Rassegna settimanale 28 gennaio – 3 febbraio 2019: Sudest asiatico
28 gennaio, Filippine – Il governo filippino promette di eliminare il gruppo Abu Sayyaf
Il presidente Rodrigo Duterte ha ordinato alle forze di sicurezza di schiacciare un gruppo militante terrorista musulmano, sospettato di aver orchestrato l’attacco alla chiesa cattolica che ha ucciso 20 persone e ferito un centinaio. Secondo alcune fonti, sarebbero sei le persone implicate nell’attacco, tutte appartenenti al gruppo Abu Sayyaf.
L’attentato è avvenuto circa una settimana dopo il referendum che ha portato circa 1.5 milioni di musulmani al voto sull’autonomia della regione. Il risultato, che ha ampiamente approvato l’indipendenza del territorio, non è stato condiviso da tutti. La provincia di Sulu, luogo dov’è avvenuto l’attentato, si è dichiarata contraria alla proposta.
Questo attacco mette a rischio il tentativo di pace tra governo centrale ed i ribelli dell’isola di Mindanao. Lo scontro tra le due parti va avanti da oltre cinquant’anni e ha provocato decine di migliaia di morti.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/isis-claims-responsibility-for-philippines-church-bombing
29 gennaio, Thailandia – Le elezioni del 2019 metteranno alla prova la strategia politica di Prayuth
Il National Council for Peace and Order (NCPO) continua ad estendere il proprio mandato in quanto regime militare più longevo dal 1960. Le prossime elezioni del 2019 determineranno se il generale Prayuth Chan-ocha sia in grado di mantenere il proprio potere sul paese.
L’uomo ha mantenuto una certa stabilità tra potere e sostegno popolare. Difatti, il generale ha speso buona parte del 2018 a far campagna per le elezioni, malgrado agli altri partiti fosse vietata ogni attività politica.
Nonostante questi fattori, Prayuth ha dovuto far fronte ad una serie di proteste popolari. Numerosi manifestanti hanno sfidato il divieto di attività politica per protestare contro una serie di misure prese dal governo. Queste dimostrazioni si sono rivelate problematiche per il premier. Sopprimerle avrebbe danneggiato la sua popolarità mentre delle concessioni avrebbero incoraggiato altre proteste.
Prayuth optò per un approccio misto, facendo concessioni in alcuni settori e sopprimendo le manifestazioni pro-democratiche. Ciononostante, rispondere alle proteste a favore della democrazia si è dimostrato più complicato di quanto previsto.
In misura generale, i tribunali hanno trattato i manifestanti con considerevole clemenza, e in un caso, ordinato ai poliziotti di lasciare marciare i contestatori. Mentre i partiti politici non hanno potuto esprimere il loro sostegno per via del divieto di attività politica, la stampa ha dimostrato notevole simpatia e sostegno nei loro confronti.
Di conseguenza, Prayuth ha cercato di riconquistare l’opinione pubblica in due modi. Permettendo, nel mese di marzo, la registrazione dei partiti politici; l’arrivo di nuovi gruppi – alcuni a sostegno del regime, altri contrari – è stato interpretato come un passo avanti verso le elezioni, malgrado il divieto formale di attività politica.
In seguito, i leader del governo hanno viaggiato il tutto il paese tenendo meeting e promettendo di finanziare vari progetti. Per esempio, Newin Chidchob, un politico che abbandono il governo di Thaksin Shinawatra per raggiungere il clan militare nel 2008, ha radunato una folla di circa 30.000 a Burinam per sostenere Prayuth e promettere maggiori finanziamenti statali per la regione.
Al di là dello stile populista, Prayuth ha avuto ampio successo nel reclutare membri importanti di altri partiti. Questo risultato può essere attribuito, in parte, alle pressioni esercitate dai militari e alla volontà dei politici di massimizzare le proprie opportunità nel servire il prossimo governo.
Inoltre, i politici hanno raggiunto i ranghi del Phalang Pracharat, partito pro-governo, per assicurarsi la sopravvivenza finanziaria, essendo quest’ultimo l’unico gruppo che possiede i finanziamenti e le posizioni governative per sostenere i propri candidati.
Durante il 2018, il partito ha continuamente rimandato le elezioni, forse per giustificare il divieto di attività politica.
Nel mese di novembre, qualche giorno prima della rimozione del divieto, il governo ha annunciato un grande piano di aiuti economici per i più poveri.
Altri benefici sono stati annunciati per gli anziani, i pensionati della funzione pubblica ed i proprietari delle abitazioni più povere. La commissione elettorale ha preso le parti del governo quando gli altri partiti hanno obbiettato che tali annunci erano volti ad influenzare il voto.
Le parti implicate nelle elezioni si possono dividere in tre gruppi. Il primo è la fazione pro-governo, capeggiata dal partito Phalang Pracharat, con il sostegno di circa 100 membri del parlamento.
Il secondo gruppo è il Pheu Thai ed il Thai Raksa Chat. Quest’ultimo è stato fondato per permettere la sopravvivenza del principale partito di opposizione e massimizzare la possibilità di guadagnare seggi.
Il terzo ed ultimo concorrente è il Democrat Part, guidato dall’ex primo ministro Abhisit Vejjajiva.
La possibilità che Prayuth estenda il proprio mandato, sembra il risultato più scontato sotto l’attuale sistema elettorale. Saranno i senatori, ampiamente a favore della giunta, a votare quale sarà il prossimo premier tailandese. Ciononostante, formare una maggioranza nella camera bassa potrebbe dimostrarsi complesso.
Mentre il Pheu Thai ha dimostrato grande abilità a mantenere i propri seggi, malgrado le defezioni, ripetere questo successo senza sostegno finanziario ed istituzionale potrebbe essere difficile.
La speranza del Democrat Party, invece, è quella di guadagnare abbastanza voti per essere il partito indispensabile sia al Pheu Thai che al Phalang Pracharat per formare una coalizione.
Se Prayuth dovesse effettivamente rimanere a capo del governo, dovrà dimostrare altre abilità e talenti nel governare il paese. Per la prima volta troverà davanti a sé una forza di opposizione e dovrà effettivamente guidare un partito i cui membri possiedono poco in comune se non la volontà di essere al governo. In questo ambiente, Prayuth potrebbe aver bisogno di maggior consultazioni.
Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2019/01/thailands-elections-in-2019-will-test-prayuths-political-strategy/
30 dicembre, Birmania – Scontro tra Suu Kyi ed i militari per la riforma costituzionale
Il National League for Democracy (NLD), partito di maggioranza, si è scontrato con il potere militare nel tentativo di modificare la costituzione del paese. Secondo la formazione politica guidata da Aung San Suu Kyi, la costituzione non è “allineata su un sistema democratico” e la “volontà del popolo” non dev’essere ignorata. Il partito di governo possiede una larga maggioranza in entrambe le camere e la riforma costituzionale era stato uno dei suoi cavalli di battaglia durante le elezioni.
In parlamento si è tenuto un primo voto riguardante la creazione di un comitato per la riforma, approvato quasi all’unanimità vista l’astensione dei militari. Secondo brigadiere generale Maing Maung, il NLD non ha rispettato la legge ma ha dichiarato che “non diciamo che non ammenderemo [la costituzione]”. L’attuale costituzione redatta nel 2008 sotto la dittatura militare garantisce all’esercito un quarto dei seggi in parlamento e di fatto il potere di veto su qualsiasi modifica.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/suu-kyis-nld-clashes-with-military-over-constitution-reform
31 gennaio, Malesia – La Cina propone di dimezzare il prezzo dell’East Coast Rail Line
Il governo cinese avrebbe proposto di dimezzare il prezzo dell’East Coast Rail Line, un immenso progetto infrastrutturale finanziato da Pechino. L’offerta cinese è arrivata dopo il rifiuto del nuovo governo malese di garantire l’accordo stretto tra la precedente amministrazione e lo stato comunista. Il primo ministro Mahathir ha ripetutamente dichiarato che il suo paese non si può permettere questo progetto faraonico.
Non è chiaro se il governo malese accetterà la proposta. Il premier ha dichiarato che il progetto è stato definitivamente cancellato, tuttavia il ministro delle finanze Lim Guan Eng ha dichiarato di proseguire le negoziazioni.
Secondo una fonte le discussioni sono complicate dal fatto che numerosi parti sono coinvolte, “ognuna ha il proprio agenda e vede il progetto in maniera diversa… è una situazione molto particolare”. A dimostrare quanto sia intricata la situazione il governo malese ha deciso di non comunicare più sulla vicenda.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/china-offered-to-nearly-halve-cost-of-malaysias-20-bln-rail-project
1 febbraio, Birmania – La Birmania prossimo oggetto della rivalità tra Cina e Giappone
La Birmania ha ufficialmente autorizzato l’uso delle valute cinesi e giapponesi per il saldo di pagamenti internazionali. La decisione della banca centrale birmana serve ad incoraggiare gli investimenti esteri dopo anni di sanzioni economiche e cattiva amministrazione. Gli Stati Uniti hanno recentemente deciso imporre nuove sanzioni dopo lo scandalo dovuto al trattamento della minoranza Rohingya.
Secondo Dane Chamorro, membro del gruppo di consulenza Control Risks “I soldi proverranno dalla Cina, Giappone e Corea”. Pechino ha già invitato la Birmania a partecipare al suo faraonico progetto “Belt and Road Initiative”, i due paesi costruiranno un porto di acque profonde a Kyaukpyu per un valore complessivo di 7.3 miliardi di dollari. Inoltre, la Cina è il maggior partner economico del paese, con degli scambi ad altezza di 700 milioni di dollari.
Il Giappone rappresenta un altro investitore di peso nel paese e presente sin dalla fine del dominio coloniale britannico, cioè il 1940. Le compagnie nipponiche godono di ottima reputazione, “sono viste come dei liberatori dalla colonizzazione” ha dichiarato Chamorro. Secondo quest’ultimo la Birmania ha capito di trovarsi al centro di un’importante sfida geopolitica e cerca di capitalizzare il più possibile su questa situazione.
Fonte: South China Morning Post
Link: https://www.scmp.com/economy/china-economy/article/2184541/next-stop-myanmar-china-japan-rivalry-frontier-market-opens
2 febbraio, Thailandia – Il governo si scusa per l’inquinamento atmosferico
Il governo tailandese si è scusato per l’inquinamento atmosferico che continua a perturbare la vita quotidiana, così come la salute, degli abitanti di Bangkok. Nel mese di dicembre l’inquinamento atmosferico ha superato la soglia dei 2.5PM di particelle fini, considerata come cancerogena dall’Organizzazione mondiale per la sanità, quasi giornalmente. Numerosi abitanti della capitale si sono lamentati sui social network e in numerosi casi dichiarato avere problemi respiratori.
Perciò il governo ha adottato una serie di misure per combattere l’inquinamento. I funzionari statali hanno iniziato vietare i veicoli più inquinanti e far rispettare il divieto di fuochi selvaggi. Inoltre, sono state effettuate numerose ispezioni nelle fabbriche e zone industriali per assicurarsi che nessun fumo tossico venga rilasciato nell’aria.
Il premier Prayuth Chan-o-cha ha dichiarato che il governo sta lavorando a numerose soluzioni guardando anche al futuro. “Come soluzione di lungo termine miglioreremo il sistema di trasporti pubblici, qualità del carburante e dei gas di scarico. Avremo anche più stazioni di benzina che offrono benzina eco-friendly ed inizieremo a promuovere veicoli elettrici ed ibridi” ha dichiarato il primo ministro.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/thai-government-apologises-for-bangkoks-suffocating-hazardous-smog
3 febbraio, Filippine – 8 morti in uno scontro tra militari e ribelli di Abu Sayyaf
Un “feroce scontro armato” ha ucciso 5 soldati filippini e 3 ribelli del gruppo terroristico Abu Sayyaf. Il gruppo sarebbe responsabile dell’attentato nella cattedrale che ha ucciso 21 persone e ferite un centinaio.
È stato un intenso scontro armato” ha dichiarato un portavoce dell’esercito, “è andato avanti per quasi due ore” che ha visto affrontarsi un intero battaglione contro circa 150 militanti islamisti. Secondo alcune stime, il gruppo conterebbe 400 militanti tra i propri ranghi.
Fonte: South China Morning Post
Link: https://www.scmp.com/news/asia/southeast-asia/article/2184830/eight-killed-jolo-after-fierce-firefight-between-philippine
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