Rassegna settimanale 19 – 25 febbraio 2018: Sud est asiatico
19 febbraio, Filippine – Duterte minimizza l’importanza delle costruzioni cinesi nel Mar Cinese Meridionale
Il presidente Rodrigo Duterte ha minimizzato l’importanza delle basi militari e delle isole artificiali cinesi nel Mar Cinese Meridionale. “Non sono dirette nei nostri confronti. I due rivali ideologici e geopolitici sono cambiati. (Le fortificazioni) sono dirette verso coloro che i cinesi identificano come i propri nemici, e sono gli Stati Uniti”. Inoltre, il capo di stato ha criticato la precedente amministrazione filippina per non aver costruito base militari più importanti nel momento in cui la Cina aveva iniziato a costruire le sue.
Il Mar Cinese Meridionale è un’area contesa da Cina, Brunei, Malesia, Filippine, Taiwan e Vietnam sulla quale transitano l’equivalente di oltre tre mila miliardi di dollari di merce. Filippine e Cina si sono a lungo contesi porzioni di questo mare, la situazione è però cambiata con l’arrivo al potere di Duterte, interessato agli investimenti cinesi nel suo paese
Dal 2014 la Cina ha iniziato un’importante opera di militarizzazione e ampliamento di alcune isole e scogliere, ormai diventate vere e proprie basi militari con piste di atterraggio. Duterte si è difeso da coloro che lo accusano di aver abdicato il Marc Cinese Merdionale “non rischierò la vita dei miei cittadini così inutilmente, non entrerò in una battaglia che non potrò mai vincere”.
Prima di chiudere il suo discorso il presidente ha scherzato sulla possibilità che le Filippine diventino una provincia cinese. “Se volete potete farci diventare una vostra provincia, come Fujian. Provincia delle Filippine, Repubblica Cinese”.
Fonte : The Straits Times
Link : http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/duterte-plays-down-china-military-facilities-in-disputed-south-china-sea
20 febbraio, Indonesia – Ahok in appella la sua condanna per blasfemia
L’ex governatore di Jakarta Basuki Tjahaja Purnama, soprannominato Ahok, ha deciso di appellare la sua condanna per blasfemia. Il politico era stato condannato a due anni di prigione lo scorso maggio per aver, secondo l’accusa, insultato l’Islam. Durante la campagna per la propria successione era comparso su internet un video montato e tagliato in tale modo che le parole di Ahok sembrassero insultati nei confronti della maggior religione del paese. Il caso era finito per essere seguito in tutto il mondo e considerato rappresentativo della decrescente libertà di espressione ed intolleranza all’interno del paese.
Ahok, cattolico e di origine cinese, aveva deciso di non appellarsi immeditatamente alla decisione del tribunale. “Allora la situazione era estremamente diversa. Era sicuro che se avesse fatto appello in quel momento avrebbe solamente aggravato il suo caso. È un uomo molto (intelligente)” ha spiegato uno degli avvocati di Ahok. “Sapeva che lanciare una procedura al momento giusto fosse la miglior soluzione”. La prima udienza per la revisione del caso è prevista il 26 febbraio.
Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2018/02/former-jakarta-governor-ahok-appeal-blasphemy-sentence/#5eDjwrBDegjeYgsi.97
21 febbraio, Filippine – Il governo criticato per la ricostruzione di Marawi
Inizia a farsi sentire la frustrazione degli abitanti di Marawi per la mancata ricostruzione della loro città. Marawi è ancora devastata dagli scontri che hanno opposto per più di cinque mesi centinaia di ribelli dell’ISIS contro l’esercito filippino. Abdul Hamidullah Atar, il sultano di Marawi, ha espresso la propria costernazione per la mancata riabilitazione del centro della città. Inoltre, ha criticato il presidente Duterte, il quale ha preferito dare precedenza alla costruzione di una seconda base miliare nell’area piuttosto che a Marawi.
Secondo Atar questa decisione è un errore non soltanto per questioni umanitarie ma anche strategiche. Rinviare i lavori per riabilitare il centro della città potrebbe aiutare le forze islamiste a reclutare altri giovani tra i propri ranghi. I ribelli ISIS potrebbero far leva sul fatto che il governo ha abbandonato la ricostruzione della città preferendo stabilire campi militari. Drieza Lininding, presidente del Moro Consensus Group di Marawi ha dichiarato che il continuo rimandare le operazioni di ricostruzione potrebbe far crollare il consenso del governo.
L’ex generale filippino Eduardo del Rosario, a capo della task force per la ricostruzione della città ha dichiarato che la ricostruzione dovrebbe iniziare ad aprile. L’area dei combattimenti si estende per più di 250 ettari e comprende 24 villaggi per una popolazione totale di oltre 11.000 famiglie. Serviranno circa 1.1 miliardi di dollari per ricostruire la città. Inoltre, del Rosario ha dichiarato che i militari sono già a lavoro per sgomberare tutti i materiali militari rimasti suoi luoghi, così come le munizioni e ordigni inesplosi. Gli scontri avrebbero generato oltre 3 milioni di tonnellate di rifiuti.
Secondo l’ex generale, nei prossimi mesi il governo dovrebbe costruire circa 6.000 unità abitative temporanee e oltre 3.000 permanenti per le famiglie le cui case sono state totalmente distrutte. L’assedio della città iniziato il 23 maggio scorso ha causato l’evacuazione oltre 350.000 persone e circa 1.100 persone, per la maggior parte ribelli, sono stati uccisi. L’isola di Mindanao rimarrà sotto legge marziale fino a fine 2018.
Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2018/02/marawi/#5lVOQxdkFCiRmiIV.97
22 febbraio, Cambogia e Filippine – La CIA classifica Duterte e Hun Sen come “minacce regionali”
Uno studio da parte di insieme di agenzie di intelligence, tra le quali la CIA, ha classificato il presidente filippino Rodrigo Duterte ed il primo ministro cambogiano Hun Sen come “minacce regionali”. Nel Worldwide Threat Assessment of the US Intelligence Community è possibile leggere che “nelle Filippine, il presidente Duterte continuerà la sua guerra contro la droga, corruzione ed il crimine”. “Duterte ha proposto di sospendere la costituzione e dichiarare un ‘governo rivoluzionario’ ed estendere la legge marziale a tutto il paese”.
Sul primo ministro Hun Sen, in carica da oltre trent’anni, il report dichiara che il leader cambogiano “reprimerà le istituzioni democratiche e la società civile, manipolerà il governo e le istituzioni giudiziarie e userà il proprio controllo sul paese per garantire la propria rielezione nel 2018”. Inoltre, il documento richiama il fatto che lo stato cambogiano abbia deciso di tagliare i propri legami con tutti gli alleati occidentali per avvicinarsi alla Cina.
Oltre a questi due paesi, l’intelligence americana ha notato che la crisi umanitaria in Birmania pone grandi rischi per la democrazia nel paese, aumentando così la minaccia dell’estremismo. Infine, la presenza da oltre tre anni una giunta militare in Tailandia rischia di istituzionalizzare la presenza militare nella vita politica del paese.
Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2018/02/cia-us-intel-agencies-list-duterte-hun-sen-regional-threat-southeast-asia/#X3FDrtWQrEoHv1Cc.97
23 febbraio, Cambogia – Il Partito Popolare Cambogiano grande favorito per le elezioni
Il Partito Popolare Cambogiano (PPC), partito di maggioranza all’interno del paese, dovrebbe vincere le elezioni previste per quest’anno senza troppi problemi e vedere quindi il leader Hun Sen, a capo del paese da oltre trent’anni, riconfermato nel suo ruolo di primo ministro. Le elezioni di domenica vedranno eletti 58 dei 62 membri del senato, eletti dai membri del parlamento e da oltre 11.500 consiglieri comunali.
I gruppi per la difesa dei diritti umani hanno però dichiarato che le elezioni sono una farsa visto che metà dei consiglieri comunali, tutti appartenenti al partito di opposizione Cambodia National Rescue Party (CNRP), hanno perso il loro diritto di voto. “E’ la prima volta che le elezioni del senato si svolgono senza il maggior partito di opposizione, senza concorrenza” ha dichiarato Koul Panha del Committee for Free and Fair Elections in Cambodia.
Il PPC è stato l’unico partito che ha tenuto comizi durante i 14 giorni di campagna elettorale. Il CNRP, principale partito di opposizione è stato sciolto lo scorso anno con l’accusa di collaborare con la CIA per rovesciare il governo. Le elezioni parlamentari sono invece previste per il 10 aprile.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/cambodias-ruling-party-set-to-sweep-senate-election-after-crackdown-on-opposition
24 febbraio, Filippine – Le reclute islamiste cercano una nuova base
Mesi dopo la fine delle ostilità a Marawi, i militanti islamisti si stanno preparando per rilanciare una campagna letale per stabilire un califfato nel sud-est asiatico. Questo è ciò che è stato riportato dall’esercito filippino, secondo il quale oltre 200 ribelli si sarebbero raggruppati dopo aver condotto qualche schermaglia contro le forze di sicurezza.
“Mindanao è un terreno fertile” ha dichiarato il colonnello Brawner, “I nostri compaesani sono vulnerabili (al reclutamento)”. L’isola è infatti alle prese da diversi anni con movimenti islamisti che reclamano l’indipendenza ed è una delle regioni più povere del paese. I ribelli che sono riusciti a fuggire all’assedio di Marawi starebbero attivamente reclutando nuovi soldati. La maggior parte di queste reclute sarebbero per la maggior parte persone originarie di Mindanao oltre ad un piccolo gruppo di indonesiani altamente qualificati nella costruzione di ordigni esplosivi.
Il colonnello Brawner ha dichiarato che per il momento i ribelli non avrebbero le capacità di condurre un assalto delle dimensioni di Marawi anche se le cose potrebbero cambiare. L’assedio alla città ha portato l’esercito filippino a dover riadattare le proprie dottrine militari e la formazione dei suoi soldati, precedentemente addestrati a combattere nella giungla.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/fresh-clashes-as-marawi-gunmen-seek-new-base-in-mindanao
25 febbraio, Birmania – Tre bombe colpiscono lo stato di Rakhine
Tre esplosioni hanno scosso la città di Sittwe, capitale dello stato di Rakhine in Birmania, luogo di origine delle violenze nei confronti dei Rohingya. “Tre bombe sono esplose e tre altri ordigni inesplosi sono stati ritrovati. Un poliziotto è stato gravemente ferito” ha dichiarato un ufficiale di polizia. Una delle bombe è esplosa all’interno della residenza del segretario generale della provincia.
Negli ultimi mesi, le violenze hanno portato l’attenzione della stampa internazionale sulla situazione dei Rohingya. Oltre 700.000 mila sarebbero fuggiti dalle proprie case rifugiandosi in Bangladesh e causando così una grave crisi umanitaria. La situazione è anche molto tesa tra il governo e un altro gruppo etnico minoritario, i Rakhine. Ciononostante, attacchi di questo genere sono più che rari in un paese ancora ampiamente sotto il controllo dell’esercito.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/three-bomb-blasts-hit-capital-of-myanmars-rakhine-state
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