Intervista a Megumi Hikichi, fondatrice di Watalis
Abbiamo intervistato Megumi Hikichi, fondatrice di Watalis, per scoprire di più su questo progetto.
1) Come è nato il progetto Watalis e quale è il suo obiettivo?
La cittadina di Watari (prefettura di Miyagi), dove un tempo era fiorente la sericoltura, è la città natale di Megumi Hikichi – la fondatrice di Watalis. Fino alla metà del periodo Showa, in questa area i vestiti delle famiglie venivano confezionati dalla madre di famiglia e, al momento del matrimonio, era spesso la madre a confezionare il kimono per la figlia. La madre prendeva i fili dal bozzolo, li tesseva e creava il kimono confezionato su misura.
Con il terremoto e il maremoto del Tōhoku del 2011, più di metà della cittadina è stata inondata dallo tsunami e le industrie di base della zona (agricoltura e pesca) hanno subito un danno catastrofico.
Dopo meno di 6 mesi dal tragico terremoto, Hikichi, mentre stava facendo un’indagine sul folklore in qualità di curatrice del museo di Watari, in una fattoria si è imbattuta in un fuguro fatto di kimono. I fuguro fatti con i vecchi kimono un tempo venivano riempiti di riso e dati come regali e segni di gratitudine.
Venuta a conoscenza dei tesori di questa area – la cultura del contraccambiare i doni e del riciclare, l’abilità del cucito e il modo di vivere che dà importanza al mostrare gratitudine – per diffonderli ha deciso di renderli visibili come oggetti e venderli.
Senza esperienza nella produzione e nella vendita, attraverso un’attività di creazione di articoli di design e di qualità, ha iniziato a risolvere le sfide della regione.
Sfida 1: A causa del terremoto continua l’esodo dei giovani e accelera l’invecchiamento della popolazione. Perdendo l’occasione di uno scambio fra generazioni, è diventato difficile trasmettere la conoscenza e le tecniche degli anziani.
Soluzione: creare un luogo di trasmissione della cultura e della tecnica, attraverso l’attività di creazione dei fuguro.
Sfida 2: a causa dei danni causati dallo tsunami era diventato difficile per la popolazione locale abitare nelle proprie case. Gli abitanti si sono trasferiti nell’area urbana di Sendai e così la popolazione della zona è diminuita. La comunità esistente, legata da vincoli di sangue e da comuni origini geografiche, era venuta meno.
Soluzione: creare una nuova comunità attraverso il lavoro di creazione di oggetti.
Sfida 3: a causa del disastro sono diminuiti i luoghi degli affari. Le offerte di lavoro portate dal processo di ricostruzione erano legate agli ambiti della sicurezza e della costruzione edile e, quindi, erano indirizzate a un pubblico maschile. Le donne senza delle skills particolari avevano difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro.
Soluzione: proposta di un modo di lavorare che permette di svolgere le attività da casa e in orari flessibili, un modo di lavorare fatto per le donne che hanno dei limiti di tempo dato che si devono prendere cura dei figli. Per fare in modo che questo modo di lavorare non porti all’isolamento, ogni settimana si tengono incontri per fare pratica di tecnica e scambiarsi informazioni.
Oltre a questi punti, stiamo iniziando a far conoscere al mondo la cultura del dono di Watari.
2) Chi confeziona gli articoli di Watalis? Dove lavorano?
Sono le donne di Watari. Alcune lavorano in ufficio, altre confezionano gli articoli a casa loro.
Stiamo portando avanti un modo di lavorare che si adatta alle varie fasi della vita e che accetta i modi di vivere di ciascuno, un ambiente che permette di decidere lo stile di lavoro.
3) Come aiutate le donne del Tōhoku?
Imparando il design e la tecnica, vanno avanti un po’ alla volta con le proprie forze; il creare e dar forma a degli articoli diventa la nostra forza e rafforza la fiducia nel nostro progetto.
Continuando con questa attività, diventiamo un modello di empowerment per le donne che vivono in Tōhoku, vogliamo diventare un aiuto all’indipendenza economica e psicologica delle donne.
4) Quale è il ricordo o il racconto che ti porti nel cuore rispetto al progetto Watalis?
1- I kimono, la nostra materia prima, vengono regalati da tutto il Giappone.
Ai donatori inviamo articoli per ringraziarli e la nostra newsletter, un modo per trasmettere la nostra riconoscenza e per tenerli aggiornati sulla situazione attuale in Tōhoku. Questa organizzazione crea un legame con le persone che vogliono aiutare le zone colpite dal disastro; oggi sono circa 700 (dati del Novembre 2017) e il numero sta continuando a espandersi.
2- Con l’ampliamento dei canali di vendita, inoltre, la clientela e il network si stanno espandendo.
Attraverso la vendita dei prodotti stiamo facendo conoscere gli sforzi di Watalis e la cittadina di Watari.
3- Anche se siamo esposti alle voci “Dopo tutto sono articoli per la ricostruzione”, voci che dubitano sulla qualità o la continuazione delle attività, come risultato del fatto che le donne delle zone disastrate hanno continuato la lotta in modo costante, ad agosto di questo anno quando il governatore di Miyagi ha fatto delle visite all’estero ha scelto come souvenir il nostro prodotto; questo ha portato in poco tempo dalla nascita del progetto a consolidare l’oggetto artigianale che rappresenta Miyagi.
Il Fuguro originariamente era soltanto un’usanza della cittadina di Watari ma il cuore caldo che lega le persone di quel luogo si è riempito e questo è un tesoro locale di cui vantarsi nel mondo. I colori e i motivi dei kimono sono proprio la bellezza tradizionale del Giappone e nella sua lunga storia vengono coltivati e sublimati.
I disegni festivi sono simboli della bellezza del cuore dei giapponesi che sperano nella felicità delle persone che donano il fuguro. Da ora in poi vogliamo trasmettere a sempre più persone questa cultura.
Se vuoi fare la differenza e aiutarci in questo progetto di e-commerce solidale, partecipa al nostro crowdfunding #unecommerceperOrizzonti.