Disoccupazione giovanile. L’esempio della Corea del Sud
Nonostante la Corea del Sud sia stata uno dei “miracoli economici” dopo la Seconda Guerra Mondiale, la crescita del paese e dei nuovi impieghi ha subito una battuta di arresto dopo la crisi del 1997.
In particolare, la disoccupazione giovanile è uno dei principali problemi a cui i governi hanno dovuto far fronte, senza ottenere molti successi.
A gennaio 2020, la proporzione di disoccupati tra i venticinque e ventinove anni risultava tra le più alte delle nazioni facenti parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) per il settimo anno consecutivo.[1]
Con queste premesse, i giovani sudcoreani hanno sempre più difficoltà a trovare una posizione lavorativa stabile e la maggior parte delle volte preferiscono avere lavori part-time per pochi mesi, oppure continuare con i propri studi nella speranza di aprirsi più opportunità per il futuro.
Nonostante il tempo e il grande quantitativo di denaro investito per ottenere maggiori qualificazioni, molti ragazzi si trovano legati a impieghi non stabili o poco soddisfacenti.[2]
Il contesto economico e sociale
Il problema della disoccupazione giovanile iniziò dopo la crisi finanziaria asiatica del 1997. Prima di quel momento la Corea del Sud, grazie all’espansione degli investimenti e delle esportazioni tra il 1994 e il 1996, aveva avuto buone prestazioni economiche e un incremento sostanziale del prodotto interno lordo.[4]
Nonostante gli eventi del 1997 siano stati considerati da molti una crisi valutaria straniera, l’economia sudcoreana risultava inefficiente da tempo per gli alti costi delle compagnie che accumulavano debiti con rendimenti sempre più bassi.
Dopo il 1998 la domanda di lavori d’ufficio e nelle fabbriche calò, quindi le aziende portarono avanti una campagna di abbassamento dei costi, sostituendo il lavoro manuale con la tecnologia e assumendo meno lavoratori.[5]
Per affrontare la crisi, il presidente Kim Dae-Jung riunì nel 1998 un comitato corporativo tripartito, che includeva oltre a membri del governo, rappresentanti della Korean Federation of Trade Unions e Confederation of Trade Unions. L’obiettivo urgente era di realizzare una riforma del mercato del lavoro basata sul consenso sociale.
Per la prima volta i datori di lavoro e gli impiegati si trovarono a parlare allo stesso tavolo insieme alle organizzazioni sindacali, precedentemente ostili l’una con l’altra, e riuscirono a firmare un patto sociale per la revisione dei programmi per la disoccupazione e delle norme del diritto del lavoro. Tuttavia, il risultante Employment Insurance Programme presentava dei problemi. Esso, difatti, non copriva le piccole aziende e i settori informali, ugualmente colpiti dalla crisi.[6]
Nel 1999, iniziative come il Public Works Projects, riuscirono a far abbassare la disoccupazione del due percento, andamento positivo che non durò a lungo. Dopo aver superato la crisi, i comitati creati dal governo erano sempre più incapaci di portare avanti le riforme stabilite e iniziarono a mostrare segni di debolezza. Il governo di Kim Dae-jug si trovò presto in minoranza all’Assemblea Nazionale, trovandosi a sua volta con le mani legate.[7]
Il tentativo di creare un mercato del lavoro più flessibile con queste politiche creò una nuova generazione di lavoratori a contratto o non regolari, provocando per i giovani una perdita delle prospettive di carriera e nella sicurezza dell’impiego.[8]
Dal 2017 l’amministrazione di Park Geun-hye ha tentato di aumentare il tasso di occupazione complessiva coinvolgendo i Chaebol, grandi conglomerati industriali controllati da una famiglia o un proprietario.
Nonostante grandi Chaebol come Samsung, Hyundai Motors, LG, Lotte e Hanwha Group, abbiano partecipato al programma, le aperture di nuove posizioni lavorative presso le aziende, risultavano prevalentemente come stage, non migliorando di molto la situazione.[9]
L’economia coreana è così controllata dai Chaebol, che offrono gli impieghi più desideratii dai neolaureati. Queste grandi aziende controllano la serrata competizione per i pochi posti di lavoro disponibili, avendo criteri di assunzione restrittivi e alti tassi di abbandono.[10]
I giovani in cerca di lavoro sono “il prodotto di una società estremamente instabile e diseguale che ha concentrato tutto il benessere e le risorse nei Chaebol”, ha scritto Kim Dong-chun, professore di sociologia alla Sungkonghoe University di Seoul.[11]
La maggior parte di queste compagnie richiede due tipi di test, attitudinale e della personalità. Il Gruppo Samsung è tra le aziende che riceve il maggior numero di candidati. Nel 2014 si è registrato un numero record di 200,000 persone presentatosi per i test, per 14,000 impieghi disponibili.
L’alternativa di cercare lavoro in una startup o in una piccola-media azienda è insufficiente o scoraggiata.[12]
Nonostante con il passare del tempo la popolazione giovane sia molto diminuita, sempre più ragazzi sono rimasti senza impiego o hanno deciso di continuare con gli studi dopo il liceo. Per questo motivo, il più grande cambiamento del mercato del lavoro è dato dalla tempistica superiore dei giovani per finire gli studi, creando un abbassamento dell’occupazione per i ventenni.[13]
Tuttavia, il mercato del lavoro in Corea non si è espanso in alcun modo, creando soltanto più competizione tra i giovani laureati.
La maggior parte dei ragazzi non lavora nel corso degli anni di studio, questo potrebbe essere una causa importante del basso tasso di occupazione. Difatti, il numero di studenti coreani con un impiego è molto inferiore agli altri paesi dell’OECD.
Inoltre, molti giovani decidono di impiegare il tempo a disposizione per preparare gli esami di ammissione aziendale o investire ulteriormente nella propria educazione, nella speranza di ottenere condizioni di vita più vantaggiose in futuro.
La maggior parte dei coreani ha completato gli studi secondari e due terzi dei giovani tra i venticinque e i ventinove anni possiede una laurea. Per questo motivo la Corea è in cima alla classifica dell’OECD della popolazione giovane più istruita.[14]
Il governo cerca di sostenere la maggior parte dei costi di un’educazione elevata per la popolazione, essendo le università principalmente finanziate dai fondi statali. Gli istituti privati sono pagati dalle famiglie che spesso devono elargire un grande quantitativo di denaro a scuole che preparano gli studenti ai test di ammissione. A oggi queste spese contribuiscono all’1.1% del prodotto interno lordo.[15]
L’obiettivo per i ragazzi è laurearsi nelle migliori università, in modo da ottenere lavori più importanti nella società e con redditi maggiori.
A differenza delle generazioni precedenti, che sceglievano un lavoro solo in base al reddito, i giovani tendono a rifiutare le libere professioni e gli impieghi in piccole compagnie. A esse continuano a preferire occupazioni più precarie in grandi aziende, nella speranza di ottenere maggiori opportunità dopo un certo lasso di tempo ed espandere il proprio curriculum.
Il tempo medio per trovare un lavoro per un giovane coreano dopo gli studi, è dai tre ai dodici mesi. Solitamente, i ragazzi non rimangono con lo stesso impiego dopo il passare di sei-dodici mesi e tre giovani su cinque si licenziano perché sono insoddisfatti delle condizioni lavorative o economiche.[16]
Inoltre, i giovani tendono a evitare lavori poco qualificati continuando a preferire posizioni in ufficio che sono sempre più in declino, creando un ulteriore divario tra domanda e offerta.
La realtà dopo il COVID
A oggi la situazione lavorativa per i ragazzi di tutto il mondo è peggiorata a seguito della pandemia di Corona Virus.
In Corea, il numero totale di disoccupati ad aprile 2020 era di 1.172 milioni, ciò significa che una persona su sette era di fatto senza impiego, i dati più elevati dall’inizio dell’amministrazione dal presidente Moon Jae-in.[17]
Le conseguenze del Corona Virus hanno provocato solo nell’intervallo tra gennaio e aprile, un aumento del numero di disoccupati di oltre 210.000 persone, peggiorando la problematica già presente da diversi anni.[18]
Il governo ha definito la situazione da “periodo di guerra”, e il presidente Moon Jae-in ha espresso l’intenzione di tenere occupati la più grossa fetta di popolazione possibile immettendo circa 200.62 miliardi di dollari nell’economia del paese.
“Lo shock degli impieghi sta crescendo con il passare del tempo”, ha dichiarato Moon Jae-in, aggiungendo che l’ombra della disoccupazione si sta espandendo anche per le compagnie di medie e grandi dimensioni, prima non toccate dalla crisi.
I dati rivelano che i più colpiti nel mese di aprile sono stati i commercianti e i ristoratori, avendo perso rispetto all’anno scorso 334,000 nuovi posti di lavoro.[19]
Il ministro delle finanze Hong Nam-ki ha dichiarato che il governo creerà urgentemente 550,000 impieghi per proteggere le imprese individuali e i lavoratori saltuari.[20]
Nel frattempo, i dati di luglio mostrano che circa 277.000 persone hanno perso il posto di lavoro, marcando un ulteriore peggioramento dei dati sulla disoccupazione. Inoltre, Hong Nam-ki ha aggiunto che l’annuale stagione delle piogge, che ha registrato la durata record di cinquanta giorni, ha avuto un impatto negativo sulla ripresa del paese.[21]
La situazione diventa sempre più critica per i giovani coreani. A luglio, i settori alimentari e d’ospitalità hanno registrato una diminuzione di 225.000 posti di lavoro, le distribuzioni commerciali e all’ingrosso di circa 127.000.[22]
Il confronto con l’Italia
Anche in Italia si hanno da diversi anni problemi per quanto riguarda la precarietà e la disoccupazione.
Secondo i dati OECD, ad aprile 2020 il numero di giovani disoccupati risultava del 26.00% contro il 10.98% della Corea del Sud.[23]
Le cause sono molteplici e divergono per certi versi da quelle coreane.
In Italia, la crisi economica e le politiche di contrazione fiscale dal 2009 continuano a provocare un basso tasso di occupazione e di crescita del paese.[24]La situazione coinvolge lavoratori di tutte l’età ed è specialmente preoccupante per la nuova forza lavoro che trovandosi sempre più in difficoltà, spesso smette di cercare impiego o di studiare.
Un primo elemento importante si può individuare nel mercato del lavoro troppo rigido in cui i ragazzi fanno fatica a inserirsi. La maggior parte degli italiani lavora precariamente, e negli anni si è verificato un costante abbassamento del numero di contratti a tempo pieno e permanenti.[25]
Inoltre, i neolaureati si trovano spesso a doversi accontentare di lavori dove sono “troppo qualificati” e senza prospettive di miglioramento di carriera.
Inoltre, il paese è tra gli ultimi nelle classifiche europee per ragazzi occupati e in cima per quelli che non studiano e non lavorano, i così detti NEET, acronimo per “Not in Education, Employment, or Training”.[26]
Confrontando la realtà italiana e coreana possiamo individuare un mercato del lavoro rigido nel nostro paese, con forti diseguaglianze geografiche tra nord e sud e una partecipazione che decresce con un maggior grado di educazione.[27]
La Corea del Sud è caratterizzata da un mercato del lavoro flessibile, con un alto tasso di alfabetizzazione e preparazione universitaria della popolazione. Per questo motivo, i giovani tendono a rimanere senza impiego fino a che non riescono a superare l’esame di ingresso per una grande azienda.
In entrambi i paesi, i ragazzi sperimentano un periodo di disoccupazione superiore ai sei mesi.
Per quanto riguarda i giovani laureati, in Italia l’inserimento nel mercato del lavoro può essere lungo e difficoltoso, ecco perché molti si trovano ad emigrare all’estero in cerca di migliori opportunità.[28]
In Corea, i ragazzi hanno una fortissima pressione ad eccellere già dal periodo scolastico, difatti è uno dei paesi con il più alto tasso di suicidi al mondo. Molti sono frustrati dall’apatico intervento del governo alle problematiche di disoccupazione e decidono di emigrare, creando anche in questo un caso un fenomeno di fuga dei cervelli.[29]
Speranze per il futuro
La Corea del Sud, come le altre nazioni del mondo, si trovano in un periodo economico incerto dopo l’epidemia di Corona Virus, tuttavia una riforma del mercato del lavoro potrebbe migliorare il tasso di disoccupazione e dare un impulso positivo alla ripresa del paese.
Considerando l’elevato tasso di educazione e l’investimento delle famiglie, i giovani coreani soffrono da tempo del rallentamento della crescita economica e le opportunità lavorative sono considerate da molti non soddisfacenti.
Solitamente, la domanda di lavoratori qualificati dipende dal livello ottimale di capitale delle competenze. Tale fattore è determinato dalla capacità di innovazione di un paese e dal sistema economico.
La Corea dovrebbe quindi accelerare l’innovazione e rimodellare il mercato del lavoro. Questo aiuterebbe a sostenere la domanda di impiegati qualificati e mettere in atto iniziative consistenti per creare un ambiente che spinga l’innovazione e la crescita dinamica delle imprese.[30]
Il risultato del miglioramento del mercato del lavoro avrebbe un impatto positivo sul tasso di disoccupazione e impiegherebbe al meglio il potenziale economico dei giovani coreani.[31]
Note:
[1] https://en.yna.co.kr/view/AEN20200113001900320
[2] https://www.oecd-ilibrary.org/sites/63797b4a-en/index.html?itemId=/content/component/63797b4a-en
[3] Image Source: http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20190728000088
[4] https://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/1999/wp9928.pdf
[5] https://www.globalasia.org/v12no2/cover/getting-to-grips-with-south-koreas-youth-unemployment-malaise_kyungsoo-choi
[6] https://unrisd.org/80256B3C005BCCF9/(httpAuxPages)/15486FE63B4B04A6C1256C77004B02F1/$file/kwo2long.pdf
[7] Ibidem
[8] http://asaa.asn.au/south-koreas-deepening-youth-unemployment-crisis/
[9] Ibidem
[10] https://www.ft.com/content/b5bb3868-3b36-11df-a1e7-00144feabdc0
[11] https://qz.com/805909/after-20-years-of-studying-and-exams-even-south-koreas-smartest-graduates-are-struggling-to-find-a-job/
[12] https://qz.com/805909/after-20-years-of-studying-and-exams-even-south-koreas-smartest-graduates-are-struggling-to-find-a-job/
[13] https://www.globalasia.org/v12no2/cover/getting-to-grips-with-south-koreas-youth-unemployment-malaise_kyungsoo-choi
[14] https://www.oecd-ilibrary.org/sites/63797b4a-en/index.html?itemId=/content/component/63797b4a-en
[15] Ibidem
[16] Ibidem
[17] http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20200517000079
[18] Ibidem
[19] https://www.reuters.com/article/us-southkorea-economy-unemployment/south-koreas-jobs-fall-in-april-at-sharpest-pace-since-1999-idUSKBN22P00Q
[20] Ibidem
[21] http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20200517000079
[22] http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20200812000069
[23] https://www.oecd.org/newsroom/unemployment-rates-oecd-update-june-2020.htm#:~:text=According%20to%20the%20Italian%20Statistics,2.0%20percentage%20points%20to%2038.1%25.
[24] https://www.ft.com/content/3f36e184-c62d-11e8-ba8f-ee390057b8c9
[25] https://eu.boell.org/sites/default/files/uploads/2014/02/presentation_armanda_cetrulo.pdf
[26]https://www.repubblica.it/economia/2020/04/30/news/disoccupati_e_neet_l_italia_non_e_un_paese_per_giovani-255260682/
[27] https://www.unibocconi.eu/wps/wcm/connect/3e05b460-33aa-402a-b1ec-ccc795da190b/int_report_JPMorgan_MAIL+%281%29+%282%29.pdf?MOD=AJPERES&CVID=lRfKgSx
[28] https://www.ft.com/content/dc95fcc0-009d-11ea-b7bc-f3fa4e77dd4
[29] https://thediplomat.com/2017/07/south-koreas-brain-drain/
[30] https://www.econstor.eu/bitstream/10419/200889/1/kdi-focus-88.pdf
[31] Ibidem
[32] Image Source: Ibidem
(Featured Image Source: Photo by Stephanie Hau on Unsplash)