Rassegna settimanale 9-15 dicembre 2019: Cina e Corea del Nord
9 dicembre, Cina – La Cina ordina la rimozione di tutte le apparecchiature informatiche dai propri uffici governativi
La Cina ha ordinato che tutte le apparecchiature informatiche e i software di produzione occidentale vengano rimossi dagli uffici governativi e dalle istituzioni pubbliche cinesi entro tre anni.
La nuova direttiva del governo cinese comporterà un duro colpo per aziende americane come Dell, HP e Microsoft e riflette i tentativi di Washington di limitare l’utilizzo della tecnologia cinese con una guerra commerciale che si tramuta in una vera e propria guerra fredda tecnologica tra le due potenze. Quest’anno l’amministrazione Trump ha imposto alle imprese americane di interrompere gli affari con Huawei e a seguire Google, Intel e Qualcomm hanno a loro volta annunciato la sospensione dei rapporti con il colosso cinese. L’esclusione della Cina dall’accesso al know-how occidentale ha reso chiaro che la battaglia vuole stabilire chi, tra Cina e Stati Uniti, deterrà davvero il primato tecnologico da qui al prossimo ventennio.
La mossa di Pechino è pertanto da ritenersi come uno dei primi e più significativi passi verso una maggiore fiducia nelle proprie capacità e pertanto una solida autodeterminazione tecnologica.
Fonte: The Guardian, https://www.theguardian.com/world/2019/dec/09/china-tells-government-offices-to-remove-all-foreign-computer-equipment
10 dicembre: Cina – La Cina ospita il Forum mondiale degli avvocati e si accendono le proteste per le detenzioni arbitrarie
In concomitanza con la giornata dei diritti umani, la Cina ha ospitato per la prima volta il Forum mondiale degli avvocati, che ha visto partecipare professionisti provenienti dall’International Bar Association, dall’Unione Internazionale degli Avvocati e dal Bar Council dell’Inghilterra e del Galles.
Fu Zheghua, Ministro della Giustizia cinese, l’ha definita una preziosa opportunità per la Cina per lo sviluppo del rule of law.
L’evento ha però scatenato fortissime polemiche riguardanti la sparizione e la prigionia di diversi avvocati cinesi difensori dei diritti civili. Tra questi anche quattro avvocati dichiarati dalle Nazioni Unite come “detenuti arbitrariamente”.
Fonte: The Guardian, https://www.theguardian.com/world/2019/dec/10/protests-over-arbitrary-detentions-as-china-hosts-global-lawyers-forum
11 dicembre, Corea del Nord – Gli USA dicono alle Nazioni Unite di voler essere flessibili nel dialogo con la Corea del Nord
Gli Stati Uniti si dicono pronti a un nuovo dialogo con la Corea del Nord per discutere sui test missilistici, ma l’inviato americano avverte il Consiglio di Sicurezza che occorre essere pronti a gestire eventuali provocazioni da parte di Pyongyang. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si è infatti riunito nel timore che il leader nordcoreano possa riprendere i test nucleari e il lancio di missili a lungo raggio, dal momento che le trattative con gli USA sembrano essersi bloccate. Kelly Craft, ambasciatrice americana, afferma che gli USA sono pronti ad approcciare la questione con flessibilità per ridurre al minimo le minacce di ritorsioni nucleari da parte di Pyongyang, aggiungendo che per questo la collaborazione della Corea del Nord è però essenziale. Cina e Russia, alleate della Corea del Nord, si sono espresse a favore della ripresa di un dialogo pro denuclearizzazione, ma ritengono che per farlo sia importante un compromesso comune: l’abolizione delle sanzioni contro Pyongyang per la rinuncia al nucleare.
Fonte: Financial Time, https://www.reuters.com/article/us-northkorea-usa-un/u-s-ready-to-be-flexible-with-north-korea-warns-against-provocations-trumps-u-n-envoy-idUSKBN1YF2IR
12 dicembre, Corea del Nord – La Corea del Nord afferma che le critiche degli USA l’hanno aiutata a scegliere la propria posizione nel dialogo nucleare
La questione nucleare discussa dagli Stati Uniti durante la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha scatenato la reazione della Corea del Nord. Secondo un portavoce nordcoreano del Ministero degli Esteri, gli USA si arrogano il diritto di condurre test ICBM in qualunque momento, proibendo però alla Corea del Nord quei test nucleari che, a dire di Pyongyang, la renderebbero militarmente evoluta nella difesa. Nonostante gli USA si dicano pronti ad una maggiore flessibilità con la Corea del Nord, quest’ultima non ha intenzione di assecondare dialoghi che favoriscano unicamente gli interessi americani. Infatti, stando alle affermazioni di un ufficiale nordcoreano, Pyongyang non ha nulla da perdere ed è pronta ad adottare le contromisure del caso in base alle mosse USA.
Fonte: Japan Times, https://www.japantimes.co.jp/news/2019/12/12/asia-pacific/north-korea-says-u-s-criticism-helped-make-decision-stalled-nuclear-talks/#.XfUY2OhKhPY
13 dicembre, Cina – La World Bank dice ai propri dipendenti taiwanesi di munirsi di passaporto cinese
La World Bank ha informato i suoi attuali e futuri dipendenti di nazionalità taiwanese che occorrerà munirsi di documenti di viaggio cinesi al fine di ottenere o mantenere il proprio posto di lavoro all’interno dell’Organizzazione. Questo è significativo in quanto la Cina ha compiuto ogni sforzo per accelerare sistematicamente l’uscita di Taiwan dalla comunità internazionale, ma questa nuova condizione si scontra con i principi di assunzione della World Bank. L’Organizzazione ha dunque richiesto ai dipendenti di procurarsi documenti identificativi cinesi, ma la legislazione taiwanese proibisce ai propri cittadini di possedere una doppia cittadinanza con la Cina. Di fatto, le nuove direttive della World Bank impongono loro un aut aut: diventare in qualche modo cinesi o uscire dalla comunità internazionale.
La situazione di Taiwan è allarmante e sempre più precaria di fronte alla forza politica cinese.
Fonte: Axios, https://www.axios.com/world-bank-taiwan-staff-china-passport-dde4ca2d-a251-48c5-a566-fe25d754b776.html
Key words: 14 dicembre 2019
14 dicembre, Cina – Le imprese straniere in Cina costrette a fare i conti con i campi di concentramento dello Xinjiang
La recente fuga di documenti segreti che dettagliano l’operazione di internamento da parte del governo cinese nei campi di reclusione nello Xinjiang ha cambiato le carte in tavola per le aziende straniere operanti nella regione. Dopo i tentativi iniziali di negare l’evidenza, provata l’esistenza di veri e propri campi di reclusione, la Cina ha optato per un più velato eufemismo, definendoli campi di rieducazione e di training vocazionale indispensabili nella lotta al terrorismo e al separatismo. Si stima che 1.5 milione e mezzo di persone appartenenti alle minoranze uigura, hui, kazaka e kirghiza siano detenute in condizioni disumane in queste aree. Una volta terminato il percorso di “rieducazione”, gli ex detenuti riprendono a lavorare percependo uno stipendio di circa 100 dollari al mese, oppressi, indottrinati e lontani dai loro cari.
Aziende del calibro di Adidas, Hennes & Mauritz, Kraft Heinz e Coca-Cola risultano avere un legame con i lavori forzati imposti nello Xinjiang. Le aziende coinvolte hanno affermato di aver adottato misure adeguate, monitorando la supply chain e sospendendo gli acquisti da determinati fornitori. Non finisce qui.
Nel 2013 la joint venture tra Volkswagen e la cinese SAIC ha aperto una fabbrica a Urumqi, capoluogo dello Xinjiang. Volkswagen si difende sostenendo di non essere al corrente di violazioni dei diritti umani presso la propria azienda. Le giapponesi Muji e Uniqlo sono state bersagliate da pesanti critiche dopo aver affermato di importare il cotone proveniente dallo Xinjiang, che per l’esattezza produce l’84% del cotone cinese.
Al di là di condurre i controlli del caso per verificare una corretta gestione della propria supply chain, le aziende estere dovrebbero domandarsi se portare avanti un business nel rispetto dell’etica nello Xinjiang sia davvero possibile.
Fonte: Forbes, https://www.forbes.com/sites/siminamistreanu/2019/12/14/foreign-companies-in-china-forced-to-reckon-with-xinjiang-camps/#742ad7523b51
15 dicembre, Cina – La Cina sospende le tariffe pianificate per il 15 dicembre su alcuni beni americani
Secondo il Consiglio di Stato, la Cina ha sospeso le tariffe su alcuni beni provenienti dagli USA, dopo che venerdì scorso le due potenze sono giunte ad una prima fase dell’accordo commerciale. L’accordo prevederebbe, stando a quanto affermato da alcuni ufficiali americani, una riduzione delle tariffe sui beni di importazione americana in cambio di ingenti acquisti di prodotti agricoli americani da parte della Cina.
Le maxi tariffe di rappresaglia da parte di Pechino previste entrare in vigore dal 15 dicembre avrebbero colpito beni come il mais, vari altri prodotti alimentari e componenti auto. La Cina ha acconsentito ad importare dall’America un totale di 200 miliari di dollari in beni e servizi. Gli USA per il momento mantengono le tariffe al 25% su 250 miliardi di dollari di importazioni cinesi.
Fonte: Reuters, https://www.reuters.com/article/us-usa-trade-china/china-suspends-planned-tariffs-scheduled-for-dec-15-on-some-u-s-goods-idUSKBN1YJ035
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