Turismo e comunità LGBT nel Sudest Asiatico. Tolleranza o accettazione?
– Serena Calderone –
Il Sudest asiatico è una regione sempre più in fase di sviluppo, anche grazie alla crescita del turismo.
Negli ultimi anni i visitatori stranieri sono aumentati contribuendo positivamente all’economia e allo sviluppo di questi paesi.
Secondo le statistiche del World Travel and Tourism Council (WTTC), già nel 2016 il turismo contribuiva a creare più di 30 milioni di posti di lavoro nei paesi Asean, e introiti per 30.1 miliardi di dollari, circa il dodici percento del prodotto interno lordo.[1]
I numeri sono in continua crescita, secondo l’Asean Tourism Forum (ATF), circa 129 milioni di turisti hanno visitato il Sudest Asiatico lo scorso anno e nel 2020 si prevedono circa 155 milioni di visitatori.[2]
In questo contesto, in Asia e a livello mondiale, sta crescendo l’importanza del turismo LGBT.
L’editore capo dell’Out There Magazine Uwern Jong ha dichiarato che “il valore globale dei viaggi LGBT è di circa 200 miliardi di dollari americani e sta aumentando ogni anno dell’otto percento, paragonata alla crescita globale del 3.8%”. Il giornalista ha aggiunto che le persone LGBT in genere spendono di più nei viaggi rispetto alla controparte eterosessuale.[3]
Nonostante la crescita del fenomeno, non tutti i paesi del Sudest Asiatico hanno sviluppato un mercato e servizi mirati. Questo si riflette nell’atteggiamento comune della maggior parte dei paesi Asean, che nel Tourism and Marketing Strategy dal 2017 al 2020, non hanno individuato il mercato del turismo LGBT come target demografico.
Inoltre, nella Asean Human Rights Declaration del 2012, non sono inclusi diritti per le comunità LGBT.[4]
In questo contesto è importante mettere a confronto le realtà presenti nella regione, facendo una distinzione tra paesi dove sta avvenendo un’apertura e quelli nei quali c’è un completo rifiuto per motivi religiosi e culturali.
Realtà a confronto
Nessun Paese del Sudest Asiatico ha norme sull’identità di genere o in protezione dell’orientamento sessuale nella propria costituzione. Tuttavia, Filippine e Thailandia si sono unite nel 2011 nella dichiarazione congiunta che rinuncia agli atti di violenza e violazione dei diritti umani basati sull’orientamento sessuale.
Un Paese come la Thailandia, molte volte nazione del Sudest Asiatico con più visitatori, beneficia a livello economico e sociale delle politiche pro-LGBT. Inoltre, essa potrebbe seguire Taiwan nel riconoscere i matrimoni dello stesso sesso.
In Thailandia, nonostante per le comunità LGBT locali coesistono ancora contraddizioni e discriminazioni, le relazioni tra lo stesso sesso sono state depenalizzate ufficialmente nel 1956. Invece, per le persone transgender non è ancora possibile cambiare sesso sui documenti legali.[5] Nonostante questo, il Paese rimane pioniere nella regione per quanto riguarda le iniziative rivolte alle comunità omosessuali e transgender.
Con queste graduali aperture per le comunità locali e le politiche volte ad incoraggiare il turismo LGBT, la Thailandia è il Paese che sta beneficiando maggiormente di una crescita economica del settore terziario, facendo di questo tipo di turismo un vero e proprio brand nazionale che contribuisce di oltre il 17.7 percento del prodotto interno lordo domestico.[6]
Inoltre, il Paese ha il primato nella regione per l’aver lanciato una campagna indirizzata esclusivamente ai visitatori stranieri LGBT “Go Thai, Be free” e nel 2012 Bangkok è stata l’unica città nel Sudest Asiatico ad essere stata inserita da Lonely Planet tra le destinazioni gay friendly.
La Birmania ha leggi nel proprio Codice penale che criminalizzano i matrimoni dello stesso sesso, tuttavia nel gennaio 2019 ha lanciato il suo primo Pride.
L’evento ha avuto un enorme successo, con una partecipazione di circa 12 mila persone e simili iniziative si sono svolte in Laos e in Cambogia con buoni risultati.[7]
Il Vietnam è stato più volte applaudito come leader dei diritti LGBT nel Sudest Asiatico, riconoscendo i matrimoni dello stesso sesso nel 2014.[8]
Al contrario, in paesi con forti religioni monoteistiche o dal governo autoritario, dove l’attivismo civile è scoraggiato in tutte le sue forme, un’approvazione di tali unioni risulta ancora improbabile.
Ad esempio, Malesia e Brunei hanno leggi esplicite contro il contatto sessuale tra uomini ed entrambi i paesi stanno vedendo aumentare violenza e intolleranza verso le comunità LGBT.
L’Indonesia, pur essendo stata in passato tollerante, ha visto la retorica antiomosessuale crescere con l’incremento della morale tradizionale islamica degli ultimi anni, tendenza che si riscontra anche in Malesia.
In particolare, dall’elezione del primo ministro Mahathir a maggio del 2018, si è registrato un aumento considerevole delle violenze contro la comunità LGBT già nei suoi primi cento giorni di potere.[9]
Il leader ha dichiarato: “in questo momento, non accettiamo le persone LGBT ma se loro (altre nazioni) li vogliono accettare sono affari loro”, aggiungendo che il paese non può riconoscere i matrimoni dello stesso sesso e gli altri valori considerati occidentali.[10]
Nonostante questo, il Ministro del turismo, dell’arte e della cultura Mohamaddin Ketapi ad una conferenza a Berlino ha specificato che la Malesia non fermerà mai i visitatori sulla base dell’orientamento sessuale, religioso e culturale. E alla domanda se fosse sicuro per gli omosessuali viaggiare in Malesia Ketapi ha subito replicato che non esiste omosessualità nel paese.[11]
Secondo Human Rights Watch, le radici dell’intolleranza in questi Paesi risiedono nel fallimento dei governi nel rispondere alle molestie, alle minacce e alle violenze dei militanti islamisti contro religioni, etnie e minoranze sessuali.[12]
Possiamo quindi denotare atteggiamenti opposti nel Sudest asiatico: Paesi come la Thailandia, più favorevoli ad un’apertura verso visitatori LGBT, stanno beneficiando dei proventi economici da milioni di dollari derivati dal turismo.
Al contrario, in paesi dalla forte identità religiosa come Brunei, Indonesia e Malesia iniziative volte ad attrarre questo mercato sono ancora improbabili.
In entrambi i casi si denota un atteggiamento duale in tutti i paesi del Sudest Asiatico.
Difatti, anche in nazioni dove se la situazione sembra più rosea per le comunità omosessuali e transgender, spesso viene accettato il turismo LGBT ma non vengono emanate leggi in difesa delle comunità locali marcando la differenza tra tolleranza e accettazione.
Note
[1] https://thediplomat.com/2018/06/lgbt-tourism-and-inclusion-in-southeast-asia-a-divided-future/
[2] https://theaseanpost.com/article/asean-desperately-needs-sustainable-tourism
[3] https://www.scmp.com/magazines/post-magazine/travel/article/2160519/why-asia-needs-do-more-welcome-lgbt-tourists-rewards
[4] https://thediplomat.com/2018/06/lgbt-tourism-and-inclusion-in-southeast-asia-a-divided-future/
[5] https://www.usaid.gov/sites/default/files/documents/1861/Being_LGBT_in_Asia_Thailand_Country_Report.pdf
[6] https://thediplomat.com/2018/06/lgbt-tourism-and-inclusion-in-southeast-asia-a-divided-future/
[7] https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/myanmars-first-lgbt-pride-boat-parade-sets-sail
[8] https://thediplomat.com/2018/06/lgbt-tourism-and-inclusion-in-southeast-asia-a-divided-future/
[9] https://www.scmp.com/news/asia/southeast-asia/article/2160781/mahathirs-malaysia-accused-state-sponsored-homophobia-after
[10] Ibidem
[11] https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/malaysia-will-not-stop-its-guests-based-on-sexual-orientation-tourism-ministry
[12] https://www.hrw.org/news/2018/02/20/indonesias-anti-lgbt-drive-should-concern-all-asia
Featured Image Source: Unsplash Alexander Grey