Rassegna settimanale 8 – 14 ottobre 2018: Sudest asiatico
8 ottobre, Laos – Il treno delle opportunità: collegamento ferroviario tra Laos e Cina
Il Laos sta affrettando la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità che collegherà il paese con la Cina.
La linea partirà dal confine cinese nella provincia settentrionale di Luang Namtha, fino alla capitale Vientiane, essa rappresenterà un punto chiave del trasporto terrestre e sarà operativa in due anni.
Sono molte le aspettative, avendo il Laos da molti decenni l’ambizione di trasformarsi da un paese senza sbocco sul mare, ad una terra di collegamento per la regione, creando così le condizioni favorevoli per una crescita della prosperità.
La nazione si colloca tra le più grandi economie in crescita dell’Asia e dell’Asean, come Cina, Tailandia, Malesia e Singapore.
Nonostante ci siano buoni esempi di paesi che sfruttano con successo la loro posizione geografica come centri di transito, ad esempio Singapore, l’opinione pubblica non è certa di come il Laos possa beneficiare di una tale posizione.
Fonte: The Straits Times
9 ottobre, Tailandia, Malesia, Filippine – I tre paesi asiatici in corsa per la legalizzazione della marijuana a scopo medico
L’Asia è notoriamente la regione al mondo dove le leggi sulle droghe sono tra le più severe e per traffico di narcotici illeciti, si può essere condannati alla pena di morte. Questo rigore risale all’inizio del secolo scorso, con la conferenza sull’oppio a Shanghai, è stato istituito il Opium Advisory Committee ed il Permanent Central Opium Board che ha modellato le attuali normative sulle sostanze psicotrope.
In occidente, i progressi in campo medico, hanno permesso la scoperta dei benefici terapeutici della marijuana, utilizzati nella cura dell’AIDS/HIV, del cancro, del glaucoma ed altre patologie; è per questo motivo che alcuni paesi del Sud Est Asiatico, sono anch’essi in corsa per la legalizzazione della cannabis a scopo medico.
Tailandia
In Tailandia si discute la possibile legalizzazione della cannabis terapeutica dal 2016, e tale possibilità ha già ricevuto il consenso di quattro agenzie governative.
La proposta ha anche suscitato il consenso popolare, con un risultato nei sondaggi del “sì” nell’80 percento dei casi, anche per rendere legale la marijuana a scopo ricreativo.
Attualmente la legge del paese prevede cinque anni di prigione e/o il pagamento di 2,800 dollari di multa per il possesso di marijuana e un anno di prigione e/o 579 dollari di multa per il consumo.
Malesia
Nonostante la reputazione di tolleranza zero per il narco traffico, alcune settimane fa il governo ha dichiarato che ha iniziato un dialogo informale sull’argomento, a seguito dell’accendersi dell’opinione pubblica sul caso di Muhammad Lukman. L’uomo, padre di famiglia, distribuiva a malati di cancro olio alla cannabis.
Secondo la il Dangerous Drugs Act del 1952, gli individui catturati con 200 grammi o più di marijuana, possono essere accusati di traffico di droga, che porta successivamente alla pena di morte.
Filippine
Nonostante la sanguinosa guerra alla droga del presidente filippino Duterte, il comitato della salute del paese ha avvallato in marzo la legalizzazione della marijuana a scopo medico.
Sarà l’House Bill a stabilire le regole dell’uso proprio, a qualificare i tipi di cannabis ed a fornire ai pazienti bisognosi una carta di riconoscimento.
In passato la marijuana terapeutica non era vista di buon occhio dai leader filippini, ma molti sono positivi che la leggi passi con Rodrigo Duterte al potere.
Fonte: Asian Correspondent
10 ottobre, Birmania – Arrestati tre giornalisti in Birmania per offesa al governo di Yangon
La polizia birmana ha arrestato tre giornalisti della Eleven Media Group, accusati di aver mostrato mancanza di rispetto nei confronti del governo regionale di Yangon. L’articolo in questione, pubblicato lunedì, include citazioni dei legislatori che fanno accrescere domande sulle spese pubbliche, inclusa una revisione dei trasporti nel fulcro commerciale del paese.
“Sono accusati di aver violato l’articolo 505(b) e non possono richiedere la libertà provvisoria”, ha dichiarato Kyi Myint, uno dei rappresentanti legali degli uomini. “Non c’è libertà di stampa”, ha aggiunto l’uomo, e che la Birmania ha aspettato decenni un governo democratico ma “guardate la situazione adesso”.
L’arresto segue la sentenza di agosto di Wa Lone e Kyaw Soe Oo, i due giornalisti della Reuters condannati a sette anni di prigione per aver violato segreti di stato.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/three-journalists-arrested-over-disrespect-to-yangon-govt
11 ottobre, Singapore, Brunei, Vietnam, Filippine, Tailandia, Indonesia – Come la pena di morte è applicata nei paesi del Sud Est Asiatico
Il governo malese ha annunciato la decisione di voler abolire la pena di morte per tutti i crimini, aggiungendosi così alla lista di 106 paesi che si sono lasciati alle spalle questa pratica.
“La pena di morte in Malesia è stata per anni una macchia terribile sui verbali dei diritti umani. In Malesia i condannati a morte sono spesso tenuti crudelmente all’oscuro sui risultati dei loro appelli per la clemenza ed informati della loro esecuzione sono pochi giorni o poche ore prima che succeda”, ha dichiarato Kumi Naidoo, il segretario generale di Amnesty International.
Secondo Amnesty, 93 esecuzioni avvenute nel 2017 sono avvenute tutte nell’area dell’Asia e del Pacifico, non contando tutte le esecuzioni che si pensa avvengano in Cina.
Dunque, come viene applicata la pena di morte nei paesi del Sud Est Asiatico?
Singapore
Singapore ha raddoppiato il numero di esecuzioni lo scorso anno, tutti i condannati erano correlati a crimini della droga.
Kirsten Han, co-fondatrice del gruppo di sostegno contro la pena di morte, ha dichiarato: “dubito che l’abolizione della pena di morte in Malesia abbia un qualunque immediato, o a breve termine, effetto sul regime di punizioni capitali in Singapore, essendo praticamente uno dei pilastri del nostro sistema di giustizia criminale”.
Brunei
Nonostante l’impiccagione sia una forma di punizione riconosciuta nei Brunei, il paese è largamente di natura abolizionista per quanto riguarda le pene capitali.
I crimini per il quale segue la pena di morte sono: assassinio, terrorismo, traffici di droga, istigamento al suicidio, rapimento, tradimento, ammutinamento e falsa testimonianza, ma nessuna esecuzione è avvenuta nei Brunei dal 1957.
Nonostante questo, nel 2014, il paese a maggioranza musulmana, ha adattato la legge della Sharia nel sistema di giustizia imponendo la lapidazione per l’adulterio, la sodomia, lo stupro, l’apostasia, la blasfemia e per gli insulti verso l’Islam.
Vietnam
Il Vietnam è largamente conservatore per quanto riguarda le punizioni capitali e per molti anni il metodo di esecuzione era la fucilazione davanti ad un plotone d’esecuzione. Dal giugno 2010, il Vietnam’s National Assembly ha votato per sostituire questa pratica con l’iniezione letale, un metodo considerato più umano.
Nonostante questo, per la mancanza della sostanza, l’assemblea nazionale sta pensando di reintrodurre l’esecuzione per fucilazione.
Filippine
Secondo Amnesty International, lo scorso anno il governo filippino si è messo in moto per rinnovare la pena di morte, mettendo il paese su un “sentiero pericoloso in fragrante violazione” delle sue obbligazioni legali internazionali.
Il progetto di legge, che ha ottenuto l’approvazione, è una bozza della versione originale ed è stato deciso di escludere dalla pena capitale crimini come lo stupro, il rapimento per riscatto ed il saccheggiamento.
Dal 2016 nelle Filippine, anno della presa al potere di Duterte, ci cono state più di 8,000 morti, molti dei quali hanno ricevuto esecuzioni extragiudiziali durante la “guerra alla droga”.
Tailandia
Dopo nove anni di moratoria, le autorità tailandesi hanno giustiziato in giugno un ventiseienne con l’iniezione letale, la prima esecuzione dal 2009.
La condanna a morte dell’uomo, accusato di omicidio sei anni prima, riflette la posizione delle autorità del paese concentrate sul “proteggere la società, piuttosto che i diritti e le libertà dei trasgressori”, facendo così passare il messaggio che i crimini gravi sono puniti severamente.
“La ripresa in Tailandia della pena di morte, segna un passo indietro per i diritti umani”, ha dichiarato Brad Adams, direttore dell’Human Rights Watch per l’Asia.
Secondo il Dipartimento Penitenziario, da aprile ci sono stati 517 prigionieri nel braccio della morte in Tailandia, la maggior parte accusati di crimini correlati alla droga.
Indonesia
In Indonesia l’85% della popolazione supporta la pena di morte per i trafficanti di droga.
I prigionieri sono giustiziati per fucilazione e sono informati della pena soltanto 72 ore in anticipo.
Nonostante moratorie passate ed un forte criticismo internazionale, le punizioni capitali sono uno dei tratti distintivi della presidenza di Jokowi, convinto che questo tipo di pena sia giusto per i narco trafficanti in quanto distruttori del futuro della nazione, rifiutando anche la clemenza per i trasgressori stranieri.
A seguito di pressione dell’opinione pubblica, in maggio 2016 il presidente indonesiano ha introdotto la pena di morte e la castrazione chimica anche per i pedofili.
Fonte: Asian Correspondent
12 ottobre, Asean – I leader dell’Asean promettono di mantenere un sistema di scambi multilaterali
L’Asean rimane legato alla promessa di mantenere il sistema di scambi multilaterali, esso servirà ad assicurare la crescita economica della regione senza che alcun paese venga lasciato indietro in questa marcia verso il progresso.
L’accorpamento dei dieci membri, che ha sperimentato negli anni passati dispute e protezionismo crescente, ha supportato a gran voce un commercio libero e aperto nella giornata di ieri a Bali.
L’Asean lancerà inoltre una sfida nel campo dello sviluppo sostenibile che spazierà dalla ristrutturazione e integrazione economica, all’accelerazione dell’urbanizzazione e all’invecchiamento demografico.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/asean-leaders-vow-to-uphold-multilateral-trade-system
13 ottobre, Malesia – Anwar Ibrahim vince le elezioni a Port Dickson con 72% di consensi
Il politico malese Anwar Ibrahim ha vinto le elezioni a Port Dickson raccogliendo il 72% dei voti. Il settantunenne ex vice primo ministro, e de facto leader del Paktan Harapan, si avvicina così alla possibilità di diventare l’ottavo primo ministro malese.
“Anwar entrerà in parlamento con la sua reputazione di Primo Ministro in attesa intatta. Verrà visto come un pezzo grosso e sarà sulla buona strada per prendere il posto di Tun Mahathir in due anni”, ha dichiarato un’analista politico
Link: The Straits Times
14 ottobre, Indonesia – Banca Mondiale offre 1.4 miliardi dollari per aiutare l’Indonesia
La Banca Mondiale ha offerto all’Indonesia circa un miliardo di dollari di finanziamenti per promuovere il ricovero e la ricostruzione del paese dopo gli ultimi disastri naturali. Cinque milioni verranno invece riservati per l’assistenza tecnica per aiutare la pianificazione di queste operazioni.
L’Indonesia si posizione nella Cintura di Fuoco del Pacifico, area particolarmente coinvolta in terremoti ed eruzioni vulcaniche.
Fonte: The Straits Times
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