Rassegna settimanale 4-10 Dicembre: Sud Est Asiatico
4 dicembre, Filippine – Dozzine di minorenni uccisi durante la guerra alla droga
Secondo Amnesty International, la polizia ha ucciso dozzine di bambini durante la guerra alla droga nelle Filippine.
Il gruppo per la difesa dei diritti ha chiesto alla Corte penale internazionale (CPI) di aprire un’inchiesta per i crimini contro l’umanità commessi durante le azioni di polizia, inclusa la morte di una sessantina di minorenni. Alcuni erano obbiettivi dell’azione di polizia, mentre altri sono stati presi dal fuoco incrociato. Ci sono stati anche numerosi attacchi portati avanti da mercenari finanziati dalla polizia.
I famigliari di alcune vittime hanno dichiarato ai gruppi per i diritti umani, che hanno visto la polizia sparare a bruciapelo a ragazzi che imploravano pietà.
L’uccisione da parte della polizia di uno studente di 17 anni, Kian Delos Santos, durante il mese di agosto, ha causato una forte ondata di protesta in tutto il paese. Sono infatti emerse le immagini delle telecamere di sorveglianza di due poliziotti che trascinavano il ragazzo per la strada, mettendo così in difficoltà i poliziotti che hanno parlato di legittima difesa. Più di 12 poliziotti sono stati interrogati per l’uccisione di Santos dopo che il caso avesse preso una rilevanza internazionale, ciononostante nessuno è stato dichiarato colpevole.
Da quando il nuovo presidente filippino Rodrigo Duterte ha preso le sue funzioni nel giugno 2016, più di 3.900 “persone legate al mondo della droga” sono state uccise, anche se numerosi attivisti li hanno definiti come piuttosto piccoli venditori e consumatori occasionali o regolari. Più di 2.000 altre persone sono morte in circostanze sospette alle quali la polizia non ha ancora fornito spiegazioni.
Nel mese di ottobre, per via di una popolarità in calo, il presidente filippino ha ordinato alla polizia di mettere fine alle proprie operazioni e incaricato la Philippine Drug Enforcement Agency (PDEA) di condurre le operazioni. Duterte ha annunciato che d’ora in poi si sarebbero concentrati su personaggi e reti importanti.
James Gomez, il direttore di Amnesty per il sud est asiatico ed il pacifico ha dichiarato “Quanti corpi crivellati di pallottole devono essere ritrovati per le strade prima che la comunità internazionale si muova?”
“È tempo che i meccanismi della giustizia internazionale si facciano avanti e che mettano fine ai massacri nelle strade filippine portando davanti ai tribunali i criminali. Il sistema giudiziario e la polizia nazionale hanno dimostrato di non avere né la voglia, né la capacità fermare gli assassini della guerra alla droga”.
La CPI ha recentemente dichiarato che avrebbe investigato e portato particolare attenzione ai crimini contro i bambini.
Duterte e altri membri del governo hanno apertamente difeso le uccisioni extra giurisdizionali, un fatto che potrebbe risultare come responsabilità criminale sotto il diritto internazionale.
Una vittima di 17 anni è stata uccisa dopo essere stata svegliata in piena notte. Il partner della vittima ha dichiarato “Mi hanno messo la pistola in testa e mi hanno detto di uscire… Ho sentito tre spari, poi altri tre”.
I ricercatori di Amnesty hanno visto numerosi bambini sospettati di avere contatti con il mondo della droga, tenuti in centri minorili sovraffollati e con scarsi livelli di igiene. Alcuni hanno detto di essere stati picchiati e torturati dalla polizia durante il loro arresto, e hanno dichiarato che la polizia li ha incastrati fotografandoli insieme alle prove che avevano loro stesso piantato.
Fonte: The Guardian
Link: https://www.theguardian.com/global-development/2017/dec/04/police-have-killed-dozens-of-children-in-philippines-war-on-drugs-amnesty-says
5 dicembre, Filippine – Duterte ordina alla polizia di tornare in campo contro il narcotraffico
Il portavoce del presidente Filippino ha dichiarato che Duterte ha ordinato alla polizia di tornare a prendere parte alla guerra contro la droga. L’unità antidroga, la PDEA, rimarrà a capo delle operazioni della guerra alla droga, ma la polizia “fornirà un supporto attivo alla PDEA”. Duterte aveva sospeso le operazioni di polizia dopo alcune proteste.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/philippines-duterte-orders-police-to-give-active-support-in-drug-war-after-pulling-them
6 dicembre, Birmania – Per le Nazioni Unite potrebbero esserci elementi di genocidio
L’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussei, ha dichiarato che ci potrebbero essere elementi di genocidio in Birmania. Durante un intervento in una sessione speciale al consiglio dei diritti umani di Ginevra, l’alto commissario ha lanciato un appello per un’investigazione internazionale sugli abusi e i crimini contro i Rohingya che potrebbero prefigurare un genocidio.
“In fin dei conti, questo è un giudizio che solo una corte competente può rendere. Sono però presenti numerosi sospetti che richiedono un accesso immediato per poter verificare la questione” ha dichiarato Zeid. Inoltre, l’alto commissario ha dichiarato che il suo ufficio aveva mandato tre squadre in Bangladesh per monitorare la situazione. Ci sono numerose storie raccontate dai sopravvissuti di “incredibile barbarie” incluso stupri diffusi di donne e bambine e uccisioni indiscriminate di civili.
“Non possiamo permetterci di sentire questo tragico ritornello, cioè che nessuno sapeva come stessero andando le cose – che bugia che sarebbe”.
Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2017/12/rohingya-genocide-un-human-rights/#KOdeeOIxR3Ketp6a.97
7 dicembre, Cambogia – Gli Stati Uniti sanzionano la Cambogia
Gli Stati Uniti hanno fatto sapere che porranno dei vincoli all’attribuzione delle visa a tutti colori che lavorano direttamente per il governo cambogiano, e quindi tutti coloro impegnati a danneggiare la democrazia nel paese. Questa è la sanzione più dura che è stata presa da quando è iniziata la repressione di Hun Sen prima delle elezioni del prossimo anno.
“Chiediamo al governo cambogiano ad invertire rotta e ristabilire il partito di opposizione, rilasciare Kem Sokha e lasciare la società civile e i media riprendere le proprie attività protette dalla costituzione” ha dichiarato il dipartimento di stato americano. La Casa Bianca aveva già precedentemente dichiarato che le elezioni “non saranno considerate legittime e libere”, inoltre l’Unione Europea ha minacciato di sanzioni economiche.
Il governo è stato duramente criticato dalla comunità internazionale per la repressione condotto nei confronti dell’opposizione. L’unico avversario credibile per le elezioni, il Cambodia National Rescue Party, è stato sciolto il mese scorso e il suo leader imprigionato sia dal mese di settembre.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/us-to-deny-visas-to-cambodian-officials-over-opposition-crackdown
8 dicembre, Indonesia e Malesia – Proteste contro il nuovo status di Gerusalemme
La decisione, al quanto controversa, da parte del presidente americano di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme è stata vivamente contestata tra i paesi musulmani del sud-est asiatico. Diverse migliaia di persone si sono radunate davanti alle ambasciate americane di Kuala Lumpur e Jakarta. “Siamo qua nel nome dell’umanità e della giustizia. Ci siamo riuniti per difendere i nostri fratelli e sorelle palestinesi” ha detto un manifestante a Jakarta.
Il giorno dell’annuncio, il presidente Indonesiano Joko Widodo ha dichiarato che “condannava la decisione unilaterale” di riconoscere Gerusalemme come capitale. “Il popolo indonesiano sta insieme al popolo palestinese per la sua indipendenza e i suoi diritti”. La ministra degli affari esteri ha affermato che “qualsiasi cambiamento nello status di Gerusalemme metterà in pericolo il processo di pace”. L’Indonesia ha sempre sostenuto la soluzione di due stati per risolvere il conflitto israelo-palestinese.
A Kuala Lumpur invece i protestanti hanno gridato slogan anti-USA e bruciato effigie del presidente Donald Trump. Il primo ministro malesiano, Najib Razak ha lanciato un appello a tutti i paesi musulmani per opporsi allo status di Gerusalemme. I leader del partito di maggioranza United Malay National Organisation e il Pan-Malaysian Islamic Party hanno condotto importanti manifestazioni con diverse migliaia di persone.
Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2017/12/jerusalem-protest-malaysia-indonesia/#ioB4maojileu6PTs.97
9 dicembre, Malesia – Il primo ministro Najib vuole “vincere in grande” per le prossime elezioni
Il primo ministro malesiano Najib Razak ha lodato l’unità del proprio partito, l’Umno, per le prossime elezioni e lo ha esortato a “vincere in grande” e che “abbiamo lo slancio giusto”. A breve si terranno le elezioni all’interno del partito per determinare chi correrà per le prossime elezioni, il cui esito non è in dubbio. I quadri del partito hanno adottato una risoluzione per la quale il primo ministro ed il vice primo ministro, Ahamd Zahid Hamidi, non avranno oppositori.
Il premier Najib parlando delle elezioni generali ha dichiarato che “tutti sanno che abbiamo una data limite. Non dopo il mese di giungo”. Infatti, è previsto che il parlamento venga automaticamente sciolto dopo il 24 giugno. Il partito del primo ministro uscente ha passato due anni molto complicati dopo le numerose accuse di corruzione. Ciononostante, la coalizione Barisan Nasional, guidata dal Umno, spera di migliorare il proprio risultato e ottenere la super-maggioranza dei due terzi del parlamento.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/in-full-control-of-umno-again-pm-najib-tells-party-to-win-big-in-general-election
10 dicembre, Filippine – Duterte vuole mantenere la legge marziale a Mindanao
Il presidente filippino Rodrigo Duterte chiederà ufficialmente al parlamento e al senato filippino di estendere la legge marziale sull’isola di Mindanao per un altro anno. Il controllo militare sull’isola di 22 milioni di abitanti doveva esaurirsi il 31 dicembre. La legge marziale era stata proclamata da Duterte dopo una massiccia insurrezione di oltre 700 ribelli appartenenti allo Stato Islamico.
La decisione sarebbe dovuta alle numerose minacce presenti sull’isola. Infatti, oltre ad essere presenti forze delle guerriglie Maoiste, da tempo in rivolta aperta contro il governo filippino centrale, persiste la minaccia ISIS, che non sarebbe stata totalmente debellata, e diversi gruppi separatisti. Parlando dei ribelli dello Stato Islamico, il segretario della comunicazione della presidenza Martin Andanar ha dichiarato “Ci sono fonti di intelligence che dichiarano che i ribelli sono pronti ad attaccare altre città”.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/duterte-seek-1-year-extension-of-mindanao-martial-law
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