Rassegna settimanale 8-14 novembre 2021: Sud-est asiatico
8 novembre, Singapore – Singapore sospende l’esecuzione del cittadino malese affetto da disabilità intellettiva tra gli appelli internazionali
La Corte Suprema di Singapore ha sospeso l’esecuzione già programmata del cittadino malese ritenuto affetto da disabilità intellettiva fino all’udienza in appello, nel mezzo delle richieste di clemenza da parte della comunità internazionale e dei gruppi per i diritti umani.
Nagaenthran K. Dharmalingam, 33 anni, avrebbe dovuto essere giustiziato per impiccagione mercoledì 10 novembre per aver tentato di contrabbandare circa 43 grammi di eroina nel paese.
Il tribunale ha concesso la sospensione dell’esecuzione dopo che l’avvocato difensore di Nagaenthran, M. Ravi, ha sostenuto che la pena capitale per una persona con disabilità mentale costituirebbe una violazione della Costituzione di Singapore. La tesi di Ravi è stata respinta, ma la sospensione dell’esecuzione è stata ugualmente concessa “in attesa dell’udienza presso la Corte di Appello”.
Dobby Chew dell’Anti-Death Penalty Asia Network (ADPAN) ha espresso disappunto per il fatto che la Corte Suprema abbia respinto l’argomentazione di Ravi e si è unito ad altri gruppi per i diritti umani quali Amnesty International e Human Rights Watch nel definire disumana l’esecuzione di una persona con disabilità e una violazione del diritto internazionale.
Esperti legali, attivisti e gruppi per i diritti umani in Malesia hanno chiesto di cancellare l’esecuzione di Nagaenthran, e a loro si sono aggiunte anche la Delegazione dell’Unione Europea a Singapore e le Missioni diplomatiche di Norvegia e Svizzera, che in una dichiarazione ufficiale hanno affermato che “oggi più di due terzi dei paesi del mondo sono diventati abolizionisti per legge o per prassi, il che conferma una tendenza globale a favore dell’abolizione della pena di morte”.
Una petizione che chiede la grazia presidenziale per Nagaenthran ha già raccolto quasi 65.000 firme. Anche i familiari e gli amici di 13 prigionieri del braccio della morte, attualmente detenuti o che lo sono stati in passato, hanno scritto una lettera congiunta al presidente di Singapore chiedendo l’abolizione della pena di morte.
Fonte : AP News
Link : https://apnews.com/article/executions-malaysia-constitutions-singapore-cff8a171bcb3c74f32992c14d6cb7997
9 novembre, Myanmar – Previsto per il prossimo mese il verdetto del processo contro la birmana Suu Kyi
A Dicembre il tribunale della giunta birmana emetterà il verdetto del processo che vede imputata la deposta leader Aung San Suu Kyi, accusata di non aver rispettato le restrizioni anti-COVID nel corso delle elezioni vinte dal suo partito lo scorso anno. La signora Suu Kyi, 76 anni, è sotto processo da giugno e deve affrontare una serie di accuse che vanno dall’importazione illegale di walkie-talkie alla sedizione.
Ai media è stato impedito di assistere alle udienze presso il tribunale speciale nella capitale Naypyidaw e la giunta ha recentemente imposto al team legale che assiste l’ex leader birmano il divieto di parlare con i giornalisti.
Martedì, Suu Kyi ha preso parte all’ultima udienza del processo per presunta violazione delle normative anti-Coronavirus e la prossima settimana sarà invece chiamata a testimoniare in sua difesa. Il verdetto della corte è previsto per il 14 Dicembre e rischia tre anni di carcere se ritenuta colpevole.
La prossima settimana la Corte della giunta ascolterà anche le argomentazioni conclusive nel separato processo per incitamento al disordine pubblico, avvicinando così la fine di un altro procedimento penale a suo carico che potrebbe portare il premio Nobel per la pace a scontare decenni in carcere.
Il mese scorso, Win Htein, ex parlamentare della NLD e stretto collaboratore di Suu Kyi, è stato condannato a 20 anni di carcere per tradimento, rappresentando il primo membro di alto rango del partito ad essere incarcerato da un tribunale della giunta.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/verdict-next-month-in-trial-of-myanmars-suu-kyi
10 novembre, Thailandia – La Thailandia difende la sua severa legge di lesa maestà alla revisione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite
La Thailandia ha difeso la sua controversa legge di lesa maestà di fronte alle preoccupazioni, espresse da alcuni stati dell’ONU, inerenti al rispetto dei diritti umani e agli arresti di alcuni giovani manifestanti che hanno preso parte alle proteste per ottenere la riforma della monarchia.
La Thailandia ha una delle leggi sulla lesa maestà più dure al mondo e, in occasione della revisione periodica universale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, è stata esortata a modificare o rivedere tale legge da alcuni stati membri (Belgio, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia, Svezia e Svizzera) in quanto va a limitare la libertà di espressione. I funzionari thailandesi, tuttavia, hanno sostenuto che essa permette di proteggere il monarca e quindi la sicurezza nazionale, e che i casi inerenti l’accusa di lesa maestà sono stati gestiti con attenzione: “Rispecchia la cultura e la storia della Thailandia, dove la monarchia è uno dei pilastri principali della nazione ed è molto venerata dalla maggioranza dei thailandesi” – ha affermato Nadhavathna Krishnamra, rappresentante del Ministero degli Esteri – “La sua esistenza è strettamente legata alla salvaguardia delle principali istituzioni nazionali e della sicurezza nazionale”.
Da quando sono iniziate le proteste studentesche lo scorso anno, almeno 156 persone, tra cui 13 minorenni, sono stati accusati di lesa maestà e anche gli Stati Uniti si sono detti “preoccupati per l’uso esteso” della legge e per il suo impatto sulla libertà di espressione.
Fonte : Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/asia-pacific/thailand-defends-its-strict-royal-insults-law-un-rights-review-2021-11-10/
11 novembre, Myanmar – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite esprime preoccupazione per la crisi del Myanmar
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rilasciato un comunicato stampa che esprime una profonda preoccupazione per le violenze in corso in Myanmar, dove il governo militare è ricorso all’uso della forza contro gli oppositori e sta conducendo una grande offensiva nel nord-ovest del paese.
Nel comunicato, il Consiglio di sicurezza “ha sottolineato l’importanza di misure per migliorare la situazione sanitaria e umanitaria in Myanmar, anche per facilitare la consegna e la distribuzione eque, sicure e senza ostacoli dei vaccini per il COVID-19”. Data la situazione del paese in merito alla sicurezza e le difficoltà riscontrate dalle organizzazioni umanitarie nell’ottenere dal governo il permesso di operare in aree remote, il Consiglio ha inoltre richiesto la possibilità di avere “accesso umanitario completo, sicuro e senza ostacoli, a tutte le persone bisognose e la completa protezione e sicurezza del personale umanitario e medico”.
Martin Griffiths, sottosegretario generale per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, ha esortato quindi la giunta birmana a fornire accesso senza ostacoli alle oltre tre milioni di persone che necessitano di assistenza primaria “a causa delle ostilità crescenti, dell’insicurezza, del COVID-19 e di un’economia in crisi”, lanciando l’avvertimento che, se non si porrà fine alla violenza e si arriverà presto ad una risoluzione pacifica della crisi, “questo numero non farà altro che aumentare”.
Fonte: AP News
Link: https://apnews.com/article/coronavirus-pandemic-business-aung-san-suu-kyi-myanmar-united-nations-security-council-d16f2b4dd0c33910c48320460bd7010d
12 novembre, Myanmar – Un tribunale birmano condanna a undici anni di carcere un giornalista americano
Un tribunale del Myanmar ha condannato il giornalista statunitense Danny Fenster a 11 anni di carcere ai lavori forzati, nonostante le richieste degli Stati Uniti e dei gruppi per i diritti umani per il suo rilascio. Dalla scorsa settimana, su di lui pendono inoltre anche le ulteriori accuse di terrorismo e tradimento che potrebbero valergli addirittura l’ergastolo.
Fenster, caporedattore della rivista online Frontier Myanmar, è stato arrestato all’aeroporto internazionale di Yangon il 24 maggio, mentre stava per imbarcarsi su un volo per tornare negli Stati Uniti per rivedere la famiglia, con l’accusa di aver diffuso informazioni false o provocatorie, di essere in contatto con organizzazioni criminali e di violazione della legge sull’immigrazione.
Le udienze relative a queste imputazioni si sono svolte a porte chiuse presso il tribunale nella famigerata prigione di Insein a Yangon, dove Fenster è detenuto, ed erano legate alla più ampia accusa di lavorare per Myanmar Now, un sito di notizie locali che è stato messo al bando dal governo militare dopo il colpo di stato di quest’anno. Fenster vi aveva effettivamente lavorato, ma solo fino al luglio 2020, quando aveva lasciato la posizione di redattore che ricopriva per unirsi invece a Frontier. Tale cambio di occupazione non sembrava però risultare dagli atti presentati al giudice dal Ministero per l’Informazione e, nonostante le dichiarazioni pubbliche rilasciate sia da Frontier che da Myanmar Now in merito, il giornalista americano è stato condannato a 11 anni di carcere, ovvero la pena massima prevista per i tre capi di imputazione che lo riguardano.
Il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti Ned Price ha definito quella di Fenster come “un’ingiusta condanna di una persona innocente” e ha aggiunto che gli Stati Uniti continueranno a monitorare la situazione e a lavorare per ottenere il rilascio immediato del giornalista. Anche l’ONU ha condannato l’aspra sentenza del tribunale. Michelle Bachelet, Alto Commissario per i diritti umani, ha sottolineato come il caso di Fenster sia emblematico perché rappresenta la condizione generale nella quale operano i giornalisti nel paese: “I giornalisti sono sotto attacco dal 1 febbraio, con il governo militare che ha chiaramente cercato di reprimere i loro tentativi di denunciare le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate in tutto il Myanmar e l’entità dell’opposizione al regime”. Secondo Michelle Bachelet, almeno 126 giornalisti, operatori dei media o editori sono stati incarcerati dai militari da quando hanno preso il potere e 47 rimangono attualmente in detenzione, di cui 20 accusati di crimini. Nove media si sono visti revocare la licenza e altri venti sono stati costretti a sospendere l’attività mentre dozzine di giornalisti devono restare nascosti per evitare i mandati di arresto pendenti a loro carico.
Fonte : AP News
Link: https://apnews.com/article/myanmar-journalists-statutes-3b723f3e5adb593750d00856b060465e
13 novembre, Filippine – Sara Duterte, figlia del Presidente delle Filippine, si candida alla vicepresidenza
Sara Duterte, la figlia maggiore del presidente filippino Rodrigo Duterte, si candiderà alla vicepresidenza del paese alle elezioni del prossimo anno. L’annuncio pone così fine ai mesi di speculazioni inerenti alla sua effettiva partecipazione, anche se, dato che tutti i sondaggi la davano come favorita tra i candidati alle presidenziali, ci si aspettava che la signora Duterte, sindaco della città di Davao, avesse intenzione di succedere al padre, per il quale sarebbe impossibile ricoprire un nuovo mandato come presidente.
Recentemente Sara Duterte è entrata a far parte di un nuovo partito politico, Lakas -CMD, guidato dall’ex presidente Gloria Arroyo, andando a sostituire un altro candidato che si era ritirato, ed è stata poi scelta come candidata alla vicepresidenza al fianco di Ferdinand Marcos Jr, figlio del defunto dittatore filippino Ferdinand Marcos, che sarà invece il candidato alla presidenza.
Nelle Filippine, il presidente e il vicepresidente vengono eletti separatamente.
Fonte: BBC News
Link: https://www.bbc.com/news/world-asia-59274204
14 novembre, Thailandia – I manifestanti thailandesi sfidano l’ordinanza del tribunale contro le manifestazioni per la riforma della monarchia
Nonostante una sentenza del tribunale volta a porre fine alle loro richieste di riforma della monarchia, i manifestanti in Thailandia si sono riuniti di nuovo per continuare a portare avanti la loro lotta per il cambiamento e protestare contro la sentenza che ha etichettato le loro richieste come un tentativo di rovesciare la monarchia.
La manifestazione si è svolta infatti dopo che la scorsa settimana un tribunale thailandese ha stabilito che tre importanti attivisti leader della protesta sarebbero colpevoli di aver violato la Costituzione, perché, con i loro discorsi e azioni dello scorso anno, avrebbero mirato appunto a rovesciare la monarchia. I manifestanti hanno marciato dal centro di Bangkok fino all’ambasciata tedesca per presentare una petizione, in quanto il re Maha Vajiralongkorn pare sia tornato di recente in Germania, dove ha trascorso la maggior parte della sua vita negli ultimi decenni e i cui prolungati soggiorni in Baviera erano già stati oggetto di critica da parte dei manifestanti. Questi ultimi hanno inoltre accusato il tribunale che ha emesso la sentenza di voler reinstaurare la monarchia assoluta e hanno nuovamente richiesto l’abolizione della legge di lesa maestà e il rilascio di tutti gli attivisti arrestati dalla polizia.
Si teme inoltre che la recente sentenza possa aprire la strada a procedimenti giudiziari basati su accuse più gravi, come quella di tradimento, che in Thailandia è punito con la pena di morte.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/thai-protesters-defy-court-order-against-royal-reform-rallies
(Featured image source: Flickr George Parrilla)