Aung-San-Suu-Kyi

Rassegna settimanale 10-16 gennaio 2022: Sud-est asiatico

10 gennaio, Myanmar – La birmana Suu Kyi condannata ad altri quattro anni di carcere

Un tribunale del Myanmar ha condannato la deposta leader Aung San Suu Kyi ad altri quattro anni di carcere dopo averla giudicata colpevole di importazione e possesso illegale di walkie-talkie. L’accusa risale al 1 febbraio dello scorso anno, quando, durante una perquisizione, tali oggetti erano stati rinvenuti presso il cancello di entrata della residenza di Suu Kyi e gli alloggi della sua scorta e sottoposti a sequestro. A nulla è valso il tentativo degli avvocati di Suu Kyi di sostenere davanti alla corte che l’imputata non era stata trovata personalmente in possesso dei walkie-talkie e che questi ultimi venivano legittimamente usati allo scopo di garantire la sua sicurezza.

Il verdetto di lunedì del tribunale nella capitale Naypyitaw è stato comunicato da un funzionario legale che ha insistito a rimanere anonimo per paura di essere punito dalle autorità, che hanno imposto il divieto di rilasciare informazioni sui processi che vedono imputata Suu Kyi. Il governo birmano non ha permesso a nessuna parte esterna di incontrare Suu Kyi da quando ha preso il potere, nonostante le pressioni internazionali per organizzare colloqui che la includessero e che potrebbero alleviare la violenta crisi politica che il paese sta attraversando.

Suu Kyi era già stata condannata il mese scorso a quattro anni di reclusione, poi dimezzati dal capo della giunta militare, per altri due capi di imputazione, che fanno parte della dozzina di procedimenti intentati contro la 76enne vincitrice del Premio Nobel per la Pace da quando l’esercito ha preso il potere nel febbraio 2021, mettendo al bando il governo da lei formato e arrestando i membri di spicco del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia (LND). Se giudicata colpevole di tutte le accuse, potrebbe essere condannata a più di cento anni di carcere.
I sostenitori di Suu Kyi e gli analisti indipendenti affermano che le accuse contro di lei sono artificiose, volte solo a legittimare il golpe militare e ad impedirle di tornare in politica.

“Il circo di processi segreti portato avanti dalla giunta birmana nelle aule giudiziarie, sulla base di accuse fasulle, consiste nell’accumulare costantemente nuove condanne contro Aung San Suu Kyi in modo che rimanga in prigione a tempo indeterminato. Il Generale Min Aung Hlaing e i leader della giunta ovviamente la vedono ancora come la più grande minaccia politica da neutralizzare in modo permanente”, ha affermato Phil Robertson, vicedirettore per l’Asia di Human Rights Watch. “Ancora una volta, Aung San Suu Kyi è diventata un simbolo di ciò che sta accadendo al suo paese ed è tornata al ruolo di ostaggio politico di militari decisi a garantirsi il controllo del potere usando l’intimidazione e la violenza”, ha aggiunto Robertson. “Fortunatamente per lei e per il futuro del paese, il movimento popolare del Myanmar è cresciuto ben oltre la semplice leadership di una donna e di un partito politico”.
Le Nazioni Unite hanno chiesto ancora una volta il rilascio di Suu Kyi e di tutti coloro che sono arbitrariamente detenuti da febbraio. “Tutti i prigionieri politici devono essere rilasciati e, chiaramente, questo non rappresenta un passo nella giusta direzione”, ha detto il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric ai giornalisti presso la sede delle Nazioni Unite a New York.

Fonte: AP News
Link: https://apnews.com/article/coronavirus-pandemic-health-myanmar-aung-san-suu-kyi-ac19c4a7449962fa84bff20b733bda32

11 gennaio, Indonesia – In Indonesia riprenderà il dibattito sulla legge sulle molestie sessuali dopo sei anni

Il parlamento indonesiano riprenderà la discussione di un disegno di legge contro le molestie sessuali, dopo che la scorsa settimana il presidente Joko Widodo ha pubblicamente esortato i suoi ministri ad accelerarne il dibattito in Parlamento, spingendo per la conclusione di un procedimento legislativo che languiva da sei anni a causa della forte opposizione dei gruppi religiosi. “Spero che il disegno di legge contro la violenza sessuale possa essere approvato molto presto per dare la massima protezione alle vittime”, ha affermato Widodo in una dichiarazione trasmessa su YouTube il 4 gennaio.

Se approvato quest’anno, il disegno renderebbe l’Indonesia una tra le prime nazioni a maggioranza musulmana ad avere una legge dedicata alla violenza sessuale, che è generalmente considerata una questione privata e ciò rende sempre difficoltoso l’intervento del sistema legale. Alcuni partiti islamisti e gruppi religiosi affermano poi che il disegno di legge promuoverebbe i rapporti extraconiugali, il che ha rallentato ulteriormente l’iter legislativo.
La spinta di Widodo è arrivata in risposta alla crescente preoccupazione dell’opinione pubblica per la mancanza di leggi e regolamenti adeguati per processare i casi di abusi sessuali nel paese, che sono aumentati nell’ultimo anno. La Commissione nazionale sulla violenza contro le donne ha ricevuto oltre 4.500 segnalazioni di molestie sessuali contro le donne nel periodo da gennaio a settembre dello scorso anno, secondo la presidente Andy Yentriyani, contro i 2.389 casi segnalati invece nell’intero 2020, che erano già superiori del 60% rispetto a quelli segnalati nel 2019.

In Indonesia, non esiste un’unica legge dedicata alle molestie sessuali e tali reati sono coperti da un insieme più ampio di leggi che non proteggono le vittime, con casi che spesso si concludono con il rilascio degli autori dei reati e con il biasimo delle vittime, come affermato dalla signora Yentriyani.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/debate-on-sexual-harassment-bill-to-resume-in-indonesia-after-six-years

12 gennaio, Cambogia – La Cambogia rimanda la prima riunione dell’ASEAN per “difficoltà” di partecipazione

La Cambogia ha dichiarato di aver posticipato una riunione dei ministri degli esteri dell’ASEAN prevista per la prossima settimana, perché alcuni ministri avevano espresso “difficoltà” a partecipare. L’incontro sarebbe stato il primo sotto la presidenza cambogiana del blocco regionale, che arriva tra le divergenze sulla posizione da tenere nei confronti del governo della giunta militare birmana, che sta conducendo una sanguinosa repressione dei suoi oppositori.

”Il rinvio è dovuto al fatto che molti ministri dell’ASEAN hanno difficoltà a viaggiare per incontrarsi di persona”, ha spiegato ai giornalisti il portavoce del Ministero degli Esteri della Cambogia Koy Kuong, senza approfondire ulteriormente.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/asia-pacific/cambodia-shelves-first-asean-meeting-over-attendance-difficulties-2022-01-12/

13 gennaio, Malesia – Il Ministro degli Esteri malese ha espresso le preoccupazioni dell’ASEAN in merito alla visita del Primo Ministro cambogiano in Myanmar

Giovedì il Ministro degli Esteri della Malesia ha dichiarato che alcuni paesi del Sud-est asiatico hanno espresso delle riserve sulla visita in Myanmar del Primo Ministro cambogiano, preoccupati che possa essere interpretata come un riconoscimento della giunta birmana da parte dell’Associazione.

Il primo ministro cambogiano Hun Sen ha incontrato la scorsa settimana il capo militare del Myanmar, Min Aung Hlaing, nel corso di quella che è stata la prima visita di un capo di governo in Myanmar dal golpe, suscitando preoccupazioni che l’incontro potrebbe andare a minare gli sforzi internazionali per isolare la giunta.

Parlando con i giornalisti, Saifuddin Abdullah ha infatti affermato che all’interno dell’ASEAN c’erano opinioni diverse in merito alla visita di Hun Sen, con alcuni dei suoi 10 membri preoccupati che potesse essere vista come una legittimazione dei golpisti. “Ci sono persone che pensano che non avrebbe dovuto visitare il paese, perché ciò potrebbe essere interpretato come un riconoscimento dell’esercito in Myanmar”, ha dichiarato il ministro. “La Malesia è del parere che Hun Sen abbia il diritto di visitare il Myanmar come capo del governo della Cambogia. Tuttavia, riteniamo anche che, poiché ha già assunto la presidenza dell’ASEAN, avrebbe probabilmente potuto consultare gli altri leader dell’Associazione e chiesto la loro opinione su cosa avrebbe dovuto fare se si fosse dovuto recare in Myanmar”. Alla domanda se pensava che la visita di Hun Sen avesse portato a dei risultati, Saifuddin ha risposto di no.
Alla fine dello scorso anno, sotto la presidenza del Brunei, l’ASEAN aveva compiuto un passo senza precedenti escludendo Min Aung Hlaing dal vertice annuale dei leader dell’Associazione per il suo mancato rispetto degli impegni presi per porre fine alla violenza nel paese e avviare un processo di dialogo. Saifuddin ha affermato che non è ancora chiaro se la Cambogia, in qualità di nuovo presidente dell’ASEAN, continuerà o meno a escludere la giunta birmana dalle riunioni dell’Associazione fino a quando non avrà mostrato progressi, posizione appunto adottata dal precedente presidente Brunei e che la Malesia sosteneva.

Sabato il Ministro degli Esteri cambogiano Prak Sokhonn aveva affermato che il suo paese, in qualità di presidente dell’ASEAN, avrebbe deciso di adottare un “approccio differente” alla crisi del Myanmar, negando che la visita di Hun Sen sia stata una forma di sostegno all’esercito birmano.

Stando a quanto riportato dai media statali del Myanmar, Min Aung Hlaing avrebbe ringraziato Hun Sen di “stare dalla parte del Myanmar”.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/asia-pacific/concern-asean-over-cambodia-pms-myanmar-visit-malaysia-minister-says-2022-01-13/

14 gennaio, Thailandia – Il governo thailandese e il principale gruppo separatista affermano che i colloqui di pace mediati dalla Malesia stanno procedendo bene

Il governo thailandese e un importante gruppo separatista del sud del paese hanno dichiarato che i loro primi negoziati faccia a faccia dall’inizio della pandemia di Covid-19 hanno prodotto risultati positivi, suscitando speranze di progressi concreti verso il ripristino della pace nella regione dopo quasi due decenni di tensioni.
I colloqui svoltisi a Kuala Lumpur tra Bangkok e il Barisan Revolusi Nasional (BRN) sono solo l’ultimo sviluppo di un lungo processo di mediazione portato avanti dal governo malese.
Il BRN rappresenta le fazioni delle quattro province più meridionali della Thailandia conosciute collettivamente come Patani, dal nome del regno malese precoloniale di cui faceva parte.
Il malese è ampiamente parlato nella regione, che confina con la regione settentrionale della Malesia peninsulare.
Il team del governo thailandese guidato dal capo negoziatore, il generale Wanlop Rugsanaoh, ha affermato che l’amministrazione del primo ministro Prayuth Chan-ocha sperava in definitiva di creare un ambiente favorevole alla pace in quelle che chiama le province di confine meridionali della Thailandia. Entrambe le parti potrebbero raggiungere la pace provvisoria decidendo ciascuna di ridurre unilateralmente la violenza, ha affermato il Thai Peace Dialogue Panel in una dichiarazione.”Se attuato, questo gesto segnerebbe un progresso nel processo di dialogo di pace e offrirebbe cambiamenti positivi per la popolazione”, ha affermato il gruppo.
Secondo la rete locale di monitoraggio dei conflitti Deep South Watch, dall’inizio dell’insurrezione nel 2004 al febbraio 2021 circa 7.224 persone sono morte e 13.427 hanno subito ferite.
La regione comprende circa tre milioni di persone in gran parte di lingua malese e religione musulmana, in una Thailandia altrimenti a maggioranza buddista. Le vittime dei combattimenti includono malesi-musulmani, civili buddisti thailandesi, soldati thailandesi, polizia e combattenti ribelli. I combattimenti si sono in gran parte attenuati durante la pandemia di Covid-19 a causa della dichiarazione di cessate il fuoco per motivi umanitari da parte del BRN. Tuttavia, il 31 dicembre il gruppo ha rivendicato la responsabilità dell’esplosione di sei bombe nella provincia meridionale di Yala.
Il team del BRN guidato da Anas Abdulrahman ha affermato che gli ultimi colloqui hanno portato entrambe le parti a concordare una parte sostanziale dell’agenda per i prossimi negoziati. “I problemi sono lingua, istruzione, cultura ed economia”, ha detto Anas in una rara apparizione davanti ai media internazionali a Kuala Lumpur. Questi problemi sono al centro del conflitto, con i separatisti che affermano che la cultura malese della regione è minacciata dalla politica di “thaificazione” del governo thailandese che mira ad assimilare tutti i cittadini del regno alle tradizioni dominanti della Thailandia centrale.
Abdul Rahim Noor, il facilitatore malese dei colloqui ed ex capo della polizia nazionale, si è detto ottimista sul fatto che si possano fare progressi nell’era post-pandemia.”Entrambe le parti sono desiderose di trovare una soluzione alla situazione nel profondo sud”, aggiungendo che solo una soluzione politica può risolvere l’insurrezione.

L’esperto politico Tunku Mohar Tunku Mokhtar dell’Università Islamica Internazionale della Malesia ha affermato che ciò che contava alla fine era l'”obiettivo finale” di entrambe le parti nell’impegnarsi nei colloqui. “Entrambe le parti hanno obiettivi diversi: il BRN chiede maggiore autonomia mentre il governo thailandese vuole mantenere la sua sovranità sul territorio”, ha affermato Tunku Mohar, aggiungendo che la chiave per il progresso nei negoziati sarebbe proprio la volontà politica di entrambe le parti di raggiungere la pace.

Fonte: South China Morning Post
Link: https://www.scmp.com/week-asia/politics/article/3163350/thai-government-separatists-say-malaysia-brokered-peace-talks

15 gennaio, Myanmar – Fissata per febbraio l’udienza relativa al caso di genocidio dei Rohingya presso la Corte Internazionale di Giustizia

In una nuova tornata di udienze che avrà inizio il prossimo mese, ci si aspetta che i rappresentanti della giunta birmana contestino la giurisdizione della Corte Internazionae di Giustizia e l’accusa di genocidio nei confronti della minoranza Rohingya. “Un’udienza ibrida inizierà il 21 febbraio 2022”, ha affermato il procuratore generale del Gambia Dawda Jallow, che ha presentato il caso, aggiungendo che Aung San Suu Kyi, che aveva guidato la difesa del Myanmar nel corso delle prime udienze pubbliche nel 2019 ma che da allora è stata destituita dai militari, è stata formalmente sostituita come massimo rappresentante del Myanmar nel caso.
Un’udienza ibrida è una procedura in cui alcuni dei partecipanti sono presenti di persona mentre altri partecipano online a causa delle misure COVID-19.

Più di 730.000 Rohingya sono fuggiti dal Myanmar dopo una repressione guidata dai militari nel 2017 e sono stati costretti a rinchiudersi in squallidi campi oltre il confine in Bangladesh. Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno stabilito che la campagna militare era stata effettuata con “intento genocida”.

Nel dicembre 2019 il premio Nobel per la pace Suu Kyi, allora leader civile del Myanmar, ha partecipato personalmente alle udienze all’Aja per chiedere ai giudici di archiviare il caso.
Il governo militare oggi al potere sta lottando per ottenere il riconoscimento internazionale e potrebbe essere ansioso di avere l’opportunità di mostrarsi pubblicamente come il legittimo rappresentante del Myanmar davanti alla più alto tribunale delle Nazioni Unite.
Fonti vicine al caso affermano che la giunta si è impegnata con il tribunale a presentare i rapporti che le sono stati richiesti dal tribunale stesso ogni sei mesi in merito alla situazione con i Rohingya.

Il passo successivo nel procedimento della Corte Internazionale di Giustizia sarà la contestazione da parte del Myanmar della giurisdizione del tribunale. La questione se sia stato commesso o meno un genocidio sarà affrontata in udienze successive.

Fonte: VoA News
Link: https://www.voanews.com/a/hearings-on-rohingya-genocide-case-set-for-february-at-world-court/6398140.html

16 gennaio, Filippine – Le Filippine affermano che il coinvolgimento di Suu Kyi nel processo di pace in Myanmar è “indispensabile”

La deposta leader del Myanmar Aung San Suu Kyi è “indispensabile” per ripristinare la democrazia nel paese governato dai militari e deve essere inclusa in qualsiasi colloquio di pace, indipendentemente dalla sua condanna, ha affermato il Ministro degli Esteri delle Filippine.

In un forte rimprovero alla giunta birmana che ha rovesciato il governo eletto della signora Suu Kyi l’anno scorso, Teodoro Locsin ha criticato la condanna del premio Nobel e ha accusato i militari di usare il sistema giudiziario per schiacciare i suoi oppositori. Locsin ha affermato che avrebbe “adottato” alla lettera le osservazioni del ministro degli esteri norvegese Anniken Huitfeldt nel chiedere alla giunta di liberare i prigionieri politici, fermare la violenza e rispettare i diritti umani. “Sono profondamente preoccupato per la sofferenza della popolazione civile. Chiediamo inoltre alla leadership militare di partecipare a un dialogo inclusivo e riprendere il processo di transizione democratica”. Il Ministro degli Esteri filippino ha poi dichiarato che il dialogo non avrebbe senso senza Suu Kyi. “Aung San Suu Kyi deve essere lì, nonostante la condanna al carcere. Le forze armate del Myanmar non hanno nulla da temere e molto da guadagnare dalla democrazia che ha introdotto in Myanmar. Suu Kyi è indispensabile in una restaurazione democratica che non rappresenti una minaccia di anarchia, dissoluzione e conflitto civile”.

Locsin ha anche promesso un “sincero sostegno” al primo ministro cambogiano Hun Sen, il nuovo presidente dell’Asean e ha affermato che le Filippine spingeranno per ottenere progressi nel Consenso in Cinque Punti dell’ASEAN sulla crisi in Myanmar, un accordo che include colloqui di pace, la cessazione delle ostilità e la concessione di aiuti umanitari. Ha sottolineato che l’accordo è l’unico piano da seguire e non rientra in nessuna tabella di marcia, riferendosi al processo in cinque fasi per ripristinare la democrazia che la giunta aveva annunciato quando ha preso il potere.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/philippines-says-indispensable-suu-kyi-must-be-involved-in-myanmar-peace-process

 

(Featured image source: Flickr Jasn)