Rassegna settimanale 13-19 novembre: Sud est asiatico
13 novembre, ASEAN – Duterte inaugura il summit ASEAN
Il presidente filippino Rodrigo Duterte ha inaugurato il summit ASEAN parlando della battaglia di Marawi durata cinque mesi tra l’esercito filippino e le forze islamiste estremiste. “Il terrorismo e la violenza estremista sono un pericolo per la pace, la stabilità e la sicurezza della nostra regione, perché queste minacce attraversano le frontiere” ha dichiarato Duterte. Inoltre, il presidente ha parlato del pericolo della pirateria e del commercio degli stupefacenti.
È stata però notata l’assenza di qualsiasi riferimento esplicito alla questione del Mar Cinese Meridionale. Una bozza del comunicato finale dovrebbe riprendere il linguaggio usato nei precedenti comunicati ASEAN, ossia evitare di menzionare direttamente la questione. Inoltre, Duterte ha dichiarato che il presidente cinese Xi Jinping ha assicurato un “attraversamento sicuro” a tutte le nazioni.
Non dovrebbe neanche essere menzionata la questione dei Rohingya in Birmania che ha forzato più di 430.000 persone a rifugiarsi in Bangladesh. Le forze di sicurezza hanno risposto ad un attacco compiuto da un gruppo ribelle Rohingya con un’ampia campagna di violenza che alcuni dirigenti e attivisti per i diritti umani hanno definito “pulizia etnica”. Il ministro degli affari esteri malesiano ha dichiarato che un “operazione di peacekeeping” sarebbe una possibilità, “Vogliamo proporlo. […] Tutto dipende sullo stato in questione però, se dovesse accettare o meno. È un elemento cruciale”.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/south-china-sea-north-korea-terrorism-top-agenda-at-asean-summit
14 novembre, Birmania – Il Museo dell’Olocausto descrive la situazione in Birmania un genocidio
Il Museo dell’Olocausto negli Stati Uniti ha dichiarato che ci sono “crescenti prove” di genocidio in Birmania. L’analisi è il risultato di un’investigazione di un anno, in collaborazione con il gruppo per i diritti umani Fortify Rights, delle atrocità commesse contro i musulmani Rohingya.
Il report, basato su più di 200 interviste di Rohingya e personale dei campi, descrive una situazione nella quale le forze di sicurezza birmane hanno portato avanti un “inedita, diffusa e sistematica” campagna di violenza a partire dal mese di ottobre del 2016.
Quasi un milione di Rohingya sono stati spinti ad abbandonare le loro case nello stato di Rakhine per rifugiarsi in Bangladesh dopo attacchi “coordinati” sui villaggi. In questi attacchi sono presenti casi di uccisioni di massa, stupri di gruppo, ed incendi dolosi. “I crimi riportati dimostrano un chiaro fallimento da parte del governo birmano, e da parte della comunità internazionale, nel difendere i civili dalle atrocità di massa”.
Le Nazioni Unite hanno commentato la vicenda come un “esempio da manuale di pulizie etnica”, omettendo così il termine genocidio, che sotto la convezione sul genocidio costringerebbe i leader mondiali ad intervenire.
Il genocidio è definito come gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico razziale o religioso.
Il report prosegue dichiarando che “i fatti stabiliti da questo report dimostrano che le forze di sicurezza abbiano preso di mira i Rohingya con diverse azioni enumerate dalla legge sul genocidio”.
Andrea Gittleman, un dirigente del centro per la prevenzione dei genocidi Simon-Skjodt del Museo dell’Olocausto, ha dichiarato: “Le atrocità in corso richiedono un forte risposta così da porre fine a questi crimini, prevenire le future atrocità, e stabilire le responsabilità di ognuno”.
Il portavoce del governo birmano si è rifiutato di rilasciare qualsiasi dichiarazione in merito, ma il governo e l’esercito hanno vivamente contestato le accuse dichiarando che i militanti Rohingya sono responsabili del massacro.
Matthew Smith, membro del consiglio di amministrazione e fondatore di Fortify Rights ha dichiarato che i Rohingya stanno facendo fronte ad una “minaccia esistenziale” e nonostante questo non è ancora stato determinato un genocidio.
“È sensato parlare di crimine di genocidio e prevenzione di genocidio quando ci sono le prove che i Rohingya sono state deliberatamente presi di mira per essere annientati”. Smith è andato avanti spiegando che “siamo di fronte ad una sconfitta morale. La comunità internazionale ha abbandonato i Rohingya. Sono anni che lanciamo avvertimenti sulla questione. Questo poteva essere evitato.”
Decine di migliaia di Rohingya sono scappati in Bangladesh l’anno scorso da quando un gruppo militante autodefinito “Arakan Rohingya Salvation Army ha attaccato dei posti di polizia. L’esercito ha risposto lanciando un “operazione di sicurezza” risultato in una massiccia repressione sulle popolazioni civili.
Quando i militanti hanno condotto un altro attacco nel mese di agosto, migliaia di soldati sono stati dispiegati secondo le ricerche di Fortify Rights e del Museo dell’Olocausto. Si sono spostati da un villaggio all’altro ripetendo gli stessi schemi in maniera metodica di sparatorie di massa ed appiccare incendi. Più di 600.000 Rohingya sono fuggiti in Bangladesh da inizio agosto.
“L’ampio dispiegamento di truppe militari, così come il loro uso degli RPG, devono aver richiesto un’attenta pianificazione e coordinazione, e un importante supporto finanziario” spiega il repport.
Fortify Rights e il Museo dell’Olocausto hanno individuato tre villaggi come epicentro del massacro.
A Tula Toli, i soldati birmani sono accusati di aver massacrato centinaia di Rohingya, inclusi bambini, tutti radunati sulle sponde del fiume e poi bruciati. “Alcuni dei bambini più giovani sono stati gettati nel fiume” ha dichiarato un testimone. “Hanno smembrato alcuni bambini mezzi vivi”. Le accuse sono consistenti con quelle riportati da numerosi giornali internazionali.
Nel villaggio di Chut Pyin, i soldati avrebbero legato insieme diverse persone all’interno delle cose successivamente incendiante.
Almon 150 uomini e ragazzi di Maung Nu sono stati giustiziati dopo essere stati scoperti mentre tentavano di nascondersi nella casa del capo locale.
Questo lunedì l’esercito birmano ha pubblicato un’inchiesta interna attraverso la quale il corpo militare si assolve da qualsiasi colpa. Un’inchiesta simile condotta l’anno scorso dopo sospetti di omicidi di massa ha soltanto accusato un soldato di aver rubato una bicicletta.
Fortify Rights e il Museo dell’Olocausto hanno lanciato un appello alla comunità internazionale per imporre sanzioni mirate contro i leader militari del paese e sulla vendita di armi. Inoltre, è stato chiesto al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di portare la questione davanti al tribunale penale internazionale.
Fonte: The Guardian
Link: https://www.theguardian.com/world/2017/nov/15/us-holocaust-museum-evidence-genocide-rohingya-myanmar
15 novembre, Cambogia – Sam Rainsy annuncia il proprio ritorno in politica
L’ex capo del partito di opposizione cambogiano Sam Rainsy ha annunciato sul proprio profilo Facebook che tornerà nel paese, a capo del Cambodia National Rescue Party (CNRP). La dichiarazione avviene solo qualche giorno prima sulla decisione della possibile dissoluzione del CNRP, voluta dal primo ministro in carica Hun Sen, per facilitare la propria vittoria elettorale.
Sam Rainsy era scappato in Francia nel 2015 per evitare una condanna a due anni di prigione per diffamazione. Inoltre, aveva dato le dimissioni in quanto capo del CNRP per paura che il governo lo rendesse illegale se lo stesso fosse rimasto presidente del partito. Il suo successore Kem Sokha è stato arrestato lo scorso 3 settembre con l’accusa di tradimento.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/cambodias-former-opposition-leader-rainsy-announces-return-to-politics
16 novembre, Filippine – Continuano a migliorare i rapporti tra Cina e Filippine
Il primo ministro cinese Li Keqiang ed il presidente filippino Rodrigo Duterte hanno entrambi dichiarato che il miglioramento dei rapporti tra i due paesi dovrebbe proseguire. Li, già presente nel paese per il summit ASEAN, ha prolungato la propria visita nel paese, la prima in 10 anni per un primo ministro cinese. “Questo dimostra quanto siamo riusciti a migliorare i rapporti tra i nostri paesi da quando sono diventato presidente” ha dichiarato Duterte.
Nel corso dell’anno, durante una visita di stato in Cina, il vulcanico presidente Duterte aveva dichiarato di “separarsi” dagli Stati Uniti. La decisione era stata presa dopo la critica di Obama sulla guerra alla droga lanciata dal neoeletto Duterte. Politica che ha causato almeno 8.000 morti. Duterte aveva allora dato del “figlio di puttana” ad Obama e lo aveva descritto come “nero ed arrogante”. I rapporti con gli Stati Uniti sono però notevolmente migliorati da quando è entrato Donald Trump alla Casa Bianca.
Il primo ministro Li ed il presidente Duterte hanno inoltre dichiarato che le due nazioni, in quanto paesi in via di sviluppo, si dovevano sostenere a vicenda. Il presidente ha infatti ringraziato lo stato cinese per i rifornimenti militari consegnati all’esercito filippino durante la battaglia di Marawi, dove le forze di sicurezza si sono scontrate per oltre cinque mesi contro centinaia di militanti ISIS. Il primo ministro Li ha dichiarato che il governo cinese avrebbe fornito quasi 23 milioni di euro per la ricostruzione della città.
Fonte: Asian Correpondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2017/11/china-philippines-bullish-improving-bilateral-relations/#9fhrYPv0Zy16XrfL.97
17 novembre, Cambogia – È stato sciolto il partito di opposizione
Il principale, e l’unico credibile, partito di opposizione, il Cambodia National Rescue Party (CNRP) è stato sciolto dopo che il primo ministro Hun Sen ha dichiarato la sua volentà di rovesciare il governo con il sostegno degli Stati Uniti. Il leader del partito era stato arrestato lo scorso 3 settembre. Il giudizio del tribunale include l’impossibilità di qualsiasi attività politica per i 118 ex-parlamentari.
La decisione è stata duramente contestata e criticata da parte della comunità internazionale e dai gruppi di difesa dei diritti. I critici del premier, come un ex generale Khmer ormai al potere da oltre 30 anni, hanno dichiarato che questo non sia altro che una mossa per rimanere al potere. “Questa è la fine della democrazia in Cambogia” ha dichiarato Yim Sovann, portavoce del CNRP “Non abbiamo fatto nulla di sbagliato. Abbiamo combattuto per la democrazia. Hanno ucciso la volontà di oltre tre milioni di cambogiani”.
Numerosi paesi e organizzazioni hanno reagito a questa decisione. “Un processo elettorale dal quale il principale partito di opposizione è stato arbitrariamente escluso non può essere legittimo” ha dichiarato un portavoce dell’Unione Europea. La Casa Bianca ha reagito dichiarando “Stando agli ultimi sviluppi, la prossima elezione non sarà legittima, libera o imparziale”. La ministra degli affari esteri australiana ha dichiarato la sua “profonda preoccupazione”.
Il primo ministro Hun Sen ha però rigettato le accuse e le minacce di sanzioni, inoltre il governo Cambogiano gode del sostegno cinese. In un discorso televisivo il primo ministro ha dichiarato che le elezioni procederanno in maniera regolare e ha lanciato un appello ai politici del CNRP liberi di proseguire la propria vita politica di raggiungere il partito di maggioranza, il Partito Popolare Cambogiano.
Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2017/11/cambodia-criticism-dissolution-opposition/#vdtvGjG2eTfjOc1X.97
18 novembre, Filippine – La polizia potrebbe tornare nella guerra contro la droga
Il presidente filippino ha dichiarato che se la situazione del narcotraffico dovesse peggiorare, la polizia riprenderebbe il comando delle operazioni. “Se i (difensori) dei diritti umani pensano che Trump o chiunque altro mi possa fermare mi spiace” ha dichiarato Duterte. “Il problema della droga, se dovesse peggiorare ancora, la polizia tornerebbe al centro delle operazioni”.
Le Filippine sono state duramente criticate da parte della comunità internazionale per via della guerra alla droga. Nei suoi primi 15 mesi a capo del paese, la lotta contro il narco traffico avrebbe fatto 3.900 morti secondo i dati ufficiali, anche se molti parlano di più di 8.000 morti. La polizia ha dichiarato di aver usato la forza solo nei casi in cui i sospetti fossero armati o avessero resistito all’arresto.
Da poche settimane il presidente filippino aveva dichiarato che, la responsabilità di combattere il traffico di droga, sarebbe spettata esclusivamente all’unità anti-droga Philippine Drug Enforcement Agency (PDEA). Il presidente della PDEA aveva però dichiarato che senza il supporto della polizia la loro missione sarebbe stata praticamente impossibile. Il personale e il budget per la PDEA sono solo una frazione di quello della polizia.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/philippine-leader-says-police-to-return-to-drugs-war-if-problem-worsens
19 novembre, Cambogia – Hun Sen chiama gli Stati Uniti a cancellare tutti i loro aiuti economici
Dopo aver sciolto il partito di opposizione, il primo ministro cambogiano Hun Sen ha apertamente sfidato gli Stati Uniti incoraggiandoli a cancellare tutti i loro programmi di aiuti economici nel paese. Il premier, a capo del suo paese da oltre trent’anni, ha optato per una linea sempre più antiamericana durante la sua campagna per le prossime elezioni. Gli Stati Uniti hanno reagito dichiarando la propria preoccupazione per la situazione e hanno minacciato il paese di mettere fine agli aiuti economici previsti per le elezioni.
Secondo un giornale locale “Hun Sen ha confermato che un taglio ai fondi USA non avrebbe ucciso il governo ma soltanto quelli che servono le politiche americane”. Lo scorso mese di aprile, l’ambasciata statunitense aveva dichiarato un pacchetto di 1.8 milioni di dollari per l’organizzazione delle elezioni. In totale gli aiuti americani ammontano a quasi 80 milioni all’anno in vari programmi in materia di salute, educazione, governance, e crescita economica.
Tuttavia, il crescente sostegno da parte del governo cinese ha permesso al primo ministro cambogiano di non prestare attenzione alle critiche provenienti dal mondo occidentale. La Cina spende cifre notevolmente superiori a quelle americane, e finanzia progetti infrastrutturali estremamente concrete e ad alta visibilità, senza chiedere in cambio riforme politiche.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno minacciato il paese di sanzioni economiche e di rivedere i propri accordi commerciali. L’Europa e gli USA rappresentano il sessanta percento delle esportazioni cambogiane.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/defiant-hun-sen-tells-us-to-cut-all-aid-to-cambodia
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