Rassegna settimanale 23 – 29 aprile 2018: sud est asiatico
23 aprile, Birmania – La polizia ammette di aver incastrato i due giornalisti Reuters
Durante un udienza, la polizia ha ammesso di aver organizzato l’arresto dei due giornalisti Reuters Wa Lone e Kyaw Soe Oo. È stato il capitano Moe Yan Naing a fornire i dettagli sull’arresto del 12 dicembre. Il capitano ha dichiarato che il brigadiere generale Tin Ko Ko, a capo dell’inquiesta sui giornalisti, avrebbe ordinato alla polizia di “incastrare” i giornalisti.
Secondo il poliziotto, il suo superiore avrebbe “disonorato il governo (birmano) e creato incomprensione con la comunità internazionale”. Il poliziotto ha dichiarato di essere stato arrestato anche lui sin dal 12 dicembre e gli sarebbe stato chiesto di testimoniare contro i giornalisti. Inoltre, la famiglia di Naing sarebbe stata cacciata dalla loro residenza di servizio.
I due giornalisti stavano indagando sulla questione dei Rohingya e della repressione dell’esercito che spinto otre 700.000 persone in Bangladesh. Numerosi osservatori internazionali e capi di stato e di governo hanno condannato le violenze che hanno definito come pulizia etnica e genocidio.
Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2018/04/burma-police-officer-admits-reuters-reporters-were-set-up/#omQeV0MmHDEFWCoz.97
24 aprile, Filippine – Il metodo di governo di Duterte
Quasi due anni dopo l’insediamento di Rodrigo Duterte, il suo approccio al potere è diventato fin troppo familiare. Si basa principalmente sull’uso metodico di metodi coercitivi dello stato per intimmidire i dissidenti, critici, scettici, devianti e persone non cooperative che, secondo lui, non lo prendono sul serio.
È questo l’approccio che ha definito la sua guerra contro la droga, nella quale migliaia di sospettati sono stati uccisi senza vergogna durante le azioni di polizia. Questi brutali abusi di potere hanno creato abbastanza paura da portare centinaia di persone ad “arrendersi”, ed essere così imprigionate o monitorate e riabilitate.
Nei loro pensieri, essere inclusi nella lista di coloro che si sono arresi serve da polizza per evitare di rischiare la propria vita. Questo presupposto si è pero’ rivelato erroneo numerose volte.
L’uso di queste tattiche di paura e violenza non si è limitato soltanto alla guerra contro la droga. Duterte ha messo a tacere i suoi più tenaci oppositori mettendo in prigione la senatrice Leila de Lima con l’incredibile accusa di aver conspirato con i signori della droga per un gigantesco traffico di droga quand’era segretaria alla giustizia. Puntando direttamente la segretaria alla giustizia, Duterte ha mandato un’altro messaggio: non bisogna questionare o resistere alle sue decisioni.
Si è anche scagliato contro i grandi media attaccando i report e articoli “partigiani” del Philippine Daily Inquirer, ABS-CBN e del giornale online Rappler. Le cose, però, non si fermano qua. Ha continuato le proprie accuse putantando direttamente il dito contro i loro debiti in quanto entità commerciali, piuttosto che metterle in causa in quanto agenzie di informazione.
Infatti, il presidente ha chiesto al mondo degli affari di denunciare, a quanto pare senza alcuna giustificazione, l’uomo d’affari Roberto Ongpin – un magnate nell’industria del gioco. Ongpin ha successivamente venduto le sue azioni ad altri investitori senza aver capito fino in fondo cosa gli fosse stato rimproverato.
In un paese dove le procedure legali e le regolamentazioni sono soggette ad interpretazioni piuttosto creative, e dove l’osservanza della legge è viene spesso negoziata, quasi tutte entità commerciali sono vulnerabili, in un modo o nell’altro, ad accuse di inadenpenza. In ogni ramo del governo ci sono degli estorsionisti pronti far leva su questo sistema per recuperare dei soldi.
È però tutta un’altra cosa quando è direttamente il presidente del paese che ordina le investigazioni e che punta pubblicamente i suoi nelici personali. Ad essere più precisi questo può essere definito come l’uso per fini personali del potere statale.
La sua preda più recente è la missionaria australiana cattolica di 71 anni Suor Patricia Fox, una donna che ha vissuto per un dennio con i poveri del paese e che non poteva immaginare diventare un persona di interesse per il presidente. In questi anni ha partecipato a numerose proteste popolari prendendo le difese dei più poveri, spesso pensando che la sua voce non servisse a nulla.
Duterte, però, sembra aver sentito ciò che ha detto durante l’ultima protesta e avrebbe personalmente chiesto di lanciare un’investigazione sulla donna. L’Ufficio Immigrazione l’ha rapidamente ritrovata per imprigionarla per una giornata intera, minacciandola di deportazione.
Il vero messaggio lanciato dal presidente è indirizzato a tutti gli stranieri nel paese: siete dei visitatori qui, non fate mai l’errore di immischiarvi in attività politiche. Paragonato a Ferdinand Marcos, Duterte ha usato l’arte dell’intimidazione con consumata esperienza. Senza avvertimento, lancia il nome della sua preda, la denuncia nella maniera più dura possibile, e annuncia pubblicamente che questa persona o entità è nella sua libnea di fuoco.
Le scelte delle sue vittime sono spesso sorprendenti, e vengono menzionati in quello che sembra uno sfogo del momento durante un discorso estremamente mungo. Le persone menzionate si trovano spesso a chiedersi cosa abbia condotto il presidente a fare queste dichiarazione e da quanto tempo ci stesse pensando.
Coloro che vengono dichiarati come nemici e che non vogliono lottare, se ne stanno generalmente zitti. Lo scrittore Elias Canetti lo descrive com’è essere arrestato in questo contesto: “Sentire la mano dell’autorità sulla propria spalla è generalmente abbastanza per fare in modo che un uomo si arrenda senza nemmeno esser stato arrestato. Si mette al riparo e rimane zitto. Mantiene una certa compostezza anche se non è ovunque che questo è giustificato da quello che potrebbe succedergli in seguito.”
Potrebbe essere rilasciato il giorno stesso dopo aver ricevuto una lezione di potere, oppure rimanere in prigione per un tempo indefinito dopo essere accusato di reati gravi.
Il pubblico ha imparato a prendere queste casi di diffamazione pubblica come una caratteristica del modo di governare di Duterte. Le persone sanno che non sono accuse vuote. Infatti, per il pubblico tutto ciò è sinonimo della volontà politica del presidente. Loro stessi non si sentono minacciati.
Adolf Hitler scrisse molto sulla psicologia delle masse Alcune dei suoi pensieri, in qualche modo posso aiutarci a capire la logica dietro al metodo di Duterte e le sue assunzioni sulla stupidità delle masse.
Sulla crudeltà: “La crudeltà fà colpo, le persone vogliono aver paura di qulcosa. Vogliono quqlcuno al quale si posso sottomettere con terrrore. Le masse hanno bisogno di questo. Hanno bisogno di temere qualcosa”. “Non sono venuto in questo mondo per rendere le persone migliori, ma per usare le loro debolezze”
Sulla forza: “Solo la forza può governare. La forza è la prima legge.”
Dietro a queste folle osservazioni risiede l’apice del narcisismo del potere: Hitler “Ero l’ultima chance per l’Europa”. Duterte “sono la vostra ultima carta”.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/the-way-duterte-governs-inquirer-columnist
25 aprile, Birmania – Una delegazione delle Nazioni Unite si recherà in Birmania
Una delegazione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si recherà per la prima volta nello stato di Rakhine, epicentro delle violenze delle violenze contro i Rohingya. Sarà la prima visita compiuta da alti ufficiali dell’ONU dall’inizio della violenta repressione iniziata nel mese di agosto. Una prima visita nel mese di febbraio era stata rifiutata dalle autorità che avevano decretato che non fosse “il momento più adatto”.
Circa 700.000 Rohingya sono scappati in Bangladesh per fuggire alle violenze dei soldati birmani. Le testimonianze parlano di esecuzioni sommarie, stupri e pulizia etnica. Un accordo tra i due paesi è stato trovato per il rimpatrio dei profughi, ma l’inizio delle operazioni è stato momentaneamente rimandato. Solo una famiglia ha accettato il rimpatrio, le altre temono di ritrovarsi in campi che ricordano le pagine più buie della storia umana.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/un-team-to-visit-myanmars-rakhine-state-next-week-official-says
26 aprile, Filippine – Numerosi gruppi affiliati allo Stato Islamico ancora operativi
Mentre il gruppo terroristico Maute è stato totalmente sconfitto dopo la battaglia per Marawi, ci sarebbero altri 23 gruppi terroristici operativi a sud del paese. Secondo una fonte di intelligence, sarebbero numerosi i gruppi estremisti pronti ad unirsi “sotto la bandiera nera dello Stato Islamico”.
Lo scorso anno circa mille ribelli hanno lanciato una grande offensiva per tentare di prendere il controllo della città di Marawi. I combattimenti sono durati oltre cinque mesi, hanno fatto più di 1.200 morti e più di 400.000 persone sono state spostate. L’isola di Mindanao, sulla quale si trova Marawi, è sottoposta al coprifuoco dall’inizio delle ostilità.
Fonte: Asian Correspondent
Link :https://asiancorrespondent.com/2018/04/23-islamic-state-affiliated-groups-operating-in-southern-philippines/#t6tE7E8vVH4j3dIC.97
27 aprile, Indonesia – Punto di svolta per la lotta alla corruzione
Uno dei più importanti politici del paese è stato condannato a 15 anni di prigioni per corruzione. Una delle più importanti condanne e secondo alcuni analisti un punto di svolta per la campagna anticorruzione. Il caso di Setya Novanto ha lasciato poche persone indifferenti, l’ex presidente del parlamento ha addirittura messo in scena quello che si è rivelato un finto incidente stradale per cercare di evitare il proprio processo.
Non è la prima volta che Novanto è stato accusato di corruzione, ma la sua condanna è considerata un punto di svolta della lotta alla corruzione nel paese. L’uomo era al centro di uno scandalo che comprende dozzine di politici, ufficiali di governo e uomini di affare che avrebbero fatto sparire oltre 170 milioni di dollari. La sentenza è una delle più pesanti mai pronunciate in un caso di corruzione.
La campagna anticorruzione è stata lanciata nel 2002 e da allora si è fatta numerosi critici e nemici. Le forze di polizia dedicate a queste inchieste, il KPK, si sono spesso ritrovate vittime di attacchi e anche arresti da parte della polizia Indonesia. Malgrado i vari problemi e la lentezza di queste operazioni, la campagna sta iniziando a riscuotere risultati importanti.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/jail-for-top-indonesia-politician-turning-point-in-war-on-graft-say-observers
28 aprile, Birmania – Nuove operazioni militari contro i Rohingya
Migliaia di Rohingya hanno ripreso il loro esodo dopo la ripresa delle ostilità tra l’esercito ed alcuni ribelli Rohingya. L’area del conflitto si trova a nord del paese al confine con il Bangladesh e la Cina. Oltre 4.000 persone si sono spostate nelle ultime tre settimane, che si aggiungono così ai 90.000 Rohingya nei campi profughi di Kachin e Shan.
“Abbiamo ricevuto dei report da parte di organizzazioni locali che dichiarano che ci sarebbero ancora numerosi civili intrappolati nelle zone di conflitto” spiega Mark Cutts, capo del dell’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento delle questioni umanitarie. “La nostra più grande preoccupazione è la sicurezza di queste persone – incluse le donne incinta, gli anziani, i bambini e le persone in situazione di handicap. Dobbiamo fare in modo che queste persone siano protette”.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/thousands-flee-fresh-clashes-in-northern-myanmar-un
29 aprile, Tailandia – Nuove proteste contro la giunta militare
Poco più di mille di persone si sono radunate per protestare contro la costruzione di un complesso di lusso per i funzionari del governo. Questa protesta è la più importante da quando la giunta ha preso il potere nel 2014, imponendo un divieto ai raduni pubblici superiori a cinque persone ed altre restrizioni. Le fotografie aeree di questo nuovo complesso hanno iniziato a circolare su internet.
La polizia ha stimato a circa 1.200 le persone che hanno preso parte a questa manifestazione. “I manifestanti erano preoccupati per i temi ambientali e non politici, e hanno poi pulito le strade” ha dichiarato il colonnello Paisan, vicecomandante della polizia di Chiang Mai. Intanto gli ufficiali di governo hanno difeso la costruzione del progetto è totalmente legale su un territorio appartenente allo stato e che l’impatto ambientale è stato ridotto il più possibile.
Fonte: The Guardian
Link: https://www.theguardian.com/world/2018/apr/29/thailand-environmental-protest-chiang-mai
Set Feature Image: Flickr