Rassegna settimanale 1-7 marzo 2021: Sudest Asiatico
1 marzo 2021, Birmania – Aung San Suu Kyi in tribunale per rispondere delle nuove accuse mosse nei suoi confronti
Aung San Suu Kyi è stata vista in pubblico per la prima volta dopo l’arresto; prima d’ora, aveva partecipato a un’udienza solo attraverso un video collegamento.
La leader, deposta in seguito al golpe militare, è apparsa in buona salute.
Le accuse che le erano state mosse finora (importazione illegale di walkie talkie e violazione delle leggi contro i disastri naturali) potrebbero vederla condannata a tre anni di prigione. Non si sa quali potrebbero essere le sentenze relative alle nuove accuse (utilizzo di equipaggiamento illegale per le comunicazioni e aver causato “paura e allarme”), ma è possibile che, se giudicata colpevole, a Aung San Suu Kyi potrebbe essere vietato di partecipare a nuove elezioni, in futuro. L’udienza è stata aggiornata al 15 marzo.
La popolarità di Aung San Suu Kyi è cresciuta ulteriormente nel suo Paese, dopo il suo arresto. Nella comunità internazionale, invece, la sua reputazione continua a essere intaccata dall’accusa di aver chiuso un occhio di fronte alle azioni di pulizia etnica portate avanti contro la minoranza etnica dei rohingya.
Nel frattempo, le proteste contro il golpe hanno continuato a infiammare le strade delle città birmane: nella giornata di domenica 28 febbraio ci sono stati 18 morti in seguito agli scontri con le forze dell’ordine e l’esercito.
Fonte: BBC News
Link: https://www.bbc.com/news/world-asia-56235405
2 marzo 2021, ASEAN – Niente passi avanti al summit ASEAN riguardo la crisi in Birmania
I Paesi del Sudest asiatico hanno tenuto un summit per discutere del golpe militare in Birmania, ma non sono riusciti a trovare una strategia comune per riportare il Paese alla democrazia.
Retno Marsudi, inviata indonesiana, ha esortato la giunta a permettere al blocco di risolvere le tensioni crescenti.
I Paesi dell’area ASEAN sono molto diversi gli uni dagli altri: comprendono democrazie, Paesi comunisti, regimi autoritari e una monarchia assoluta. Risulta quindi difficile trovare una posizione comune nei confronti del golpe.
Il Paese a capo del meeting, il Brunei, ha rilasciato una dichiarazione in cui esprime la preoccupazione degli Stati del blocco nei confronti della situazione birmana, e ha esortato “tutte le parti in gioco a trattenersi da ulteriori violenze.”
Il Ministro degli Esteri di Singapore, Vivian Balakrishnan, ha messo in guardia contro il rischio che un’incapacità del blocco di trovare una posizione comune “possa minare la credibilità e l’importanza dell’ASEAN come organizzazione.” Singapore condanna come “inaccettabile” l’uso di forza letale contro civili disarmati. Indonesia, Singapore, Malesia e Filippine hanno esortato al rilascio dei prigionieri politici, compresa Aung San Suu Kyi. Tale posizione non è però stata appoggiata da tutti i Paesi del blocco.
L’ONU, gli Stati Uniti, la Cina e l’Unione Europea hanno tutti esortato l’ASEAN ad assumere un ruolo attivo nel mediare la crisi in Birmania.
Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/article/us-myanmar-politics-indonesia/no-breakthrough-on-myanmar-crisis-at-southeast-asian-summit-idUSKCN2AU1QI
3 marzo 2021, Birmania – Si intensificano sia le proteste, sia la repressione: Stati Uniti impongono restrizioni al commercio
La polizia ha cercato di interrompere le proteste utilizzando lacrimogeni e armi da fuoco in diverse città della Birmania.
Secondo quanto riferito dalle Nazioni Unite, mercoledì 3 marzo è stato il giorno più sanguinoso dall’inizio delle manifestazioni contro il golpe militare del 1 febbraio: i morti della sola giornata del 3 marzo sarebbero 38.
Michelle Bachelet, Alto Commissario dell’ONU per i diritti umani, ha esortato le forze di sicurezza a interrompere quella che ha definito “una repressione brutale nei confronti di manifestanti pacifici”. La Bachelet ha denunciato l’arresto di più di 1700 persone, tra cui 29 giornalisti.
Thomas Andrews, inviato dell’ONU in Birmania per i diritti umani, ha esortato il Consiglio di Sicurezza a imporre un embargo totale delle armi nei confronti del Paese, e a imporre sanzioni economiche mirate alla giunta al potere: gli Stati dovrebbero imporre sanzioni alla Myanmar Oil and Gas Enterprise, ora controllata dall’esercito, di cui costituisce la principale fonte di entrate.
Alcuni giorni dopo il golpe, l’esercito avrebbe anche tentato di trasferire circa 1 miliardo di dollari custoditi alla Federal Reserve Bank di New York. Ufficiali statunitensi avrebbero congelato tali fondi.
Separatamente, il Dipartimento del Commercio statunitense ha definito delle restrizioni commerciali nei confronti del Ministero della Difesa birmano, del Ministero per gli Affari Interni birmano e nei confronti dei conglomerati militari MEC e MEHL, che saranno effettivi da lunedì 8 marzo.
L’Unione Europea ha sospeso il supporto ai progetti di sviluppo del Paese, per evitare che gli aiuti finanziari finissero nelle mani dell’esercito. Negli ultimi anni, tali aiuti economici avevano ammontato a più di 200 milioni di euro.
Gli Stati Uniti hanno anche esortato la Cina, che finora non ha condannato il golpe, a giocare un ruolo costruttivo nella crisi.
Inoltre, almeno 19 poliziotti birmani hanno attraversato il confine con l’India per paura di essere perseguitati dopo aver disobbedito agli ordini dell’esercito.
Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/article/us-myanmar-politics/myanmar-protests-and-crackdown-intensify-u-s-imposes-trading-curbs-idUSKCN2AV2RJ
4 marzo 2021, Filippine – Giornalista testimonia in caso di evasione di tasse
Le accuse mosse alla giornalista Maria Ressa, editore del sito di informazioni Rappler, sono considerate dalla stessa Ressa e da altri critici come un tentativo del Presidente Duterte di mettere a tacere lei e altri giornalisti. Duterte starebbe infatti cercando di schiacciare le forme di dissenso nei confronti della sua amministrazione e della sua brutale lotta alla droga.
Le ultime accuse riguardano presunta evasione delle tasse, accusa che Ressa definisce “ridicola”.
Ressa è stata una giornalista della CNN, ed è stata insignita del premio “persona dell’anno” dal Time Magazine nel 2018, quando vennero celebrati giornalisti intorno al mondo, tra i quali il giornalista assassinato Jamal Khashoggi.
Fonte: VoA News
Link: https://www.voanews.com/press-freedom/philippine-journalist-testifies-thursday-tax-evasion-case
6 marzo 2021, Birmania – Lacrimogeni e granate contro i manifestanti, mentre l’inviato dell’ONU chiedono di entrare in azione
Le forze di sicurezza birmane hanno usato lacrimogeni e granate stordenti per interrompere una protesta a Yangon, poche ore dopo che l’inviato speciale dell’ONU aveva esortato il Consiglio di Sicurezza ad agire contro la giunta al potere per l’uccisione dei manifestanti.
Dal primo febbraio, giorno del golpe militare, più di 50 manifestanti sono stati uccisi.
Secondo media e testimoni locali, nella serata di venerdì sera le autorità avrebbero riesumato il corpo della 19nne diventata un’icona per il movimento di protesta dopo essere stata colpita a morte da un proiettile. Secondo il testimone, il corpo di Kyal Sin sarebbe stato riesumato, esaminato e riportato alla sua tomba nella città di Mandalay. La notizia è poi stata riportata anche dal servizio di notizie indipendenti Mizzima.
L’esercito non ha commentato la notizia.
Nei giorni scorsi, le autorità birmane hanno chiesto all’India di rimpatriare 8 dei poliziotti che hanno cercato rifugio attraversando il confine per evitare di dover rispondere agli ordini della giunta.
Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/article/us-myanmar-politics/myanmar-forces-fire-tear-gas-stun-grenades-on-protest-as-u-n-envoy-calls-for-action-idUSKBN2AY04R
7 marzo 2021, Filippine – Gruppi per i diritti umani chiedono di investigare sulla morte degli attivisti filippini
I gruppi per i diritti umani hanno chiesto al Governo delle Filippine di investigare sul presunto utilizzo di “forza letale” durante raid risalenti a domenica 7 marzo, durante i quali almeno nove attivisti sono rimasti uccisi.
I raid sono stati compiuti in quattro province a sud di Manila.
Secondo Human Rights Watch, questi raid sarebbero parte di un piano coordinato dalle autorità per arrestare e addirittura uccidere attivisti, sorprendendoli nelle loro case o nei loro uffici. Il problema, secondo Human Rights Watch, è che la campagna governativa contro il dissenso non fa più distinzione tra ribelli armati e attivisti pacifici, leader dei sindacati e difensori dei diritti umani.
Anche le Nazioni Unite, in un loro report, hanno messo in guardia contro la pratica del “red-tagging”, ovvero la pratica di “etichettare” persone e gruppi come comunisti o terroristi, incitando alla violenza nei loro confronti.
I raid di domenica arrivano dopo due giorni da quando il Presidente Rodrigo Duterte aveva ordinato a polizia e esercito di “uccidere” i ribelli comunisti e “ignorare i diritti umani”.
Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/article/us-philippines-rights/rights-groups-call-for-investigation-into-killings-of-philippine-activists-idUSKBN2AZ0CE
(Featured Image Source: Wikimedia Commons)