Rassegna settimanale 14 – 20 gennaio 2019: Africa Subsahariana
14 gennaio, Zimbabwe – Proteste contro l’aumento del costo del carburante
Sono iniziate le proteste nel Paese contro l’aumento del 150% del prezzo del carburante deciso dal presidente Emmerson Mnangagwa. Lo Zimbabwe stava già attraversando un periodo di pesante carenza di cibo, beni di prima necessità e cibo importato. Tante le persone rimaste uccise e almeno 200 le persone arrestate dalla polizia dall’inizio delle proteste contro l’aumento del costo della vita. Gli scontri si sono concentrati ad Harare, la capitale, oltre a Bulawayo, Chitungwiza e Mabvuku dove sono state registrate il maggior numero di vittime.
Fonte: The Guardian
15 gennaio, Costa d’Avorio – Rilasciato per insufficienza di prove Laurent Gbagbo
L’ex Presidente della Costa d’Avorio sta per essere rilasciato dopo che la Corte Internazionale di giustizia dell’Aja ha fatto cadere le accuse di crimini contro l’umanità. I crimini sarebbero avvenuti nel corso della crisi post-elettorale del 2010-2011, che provocò tremila morti e mezzo milione di profughi. “Le prove erano insufficienti per arrivare a una condanna” afferma Cuno Tarfusser, uno dei diciotto procuratori della Corte penale internazionale (Cpi), e presidente del processo contro Laurent Gbagbo. La Corte ha dichiarato per Laurent Gbagbo e il suo ministro della gioventù Charles Blé Goudé l’assoluzione “da tutte le accuse di crimini contro l’umanità”. Il procuratore generale della Corte penale Fatou Bensouda ha annunciato che farà ricorso: “Ci tengo a sottolineare – ha dichiarato – che le nostre indagini proseguono in Costa d’Avorio” e che nelle indagini si farà carico anche del massacro a Duékoué nel marzo del 2011 in cui sono morte 800 persone.
Nel 2011 Gbagbo aveva rifiutato di cedere il potere ad Alassane Ouattara, l’attuale Presidente, innescando un periodo di violenze inaudite che hanno causato la morte di 3000 persone. Dopo l’arrivo delle truppe francesi e dell’ONU Gbagbo è stato imprigionato. La Corte viene accusata sia di non riuscire ad esser incisiva nei confronti di Gbagbo, sia nei confronti di Ouattara, accusato anch’esso di violenze, crimini e abusi.
Fonte: The Guardian
16 gennaio, Zimbabwe: Arresti e le violenze contro i protestanti
La polizia dello Zimbabwe ha arrestato ad Harare Evan Mawarire, un popolare pastore e attivista locale, con l’accusa di essere stato tra i promotori delle proteste. Mawarire, noto per il suo impegno per il rispetto dei diritti civili, aveva già organizzato manifestazioni contro l’ex dittatore Robert Mugabe. Ci sarebbero stati anche altri arresti durante le proteste di questi giorni, come alcuni esponenti del partito dell’opposizione MDC, come dichiara il portavoce Nkululeko Sibanda. L’arresto del pastore rientra nei più dei 600 arresti compiuti dalla polizia dello Zimbabwe, che armata di fucili AK-47 sta duramente cercando di fermare i protestanti. Un gruppo di dottori ha dichiarato di aver curato più di 60 civili con ferite da arma da fuoco in quella che sembra sempre più una “crisi dei diritti umani”. Il President Emmerson Mnangagwa ha dichiarato di riconoscere il diritto di protesta e di capire “il dolore e la frustrazione” ma sembra essere comunque dalla parte delle autorità militari.
Fonte: AP News
Link: https://apnews.com/450ee59f2a654058827012cf41abb71f
17 gennaio, Sudan – Continuano le proteste contro Omar al-Bashir
In Sudan migliaia di persone sono scese nelle piazze di tutte le città del Paese a protestare contro il governo di Omar al-Bashir e contro l’aumento dei prezzi di beni di prima necessità. Giovedì è stata una delle giornate più violente dall’inizio delle proteste. Sarebbero almeno 13 le città interessate dalle proteste, da Atbara dove sono cominciate, a Port Sudan fino alla regione del Darfur. Decine sono state le vittime e migliaia gli arresti, tra cui attivisti dei diritti umani come Salih Mahmoud Osman. I manifestanti sarebbero stati colpiti con proiettili di gomma, fermati con tir incendiati, continui posti di blocchi che hanno ritardato persino il trasporto in ospedale dei feriti.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha dichiarato di esser molto preoccupata per l’eccessivo uso della forza da parte delle forze di sicurezza sudanesi.
Fonte: The Guardian
19 gennaio, Camerun – Negato l’accesso a rifugiati e perseguitati da Boko Haram
Le Nazioni Unite, attraverso le parole di Filippo Grandi, l’Alto Commissario delle NU per i Rifugiati, si sono dette “estremamente allarmate” per il fatto il Camerun abbia respinto migliaia di rifugiati che stavano scappando da Boko Haram perché “questo gesto mette la vita di migliaia di rifugiati a rischio”. Il Camerun ha costretto questa settimana diverse migliaia di persone a tornare in Nigeria. “Mi appello al Camerun perché continui a tenere le sue porte aperte e la sua politica di ospitalità” ha esortato Grandi.
Il Camerun ospita sul proprio territorio 370.000 rifugiati, di cui 100,000 dalla Nigeria, secondo l’UNHCR. Questo mese, più di 9000 persone sono arrivate in Camerun dopo un grave attacco ad una base militare e ad una struttura per aiuti umanitari nella città di Rann. L’attacco è stato attribuito a l’Islamic State West Africa Province (ISWAP) fazione di Boko Haram.
Fonte: The Guardian
Somalia – Attacco americano uccide 52 militanti di Al-Shabaab
In Somalia cinquantadue militanti somali di al-Shabaab sono rimasti uccisi da un raid aereo dell’esercito statunitense in risposta ad un attacco inflitto dai jihadisti contro soldati somali ed etiopi. Il raid è avvenuto a Jilib nella regione del Medio Juba.
Al-Shabaab controlla una larga parte del Somalia centrale e meridionale, la parte più agricola del Paese, e continua a portare avanti attacchi pericolosi nella capitale, Mogadiscio e nel resto del Paese. Il gruppo ha reclamato la responsabilità per l’attacco mortale inflitto martedì al complesso hotel di lusso a Nairobi, in Kenya.
Fonte: The Guardian
Link: https://www.theguardian.com/world/2019/jan/19/us-airstrike-somalia-kills-52-al-shabaab-fighters
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