Rassegna settimanale 5 – 11 novembre 2018: Sud-est asiatico
5 novembre, Indonesia – I parenti delle vittime del volo Lion Air attendono risposte
Le famiglie delle 189 vittime del volo Lion Air schiantatosi al largo di Jakarta, esigono delle risposte sulle circostanze dell’incidente. Ciò che suscita maggiore incomprensione è il motivo per il quale l’aereo sia stato dichiarato idoneo al volo.
Nel frattempo, le autorità hanno esteso di tre giorni le ricerche delle vittime e la seconda scatola nera. Sono stati mobilitati 151 sommozzatori, cinque elicotteri e 61 navi. Ad oggi sono stati ritrovati i resti di 138 dei passeggeri anche se solo 14 vittime sono state identificate.
L’Indonesia è uno dei paesi con la maggiore crescita del mercato aereo, la sicurezza dei suoi voli è stata però seriamente messa in dubbio. Dal 2012 al 2017 sono stati registrati 137 incidenti gravi. La compagnia Lion Air, fondata nel 1999, è stata coinvolta in 15 incidenti e messa sotto restrizioni da parte delle autorità internazionali.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/tearful-relatives-of-indonesia-jet-crash-victims-demand-answers
6 novembre, Birmania – Facebook al lavoro per le prossime elezioni birmane
Le elezioni birmane del 2020 saranno probabilmente un periodo delicato per tutto ciò che riguarda i discorsi sull’odio e le molestie. Secondo uno studio indipendente commissionato da Facebook e condotto dalla Business for Social Responsability (BSR), la piattaforma online dovrebbe prepararsi da oggi a combattere questi fenomeni. Facebook è stato più volte accusato di aver fatto veicolare discorsi d’odio nei confronti dei Rohingya e sarebbe in parte responsabile del genocidio.
Il social network rimane la prima fonte di informazione in un paese dove l’alfabetizzazione digitale rimane bassa. “Il governo, i militari ed i buddisti nazionalisti si stanno dimostrando sempre più abili nel prendere di mira i leader della società civile, attivisti e gruppi per i diritti umani malgrado il miglioramento delle capacità di sorveglianza messe in atto da Facebook”. Dal mese di agosto il sito ha escluso 20 personaggi di alto rango, incluso il capo dell’esercito Min Aung Hlaing, dal pubblicare sulla propria piattaforma.
“Sappiamo che dobbiamo fare di più per essere sicuri di essere un motore positivo in Birmania e in altri paesi che stanno attraversando crisi importanti” ha dichiarato la policy manager di Facebook. Il sito ha recentemente reclutato 99 madre lingua birmani per monitorare i contenuti pubblicati nel paese. Dal mese di agosto a settembre sono stati eliminati oltre 64.000 elementi considerati come portatori di discorsi d’odio.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/facebook-should-take-action-now-as-myanmars-2020-election-is-a-likely-flashpoint-report
7 novembre, Cambogia – Una task force per dialogare con i gruppi della società civile
Il primo ministro cambogiano Hun Sen ha dichiarato di aver creato una task force per dialogare con i gruppi della società civile. Nel suo annuncio, il premier ha dichiarato che il ruolo di questo comitato sarà di “raccogliere informazioni, studiare le proposte e condividere le idee con il governo, ministeri ed il personale rilevante per risolvere questi problemi.”
Questa dichiarazione avviene dopo la visita dell’inviata delle Nazioni Unite Rhona Smith, in missione per monitorare la situazione dopo numerose critiche da parte dei paesi occidentali. L’Unione Europea aveva fatto sapere al governo cambogiano che se la repressione fosse andata avanti, avrebbe sospeso gli accordi economici ed imposto sanzioni economiche.
I dati dell’UE riportano che le esportazioni cambogiane verso l’Europa rappresentano quasi 6 miliardi di dollari all’anno. Le industrie del tessile e dell’abbigliamento, circa 40 percento del PIL del paese, sarebbero particolarmente colpite da queste sanzioni.
Secondo alcuni gruppi della società civile queste dichiarazioni servirebbero solo ad allentare la pressione internazionale e la task force sarebbe effettiva solo le proposte date al governo fossero prese in considerazione.
Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2018/11/cambodias-hun-sen-orders-task-force-for-civil-society-groups/
8 novembre, Tailandia – Il clan Shinawatra forma un nuovo partito politico
I famigliari e gli alleati dei premier Thaksin Shinawatra, e di sua sorella Yingluck, hanno formato un nuovo partito per le prossime elezioni tailandesi. La giunta militare ha promesso di organizzare le elezioni tra il mese di febbraio e maggio, dopo aver rimandato la data per oltre 3 anni.
Secondo le proiezioni, le elezioni vedranno affrontarsi i sostenitori della giunta militare e delle forze monarchiche e populiste. In passato, i partiti legati al nome Shinawatra hanno vinto ogni elezione, il risultato potrebbe essere diverso questa volta. Difatti, il governo militare ha ampiamente rivisto il processo elettorale e diminuito i numeri di seggi disponibili nelle regioni a loro sfavorevoli.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/shinawatra-clan-allies-form-new-party-ahead-of-thai-elections
9 novembre, Filippine – Imelda Marcos condannata per corruzione
Imelda Marcos, vedova del dittatore filippino Ferdinand Marcos, nonché ex first lady del paese, è stata condannata a 42 anni di carcere per corruzione. Secondo l’inchiesta la donna avrebbe nascosto oltre 650 milioni di dollari in Svizzera. All’ottantanovenne è stata inoltre vietato di coprire qualsiasi tipo di incarico pubblico. La donna si era candidata alle elezioni governatoriali nella provincia di Ilocos Norte, un’area altamente fedele ai Marcos.
Marcos è stata autorizzata a pagare la sua cauzione e ha lasciato il tribunale dopo aver dichiarato che avrebbe fatto appello. Ferdinand Marcos è noto per aver governato il paese con un pugno di ferro e aver accumulato circa 10 miliardi di dollari negli anni della sua presidenza prima di essere deposto da un colpo di stato nel 1986. In questo contesto, fece scalpore la notizia della scoperta da parte dei militari, di oltre 1.200 paia di scarpe appartenenti alla first lady.
Il presidente Duterte, vicino alla famiglia Marcos e ammiratore dell’ex dittatore, ha dichiarato tramite il suo portavoce “l’esecutivo non può interferire o influenzare l’operato di un altro ramo del governo”.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/former-philippine-first-lady-imelda-marcos-faces-jail-after-being-found-guilty-of-graft
10 novembre, Birmania – Il governo ritira le denunce contro tre giornalisti
Il governo birmano ha dichiarato di ritirare la denuncia sporta contro i tre giornalisti che si erano dimostrati critici di alcune misure economiche del governo della città di Yangon. I direttori esecutivi del gruppo Eleven Media Group Kyaw Zaw Lin e Nayi Min, così come il capo reporter Phyo Wai Win, erano stati incolpati di aver fatto circolare informazioni che avrebbero causato “panico nei confronti del pubblico”.
Il caso aveva scatenato un’ondata di condanne internazionali e aumentato la pressione sul governo birmano, già alta per via del genocidio Rohingya e dell’arresto di due giornalisti della Reuters.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/yangon-drops-case-against-myanmar-journalists
11 novembre, Filippine – Residui di forze terroriste sull’isola di Mindanao
La minaccia dello Stato Islamico sta nuovamente crescendo nelle Filippine. Secondo alcune stime sarebbero tra 40 e 100 i foreign fighters nel paese, e si starebbero organizzando tra i diversi gruppi associati all’ISIS.
A maggio Mindanao è stata presa di mira da quasi 1.000 ribelli dello Stato Islamico che avevano momentaneamente assunto il controllo della città. Ci vollero cinque mesi di assedio da parte dell’esercito e 1.200 morti per liberare la città.
Un anno dopo la liberazione di Marawi, il professore Rommel Banloi, direttore del Philippine Institute for Peace, Violence and Terrorism Research, ha dichiarato che potrebbero essere circa un centinaio i foreign fighters presenti sull’isola – una combinazione tra i superstiti dell’assedio e forze nuove – che vorrebbero ristabilire il califfato nel sud est asiatico.
Secondo Banlaoi i combattenti proverrebbero da Indonesia, Malesia, Pakistan, Bangladesh ed alcuni paesi del Medio Oriente.
Un alto ufficiale dell’intelligence filippina ha fornito dei dati che si avvicinano a quelli di Banlaoi. “Ci sono circa 40 foreign fighters rimasti nel paese, ma altri 40 sono sotto controllo dei servizi segreti”.
È risaputo che la presenza di numerosi foreign fighters sia un elemento galvanizzante per i gruppi terroristi locali e ci sono crescenti preoccupazioni che tentino nuovamente di proclamare un califfato nell’area.
La minacciata è anche accentuata da quello che sembra esser stato un attentato suicida di un marocchino nel mese di luglio che ha ucciso 11 persone. L’attacco è stato rivendicato dall’ISIS.
Sarebbe anche in netto aumento il sostegno da parte della popolazione locale per i gruppi affiliati allo Stato Islamico, molti dei quali ancora sfollati dopo il conflitto di Marawi o disillusi da un governo corrotto e dalle ripetute promesse di concedere maggior indipendenza all’isola.
Fonte: The Guardian
Link: https://www.theguardian.com/world/2018/nov/11/philippines-scores-of-islamic-state-fighters-on-mindanao-island
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