20 sopravvissuti sono stati arrestati dalle autorità nella regione di Ayeyarwady in Myanmar, ha riferito Radio Free Asia, finanziata dagli Stati Uniti, riportando quanto riferito dai residenti del distretto costiero di Shwe Taung Yan.
Secondo i sopravvissuti, la barca, che era diretta in Malesia, ha iniziato ad avere problemi un paio di giorni dopo essere partita da Sittwe, nello Stato di Rakhine, il 19 maggio, secondo l’Ayeyarwaddy Times.
Sono rimasti solo circa 600.000 musulmani Rohingya in Myanmar, un paese prevalentemente buddista con una lunga storia di governo militare. I Rohingya sono stati resi apolidi e, a seguito di violenze e persecuzioni etniche passate, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) stima che 148.000 di loro siano sfollati, molti dei quali si sono ritrovati a vivere in campi profughi.
Più di 730.000 Rohingya sono fuggiti in Bangladesh nel 2017 per sfuggire a una repressione guidata dai militari che secondo gli investigatori delle Nazioni Unite è stata condotta con “intento genocida” e includeva uccisioni e stupri di massa. Il Myanmar ha negato le atrocità, giustificando le violenze come una risposta agli attacchi dei militanti Rohingya.
L’altra destinazione principale per i rifugiati Rohingya è stata la Malesia, un paese a maggioranza musulmana che è considerato come comprensivo, sebbene non siano ufficialmente riconosciuti lì come rifugiati.
Circa 630 Rohingya hanno tentato viaggi in mare attraverso il Golfo del Bengala tra gennaio e maggio di quest’anno, ha affermato l’UNHCR, rilevando che donne e bambini costituivano il 60% dei passeggeri delle traversate marittime.
“L’ultima tragedia mostra ancora una volta il senso di disperazione che provano i Rohingya in Myanmar e nella regione”, ha affermato in una nota Indrika Ratwatte, direttore dell’UNHCR per l’Asia e il Pacifico.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/rohingya-refugee-boat-sinks-off-myanmar-dozens-dead-or-missing
25 maggio, Malesia – La Malesia mira a colmare il vuoto nel mercato dell’olio commestibile causato dalla guerra in Ucraina e dal freno alle esportazioni indonesiane
La Malesia, il secondo produttore mondiale di olio di palma, ha escluso la riduzione delle esportazioni di olio da cucina in quanto ha forniture sufficienti per soddisfare la domanda locale e si concentrerà invece sull’ottimizzazione dei sussidi per garantire che vada a beneficio dei consumatori più bisognosi.
“Finora, non abbiamo preoccupazioni perché sicuramente non abbiamo carenze”, ha detto il ministro dell’agricoltura e delle materie prime Zuraida Kamaruddin in un’intervista. “Il più delle volte esportiamo più della metà di ciò che produciamo e abbiamo ancora eccesso da esportare”, ha detto dal suo ufficio nella capitale amministrativa di Putrajaya.
La nazione mira a colmare il divario nel mercato dell’olio commestibile causato dalla guerra in Ucraina, così come dai limiti alle esportazioni imposte dal governo indonesiano, ha affermato Zuraida. Prevede che la produzione di olio di palma della Malesia potrebbe rimbalzare da 23 a 25 milioni di tonnellate nel 2022, rispetto ai 18,1 milioni di tonnellate dell’anno scorso, poiché la carenza di manodopera causata dalla pandemia si attenua e i lavoratori stranieri possono tornare nelle proprietà, mentre i piccoli proprietari aumentano la produttività per capitalizzare i prezzi elevati.
È probabile che la situazione del lavoro nelle piantagioni locali torni ai livelli pre-pandemia entro giugno, poiché i problemi con l’assunzione di lavoratori stranieri vengono risolti, ha affermato Zuraida, mettendo i raccolti di olio di palma sulla buona strada verso l’aumento nella seconda metà dell’anno.
In tutto il mondo, i governi stanno adottando il protezionismo alimentare per garantire forniture locali e combattere l’aumento dei costi alimentari, causati in parte dai problemi di approvvigionamento causati dalla guerra in Ucraina. Il principale esportatorte, l’Indonesia, ha recentemente vietato temporaneamente le esportazioni di olio di palma, prima di sostituire il divieto con quote di vendita interne dopo che gli agricoltori hanno protestato contro la decisione. L’India si è mossa per frenare le esportazioni di grano e zucchero, mentre Serbia e il Kazakistan hanno stabilito l’imposizione di quote alle esportazioni di grano.
Fonte: South China Mornig Post
Link: https://www.scmp.com/news/asia/southeast-asia/article/3179056/malaysia-aims-fill-gap-edible-oil-market-caused-ukraine
26 maggio, Cambogia – La Cambogia saluta il miglioramento delle relazioni con gli Stati Uniti e chiede un alleggerimento delle sanzioni legate alla Cina
La Cambogia ha affermato che i legami con gli Stati Uniti sono migliorati in modo significativo e si aspetta che l’amministrazione Biden elimini le sanzioni imposte a causa dei suoi legami con la Cina “molto presto”.
“Stiamo spingendo molto”, ha detto in un’intervista al World Economic Forum di Davos, Kao Kim Hourn, ministro delegato della Cambogia de Primo Ministro Hun Sen, riferendosi ai negoziati sulle sanzioni.”Questo è il miglior periodo che abbiamo mai avuto nella nostre relazioni negli ultimi 72 anni”, ha detto. “Il commercio bilaterale e gli investimenti sono in aumento e i leader dei rispettivi paesi sono riusciti ad incontrarsi. Speriamo di poter ottenere molti più progressi in determinate aree sulla base del rispetto reciproco”.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ospitato i dieci leader dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) a Washington all’inizio di questo mese, come parte di una più ampia spinta degli Stati Uniti per contrastare l’influenza cinese nella regione.
In qualità di attuale presidente del gruppo, la Cambogia ospiterà una serie di vertici a novembre, a cui dovrebbe partecipare anche Biden.
Negli ultimi tempi le relazioni tra Cambogia e Stati Uniti sono state tese, data la tendenza della nazione asiatica ad allinearsi maggiormente con la Cina degli ultimi anni.
Gli Stati Uniti hanno imposto un embargo sulle armi alla Cambogia lo scorso anno motivato appunto dagli stretti legami di quest’ultima con la Cina e alle violazioni dei diritti umani. Ciò ha fatto seguito alle notizie nel 2019 secondo cui Pechino aveva firmato un accordo segreto che consentirebbe alle sue forze armate di utilizzare una delle basi navali del paese. Sebbene la Cambogia e l’esercito cinese abbiano negato tale accordo, l’amministrazione Biden ha imposto sanzioni alle società e agli individui coinvolti, inclusi due alti funzionari della difesa cambogiani.
Kao Kim Hourn ha tuttavia affermato di ritenere imminente una riconciliazione con gli Stati Uniti nonostante “alcuni malintesi”.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/cambodia-hails-us-ties-seeks-relief-on-china-linked-sanctions
27 Maggio, Filippine – Le Filippine iniziano a utilizzare la baia di Subic, affacciata sul Mar Cinese Meridionale, come base navale per contrastare la Cina
Le Filippine hanno iniziato a utilizzare Subic Bay, di fronte al Mar Cinese Meridionale, come base navale, ha affermato questa settimana la marina del paese in una mossa volta a contrastare il crescente imporsi della Cina nelle acque contese.
Una delle due fregate missilistiche guidate della Marina filippina è stata schierata nella nuova base, circa 30 anni dopo il ritiro della Marina degli Stati Uniti dall’area strategica a circa 80 chilometri a ovest della capitale Manila. La base si trova su un terreno di circa 100 ettari di un ex cantiere navale acquisito dalla società di private equity statunitense Cerberus Capital Management LP che è stato poi affittato alla marina. È possibile che le forze armate statunitensi cerchino un uso congiunto della struttura, che si trova dall’altra parte della baia rispetto al sito dell’ex base navale statunitense.
L’aeronautica militare filippina, nel frattempo, ha in programma di stazionare aerei all’aeroporto internazionale di Subic Bay per monitorare e rispondere alle controversie marittime, secondo un funzionario portuale di Subic Bay. L’aeroporto faceva parte della base statunitense.
Dopo il ritiro degli Stati Uniti nel novembre 1992, l’ex base navale è stata trasformata in un vasto porto noto come Subic Bay Freeport. Ma tra le crescenti tensioni nelle acque vicine, dove Manila e Pechino sono bloccate in una disputa territoriale, c’è stato un rinnovato apprezzamento dell’importanza strategica della baia.
Rolen Paulino, presidente della Subic Bay Metropolitan Authority, che sovrintende il porto, ha affermato in un’intervista che Subic Bay è diventata “più importante” data la sua “posizione strategica”. Il resto della flotta della Marina potrebbe trasferirsi nella base “entro l’anno”, ha detto Paulino, aggiungendo che accoglie con favore gli scali portuali di navi militari statunitensi e giapponesi. Il capo dell’autorità portuale ha anche affermato che una presenza navale statunitense nell’area aiuterebbe a mantenere un equilibrio poiché la marina filippina non è in grado di eguagliare la marina cinese, che sta diventando sempre più forte.
Le forze armate statunitensi hanno stretto un accordo con le Filippine nel 2014 per rafforzare la cooperazione in materia di difesa e che consente loro la costruzione di strutture all’interno delle basi filippine, rendendo effettivamente possibile stanziare nuovamente truppe nel paese del Sud-Est Asiatico. Negli ultimi due anni, la Marina degli Stati Uniti ha utilizzato Subic Bay come porto di sbarco nel corso delle esercitazioni congiunte con la Marina filippina.
Un piccolo numero di navi militari era già di stanza nel porto commerciale da quando l’autorità portuale ha deciso nel 2015 di affittare gratuitamente parte del porto alla Marina filippina.
In una conferenza stampa, il presidente entrante Ferdinand Marcos Jnr ha affermato che mentre le Filippine e gli Stati Uniti hanno da molti anni una relazione “molto forte e molto vantaggiosa”, intende anche mantenere aperto il dialogo sulla disputa marittima con la Cina. «L’ho già detto. Lo dirò di nuovo”, ha affermato. “Non sottoscrivo il vecchio pensiero della Guerra Fredda in cui avevamo le sfere di influenza. Penso che dobbiamo solo [avere una] politica estera indipendente in cui siamo amici di tutti. Questo è l’unico modo”.
Fonte: South China Morning Post
Link: https://www.scmp.com/news/asia/southeast-asia/article/3179422/philippines-starts-using-subic-bay-facing-south-china-sea?module=perpetual_scroll_0&pgtype=article&campaign=3179422
28 maggio, Nazioni Unite – Disaccordo tra i membri del Consiglio di Sicurezza sulla questione del Myanmar
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito a concordare una dichiarazione volta a spingere la giunta del Myanmar a compiere passi verso una soluzione pacifica alla crisi in corso nel Paese.
La Gran Bretagna, che ha redatto il testo, e la Cina si sono incolpate a vicenda per il fallimento dei negoziati che si sono protratti per un’intera giornata, e che hanno fatto seguito a una riunione del Consiglio a porte chiuse proprio sul Myanmar in mattinata.
Per Londra la Cina chiedeva “troppo”, cosa che ha portato al fallimento dei negoziati. Un portavoce della delegazione cinese all’ONU ha detto invece che, alla fine, c’era solo una “piccola differenza” per raggiungere un accordo che “non era impossibile da superare”.
Il testo originale proponeva che il Consiglio di sicurezza esprimesse profonda preoccupazione per i “progressi limitati” nell’attuazione di un piano in cinque punti per porre fine alla crisi, definito più di un anno fa dall’ASEAN. La Cina ha invece proposto di utilizzare i termini “progressi lenti” piuttosto che “limitati”, ha affermato la delegazione cinese.”La nostra formulazione era fattuale ma meno condiscendente”, ha detto il portavoce, aggiungendo che è stato “un vero peccato” che non ci sia stato un accordo.
Il resto del testo rifletteva la preoccupazione del Consiglio di Sicurezza per le continue violenze e le difficoltà umanitarie nel Paese.
Alla riunione del consiglio, l’inviato dell’Asean per il Myanmar Prak Sokhonn, che è anche vice primo ministro e ministro degli Esteri cambogiano, e l’inviata delle Nazioni Unite Noeleen Heyzer hanno fornito un aggiornamento sulla situazione. Secondo i diplomatici, la signora Heyzer, nominata nell’ottobre 2021, ha ricevuto il via libera generale per fare il suo primo viaggio in Myanmar, ma non ha ancora ricevuto le autorizzazioni necessarie per il suo soggiorno e le persone da incontrare. L’ONU insiste affinché possa incontrare vari partiti birmani, non solo la giunta al potere.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/un-security-council-members-fail-to-agree-on-myanmar-text
29 maggio, Indonesia –Il governatore di Papua denuncia l’intenzione del governo di istituire nuove province orientali
Il piano dell’Indonesia di creare nuove province nella povera regione orientale della Papua non è stato adeguatamente discusso con la popolazione locale e non è attuabile, ha affermato il suo governatore.
I legislatori hanno annunciato ad aprile che il parlamento avrebbe deliberato di aggiungere tre province alle due del territorio. L’annuncio ha suscitato proteste da parte dei papuani in diverse città per quella che vedono come l’invasione di Jakarta nella regione ricca di risorse.
Il governatore Lukas Enembe della provincia di Papua ha detto a Reuters che non ci sono risorse sufficienti per gestire nuove province e che i papuani non sono stati adeguatamente consultati. “Ci sono così poche persone qui per creare nuove province”, ha detto, aggiungendo che nuovi blocchi amministrativi potrebbero portare a un afflusso di persone da fuori della Papua.
Papua e Papua occidentale costituiscono la metà occidentale dell’isola della Nuova Guinea, con una superficie terrestre paragonabile alla Svezia e una popolazione di 5,4 milioni. L’est dell’isola corrisponde invece alla nazione della Papua Nuova Guinea.
La parte occidentale è stata teatro di una lotta per l’indipendenza da quando è stata incorporata in Indonesia con un referendum del 1969. I critici affermano che il governo centrale non è riuscito a sviluppare sufficientemente la regione, che è stata divisa in due province nel 2003 e ha concesso finanziamenti speciali per il welfare.
Le province di Papua e Papua occidentale occupano costantemente le posizioni più basse dell’Indonesia in termini di indicatori economici come l’indice di sviluppo umano.
Made Supriatma, ricercatore di sicurezza presso l’ISEAS-Yusof Ishak Institute di Singapore, ha fatto eco alla preoccupazione di Enembe, dicendo che una scarsa istruzione significa non avere abbastanza personale qualificato per gestire nuove province.
I rappresentanti degli indigeni papuani si sono opposti al progetto di nuove province, dicendo che non aiuterebbe i papuani. “Questa è una forma di violenza di stato che cerca di sradicare la vita dei papuani”, ha detto il mese scorso a Reuters il leader dei rappresentanti Timotius Murib.
Valentinus Sudarjanto Sumito, un alto funzionario del ministero dell’Interno indonesiano, ha detto a Reuters sabato che le nuove province hanno lo scopo di stimolare lo sviluppo e dare un migliore accesso ai servizi pubblici e ai posti di lavoro ai papuani a causa delle “difficili” condizioni geografiche della regione.
Ha detto che il governo centrale farà discriminazione positiva e darà e una formazione ai papuani, aggiungendo di aver valutato più volte il piano con i rappresentanti indigeni, anche la scorsa settimana.
Il capo del ministro della sicurezza Mahfud MD ha affermato che l’82% dei papuani vuole la divisione amministrativa, ma questa cifra è stata messa in dubbio dai rappresentanti indigeni.
Fonte : Reuters
Link : https://www.reuters.com/world/asia-pacific/indonesias-plan-create-new-eastern-provinces-unviable-says-papua-governor-2022-05-27/
(Featured Image Source: Openverse)