Rassegna settimanale 30 Ottobre-5 Novembre: Africa Subsahariana

Rassegna settimanale 30 Ottobre-5 Novembre: Africa Subsahariana

30 ottobre, Kenya – Kenyatta vince le elezioni con il 98,26% dei voti

Il Presidente uscente Uhuru Kenyatta ha vinto le elezioni tenutesi giovedì 26 ottobre con il 98,26% dei voti, così come riportato dalla commissione elettorale del Paese. Nonostante il tentativo di boicottaggio da parte del suo principale oppositore Raila Odinga, il Presidente ha visto la sua rielezione alla propria carica ottenendo 7,5 milioni di voti contro i 73.288 del suo principale sfidante.

Dato da non sottovalutare è la bassa affluenza alle urne. Infatti, solo il 38,8% degli elettori iscritti si è recato a votare contro il 79% delle elezioni di agosto, annullate per irregolarità procedurali. La situazione resta quindi molto delicata e critica.

Fonte: Africa News e Radio France Internationale
Link: http://www.africanews.com/2017/10/30/live-kenyans-vote-in-election-rerun-despite-raila-odinga-s-withdrawal/

http://www.rfi.fr/afrique/

30 ottobre, Etiopia – Corte olandese fa partire un processo sui crimini di guerra etiopi degli anni ‘70

Un uomo è stato accusato di crimini di guerra da parte di un tribunale olandese. Tra le accuse troviamo l’incarcerazione arbitraria, la tortura e l’omicidio degli avversari politici dell’ex leader etiope Mengistu Haile Mariam durante gli anni ’70 del secolo scorso.

Come rappresentante di Mengistu nella provincia etiope di Gojjam, Eshetu Alemu è accusato di aver ordinato l’uccisione di 75 giovani detenuti nel 1978 e di essere il responsabile dell’incarcerazione e del trattamento disumano di più di 200 persone.

Il 63enne nacque in Etiopia e si trasferì nei Paesi Bassi come richiedente asilo nel 1990. Sì è dichiarato non colpevole davanti alla corte, affermando che i procuratori stessero accusando l’uomo sbagliato.

Un tribunale etiope condannò l’imputato in contumacia a morte nel 2007 per il suo ruolo nel cosiddetto “terrorismo rosso” perpetrato dalla giunta militare di Mengistu, che guidò il Paese dopo l’estromissione dell’imperatore Haile Selassie nel 1974, ha dichiarato il procuratore nazionale.

Tuttavia, non accettando né riconoscendo la pena di morte nel sistema giuridico di Amsterdam, la sentenza etiope non può essere eseguita nei Paesi Bassi, che quindi devono necessariamente avviare un nuovo ricorso in giudizio.

Il processo, basato su un’inchiesta della Squadra dei Crimini Internazionali della polizia nazionale olandese, è in corso in un tribunale nazionale a L’Aia, piuttosto che in uno dei tribunali internazionali che siedono in città.

Mengistu è stato dichiarato colpevole in contumacia – dopo la sua destituzione nel 1991 è scappato in Zimbabwe dove ancora vive – per i crimini di genocidio nello stesso processo in Etiopia del 2007, dopo che lui e membri dei ranghi più alti del suo Governo militare sono stati accusati di aver ucciso migliaia durante 17 anni di regime da lui guidato.

Fonte: Reuters
Link: https://uk.reuters.com/article/uk-netherlands-ethiopia-war-crimes/dutch-begin-trial-over-1970s-ethiopian-war-crimes-idUKKBN1CZ1MH

31 ottobre, Africa – Gli Stati Uniti concedono 60 milioni di dollari per aiuti ai Paesi del G5 Sahel

La Francia aveva reso G5 Sahel l’argomento chiave della sua presidenza a Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma non è ancora riuscire a piegare le volontà dell’alleato americano. In una riunione lunedì 30 ottobre, dedicata al sostegno delle Nazioni Unite a questa forza africana antiterroristica, Washington ha preferito annunciare un notevole aiuto bilaterale di 60 milioni di dollari.

Gli Stati Uniti ancora rifiutano di aderire alla richiesta del Segretario Generale António Guterres, dei cinque paesi del Sahel, della Francia e della maggioranza del CdS di autorizzare il sostegno delle Nazioni Unite al G5. Parigi ritiene, comunque, che si sia verificata un cambio di rotta nella posizione americana.

L’inflessione è notevole. Washington ha minacciato l’utilizzo del veto lo scorso giugno se l’ONU avesse finanziato la creazione del G5 Sahel. Quattro mesi dopo, l’annuncio di questo aiuto di 60 milioni di dollari dimostra che gli statunitensi riconoscono l’urgenza di ripristinare la sicurezza nella regione, soprattutto dopo la perdita di quattro uomini delle proprie Forze Speciali in Niger all’inizio di ottobre.

Ma è nella forma che Washington si oppone a tutti i suoi partner del CdS e nei Paesi membri del G5 Sahel. Gli americani rifiutano che questi soldi siano investiti all’interno del circuito delle Nazioni Unite, preferendo dare aiuto diretto ai Governi dei cinque Paesi africani, senza precisare come questi fondi saranno divisi tra Mali, Burkina Faso, Mauritania, Niger e Ciad.

Alla fine dell’incontro, Jean-Yves Le Drian, Ministro degli Esteri francese, ha ritenuto comunque che una porta è rimasta aperta per raggiungere un compromesso. Ha annunciato che Parigi lavorerà su una nuova risoluzione per consentire a MINUSMA, la missione dell’ONU in Mali, di assistere logisticamente e operativamente il G5, anche attraverso il rifornimento di materiale medico o di carburante.

Siamo lontani dalle raccomandazioni del Segretario Generale, il quale ha invitato gli Stati membri ad essere ambiziosi e ha chiesto la creazione di un ufficio regionale dell’ONU per il Sahel.

Fonte: Radio France International
Link: http://www.rfi.fr/afrique/20171030-etats-unis-octroient-60-millions-dollars-aide-g5-sahel

31 ottobre, Togo – Presidente: “Hanno usato la tecnologia per trasformarmi in un dittatore sanguinoso”

Questa è la sua prima reazione alle proteste anti-governative che hanno avuto inizio nel mese di agosto per la reintroduzione della Costituzione del 1992, che prevede un limite di due mandati di cinque anni per il Presidente e un sistema di voto a due turni.

“Oggi quelli che inebriano la folla, quelli che mentono, hanno trovato alleati nella tecnologia e possono trasformare una cosa giusta, o un uomo semplice come me in un dittatore sanguinoso. Ma prima o poi, la verità trionferà “, Grassingbe ha detto a migliaia di delegati del partito di governo durante il fine settimana.

“Sono stato eletto e prima o poi la verità verrà rivelata. Ci vuole coraggio, pazienza e forza per superare quest’esperienza, e so che possiamo farlo”, ha affermato alla folla riunita a Tsevie – 35 km a nord della capitale Lomé – per l’Unione per il Congresso della Repubblica (UNIR).

Un progetto di legge è stato presentato al Parlamento dal Governo durante le manifestazioni di settembre – che hanno portato a 16 morti e numerosissimi feriti – per ripristinare il termine limite che è stato modificato dal padre di Faure Gnassingbe prima della sua morte.

L’opposizione ha respinto il disegno di legge per modificare l’articolo 59 della Costituzione che ha mantenuto l’esclusione della clausola che dice “nessuno può servire più di due termini”. Credono che sia un trucco per consentire a Faure, che sta servendo il suo terzo mandato, a tentarne un quarto nel 2020.

Il Governo ha vietato le dimostrazioni di giorni feriali, ma i manifestanti hanno sfidato il divieto e hanno colpito le strade la scorsa settimana, con conseguente scontri ulteriori. L’opposizione ha chiesto un’altra serie di manifestazioni il 7, 8 e 9 novembre – che sono giorni feriali – nonostante il divieto di proteste della settimana

Fonte: Africa News
Link: http://www.africanews.com/2017/10/31/they-used-technology-to-turn-me-into-a-bloody-dictator-togo-s-president/

1 novembre, Liberia – La Corte Suprema convoca la commissione elettorale

Il secondo turno delle elezioni presidenziali in Liberia avrà luogo martedì prossimo come previsto? Una delegazione dell’Unione Africana guidata dal suo attuale presidente, la guineana Alpha Condé, è arrivata mercoledì per incontrare i due candidati al ballottaggio. Lo stesso giorno, la Corte Suprema liberiana ha sentito Charles Brumskine, che è arrivato terzo al primo turno e che chiede una nuova votazione. Giovedì mattina, la Corte Suprema deve sentire la commissione elettorale. L’audizione è prevista per le ore 9:00 di ora locale (UTC).

Davanti alla Corte Suprema, la commissione elettorale dovrà spiegarsi e la questione sembra semplice: perché ha respinto l’appello presentato da Charles Brumskine?

Questo appello è stato sostenuto da altri due gruppi tra cui, e il fenomeno è piuttosto raro, quello del partito di Governo, il cui candidato, il vice presidente uscente Joseph Boakai, è arrivato secondo.

In una dichiarazione congiunta, le tre parti hanno denunciato “frodi massicce e sistematiche” e hanno chiesto che il primo turno sia riproposto.

Anche se l’annullamento del primo turno non avrà luogo, è possibile che il secondo turno sia ancora rimandato. Perché la Corte Suprema non si è accontentata solo di richiamato la commissione elettorale, ma le ha anche ordinato di “sospendere tutte le azioni legate al secondo turno fino a quando non decidesse sul caso”.

Questa decisione può pertanto portare a ritardi nei preparativi per la votazione. Soprattutto dal momento che non si sa nulla sulla durata delle audizioni. A Monrovia, l’incertezza sta crescendo e la tensione sta aumentando.

Fonte: Radio France Internationale
Link: http://www.rfi.fr/afrique/20171101-liberia-elections-second-tour-alpha-conde-charles-brumskine-cour-supreme

1 novembre, Zimbabwe – Mugabe vuole il ritorno della pena di morte per contrastare i casi di omicidio in aumento nel Paese

Il Presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe vuole il ritorno della pena di morte nei testi di legge.

Mugabe ha citato il tasso crescente di casi di omicidio nel Paese come giustificazione per un ritorno della pena di morte. Ha anche espresso preoccupazione per come le persone hanno ucciso altri per scopi tribali e rituali.

Il 93enne ha parlato al funerale di un alleato politico, Don Muvuti, nella capitale Harare il mercoledì. “Ripristiniamo la pena di morte. La gente sta giocando con la morte uccidendosi a vicenda.”

“È per questo che abbiamo liberato questo Paese? Vogliamo che questo Paese sia una nazione pacifica e felice, non uno Stato con persone che si uccidono “, ha aggiunto.

L’agenzia di stampa AFP riferisce che l’ultima esecuzione nel paese è avvenuta 12 anni fa, dopo di che il boia si ritirò. Ma un funzionario del Ministero della Giustizia ha reso noto che più di 50 persone hanno da allora applicato per il posto vacante.

La maggior parte dei Paesi africani ha la pena di morte de iure ma non de facto.

Fonte: Africa News
Link: http://www.africanews.com/2017/11/01/mugabe-wants-return-of-death-penalty-to-cure-rising-murder-cases/

2 novembre, Sud Africa – Zuma nega di aver ricevuto tangenti da imprese private

Il Presidente del Sud Africa Jacob Zuma ha affermato ai legislatori di non aver mai ricevuto pagamenti da aziende private o individui durante il suo mandato.

“Non ho ricevuto pagamenti da parte di privati o società durante la mia carica di Presidente della Repubblica del Sudafrica, a parte quelli che sono stati comunicati o segnalati alle autorità necessarie”, ha detto in una risposta ad una questione parlamentare.

Zuma è accusato di essere influenzato dalla ricca famiglia Gupta nella nomina del Governo e nell’aggiudicazione di contratti da parte di imprese statali.

La famiglia Guptas e Zuma negano l’ingiustizia e dicono di essere vittime di una caccia alle streghe politicamente motivate.

Fonte: Africa News
Link: http://www.africanews.com/2017/11/02/south-africa-s-zuma-denies-receiving-bribes-from-private-companies/

2 novembre, Madagascar – L’epidemia di peste sembra diminuire

L’epidemia di peste esplosa in Madagascar in agosto sembra in diminuzione secondo ciò che viene riportato dalle fonti governative e dalla stampa locale. L’epidemia ha infettato circa 1.800 persone, 127 delle quali è morta.

Secondo un portavoce dell’OMS, c’è la conferma di una diminuzione sia dei casi di contagio che di morti ance se non si può assicurare che non ci saranno nuovi picchi nel breve periodo.

La peste non è una malattia rara nel Paese, ma quest’anno l’epidemia è stata inusuale. Di solito, infatti, l’epidemia di peste scoppia tra dicembre e aprile e sono concentrati nell’area delle risaie e viene trasmessa tramite i morsi delle pulci, causando casi di peste bubbonica. Quest’anno, oltre al periodo nella quale l’epidemia è esplosa, è inusuale il tipo di peste, quella polmonare, e l’area di infezione, le città.

Molti Paesi dell’East Africa hanno temuto che l’epidemia arrivasse anche sulla terra ferma, ma in realtà è rimasta circoscritta all’isola.

Fonte: The New York Times
Link: https://www.nytimes.com/2017/11/02/health/plague-madagascar.html?rref=collection%2Fsectioncollection%2Fafrica&action=click&contentCollection=africa&region=stream&module=stream_unit&version=latest&contentPlacement=1&pgtype=sectionfront

3 novembre, Zambia – Il Presidente avverte i suoi avversari

Il presidente zambiano Edgar Lungu ha avvertito i magistrati del suo Paese rispetto all’ipotesi che possano mettere in atto qualche mossa per impedirgli di correre per un nuovo mandato nel 2021, un presupposto che è già oggetto di un amaro dibattito costituzionale.

“Dico ai miei amici nel sistema giudiziario” Non immergere il paese in un caos (…) “su questo argomento”, ha detto Lungu in un discorso ieri sera ai sostenitori e riportato dalla radio nazionale.

Al potere dal 2015, rieletto nel 2016, il Capo di Stato ha già dichiarato pubblicamente in diverse occasioni di essere pronto a correre per un altro mandato nel 2021. Questo scenario è stato fonte di intense controversie negli ultimi mesi. Lo Zambia prevede che il capo dello Stato possa ricoprire lo stesso incarico per due mandati di cinque anni l’uno.

Fonte: Le Figaro
Link: http://www.lefigaro.fr/flash-actu/2017/11/03/97001-20171103FILWWW00090-zambie-le-president-met-en-garde-ceux-qui-lui-denient-un-nouveau-mandat.php

3 novembre, Mali – Il difficile reinsediamento dei profughi dal campo di Mbera a Timbuctu

I rifugiati maliani del campo di Mbera in Mauritania stanno facendo gradualmente ritorno alla regione di Timbuctu. Quasi 30.000 sono stati rimpatriati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Ma al ritorno, il reinsediamento non è facile.

A Timbuctu, l’UNHCR sta distribuendo denaro per i rifugiati rimpatriati. Il municipio è totalmente in stallo. Molte persone non sono nelle liste o sono state aiutate, ma stanno comunque provando a ripartire da zero. Sidi Mohammed tornò nel 2015 e si reinstallò in qualche modo: “Tutto era stato rubato. Il nostro bestiame, il piccolo motore usato per il lavoro sul campo. I punti d’acqua abbandonati sono inutilizzabili. Non è davvero facile.”

L’UNHCR non può aiutare tutti, gli aiuti distribuiti sono il minimo indispensabile utile a facilitare il ritorno. Ahmed Notta, responsabile della protezione presso l’ufficio dell’UNHCR a Timbuctu, ha affermato che “c’è un aiuto individuale a questi rimpatriati, che ammontano a 40.600 franchi CFA per i bambini e 115.400 per adulti. Quindi, questo importo consente solo all’inizio, comunque, di organizzarsi – scuola, bambini, comprare cibo e altro – in modo che possano iniziare a lavorare.”

Lo Stato è presente in Timbuctu, le autorità interinali sono state installate alcuni mesi fa. Ma un membro di queste stesse autorità lo ammette: il vero lavoro non è ancora iniziato.

Fonte: Radio France Internationale
Link: http://www.rfi.fr/afrique/20171103-mali-difficile-reinstallation-refugies-camp-mbera-tombouctou

4 novembre, Sud Sudan – Tensione a Juba dopo l’offerta di disarmare il detenuto ex capo dell’esercito

Il Governo del Sud Sudan ha cercato di disarmare le guardie del corpo del detenuto ex capo dell’esercito Paul Malong per paura che possa scappare e lanciare una ribellione, ha riportato la moglie sabato, evidenziando le tensioni all’interno della leadership.

Malong, l’uomo che ha guidato la campagna del presidente Salva Kiir contro i ribelli, è agli arresti domiciliari da maggio dopo che Kiir lo ha licenziato a causa di una serie di dimissioni militari da parte degli alti generali che affermano abusi e discriminazioni su basi etniche.

Malong era inizialmente fuggito dalla capitale Juba con un convoglio di veicoli verso il suo Stato di origine Aweil dopo il suo licenziamento, sollevando il timore che potesse aderire alle forze dell’opposizione, prima di tornare alla capitale.

Sabato, la moglie Lucy Ayak ha riportato a Reuters che i funzionari di sicurezza si sono presentati venerdì sera presso la loro abitazione con “ordini specifici” da parte di Kiir.

“Sono venuti a portare l’ordine dal Presidente di disarmare le guardie del corpo del generale Malong”, ha riportato la moglie, aggiungendo che hanno anche cercato di prendere il suo telefono e che vogliono negare ai suoi familiari la possibilità di visita.

“Il Governo sta pensando che il generale Malong potrebbe portare il Paese alla guerra. La tensione è ancora alta […] non sappiamo se potrebbero tornare e arrestarlo con la forza se dovesse opporre resistenza.”

Fonte: Reuters
Link: http://www.reuters.com/article/us-southsudan-military/tension-in-south-sudan-capital-after-bid-to-disarm-detained-ex-army-chief-idUSKBN1D40JP

4 novembre, Eritrea – Eritrei all’estero protestano contro il regime dopo il caos di Asmara

Gli eritrei che vivono all’estero hanno organizzato proteste contro la situazione dei diritti umani nel Paese di origine. Le proteste erano originariamente previste per Washington, Londra e Stoccolma in seguito alla manifestazione di martedì scorso nelle strade di Asmara.

Le forze di sicurezza hanno utilizzato colpi d’arma da fuoco per disperdere gli studenti che, secondo i report, richiedevano il rilascio di un dirigente scolastico detenuta per resistere alle interferenze statali nella gestione della scuola finanziata dalla comunità islamica.

Le foto condivise sui social media, tuttavia, hanno mostrato i dimostranti a Londra, che si sono riuniti all’esterno dell’ambasciata eritrea per manifestare le loro preoccupazioni.

A Stoccolma, i manifestanti hanno scelto la parte anteriore del Parlamento svedese per mettere in scena le loro proteste. Circa 100 persone si sono presentati con banner e foto di prominenti leader religiosi.

Il Governo attraverso il suo Ministro dell’Informazione, Yemane Ghebre Meskel, ha categoricamente negato che ci siano stati morti durante la “piccola dimostrazione” di martedì, ha parlato solo di arresti che hanno riportato la normalità nella capitale.

L’Eritrea accusa una parte del personale della stampa che, secondo il Governo, hanno legami con l’Etiopia e che cercano di rafforzare le tensioni.

 Il Paese è noto per il suo poco rispetto sui diritti umani e della stampa. Non ha una Costituzione funzionante dall’indipendenza dall’Etiopia del 1993. Il presidente Isaias Afwerki è il suo unico leader politico dall’indipendenza; le elezioni sono state pianificate quasi due decenni fa ma non sono mai state tenute.

Fonte: Africa News
Link: http://www.africanews.com/2017/11/04/eritreans-abroad-protest-against-regime-after-asmara-chaos/

5 novembre, DR Congo – Scontri nella città orientale di Bukavu in Congo

Colpi d’arma da fuoco ed esplosioni sono scoppiati nella città orientale del Congo Bukavu durate gli scontri tra le truppe regolari congolesi e quelle dei lealisti di un colonnello rinnegato dal Governo, secondo quanto riportato dai testimoni.

Un portavoce dell’esercito della DRC per la regione del Sud Kivu, Dieudonne Kasereka, ha riportato ad Al Jazeera che gli scontri sono partiti dopo che la polizia è venuto a disarmare il colonnello Abbas Kayonga, licenziato dal suo posto il giovedì.

La sicurezza si è deteriorata in tutta la DRC a partire dalla fine dello scorso anno, quando il presidente Joseph Kabila si è rifiutato di ritirarsi, nonostante il suo mandato scadesse.

La violenza della milizia in agguato in Oriente – che da decenni è stata l’epicentro di rivalità etniche alimentate dalla ricchezza mineraria della regione – e nella regione tranquilla e centrale di Kasai, hanno suscitato timori che il Paese possa scivolare di nuovo nelle molteplici guerre civili della fine del secolo scorso.

Fonte: Al Jazeera
Link: http://www.aljazeera.com/news/2017/11/fighting-erupts-congo-eastern-city-bukavu-171105125611219.html

5 novembre, Africa Occidentale – Ebola: più di 5 milioni di euro destinati alla Croce Rossa sono stati sottratti

La Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC) ha rivelato che più di 5 milioni di euro sono stati sottratti in Africa Occidentale. Questi fondi destinati alla gestione dell’epidemia di Ebola tra il 2014 e il 2016 sono stati deviati in Guinea, in Liberia e in Sierra Leone con la complicità dei dipendenti. In una dichiarazione, l’organizzazione si è dichiarata “oltraggiata dalla scoperta di queste frodi” e determinata a perseguire le persone coinvolte.

Durante l’epidemia di Ebola, tra il 2014 e il 2016, la Croce Rossa ha donato decine di milioni di euro alle società della Croce Rossa della Mezzaluna Rossa in Guinea, Liberia e Sierra Leone, i primi tre Paesi colpiti dalla malattia.

“La frode è avvenuta in diversi modi”, afferma la Dott.ssa Jemilah Mahmood, Sottosegretario Generale della Federazione Internazionale della Croce Rossa incaricata delle partnership. “Non si tratta dell’organizzazione stessa, sono individui all’interno dell’organizzazione che sono stati disonesti e hanno trovato modi di rubare denaro. Quello che abbiamo trovato attraverso le revisioni è diverso ogni volta: in Liberia, è un problema di sovraccarico e di pagamento dei bonus ai volontari; in Sierra Leone, è una frode internazionale di transazione con la complicità di una banca; in Guinea, problemi di sdoganamento. E stiamo guardando altri potenziali problemi di appalti pubblici.”

Alcune frodi sono confermate. Le indagini sono ancora in corso in Liberia.

“In Sierra Leone, lavoriamo con la commissione anti-corruzione per assicurarci che non siamo gli unici a indagare, ma che ci saranno anche processi legali”, dice.

Alla Croce Rossa, riporta la Dott.ssa Jemilah Mahmood, è la rabbia che domina. “Nessuno vuole alcuna frode, siamo tutti furiosi e arrabbiati che sia accaduto. Abbiamo l’impressione che non siamo solo stati derubati dei soldi, ma che siamo stati privati dell’opportunità di aiutare le persone che hanno bisogno di seriamente il nostro aiuto, e questo è veramente inaccettabile “.

Fonte: Radio France Internationale
Link: http://www.rfi.fr/afrique/20171105-ebola-plus-5-millions-euros-croix-rouge-detournes

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