Rassegna settimanale 9 – 15 aprile 2018: Sud est asiatico
9 aprile, Birmania – ONU: la Birmania non è pronta per rimpatriare i Rohingya
Ursula Mueller, l’assistente al segretario generale delle Nazioni Unite, il più alto ufficiale delle Nazioni Unite che abbia visitato il paese, ha dichiarato che lo stato non è pronto a rimpatriare i Rohingya. “Da quello che ho visto e sentito dalle persone – nessun accesso a servizi sanitari, nessuna protezione – le condizioni non sono riunite per un ritorno”.
L’esodo Rohingya è stato provocato dalle operazioni di sicurezza dell’esercito birmano. L’esercito è stato accusato di crimini contro l’umanità e genocidio, circa 700.000 Rohingya si sono rifugiati in Bangladesh per scappare dalla repressione. I leader dei due paesi si sono incontrati negli ultimi mesi per accordarsi sul rimpatrio dei Rohingya. Le operazioni sarebbero dovute iniziare nel mese di gennaio per poi essere rimandate fino a nuovo ordine.
Fonte: Asia Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2018/04/un-says-burma-not-ready-for-return-of-rohingya-refugees/#wKssZsreDiEHpKtT.97
10 aprile, Birmania – La corte penale internazionale vorrebbe investigare la Birmania
Una procuratrice della corte penale internazionale vorrebbe investigare la “deportazione” dei Rohingya in Bangladesh. Nel report presentato alla corte da Fatou Bensouda si può leggere “Questa non è una questione astratta ma concreta, che avrà un impatto sulla possibile giurisdizione della corte… per investigare e, se necessario, perseguire”.
Contrariamente al Bangladesh, la Birmania non ha ratificato il trattato sulla corte penale internazionale, sollevando numerosi interrogativi sulla possibile giurisdizione della corte. La procuratrice, ammettendo le scarse possibilità che la domanda venga presa in considerazione, vorrebbe “verificare se la corte abbia competenza territoriale quando delle persone vengono deportate da uno stato che non abbia firmato lo Statuto (della corte penale interazionale) direttamente in uno stato che abbia firmato lo statuto”.
È la prima volta che una richiesta del genere viene presentata alla corte penale internazionale. Bensouda ha inoltre chiesto che le venga concessa un’udienza per poter così esporre i propri argomenti davanti ai giudici.
Fonte: Asian Correspondente
Link: https://asiancorrespondent.com/2018/04/burma-icc-seeks-power-to-investigate-prosecute-crimes-against-humanity/#VMMPAYYJ4CGisW5m.97
11 aprile, Birmania – La corte birmana si rifiuta di liberare i due giornalisti
Un giudice birmano ha respinto la domanda di liberazione dei due giornalisti imprigionati della Reuters. Secondo la corte ci sarebbe un “motivo valido” per l’accusa dei giornalisti e quindi “non dovrebbero essere liberati”. Stephen J. Adler, caporedattore e presidente dell’agenzia stampa ha dichiarato “Siamo profondamente dispiaciuti con dalla decisione della corte”.
“Crediamo che siano riunite tutte le condizioni per la liberazione dei due giornalisti. Wa Lone e Kyaw Soe Oo stavano riportando i fatti in Birmania in maniera indipendente ed imparziale. Non hanno violato nessuna legge nel corso delle loro ricerche e stavano semplicemente facendo il loro lavoro. Continueremo a fare tutto il nostro possibile per la loro liberazione” hanno continuato Adler.
Durante le udienze, la difesa ha dichiarato che il caso presentava numerose inconsistenze, soprattutto per quanto riguarda le dichiarazioni dei testimoni. I due giornalisti sono stati arrestati lo scorso 12 dicembre con l’accusa di aver derubati dei documenti segreti durante le loro investigazioni sulla crisi Rohingya.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/myanmar-court-refuses-to-drop-case-against-reuters-journalists
12 aprile, Sud Est asiatico – L’aumento del turismo nocivo per le spiagge
Orde di turisti calpestano le sabbie bianche per scattare qualche selfie mentre le guardie forestali tailandesi navigano su acque cristalline verso le grotte naturali della scogliera. Resa famosa dal film “The Beach” con Leonardo di Caprio nel 2000, Maya Bay è ormai diventata un classico esempio dei costi del turismo di massa: circa 4.000 turisti si recano sulla spiaggia ogni giorno.
“Ci sono troppe persone qua, non è un bene” si lamenta Saad Lazrak, un turista marocchino di 61 anni, mentre la folla prende possessione della spiaggia circondata da un anfiteatro di calcare.
In tutto il sud est asiatico, le spiagge una volta incontaminate stanno subendo gli effetti di un turismo smoderato. I vari governi cercano di affrontare il problema del degrado ambientale ed ecologico senza danneggiare un’importante fonte di ricavi.
Il governo tailandese ha recentemente dichiarato che Maya Bay verrà chiusa per 4 mesi, da giugno fino a settembre, per cercare di salvaguardare una barriera corallina già gravemente danneggiata.
Nelle Filippine, il presidente Rodrigo Duterte ha ordinato che venga chiuso per 6 mesi il resort di Boracay, descrivendo la zona un “letamaio” per via delle fogne regolarmente scaricate in mare.
Alcuni politici indonesiani hanno dichiarato un’ “emergenza rifiuti” lo scorso anno su circa sei chilometri di costa dell’isola di Bali. Il preoccupate inquinamento dell’isola è stato reso famoso dal subacqueo Rich Horner e dalle sue riprese diventate virali su internet.
Gli ecologisti ed i governi sono preoccupati per la salute delle barriere coralline, in grave pericolo per via del riscaldamento globale e l’aumento delle temperature dei mari. Quando vengono esposti a temperature elevate, si spogliano dalle alghe che li rendono così attraenti e vitali per il loro ecosistema, lasciando i coralli morti o totalmente bianchi.
Inoltre, lo stress ambientale – inquinamento, contatto con l’uomo ed esposizione alla plastica – tutti effetti del turismo di massa, sono un’altra minaccia. “Il turismo ha tutta una serie di effetti negativi sulla salute dei coralli ha dichiarato Eike Schoenig, un biologo marino del Center for Oceanic Research and Education.
I paesi del sud est asiatico stanno cercando di trovare delle soluzioni senza metter fine alla grande quantità di denaro che porta la crescente industria del turismo. Particolarmente del turismo cinese. La Tailandia ha ricevuto circa 35 milioni di turisti lo scorso anno, di cui circa 10 milioni erano cinesi. Ciò che fa bene all’economia fa male all’ambiente.
Songtam Suksawan, direttore dell’agenzia per i parchi nazionale ha dichiarato di aver personalmente ispezionato Maya Bay e che “deve assolutamente essere (temporaneamente) chiusa”. Inoltre, le autorità starebbero discutendo di nuove regole una volta riaperta la zona, possibilmente limitare il numero di turisti, nuove regole per le barche e aumentare il prezzo d’ingresso.
La Tailandia sta anche conducendo una serie di studi su altri sei parchi nazionali e le Filippine stanno considerando una serie di decisioni da prendere per fine al turismo di massa in alcune aree.
I governi sono però attenti a non danneggiare troppo un’importante fonte di ricavi. Le i viaggi ed il turismo hanno portato alla regione circa 136 miliardi di dollari nel 2017. Una somma che dovrebbe arrivare a 144 miliardi il prossimo anno.
Il costo di queste chiusure si fa già sentire nelle Filippine, dove centinaia di hotel e agenzie di viaggio di Boracay stanno subendo perdite importanti.
Alcuni paesi però, non stanno prendendo azioni così radicali. In Indonesia, il ministero del turismo ha dichiarato che non è previsto di chiudere Bali o qualsiasi altra destinazione turistica nell’arcipelago ammettendo però che l’ecosistema dell’area è in difficoltà.
“Chiudere Bali? Non penso che sia necessario per adesso” ha dichiarato il portavoce del ministro Guntur Sakti, “Bali è al centro del turismo nel paese”. Infatti, lo stato indonesiano ha identificato altre 10 destinazioni dove aumentare il numero di turisti per tentare di replicare il successo di Bali.
Gli esperti sono però scettici sugli effetti di queste chiusure momentanee. “La conclusione finale è che la chiusura di queste spiagge non è per forza la miglior soluzione a questi problemi. Basta un giorno ad un gruppo di subacquei incoscienti per fare danni incalcolabili alla barriera corallina” ha dichiarato Andrew Baird, un esperto sul corallo.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/trouble-in-paradise-tourism-surge-lashes-southeast-asias-beaches
13 aprile, Filippine – Duterte si scusa aver accusato lo stato birmano di genocidio
Il presidente Rodrigo Duterte si è scusato con la leader birmana Aung San Suu Kyi dopo aver definito la crisi Rohingya un genocidio. Dopo una dura repressione dell’esercito birmano nei confronti della popolazione Rohingya che ha causato circa 700.000 rifugiati, numerosi osservatori e leader politici internazionali hanno parlato di pulizia etnica e genocidio.
Le osservazioni di Duterte sono però state piuttosto inusuale. I due paesi fanno parte dell’ASEAN, organizzazione regionale all’interno della quale prevale il consenso ed evitare gli argomenti scomodi. Il presidente ha infatti chiarito che non vuole interferire in quello che ha definito una “guerra civile”. “Mi scuso con vuoi, ma come potrete aver notato, i miei commenti erano quasi satira”.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/philippine-president-duterte-apologises-to-myanmars-suu-kyi-over-rohingya-genocide
14 aprile, Rohingya – Una barca di 70 Rohingya dovrebbe arrivare in Malesia
Una barca con a bordo circa una settantina di Rohingya dovrebbe raggiungere le coste malesi settimana prossima dopo un pericolo viaggio in mare. “L’imbarcazione dovrebbe arrivare in Malesia la settimana prossima, sempre che non naufraghi o che si areni sulle coste tailandesi” ha dichiarato Matthew Smith, co-fondatore di Fortify Rights, “è un viaggio terribilmente pericoloso”.
I passeggeri della barca devono far fronte ad una situazione estremamente complicata, le scorte di cibo e acqua sono limitate, e la barca è sovraffollata aumentando così il rischio di naufragare. La barca aveva lasciato il porto di Sittwe, capitale dello stato di Rakhine nella mattinata di giovedì. Era stata fermata una prima volta dalle autorità prima di essere autorizzata a lasciare le acque dello stato Birmano.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/boat-carrying-70-rohingya-migrants-on-its-way-to-malaysia
15 aprile, Malesia – La Malesia condanna l’uso di armi chimiche in Siria
Lo stato malese ha condannato “nella maniera più forte possibile l’uso di armi chimiche da qualunque attore, in qualsiasi circostanza” ha dichiarato il ministro degli esteri. In una dichiarazione il ministro ha elaborato la posizione del proprio governo “La Malesia si è d’accordo con il Segretario generale delle Nazioni Unite nell’esprimere la propria delusione a riguardo”. Inoltre, il ministro ha dichiarato che il proprio stato “è profondamente preoccupato per l’uso di armi chimiche e i bombardamenti (USA, GB e Francia) rappresentano un’escalation nel conflitto siriano, con conseguenze catastrofiche per la popolazione locale e per tutta la regione”.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/malaysia-strongly-condemns-use-of-chemical-weapons-raises-concerns-over-us-led-strikes
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