Rassegna settimanale 7-13 maggio 2018: Sud est asiatico
7 maggio, Malesia – Gli ultimi spostamenti per i due canditati
La campagna elettorale malese sta arrivando alla sua conclusione e i due canditati hanno eseguito i loro ultimi spostamenti. Il premier uscente, Najib Razak, a capo della coalizione di governo Barisan Nasional si è recato nelle circoscrizioni di Penang e Perak. Il primo ministro si è recato su luoghi estremamente simbolici, dove sono in corso imponenti lavori pubblici come delle cliniche e dighe per dimostrare l’operato del suo governo. La sua campagna elettorale si è infatti rivolta in gran parte sul dimostrare come i suoi nove anni di governo abbiano aiutato l’innalzamento del tenore di vita.
L’opponente del primo ministro, Mahathir Mohamad, un veterano della politica malese di più di novant’anni, già ministro e primo ministro. Mahathir è stato per la maggior parte della sua carriera politica uno degli esponenti di spicco del partito Umno, a capo della coalizione di governo Barisan Nasional. Il politico novantenne si è recato in numerose aree del paese ma si è concentrato sugli elettori del Parti Islam SeMalysia, il partito islamista radicale del paese che rappresenta un’importante riserva di voti.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/all-out-bid-by-leaders-for-votes-in-tight-malaysia-polls-0
8 maggio, Indonesia – Per le prossime elezioni presidenziali potrebbe esserci solo un candidato
Secondo numerosi osservatori, non sarebbe impossibile che il presidente uscente Joko Widodo, sia l’unico candidato per le prossime elezioni presidenziali del paese. Mentre l’oppositori di Widodo nelle ultime elezioni, il generale Prabowo Subianto ha accettato la nomination del proprio partito, non è sicuro che possa presentarsi alle elezioni.
Secondo il funzionamento relativamente complesso di nomina dei candidati per la campagna presidenziale il rischio che ciò accada è serio. Un partito o una coalizione deve aver ottenuto almeno il 20 percento dei seggi in parlamento o 25 percento del voto popolare per nominare un candidato. Visto che Widodo è già sostenuto da 5 dei 10 partiti in parlamento, il generale Subianto può contare ad oggi su solo 13 percento dei seggi. Il generale dovrà quindi convincere praticamente tutti i partiti rimanenti per ottenere una nomina.
La possibilità che il presidente uscente possa presentarsi da solo è visto come un grave rischio per la democrazia indonesiana. “Un tale scenario sarebbe una battuta d’arresto per la giovane democrazia indonesiana” ha dichiarato Hugo Brennan, un analista di Verisk Malecroft. In effetti questo implicherebbe meno incentivi per il presidente ad introdurre nuove ambiziose riforme, e potrebbe creare una situazione di stallo per l’economia del paese.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/indonesias-presidential-election-may-have-only-one-candidate
9 maggio, Malesia – Una vittoria di dimensioni storiche per l’opposizione
Mercoledì 9 maggio, la Malesia ha deciso di voltare una pagina storica durata 61 anni: la cocente sconfitta del UMNO, partito al potere dall’indipendenza del 1957, ha preso gli esperti e diplomatici alla sprovvista. Questo malgrado la credibilità del primo ministro uscente, Najib Razak, profondamente erosa dallo scandalo di corruzione nel quale è direttamente impegnato.
Durante i meeting della corta campagna elettorale, si sentiva che il vento stava girando: il ritorno in politica, ma questa volta dalla parte dell’opposizione, dell’ex-uomo forte del paese, Lahathir Mohamad, di cui Najib Razak fu uno dei protetti, aveva galvanizzato le folle. Comprese le folle della maggioranza musulmana, solitamente più incline a votare per il partito UMNO.
Mahathir, il novantaduenne veterano della politica malese, che fu primo ministro tra 1981 e 2003, è stato incaricato già la sera stessa. La federazione della Malesia è una monarchia costituzionale all’interno della quale i nove sultani diventano re del paese a rotazione ogni cinque anni. Indossando il vestito tradizionale, il nuovo primo ministro ha prestato giuramento davanti al re, il sultano Muhammad V, al palazzo nazionale.
L’opposizione, riunita sotto la coalizione Pakatan Harapan, di cui Mahathir era la figura di prua, ha guadagnato 113 dei 222 dei seggi al parlamento, mentre l’UMNO ed i suoi alleati, raggruppati sotto la coalizione di governo Barisan Nasional, è riuscito a conservare solo 79 seggi. Un’umiliazione per “Najib”, al potere da 9 anni.
Quest’ultimo aveva però fatto di tutto per assicurare la propria vittoria che poteva sembrare, negli ultimi giorni, delicata ma fattibile: una riorganizzazione delle circoscrizioni elettorali doveva tecnicamente avvantaggiare, ancora una volta, il partito UMNO. Per di più, organizzando le elezioni di mercoledì, il governo pensava che una parte degli elettori non si sarebbe spostata, in particolar modo quelli obbligati a spostarsi verso la loro città di origine per votare.
Per una volta, però, le manipolazioni di questo regime semi-democratico, dove gli oppositori sono solitamente i perdenti, non ha funzionato. “Vedrete, queste elezioni daranno luogo ad uno tsunami popolare in nostro favore” aveva predetto la scorsa settimana un membro dell’opposizione Lim Kit Siang.
Il giorno precedente al voto, era chiaro che un eventuale vittoria dell’opposizione sarebbe stata legata alla possibilità di convincere gli elettori malesi rurali di rinunciare al sostegno dell’UMNO. Sin dagli anni 1970, un sistema di discriminazione positiva nei confronti di tutti i Malesi “di origine” in una nazione multiculturale divisa tra le varie etnie.
La maggior parte degli elettori cinesi e indiani hanno questa volta abbandonato il poco sostegno che accordavano alla coalizione di governo. Inoltre, il fatto che Mahathir sia lui stesso un nazionalista malese musulmano rivendicato ha ovviamente pesato sulla vittoria della coalizione, che non poteva essere percepita come una “minaccia” per l’elettorato malese.
Due elementi possono spiegare la sconfitta della coalizione uscente, che aveva battuto i record mondiali di longevità per un partito al potere. Il capo del governo ha pagato caro lo scandalo finanziario del fondo sovrano 1MDB, uno scandalo nel quale è stato accusato di aver svuotato sul suo conto personale 546 milioni di euro. Che ha sempre negato. Senza convincere: lo scandalo avendo ramificazioni internazionali, la giustizia americana aveva praticamente designato, due anni fa, senza nominarlo esplicitamente ma evocando “l’ufficiale malese numero 1” in quanto ricevente di questa somma considerevole.
Fonte: Le Monde
Link: http://www.lemonde.fr/asie-pacifique/article/2018/05/09/malaisie-victoire-historique-de-l-opposition-aux-elections-legislatives_5296868_3216.html
10 maggio, Vietnam – Hanoi chiede a Pechino di rimuovere i sistemi missilistici nel Mar Cinese Meridionale
Il Vietnam ha lanciato un appello direttamente a Pechino per rimuovere il materiale militare cinese sulle isole contese del Mar Cinese Meridionale. Hanoi ha infatti dichiarato che queste basi militari siano una seria violazione della sovranità del paese e che i missili presenti una minaccia per il paese.
Il Mar Cinese Meridionale rappresenta è al centro di una controversia che implica la Cina e la maggior parte dei paesi del Sud est asiatico. La disputa gira attorno al controllo del mare, o almeno porzioni di esso, e delle sue isole.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/hanoi-tells-beijing-to-remove-missiles
11 maggio, Filippine – La corte suprema destituisce la presidente della corte suprema
La corte suprema filippina ha votato a favore della destituzione della presidente della corte suprema, ultimamente nota per essere stata designata in quanto “nemica” da parte del presidente Rodrigo Duterte. La decisione è stata raggiunta dopo una votazione che ha visto 8 giudici della corte suprema favorevoli alla destituzione e 6 contrari. È la prima che un tale evento accade nel paese.
La corte aveva dato 10 giorni a Maria Lourdes Sereno per spiegare perché non dovrebbe essere sanzionata dopo aver “diffamato” gli altri giudici della corte. La donna ha sempre rifiutato le accuse e ha dichiarato che avrebbe fatto appello. Dopo la decisione Sereno ha lanciato un appello ai suoi sostenitori per difendere la costituzione e lottare contro questa violazione. Numerosi membri dell’opposizione hanno criticato l’accaduto e hanno dichiarato che questo fosse un duro colpo alla democrazia del pese visto che la donna era una delle rare ad avere ancora il coraggio di criticare l’operato del presidente.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/philippine-supreme-court-removes-duterte-enemy-judge
12 maggio, Malesia – Najib si dimette dalla presidenza del partito UMNO e dalla leadership del Barisan Nasional
Il controverso ex primo ministro Razak Najib ha annunciato le proprie dimissioni in quanto leader della coalizione uscente Barisan Nasional (BN) e presidente dell’ex partito di maggioranza UMNO. “Umno ed il BN sono stati duramente sconfitti quindi, in quanto presidente umno e leader del BN, consegno le mie dimissioni. Chiunque sia il leader e viene sconfitto, ha la responsabilità di accettare tale sconfitta. La accetto a cuore aperto” ha dichiarato l’ex primo ministro.
L’ex vice primo ministro prenderà il seguito di Najib Razak, mentre il ministro della difesa del governo uscente prenderà il ruolo di vice nell’organigramma del partito. Il primo ministro aveva annunciato di voler lasciare brevemente il paese per un periodo di vacanze dopo la sconfitta elettorale, l’uscita dal paese gli è però stata negata del nuovo governo di Mahathir. Il nuovo governo sarebbe interessato a lanciare una grande inchiesta nei confronti del primo ministro uscente e le sue implicazioni nel massiccio caso di corruzione noto come 1MDB.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/former-malaysia-pm-najib-razak-steps-down-as-umno-president
13 maggio, Birmania – Nuovi scontri tra ribelli ed esercito causano la morte di 19 persone
Almeno 19 persone sono state uccise negli scontri tra l’esercito ed un gruppo di ribelli nello stato di Shan. Il gruppo Ta’ang National Liberation Army (TNLA) avrebbe lanciato un assalto contro le posizioni dell’esercito birmano a nord del paese. Le immagini e video degli scontri mostrano uomini armata che si spostano all’interno di un quartiere residenziale mentre i ribelli armati si mettono al riparo dietro ad alcune macchine.
Il portavoce del governo, Zaw Htay, ha dichiarato che tra i morti ci sono tre militari ed un poliziotto, e 15 civili innocenti. L’accaduto è stato definito come un episodio “terrorista”, “Attaccarsi a dei civili innocenti non fa parte di una lotta per chiedere dei diritti” ha dichiarato il portavoce, “E’ solo un attacco terroristico”. Il portavoce del gruppo TNLA ha invece ribadito aver attaccato degli avamposti militari e delle milizie.
Questi nuovi scontri si iscrivono all’interno di una serie di violenze e scontri tra l’esercito birmano e vari gruppi etnici, principalmente il gruppo Rohingya. Gli scontri hanno già causato oltre 700.000 rifugiati, scappati per la maggior parte in Bangladesh. L’esercito birmano è stato ripetutamente accusato di violazioni dei diritti umani, pulizia etnica e genocidio.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/19-killed-in-army-rebel-clashes-in-myanmar
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