Rassegna settimanale 18-24 Novembre 2019: Africa Subsahariana
18 novembre, Mali – Nuovo attacco ai danni dell’esercito
Il bilancio di un attacco ad una pattuglia militare nel nord del Mali è di 24 soldati uccisi e 29 feriti. La pattuglia attaccata da gruppi di militanti islamici, per i quali le vittime sono state 17, si trovava a Tabankort, nella regione di Gao, dove stava conducendo insieme a truppe nigeriane un’operazione contro gruppi di militanti presenti lungo il confine.
Le autorità non hanno rilasciato ulteriori informazioni riguardo l’identità degli assalitori o il loro gruppo di appartenenza, anche se è assai probabile che essi appartengano a gruppi affiliati ad al Qaeda o allo Stato Islamico, la cui attività sta destabilizzando ormai da tempo il Sahel. Questo autunno, infatti, si sono susseguiti numerosi attacchi che hanno portato ad un’escalation della violenza, in particolare in Mali e Burkina Faso, causando la morte non solo di militari, ma anche di civili.
Fonte: Reuters
Link: https://af.reuters.com/article/topNews/idAFKBN1XT0TJ-OZATP
19 novembre, Zimbabwe – La Cina accusa lo Zimbabwe di sottovalutare il suo aiuto in campo economico
La scorsa settimana il governo di Harare ha rilasciato una lista dei donatori internazionali, in cui la Cina non figurava tra i più importanti. Per questo motivo, Pechino ha ufficialmente accusato lo Zimbabwe di aver sottovalutato il suo aiuto economico al continente africano. Negli ultimi anni, in mancanza di finanziamenti da parte di donatori “tradizionali” di cui è un esempio il Fondo Monetario Internazionale, la Cina è emersa come uno dei maggiori sostenitori finanziari per la realizzazione di importanti progetti nel continente. Dal documento rilasciato dal Ministero dell’economia dello Zimbabwe risulta che la maggior parte dei finanziamenti (circa 194 milioni di dollari) provenga da Paesi occidentali e che l’ammontare degli aiuti cinesi sia di solamente 3,6 milioni di dollari. Le reazioni di Pechino non si sono fatte attendere: l’ambasciata cinese ad Harare ha affermato che quanto emerge dalla lista rilasciata nei giorni scorsi non corrisponda alla realtà; la Cina avrebbe, infatti, donato circa 136,8 milioni di dollari tra gennaio e settembre.
Fonte: Reuters
Link: https://af.reuters.com/article/topNews/idAFKBN1XT1MU-OZATP
20 novembre, Congo – Aumenta la preoccupazione dell’OMS per l’epidemia di Ebola
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha espresso la sua preoccupazione per la possibilità che, a causa di un contatto con una persona infetta, circa 360 persone nell’est del Congo possano contrarre la malattia. Il fatto che un solo caso possa generarne altri 360 sottolinea la pericolosità dell’epidemia, di cui ancora non si riesce a contenere la diffusione.
Da quando, nell’agosto 2018, è stata dichiarata la diffusione dell’epidemia, i casi di Ebola registrati sono già circa 3300, di cui 2195 hanno perso la vita. La velocità con cui il virus si sta espandendo, nonostante gli sforzi da parte dell’OMS, è estremamente preoccupante e non lascia molto spazio a prospettive positive per il futuro.
Fonte: Africa News
Link: https://www.africanews.com/2019/11/23/who-sounds-alarm-on-ebola-due-to-congo-insecurity/
21 novembre, Burkina Faso – L’oro è una grande risorsa per i gruppi legati ad al Qaeda e allo Stato Islamico
Numerosi gruppi legati ad al Qaeda e allo Stato Islamico, dopo aver perso territori in Medioriente, stanno rafforzando la loro presenza nel continente africano. Essi, in particolare, si stanno concentrando nelle regioni in cui vi è grande presenza di miniere d’oro, che possono sfruttare per i propri interessi. È difficile stimare la reale quantità d’oro che è ora posta sotto il loro controllo, ciò che è certo è che l’oro rappresenta da sempre un bene molto prezioso per i gruppi di militanti: esso, infatti, è ampiamente accettato come sostituto della valuta in numerosi paesi dell’Africa, del Medioriente e dell’Asia. Nella speranza di ridurre l’attività dei gruppi islamici, alcuni governi tra cui quello del Burkina Faso hanno vietato lo sfruttamento delle miniere d’oro e implementato l’attività dell’esercito a tutela di tali siti. Ciò nonostante, l’attività dei militanti non si arresta e, addirittura, ad oggi non è chiaro chi effettivamente controlli determinate aree della regione.
Fonte: Africa news
Link: https://www.africanews.com/2019/11/22/how-jihadists-struck-gold-in-africa-s-sahel/
22 novembre, Tanzania – L’opposizione cerca di boicottare le elezioni locali
Sembra essere ufficiale il tentativo dei principali partiti all’opposizione di boicottare le elezioni locali previste per il 24 novembre. Chadema, il più importante partito all’opposizione, ha annunciato il suo ritiro dopo che il 94% dei suoi candidati è stato “squalificato”, mentre a più del 90% dei candidati del partito al potere CCM è stato dato il via libera per partecipare effettivamente alle elezioni.
Nonostante le previsioni lo diano comunque in vantaggio, CCM è stato frequentemente oggetto di accuse, in particolare, da parte di attivisti per i diritti umani che hanno accusato il presidente Magufuli di repressione nei confronti dei dissidenti politici e di aver limitato l’attività di giornalisti indipendenti e di ONG. Le decisioni prese confronti dei candidati Chadema sembra, quindi, essere dettato dal timore del partito al governo di dover affrontare una forte competizione.
Fonte: Al Jazeera
23 novembre, Guinea Bissau – Il Paese si prepara alle elezioni presidenziali
Dopo settimane di caos politico e sociale culminate in violenti proteste e attività parlamentare in stallo, in Guinea Bissau si terranno nuove elezioni presidenziali. La speranza di parte della popolazione è che le elezioni rappresentino un vero e proprio cambiamento per la vita politica del paese. Il presidente in carica Jose Mario Vaz, in corsa per un secondo mandato, è ancora dato in vantaggio rispetto agli avversari, nonostante la sua popolarità sia nettamente calata nell’ultimo periodo, dopo che è stato reso noto il suo coinvolgimento in casi di corruzione. Dalle previsioni sembra che il suo principale avversario possa essere l’ex primo ministro Domingos Simoes Pereira, le cui promesse di rafforzare il sistema sanitario e il sistema scolastico l’hanno reso molto popolare. Egli potrebbe rappresentare un vero e proprio cambiamento per un paese che ha vissuto cinque anni di profonda crisi politica e istituzionale e necessita di pace e stabilità per poter sperare in un futuro prospero.
Fonte: Reuters
Link: https://af.reuters.com/article/topNews/idAFKBN1XY04R-OZATP
24 novembre, Etiopia – Sidama è uno stato regionale autonomo
Il quinto più grande gruppo etnico del paese è stato chiamato a votare al referendum per la creazione di uno stato regionale autonomo. Il referendum sulla formazione di una nuova regione è il risultato ottenuto dalla popolazione dopo una serie di violenti proteste e manifestazioni che hanno avuto luogo nel luglio scorso. I risultati sono schiaccianti: circa il 99,7 % della popolazione della regione si è espresso a favore dell’autonomia, che si concretizzerà nella possibilità di controllare le tasse, l’istruzione, la sicurezza e le leggi locali.
La liberalizzazione delle autonomie è uno dei risultati delle riforme del Primo Ministro Abiy Ahmed e che si scontrano con la precedente gestione del potere in Etiopia, basato sulla centralità dello stato.
Fonte: Reuters
Link: https://af.reuters.com/article/topNews/idAFKBN1XY051-OZATP
Featured Image Source: Flickr