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Rassegna settimanale 14-20 marzo 2022: Sud-est asiatico

14 marzo, Filipppine – Le Filippine convocano l’ambasciatore cinese per l’ “intrusione illegale” di una nave della marina

Le Filippine hanno dichiarato di aver convocato l’ambasciatore di Pechino dopo che una nave della marina cinese è stata sorpresa a sconfinare illegalmente nelle acque della nazione del sud-est asiatico, in quella che è solo l’ultima delle liti diplomatiche tra i due paesi.

Manila e Pechino sono coinvolti in una disputa territoriale sul Mar Cinese Meridionale, che Pechino rivendica quasi per intero, ma il ministero degli Esteri delle Filippine ha affermato che la nave cinese è entrata nelle acque dell’arcipelago “senza autorizzazione”.

La nave da ricognizione elettronica 792 di classe Dongdiao ho sostato nel Mare di Sulu dal 29 gennaio al 1 febbraio, ignorando i ripetuti ordini di allontanarsi. La nave ha affermato che “stava esercitando un passaggio innocente” mentre raggiungeva le isole Cuyo al largo di Palawan e l’isola di Apo al largo di Mindoro. “I suoi movimenti, tuttavia, non hanno seguito una rotta che possa essere considerata continua e rapida, indugiando per tre giorni nel mare di Sulu”, ha detto il ministero degli Esteri, accusando la nave di “intrusione illegale. Le azioni della 792 non costituivano un passaggio innocente e violavano la sovranità filippina”.

La Cina rivendica quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, attraverso il quale transitano ogni anno trilioni di dollari in scambi commerciali, con rivendicazioni concorrenti da Brunei, Malesia, Filippine, Taiwan e Vietnam. Pechino ha ignorato una sentenza del 2016 della Corte di Giustizia Internazionale dell’Aia secondo cui tale rivendicazione storica sarebbe in realtà priva di fondamento.

Le tensioni tra Manila e Pechino sono divampate lo scorso anno dopo che centinaia di navi cinesi sono state rilevate presso la scogliera di Whitsun Reef nelle isole Spratly, che si trovano nelle acque contese.

A novembre, navi della guardia costiera cinese hanno sparato con cannoni ad acqua contro le barche filippine che consegnavano rifornimenti ai marines a Second Thomas Shoal, sempre nelle isole Spratly.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/philippines-summons-china-envoy-over-navy-ships-illegal-intrusion

15 marzo, Indonesia – Si contano due morti in seguito alle proteste a Papua

Almeno due manifestanti sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti nell’irrequieta regione indonesiana della Papua martedì quando una manifestazione contro le riforme amministrative pianificate dal governo è sfociata nella violenza, stando a quanto dichiarato dalle forze di polizia.

I manifestanti affermano che Jakarta non ha incluso i Papuani nei piani per formare nuove province nella regione e temono che le riforme saranno utilizzate come pretesto per rafforzare il controllo del governo sull’area.

Le proteste sono scoppiate in tutta la Papua e anche nella capitale del paese, Jakarta. Una manifestazione a cui hanno partecipato centinaia di persone nel remoto distretto di Yahukimo martedì mattina è iniziata pacificamente ma è diventata violenta quando i manifestanti hanno iniziato ad attaccare i negozi vicino agli uffici del governo e ad appiccare il fuoco agli edifici. Il capo della polizia di Papua, Mathius Fakhiri, in una conferenza stampa a Jayapura, la capitale della regione, ha affermato che due persone sono morte e alcuni agenti sono rimasti feriti nello scontro tra manifestanti e autorità. La polizia sta indagando sulle violenze e adotterà “misure rigorose per punire gli autori”.

Nel 2021 il governo indonesiano aveva dichiarato che stava valutando la creazione di sei nuove province nella regione, sostenendo che le riforme dell’amministrazione erano necessarie a causa delle vaste dimensioni della Papua e per accelerarne lo sviluppo.

La Papua è teatro di un’insurrezione ribelle decennale volta a ottenere l’indipendenza dall’Indonesia, che ha preso il controllo dell’ex colonia olandese negli anni ’60. Nel 2019, almeno 20 persone sono morte nella provincia della Papua occidentale durante uno scontro tra forze di sicurezza e manifestanti dopo giorni di violenti disordini per protestare contro il razzismo nei confronti degli studenti papuani nella seconda città più grande del paese, Surabaya.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/at-least-two-killed-in-papua-protest-clashes

16 marzo, Myanmar – L’ONU denuncia crimini di guerra e contro l’umanità in Myanmar

Nel primo rapporto completo sui diritti umani dal colpo di Stato del primo febbraio 2021, le Nazioni Unite hanno affermato che l’esercito del Myanmar ha perpetrato violazioni sistematiche dei diritti umani, molte delle quali si configurano come crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha dichiarato che le forze di sicurezza hanno mostrato “un flagrante disprezzo per la vita umana, usando attacchi aerei e armi pesanti su aree popolate e prendendo di mira deliberatamente i civili”. Sollecitando “un’azione significativa” da parte della comunità internazionale, Bachelet ha aggiunto che molte vittime sono state colpite alla testa, bruciate vive, arrestate arbitrariamente, torturate o usate come scudi umani. Per l’Alto Commissario, “La spaventosa ampiezza e portata delle violazioni del diritto internazionale subite dal popolo del Myanmar richiedono una risposta internazionale ferma, unificata e risoluta”.

Il rapporto delle Nazioni Unite afferma che i militari birmani hanno compiuto omicidi di massa nella regione di Sagaing, con alcune vittime trovate morte con mani e piedi legati. Nello Stato di Kayah sono stati rinvenuti corpi bruciati di donne e bambini, alcuni in posizioni che indicavano che avevano tentato di scappare ed erano stati bruciati vivi. Il rapporto ha poi reso noto che i detenuti sono stati torturati durante gli interrogatori, con pratiche quali la sospensione dal soffitto, l’elettrocuzione, l’iniezione di droghe e alcuni hanno subito violenze sessuali, compreso lo stupro. Il rapporto delle Nazioni Unite è stato elaborato sulla base di interviste a decine di vittime di abusi e testimoni, i cui resoconti erano corroborati da immagini satellitari, file multimediali verificati e informazioni open source.

Il portavoce del governo militare del Myanmar non ha ancora commentato il rapporto. La giunta militare ha in precedenza affermato di avere il dovere di garantire la pace e la sicurezza, negando che si siano verificate atrocità e accusando i “terroristi” di aver causato disordini.
I paesi occidentali hanno imposto ampie sanzioni all’esercito e alle sue imprese dopo che le proteste contro il colpo di stato sono state represse in modo letale dalle truppe, con migliaia di persone arrestate e molte perseguite, tra cui Aung San Suu Kyi, che da allora è stata condannata per crimini che includono l’istigazione. La giunta nell’ultimo anno ha rimproverato l’ONU e i suoi esperti indipendenti per l’interferenza e per aver fatto affidamento su informazioni distorte provenienti da gruppi partigiani.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/asia-pacific/myanmar-army-engaged-torture-mass-killings-war-crimes-un-2022-03-15/

17 marzo, Vietnam – L’ “inadeguata” assegnazione di un premio americano ad un dissidente incarcerato ha provocato l’irritazione del governo vietnamita

Giovedì il Vietnam si è opposto all’assegnazione da parte degli Stati Uniti di un premio per il coraggio a una scrittrice dissidente incarcerata in seguito ad una condanna a nove anni per propaganda anti-statale, descrivendo la decisione come “non oggettiva e inadatta”.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken lunedì aveva ha annunciato Pham Doan Trang come vincitrice del premio International Women of Courage durante una cerimonia in presenza della first lady Jill Biden, nel corso della quale ha condannato quella che ha definito una reclusione ingiusta.

Il portavoce del ministero degli Esteri del Vietnam, Le Thi Thu Hang, ha affermato che Trang aveva violato la legge vietnamita, quindi il premio statunitense “non avrebbe contribuito allo sviluppo delle relazioni bilaterali” tra i due paesi.

Hang a un briefing regolare ha affermato che la politica del Vietnam è quella di “salvaguardare e promuovere sempre i diritti fondamentali dei suoi cittadini, compresi i diritti delle donne”.

I legami tra Stati Uniti e Vietnam sono migliorati in modo significativo negli ultimi anni, con un aumento del commercio e degli investimenti da parte delle aziende statunitensi e visite regolari di presidenti e alti funzionari di Washington. Tuttavia, la situazione in merito ai diritti umani in Vietnam è stata un punto critico nelle relazioni, con gli Stati Uniti che hanno criticato l’intolleranza del governo nei confronti del dissenso e delle frequenti incarcerazioni e molestie nei confronti di coloro che esercitano la libertà di parola.

Trang, che ha ampiamente pubblicato materiale sui diritti umani e sulla presunta brutalità della polizia in Vietnam, è stata arrestata dalle autorità poche ore dopo aver partecipato ad un forum annuale sui diritti umani tra Stati Uniti e Vietnam nell’ottobre 2020. È stata condannata a nove anni di carcere nel dicembre dello scorso anno.”Nonostante le continue minacce ha continuato a educare gli altri sui loro diritti”, ha detto Blinken, aggiungendo che gli Stati Uniti condannano la sua ingiusta detenzione e richiedono il suo rilascio immediato.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/asia-pacific/vietnam-irked-by-unsuitable-us-prize-jailed-dissident-2022-03-17/

18 marzo, Malesia – La Malesia conferma l’entrata in vigore del patto di libero scambio del RCEP prevedendo un aumento delle entrate pari a 200 milioni di dollari

Il Ministro del Commercio malese ha annunciato l’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio previsto dal partenariato economico globale regionale (RCEP) a partire da venerdì. Si prevede che, tra i paesi del Sud-Est Asiatico, la Malesia sarà il maggiore beneficiario di questo partenariato, sostenuto dalla Cina, in termini di guadagni dalle esportazioni, con un aumento previsto di 200 milioni di dollari.

Stando all’agenzia di stampa nazionale Bernama, il ministro avrebbe affermato che “altri vantaggi da ottenere includono l’ulteriore liberalizzazione del commercio, che comprende la rimozione delle barriere non tariffarie, una maggiore facilitazione degli scambi, la rimozione delle barriere al settore dei servizi, nonché il miglioramento dell’ambiente imprenditoriale attraverso regolamenti relativi alla protezione della proprietà intellettuale, pratiche di appalti pubblici ed e-commerce. Le comunità imprenditoriali, dagli imprenditori su larga scala a quelli su piccola scala, sono incoraggiate a sfruttare le vaste opportunità di investimento e una maggiore partecipazione alle catene del valore regionali e globali presentate da questo mega accordo commerciale”.

RCEP è un accordo di libero scambio tra i 10 membri dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) più Australia, Cina, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud. L’accordo è entrato in vigore il 1° gennaio in Australia, Brunei, Cambogia, Cina, Giappone, Laos, Nuova Zelanda, Thailandia, Singapore e Vietnam, ai quali ha fatto seguito la Corea del Sud il 1° febbraio.
Si tratta del più grande accordo di libero scambio al mondo, poiché va a comprendere quasi un terzo della popolazione mondiale e circa il 30% del prodotto interno lordo globale. Secondo l’accordo regionale, le tariffe su oltre il 65% degli scambi di merci dovrebbero raggiungere immediatamente lo zero e si dovrebbe salire a circa il 90% in 20 anni.

Fonte: South China Morning Post
Link: https://www.scmp.com/economy/global-economy/article/3170921/malaysia-confirms-china-backed-rcep-free-trade-pact-comes

19 marzo, Timor Est – Il voto per le presidenziali in Timor Est mette in luce l’impasse politica della giovane nazione

In Timor Est è attualmente in corso lo spoglio dei voti per le elezioni presidenziali, con due ex combattenti per l’indipendenza, un attuale e un ex presidente, in testa, ciascuno dei quali accusa l’altro di aver causato nel paese una paralisi politica durata anni.

Prima del giorno delle elezioni, l’ex presidente Jose Ramos-Horta, premio Nobel per la pace, in un sondaggio d’opinione aveva un vantaggio su Francisco “Lu Olo” Guterres, attualmente in carica. Solo quattro donne erano presenti tra gli altri 13 candidati, la partecipazione femminile più alta mai avuta alle elezioni da quando il Timor Est ha ottenuto l’indipendenza dall’Indonesia venti anni fa.

Guterres, 67 anni, fa parte del Fronte rivoluzionario di un partito indipendente di Timor Est, noto con l’acronimo locale Fretilin. Ramos-Horta, 72 anni, è invece sostenuto dal rivale Congresso Nazionale per la Ricostruzione di Timor Est, noto come CNRT, un partito guidato dall’ex primo ministro Xanana Gusmao, anch’essa un ex leader della resistenza che continua ad esercitare una certa influenza.

Le tensioni tra Fretilin e CNRT, i due maggiori partiti, hanno portato alle dimissioni del primo ministro Taur Matan Ruak nel febbraio 2020 dopo che il governo ha ripetutamente mancato l’approvazione di un bilancio. Ruak ha accettato di rimanere in carica fino alla formazione di un nuovo governo e di supervisionare la lotta contro la pandemia di coronavirus mettendo a disposizione 250 milioni di dollari. Il suo governo ha operato senza un budget annuale e ha fatto affidamento su iniezioni mensili provenienti dai risparmi dei suoi fondi sovrani, chiamati Petroleum Fund.

Guterres aveva rifiutato di dare il proprio sostegno alle nove persone nominate dal CNRT come ministri di gabinetto nel 2018. Il CNRT ha accusato Guterres e Fretilin di agire incostituzionalmente e di volersi impossessare illegalmente della carica di presidente del parlamento.
Fretilin ha affermato che Horta non è idoneo alla carica di presidente, accusandolo di aver causato una crisi mentre era primo ministro nel 2006, con dozzine di persone che erano rimaste uccise quando le rivalità politiche si erano trasformate in un conflitto aperto per le strade di Dili.
Nel 2018 è scoppiato anche uno scontro tra Fretilin e i sostenitori del CNRT che ha lasciato più di una dozzina di feriti e auto incendiate.

La transizione di Timor Est verso la democrazia è stata difficile, con i suoi leader che devono combattere la massiccia povertà, la disoccupazione e la corruzione. La nazione si sta ancora riprendendo dalla sanguinosa lotta per l’indipendenza di due decenni fa, con un’economia che dipende dalle entrate petrolifere offshore in diminuzione e da aspre politiche di fazione.

Joaquim Fonseca, analista politico di RENETIL, un’organizzazione giovanile fondata durante l’occupazione indonesiana di Timor Est, ha affermato che nessun singolo partito sarebbe in grado di formare un governo da solo, ma che sono necessarie coalizioni. “Questa rimane una sfida per entrambi i candidati”, ha affermato Fonseca, che è anche l’ex ambasciatore di Timor Est nel Regno Unito. “A questo punto, non vi è alcuna certezza assoluta che uno dei candidati porterà i cambiamenti desiderati”.

Le Nazioni Unite stimano che quasi la metà della popolazione di Timor Est vive al di sotto della soglia di povertà estrema e metà dei bambini di età inferiore ai 5 anni soffre di arresto della crescita fisica e mentale a causa della malnutrizione.

Le entrate petrolifere, che finanziano oltre il 90% della spesa pubblica, stanno rapidamente diminuendo e il fondo sovrano di quasi 19 miliardi di dollari del paese potrebbe prosciugarsi entro un decennio poiché i prelievi annuali del governo superano i suoi rendimenti sugli investimenti, secondo La’o Hamutuk, un Istituto di ricerca timorese.”L’importo limitato del nostro Fondo per il petrolio si esaurirà rapidamente se non lo usiamo saggiamente per sostenere la costruzione di risorse umane competenti e settori produttivi sostenibili”, ha affermato La’o Hamutuk lo scorso novembre nelle raccomandazioni fatte al governo in merito al budget proposto per il 2022.

Fonte: AP News
Link: https://apnews.com/article/business-elections-indonesia-voting-presidential-elections-1165382f5ca5ea9e3de1ec0476206886

20 marzo, Indonesia – Due migranti morti e 26 dispersi in seguito ad un incidente in mare

Almeno due persone sono morte e altre 26 sono disperse dopo che un traghetto che trasportava decine di migranti è affondato al largo delle coste dell’Indonesia.

Il peschereccio di legno trasportava 89 persone quando è partito per la vicina Malesia attraverso una rotta non sorvegliata, ma ha avuto una perdita subito dopo la partenza, prima di essere colpito da forti onde e affondare. Un uomo e una donna sono stati trovati morti mentre altri 61 sono stati soccorsi e immediatamente trasportati in ospedale per le cure. I restanti passeggeri sono ancora dispersi.

“Abbiamo mobilitato il nostro personale per cercare le 26 vittime scomparse, ma i nostri sforzi finora non sono stati fruttuosi”, ha detto domenica il capo della squadra locale di ricerca e soccorso Ady Pandawa, aggiungendo che i passeggeri provenivano da parti diverse dell’Indonesia e che erano diretti in Malesia per cercare lavoro senza un’adeguata documentazione. “Sospettiamo che il numero di passeggeri abbia superato la capacità della barca, quindi quando la nave è stata colpita da forti onde, è affondata immediatamente”, ha detto Pandawa.

La Malesia ospita milioni di migranti provenienti dalle parti più povere dell’Asia, molti dei quali privi di documenti, che lavorano in settori quali l’edilizia e l’agricoltura. Gli indonesiani che vi cercano lavoro illegalmente rischiano spesso pericolose traversate marittime e gli incidenti sono comuni a causa del maltempo e delle scarse misure di sicurezza. A gennaio, sei donne indonesiane sono annegate al largo delle coste della Malesia dopo che la loro barca si era capovolta durante un sospetto tentativo di entrare illegalmente nel Paese. Un mese prima, altri 21 migranti indonesiani erano morti in simili circostante dopo il ribaltamento della loro barca.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/two-migrants-dead-26-missing-in-indonesia-boat-accident

 

(Featured image source: Official U.S. Navy Page)