Tōkyō International Conference on African Development (TICAD) – Le relazioni nippo-africane
– Federica Galvani –
TICAD (Tōkyō International Conference on African Development) è un forum che si riunisce in Giappone ogni 3 anni (fino al 2013 si riuniva ogni 5 anni) con l’obiettivo di promuovere il dialogo tra i leader africani e i vari partner che si occupano dello sviluppo del continente. Questo forum, di fondamentale importanza nei rapporti tra Giappone e Africa, è stato inaugurato nel 1993 proprio quando il Giappone ha deciso di riesaminare le sue relazioni con il continente africano e di prendere una parte più attiva negli affari africani e nei problemi legati allo sviluppo. Così come riportato dalla 経団連 (けいだんれん, Federazione delle Organizzazioni economiche), nel 1992, con la fine della guerra fredda, l’Africa comincia a cercare una nuova direzione per il suo sviluppo e comincia a guardare altrove, distaccandosi in parte dall’Europa; un anno più tardi il Giappone ha lanciato la TICAD cercando di abbandonare il precedente approccio all’Africa mediato dalle vecchie potenze coloniali. Nel 1993, infatti, la MOFA dichiara: “ Ora abbiamo il nostro approccio all’Africa”[1].
La TICAD è un’iniziativa regionale per l’Africa nata dalla collaborazione tra il Giappone, l’Ufficio delle Nazioni Unite della Consulenza Speciale sull’Africa (UN-OSAA, United Nations Office of the Special Advisor on Africa), il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP, United Nations Development Programme) e la Banca Mondiale.
Gli stakeholder[2] coinvolti sono tutti i Paesi africani e i partner dello sviluppo, inclusi i Paesi asiatici, i Paesi donatori, le agenzie internazionali, le organizzazioni civili, il settore privato e i parlamenti[3].
Per i politici giapponesi la TICAD è un “modo per sottolineare i problemi dello sviluppo dell’Africa e ricordare alla comunità internazionale che i problemi del continente non sono terminati con la fine della guerra fredda”[4]. Il concetto che sta alla base del forum è che i problemi dello sviluppo africano sono questioni globali che dovrebbero essere affrontati da tutta la comunità internazionale.
L’idea della TICAD è nata nel 1991 quando il Giappone ha presentato il suo progetto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ma la prima TICAD si è riunita solo due anni più tardi, nel 1993.
Fino ad oggi si sono tenute sei TICAD: la prima nel 1993, la seconda nel 1998, la terza nel 2003, la quarta nel 2008, la quinta nel 2013 e, infine, la sesta nel 2016. Questo agosto si terrà a Yokohama la settima TICAD. Tutte sono state precedute da una serie d’incontri di consultazione e di workshop per identificare e confermare le questioni prioritarie e per permettere ai partecipanti di raggiungere un consenso sugli argomenti da discutere.
TICAD I (1993): Proprietà africana e cooperazione Asia/Africa
La prima TICAD fu organizzata da Takaya Suto, l’allora direttore generale dell’agenzia per gli Affari del Medio Oriente e dell’Africa del ministero degli Affari Esteri.
In questa prima riunione, svoltasi a Tōkyō il 5-6 ottobre 1993 con il coinvolgimento di più di 1000 partecipanti provenienti dai 48 Paesi africani, 13 Paesi donatori, 10 organizzazioni internazionali e più di 45 fra Paesi osservatori e organizzazioni non governative[5], è stata adottata la “Tōkyō Declaration on African Development: towards the 21th century”. Questa dichiarazione afferma l’accordo raggiunto durante il forum per quanto riguarda la necessità di cercare una cooperazione internazionale dinamica per lo sviluppo in Africa.
Il primo ministro dell’epoca, Morihiro Hosogawa (細川 護煕・もりひろほそがわ), ha dichiarato che “la TICAD era stata pensata come un forum d’alto livello per un serio dialogo politico, con lo scopo di definire un impegno solido e di fornire utili linee guida per lo sviluppo africano”[6].
Tra tutti i temi affrontati durante il forum due sono stati sicuramente distintivi di questa prima TICAD.
Il primo è l’introduzione dell’espressione e del concetto di partner allo sviluppo e il concetto di proprietà africana nel processo di sviluppo.
Viene, quindi, sollevato il problema che lo sviluppo dovrebbe essere realizzato seguendo regole formulate dagli stessi stati africani e i partner allo sviluppo, dovrebbero supportare questi sforzi, ma non dettare le regole.
Il secondo tema distintivo è l’applicazione dell’esperienza dei Paesi asiatici allo sviluppo africano.
Subito dopo la fine della TICAD, infatti, nel 1994, fu organizzato in Indonesia il primo forum Asia-Africa o Bandung Framework for Asia- Africa cooperation (AAFI)[7] per facilitare la cooperazione tra questi due continenti e creare nell’ambito della cooperazione sud-sud un dialogo diretto tra i politici africani e i politici asiatici e identificare assieme aree specifiche dove lo sviluppo africano può beneficiare dell’esperienza asiatica.
Il 6 ottobre la conferenza è terminata, quindi, con l’adozione della Tōkyō declaration on African Development “Towards the 21th century”.
I risultati reali di questa prima TICAD e i vantaggi che l’Africa ha ottenuto sono stati soprattutto simbolici. I Paesi donatori, più che promettere ingenti somme di denaro, hanno messo in evidenza il principio di self-help e prescritto il Structural Adjustment Programme (SAP).
TICAD II (1998): Ruolo proattivo dello stato
La seconda TICAD ha avuto luogo nel 1998 ed ha rappresentato un segnale positivo per le relazioni Asia-Africa e gli aiuti verso il continente nel momento in cui, a causa della crisi finanziaria asiatica del 1997, si temeva un taglio dei fondi verso l’Africa.
A seguito di tre incontri preparatori[8] e di una lunga ed intensa discussione durante la seconda TICAD, è stata adottata la Tōkyō Agenda for Action (TAA).
Ancora una volta è stato sottolineato il ruolo primario che l’Africa deve giocare per raggiungere lo sviluppo.
La TICAD II aveva come scopi prioritari quello della crescita economica e della riduzione della povertà. Gli scopi e le priorità da realizzare sono distribuiti su tre aree: 1) sviluppo sociale (educazione, salute e popolazione, misure per assistere i poveri), 2) sviluppo economico (sviluppo del settore privato, sviluppo industriale, sviluppo agricolo, debito estero) e 3) basi per lo sviluppo (good governance, prevenzione dei conflitti e gestione della fase post-conflitto).
Per ogni punto sono spiegate nei dettagli le azioni delle nazioni africane e quelle dei loro partner; in altre parole, la TAA propone regole e strategie per lo sviluppo africano ma sempre sotto la guida dell’Africa.
Problemi importanti che sono stati affrontati durante questo secondo forum sono: il maggior coinvolgimento del settore privato nello sviluppo del continente, ma allo stesso tempo un ruolo più attivo per lo stato attraverso il buon utilizzo degli investimenti pubblici; l’importanza dello sviluppo agricolo (tema che era stato ignorato durante la TICAD I); l’importanza della democratizzazione e della good governance.
TICAD III (2003): Sicurezza umana e altre questioni cruciali
La TICAD III si è tenuta a Tōkyō nel 2003 e ha visto la partecipazione di ben 23 capi di stato; il numero dei capi di stato coinvolti è aumentato progressivamente: erano 5 nella TICAD I, 15 nella TICAD II e infine 23 nella TICAD III.
La funzione di questo terzo forum può essere riassunta con l’affermazione che è stato utile per riesaminare questioni nuove e vecchie. Nel primo giorno di TICAD III, infatti, i delegati hanno analizzato i processi delle TICAD precedenti e hanno discusso nuove strategie per un approccio più comprensivo alla questione.
Nel suo discorso il primo ministro Koizumi ha sottolineato come la TICAD supporti la Nuova associazione per lo sviluppo dell’Africa (NEPAD). Ha poi anche elencato i tre elementi fondamentali del programma di supporto giapponese: lo sviluppo centrato sull’uomo, la riduzione della povertà tramite la crescita economica e la consolidazione della pace. Questi tre punti corrispondono alle aree di priorità esposte dalla NEPAD[9].
Durante il forum, poi, è stato sottolineato come le riforme economiche, iniziate a metà degli anni ’80, avessero registrato un discreto successo ma solo per un numero limitato di Paesi e per periodi di tempo limitati. Si è, quindi, cercato di trovare le possibili cause legate probabilmente a difficoltà non solo interne ma anche esterne; è stata sottolineata anche la dipendenza dell’Africa dalle economie sviluppate; questo fatto deve essere risolto attraverso un’azione decisa dei Paesi sviluppati.
La TICAD III, inoltre, ha sollevato per la prima volta una questione molto importante, quella della sicurezza umana. Il presidente della TICAD III, Yoshihiro Mori, nel suo discorso d’apertura ha affrontato la questione affermando che la sicurezza umana rappresenta una nuova prospettiva per la TICAD. Propone, quindi, uno sviluppo incentrato sull’uomo, più che sullo stato[10], ovvero: protezione e responsabilizzazione dei singoli individui.
TICAD IV (2008): Towards a vibrant Africa
La TICAD IV si è riunita dal 28 al 30 maggio 2008 a Yokohama ed ha visto la partecipazione di 50 Paesi africani e 41 capi di stato, 34 partner allo sviluppo tra i Paesi del G8 e i Paesi asiatici, 74 organizzazioni internazionali e regionali e più di 2000 rappresentanti di Ong, del settore privato e della società civile, tutti uniti dallo slogan: 「元気なアフリカを目指してー希望と機会の大陸」[11].
I partecipanti riconoscevano i cambiamenti positivi che si erano verificati in Africa a seguito delle TICAD come una maggiore stabilità politica e un miglioramento della governance sostenute da una forte crescita economica e da un aumento degli investimenti stranieri (per la maggior parte provenienti dall’Asia) così come l’impegno africano dimostrato dalla nascita della NEPAD nel 2001, dalla trasformazione dell’organizzazione dell’Unione Africana in AU nel 2002 e dall’efficacia crescente delle Africa’s Regional Economic Communities (REC’s)[12]. Inoltre, i partecipanti hanno accolto di buon grado la cooperazione tra l’AU e la TICAD. Nonostante questi miglioramenti, però, tutti erano consapevoli che il continente africano aveva ancora numerosi problemi e sfide da affrontare come: la continua diffusione della povertà e della disoccupazione sia in ambito rurale che urbano, il crescente aumento della popolazione, la bassa produttività agricola unita alla quasi totale mancanza delle infrastrutture in questo settore, il basso livello d’industrializzazione, il difficile accesso alle fonti energetiche, la diffusione di malattie infettive come l’Aids o la tubercolosi o la malaria, il difficile accesso all’educazione (soprattutto nell’Africa subsahariana). Pertanto con lo scopo della creazione di un’Africa vibrante, hanno identificato tre priorità:
– incrementare la crescita economica
– garantire la “sicurezza umana”, incluso il raggiungimento degli obiettivi del millennio e la consolidazione della pace e della good governance
– affrontare le questioni ambientali e i cambiamenti climatici. Enfatizzando la rilevanza delle questioni ambientali i leader africani e i loro partner internazionali hanno condiviso idee su come migliorare e accelerare lo sviluppo africano
Durante questa TICAD i partecipanti hanno redatto il Yokohama Action Plan che stabilisce le misure che devono essere messe in pratica dai Paesi e dalle organizzazioni. Allo stesso tempo è stato stabilito il meccanismo di “Follow-up” per seguire regolarmente lo stato delle misure d’assistenza annunciate attraverso la TICAD, per rivederle o valutarle a livello ministeriale e per fare nuove proposte.
TICAD V (2013): Hand in Hand for a More Dynamic Africa
La TICAD V si è riunita dal 1 al 3 giugno 2013 a Yokohama ed ha commemorato il 20esimo anniversario della TICAD e il 50esimo della Organizzazione dell’Unità Africana, predecessore dell’Unione Africana.
I partecipanti sono stati più di 4.500 di cui: rappresentanti di 51 Stati africani (inclusi 39 capi di stato e di governo), rappresentanti di 31 paesi-partner dello sviluppo e paesi asiatici, 72 organizzazioni internazionali e regionali, aziende private, ONG e società civile. La TICAD V è stata la più grande conferenza internazionale che il Giappone abbia mai ospitato[13].
Con il motto “Hand in Hand with a More Dynamic Africa” la TICAD V si è concentrata su tre temi principali: economia robusta e sostenibile; una società inclusiva e resiliente; pace e stabilità[14].
La TICAD V ha portato la redazione di due documenti: la “Yokohama Declaration 2013”, che presenta una visione dello sviluppo africano, e il “Yokohama Action Plan 2013-2017”, che descrive delle misure specifiche da adottare nei cinque anni successivi alla dichiarazione.
Il cambiamento significativo di questa TICAD è sicuramente il fatto che il continente africano non venga visto come un beneficiario dell’aiuto ma piuttosto come un “business partner”; tutti i partecipanti, infatti, sono accomunati dall’idea di supportare la crescita africana promuovendo il commercio e gli investimenti attraverso partnership pubblico-private. Durante le trattative con i leader africani i rappresentanti della comunità economica giapponese hanno richiesto all’Africa di creare un ambiente libero e sicuro per gli investimenti, e questa è stata un’altra tematica importante trattata durante la TICAD V.
TICAD VI (2016): la prima TICAD Africana
La TICAD VI ha avuto luogo il 27-28 agosto 2016 a Nairobi (in Kenya).
La conferenza è stata significativa non solo per il numero di partecipanti ma anche perché a stata la prima TICAD su suolo africano.
Questa scelta ha permesso di localizzare la TICAD in Africa, ha riaffermato il principio alla base della TICAD “African ownership and international partnership” e, infine, ha permesso una miglior comprensione da parte dei giapponesi delle realtà africane, delle loro sfide e opportunità.
I partecipanti sono stati più di 18.000: 54 stati africani, il primo Ministro giapponese, 16 stati partner della TICAD, organizzazioni regionali e internazionali, più di 300 CEO di aziende africane e giapponesi, ONG[15].
I temi trattati sono stati:
- la promozione di trasformazioni economiche strutturali attraverso la diversificazione economica e l’industrializzazione;
- la promozione di sistemi di sanità adeguati per migliorare la qualità di vita;
- la promozione della stabilità sociale per una prosperità condivisa.
Questo incontro ha portato alla “Dichiarazione di Nairobi” che sottolinea aree di impegno come la promozione della diversificazione economica e dell’industrializzazione con un focus sull’agricoltura, l’innovazione, le infrastrutture di qualità, lo sviluppo di competenze.
Visto il rischio di crisi sanitarie (come il caso dell’ebola) si è affermato che si deve lavorare sulla prevenzione e la preparazione verso le pandemie, inclusa la mobilitazione di risorse finanziarie attraverso le organizzazioni internazionali.
Il piano triennale include, inoltre, la collaborazione sul peacebuilding, la sicurezza transnazionale e la prevenzione di estremismi violenti, e anche le questioni legati al cambiamento climatico.
Durante questa TICAD, inoltre, il primo ministro Abe ha promesso ai Paesi africani 30 miliardi di dollari in progetti pubblici e privati di supporto. Una bella somma se si considera che dal 2008 al 2012 il Giappone ha investito in Africa solo 9 miliardi di dollari[16].
Sembra, quindi, che dalla TICAD V il Giappone abbia un rinnovato interesse per il continente africano. Se a partire dai primi anni 2000, per quanto riguarda le relazioni nippo-africane, si comincia a parlare di “diplomazia post-TICAD” perché erano venute meno le condizioni che avevano caratterizzato la diplomazia TICAD del decennio precedente (dal 2001 il Giappone non è più il primo Paese-donatore, l’indebolimento economico del Paese fa venir meno la teoria della Pax Nipponica e sembra nascere un sistema internazionale sempre più sino centrico, dal 2005 poi nessun Primo ministro giapponese ha più visitato l’Africa), a partire dal 2013, con il governo del Primo ministro Abe, il Giappone sembra nuovamente interessato al continente.
La TICAD V ha, infatti, aggiunto un nuovo elemento nelle relazioni nippo-africane: il coinvolgimento del settore privato. Gli investimenti privati e le partnership pubblico-private si sono concentrate in settori chiave come le infrastrutture, la sanità e l’agricoltura.
Il boom di investimenti nei Paesi africani mostrano come il Giappone voglia far sentire la sua presenza sul suolo Africano, sfidando la Cina e il suo approccio all’Africa.
La Cina, infatti, sta creando un vero e proprio “impero” in Africa e la sua presenza capillare sul continente è ormai un dato di fatto.
La sua politica di partnership, innanzitutto economica, presenta molte zone d’ombra e suscita non poche perplessità soprattutto da parte degli osservatori esterni. Questi, infatti, temono una nuova “trappola del debito” sebbene questa politica stia aiutando molte economie africane a crescere e svilupparsi.
Il Giappone, infatti, a differenza della Cina non vuole solo investire ma, preoccupato dei debiti crescenti dei Paesi africani, vuole aiutare il continente e supportarlo nel suo sviluppo sotto diversi aspetti.
Non si tratta solo di legami economici ma anche di creare una connessione maggiore tra Africa e Asia includendo l’Africa nella strategia dell’Indo-Pacifico e propagando così la crescita economica.
TICAD VII (2019)
La TICAD VII è prevista per l’agosto 2019 a Yokohama, città che ha già ospitato più volte il forum nippo-africano.
Si sono già svolti vari incontri preparatori tra i ministri giapponesi e i rappresentanti dei Paesi africani e quello che è chiaro è che la TICAD VII si concentrerà non solo sui fondi, i prestiti giapponesi e i modi per rendere gli investimenti verso i Paesi africani più inclusivi ma anche sulla possibilità di trasferire il know-how giapponese del settore tecnologico e di quello manifatturiero per velocizzare l’industrializzazione africana.
Il Giappone, quindi, sembra sempre più deciso a essere di nuovo coinvolto attivamente nel continente. L’Africa, “continente di speranza e opportunità” come lo definisce il Giappone stesso, è considerato un attore chiave nella scena internazionale, soprattutto per la sua ricchezza di materie prime e risorse naturali e per la sua numerosa popolazione che rende l’Africa un mercato potenziale per molti prodotti. Il governo Abe, ben consapevole dell’importanza strategica di questo continente, conduce una politica estera più attenta a un partner così lontano. Per questo non solo ha deciso di tenere la TICAD ogni 3 anni (invece dei 5 anni) ma ha anche organizzato la prima TICAD sul suolo africano, in Kenya. Il Giappone, infatti, sulla scia della politica cinese sul continente, sembra oggi essere più deciso ad acquisire un ruolo centrale in Africa e a non lasciarsi sfuggire quei benefici e vantaggi che le relazioni con questo continente possono portare.
Note:
[1] AMPIAH, Kweku, “Japan and the development of Africa: a preliminary evaluation of the Tōkyō international conference on Africa development”, African Affairs, 104, 2005, pp. 97-115.
[2] Stakeholder: Il termine significa letteralmente “portatore d’interesse” e individua tutti i soggetti o categorie che sono nella posizione di rivendicare un diritto nei confronti dell’azienda in quanto hanno un interesse rilevante in gioco nella conduzione dell’impresa. Tale interesse può essere dato da un investimento specifico nell’impresa, da un eventuale rapporto contrattuale o semplicemente dai possibili effetti positivi o negativi a cui la gestione aziendale può portare.
[3] Fonte: TICAD home page http://www.ticad.net/about.shtml
[4] Ivi nota 44.
[5] TICAD, Tōkyō Declaration 1993- Towards the 21th century, http://www.mofa.go.jp/region/africa/ticad2/ticad22.html
[6] MOFA, Keynote address by Prime minister Morihiro Hosokawa of Japan at the Tōkyō International Conference on African Development, MOFA, 5 ottobre 1993, http://www.mofa.go.jp/region/africa/ticad/address9310.html
[7]ONU, Bandung Framework for Asia-Africa Cooperation- First Asia-Africa Forum: Working Together Towards the Twenty-First Century, Bandung, 12-16 December 1994, http://www.un.org/esa/africa/bandung.html
[8] Il primo tenutosi a Dakar in Senegal dal 2 al 3 marzo 1998 sotto la presidenza di Fode Seck,segretario generale del Ministero senegalese degli Affari Esteri,e Kunio Katakura, ambasciatore per la Ticad, il secondo ad Harare in Zimbawe dal 19 al 20 Giugno 1998 e, infine, il terzo a Addis Ababa in Etiopia l’8 settembre 1998.
[9] ADEM, Seifudein, Japan, a model and a partner: views and issues in african development, Leiden, Brill, 2006, cap “Ticad after 10 years” di Shinsuke Horiuchi, pag 35.
[10] MORI, Yoshiro, Discorso d’apertura della Ticad III, MOFA, 29 settembre 2003, http://www.mofa.go.jp/region/africa/ticad3/opening.html
[11] Traduzione: “Verso un’Africa vibrante: un continente di speranza e opportunità”, riassunto del presidente della Ticad IV: http://www.mofa.go.jp/mofaj/area/ticad/tc4_sb/pdfs/g_summary.pdf
[12] Per una lista completa delle comunità economiche regionali africane: http://www.dfa.gov.za/au.nepad/recs.htm
[13] MOFA, Hand in Hand with a More Dynamic Africa: TICAD V and Japan’s Initiatives, 2013, https://www.mofa.go.jp/policy/oda/white/2013/pdfs/0103.pdf
[14]MOFA, TICAD V- Hand in hand with a more dynamic Africa, Marzo 2013, https://www.mofa.go.jp/region/africa/ticad/pdfs/brochure_en.pdf
[15] Ambasciatore Benson H.O. Ogutu, TICAD VI Nairobi Declaration and Implementation plan, Ottobre 2016, https://i.unu.edu/media/ias.unu.edu-en/news/15146/Presentation-on-TICAD-for-Post-TICAD-Conference-Amb.-Ogutu.pdf
[16] Jennings R., Japan Slowly Challenges China’s Dominance As An Investor In Africa, 25 Marzo 2018, Forbes, https://www.forbes.com/sites/ralphjennings/2018/03/25/japan-slowly-challenges-chinas-dominance-as-an-investor-in-africa/#7fd44df63435
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