Rassegna settimanale 16-22 ottobre: Sud Est Asiatico
16 ottobre, Cambogia – Il parlamento Cambogiano modifica la legge sui partiti
Il parlamento cambogiano ha approvato una serie di emendamenti per ridistribuire i seggi di un partito in caso esso venga sciolto. Questa manovra legislativa si è svolta solo una settimana dopo che il governo ha sporto denuncia per dissolvere il principale partito di opposizione. La mossa permetterebbe al primo ministro Hun Sen di rimanere al potere dopo trentadue anni già al governo.
Per molti, questa è solo una delle numerose manovre del primo ministro e del governo per indebolire il Cambodia National Rescue Party (CNRP). Il partito che dovrebbe disputare le prossime elezioni contro il Partito Comunista Cambogiano è già stato epurato dei suoi massimi esponenti, tutti costretti all’esilio.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/cambodian-parliament-votes-for-party-law-changes-as-opposition-future-in-limbo
17 ottobre, Indonesia – Anies Baswedan è il nuovo governatore di Jakarta
Jakarta ha un nuovo governatore. Anies Basewan ha prestato giuramento questo lunedì dopo una campagna difficile che ha diviso la città se questi etniche e religiose.
Il presidente Joko “Jokowi” Widodo ha partecipato alla cerimonia del suo ormai ex ministro dell’educazione. In questi ultimi periodi la reputazione di tolleranza religiosa indonesiana è monitorata da molti osservatori per via della crescita dei movimenti islamisti in un paese che comprende ampie comunità cristiane, Hindu e Buddiste.
Anies è già stato criticato per aver vinto le elezioni di aprile con il supporto dei gruppi islamisti responsabili di aver organizzato le manifestazioni contro Basuki “Ahok” Tjahaja Purnama, l’ex governatore cristiano deposto dopo le accuse di blasfemia.
“Faremo in modo che il governatore di Jakarta sia il governatore di tutti, di quelli che hanno votato per noi e quelli che non lo hanno fatto” ha detto Anies ai giornalisti.
Gruppi intransigenti come l’ “Islamic Defenders Front” (FPI) sperano che il nuovo governatore imponga uno stile di vita più “islamico” in una città che conta più di 10 milioni di abitanti.
Il capo dell’ FPI di Jakarta, Novel Bamukmin, ha dichiarato di voler “spingere” l’amministrazione Anies per chiudere in maniera graduale i bar e locali di una città rinomata per la sua vita notturna perché “è immorale e… non fa parte della cultura islamica”.
Ha dichiarato ai giornalisti che inizieranno chiedendo la cancellazione delle celebrazioni di capodanno, che tradizionalmente vede migliaia di persone per le strade o a partecipare a concerti e teatri tradizionali finanziati dal comune.
Il vice di Anies, Sandiaga Uno, ha precedentemente dichiarato che la nuova amministrazione considererà una regolamentazione basata sulla sharia, simili a quelle di Abu Dhabi o Dubai, per tutti i locali.
L’Indonesia è ufficialmente un paese secolare e la sua costituzione protegge la libertà religiosa. Il ritorno alla democrazia dopo il regime autoritario di Suharto ha però permesso agli islamisti radicali di guadagnare potere nel paese.
Se la religione è stato un tema importante durante la campagna, la maggior parte dei residenti sono anche preoccupati da altre problematiche, come il traffico eccessivo e le regolari alluvioni. “La speranza è che Jakarta possa andare avanti, così da essere più pulita e che i poveri ricevano aiuto” ha dichiarato un uomo che ha partecipato alla cerimonia, “non sento che Anies debba ripagare quei gruppi (islamisti) in qualsiasi modo”.
Il FPI ha organizzato massicce manifestazioni negli ultimi attimi dell’elezione, per esortare gli elettori a scegliere il loro candidato piuttosto che Ahok. Dopo essere stato portato in tribunale e aver perso le elezioni al secondo turno, Ahok è stato condannato nel mese di maggio a due anni di prigione in una sentenza denunciata a livello internazionale.
Anies è apparso con i leader del FPI e delle manifestazioni ma ha negato di essere dipendente dagli islamisti per vincere le elezioni. Il due Anies-Sandi sono sostenuti dal principale gruppo di opposizione Gerindra, che controlla ormai la capitale, strappandola dal gruppo di maggioranza di Widodo.
“Jakarta serve da barometro per la tendenza politica nazionale” ha dichiarato uno dei membri di Gerindra, “Questo è perché è importante che il nostro partito abbia preso il controllo di Jakarta… per poter vincere le elezioni presidenziali del 2019.”
Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2017/10/anies-baswedan-now-governor-jakarta/#JBCCKRcgOrzWbMC2.97
18 ottobre, Filippine – Gli ultimi soldati ISIS a Marawi si arrendono
Si è arreso alle autorità Ben Salina Sapilin uno dei capi dei ribelli dell’ISIS nella città di Marawi, nonché cugino del terrorista Isnilon Hapilon. Hapilon era uno dei terroristi più ricercati al mondo ed era “l’emir” dell’ISIS nel sud-est asiatico. Aveva organizzato insieme ai fratelli Maute l’assalto alla città di Marawi dove sono morte circa un migliaio di persone.
La battaglia di Marawi ha lasciato un segno profondo nella città e sull’isola di Mindanao, ancora sotto legge marziale, ma anche in tutto il paese. I 148 giorni sono stati marcati da intensi scontri tra l’esercito filippino e i ribelli dell’ISIS 200.000 persone sono state evacuate dalle loro case. La fine della battaglia non mette del tutto fine al pericolo dello Stato Islamico, molti temono che alcuni terroristi si possano essere nascosti nelle montagne, nella giungla o che abbiano passato la frontiera.
Le autorità hanno lanciato un messaggio e chiesto a tutti i ribelli ancora in circolazione, non si sa quanti, di seguire l’esempio di Sapilin e di porre fine a tutto ciò.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/abu-sayyaf-cousin-of-slain-isis-leader-isnilon-hapilon-surrenders-to-philippine
19 ottobre, Birmania – Nessun progresso sul caso Rohingya
Jeffrey Feltman, un diplomatico delle Nazioni Unite, è tornato a mani vuote dalla Birmania dopo cinque giorni di trattative sul caso Rohingya. Feltman ha discusso con Aung San Suu Kyi ed il capo dell’esercito birmano Min Aung Hlaing per il rimpatrio dei quasi 600.000 Rohingya e ha visitato lo stato di Rakhine.
Un portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric ha dichiarato che Feltman “ha reiterato la domanda del Segretario Generale, che venga concessa totale libertà di manovra agli attori umanitari e che sia concesso il diritto al rimpatrio in maniera sicura e dignitosa a chi lo volesse”. Dujarric ha poi concesso che nessun si aspettasse ad un brusco cambiamento da parte delle autorità birmane.
Le Nazioni Unite hanno denunciato le misure di sicurezza prese dall’esercito birmano dopo una ribellione il 25 agosto che uccise una ventina di poliziotti. Le azioni dell’esercito birmano in risposta sono sproporzionate secondo l’ONU e le ha qualificate di pulizia etnica.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/no-progress-on-aid-refugees-return-in-un-myanmar-talks
20 ottobre, Filippine – Duterte cambia politica sulla guerra alla droga
Il presidente filippino Rodrigo Duterte ha deciso di operare un importante cambiamento nella sua guerra alla droga. Non saranno più le forze di polizia a portare avanti le operazioni anti-droga, bensì la sezione anti-narcotici (PDEA) come “unica agenzia”. La decisione è stata presa per via del crescente malcontento al riguardo e del calo di popolarità di Duterte, pur sempre sostenuto da un’ampia maggioranza.
Un generale delle forze di polizia, Aaron Aquino, ha fatto sapere la propria delusione rispetto alla decisione del presidente. Il generale ha dichiarato che la sezione anti-stupefacenti di appena 1.000 uomini non riuscirà a fronteggiare la situazione. Inoltre il PDEA dovrà regolarmente appoggiarsi alle forze di polizia e hai militari per i raid anti-droga o in caso di azioni contro figure di alto livello.
I gruppi per i diritti umani, pur riconoscendo un cambiamento positivo, hanno dichiarato che la situazione del paese non migliorerà finché non ci sarà una profonda revisione della politica del governo. Dopo aver basato gran parte della campagna elettorale sul tema della lotta alla droga, Duterte ha messo in atto una vera e propria guerra alla droga che ha fatto almeno 8000 morti. Secondo numerosi fonti però, la campagna avrebbe causato all’incirca 13.000 decessi, la maggior parte persone povere o venditori di stupefacenti di basso rilievo.
Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2017/10/duterte-changes-tack-deadly-drugs-war-amid-mounting-protests-declining-popularity/#lEMWfjYQgxvgdSjO.97
21 ottobre, Malesia – La Malesia deve stare attenta ad altri militanti come Mahmud Ahmad
Il ministro della difesa malesiano, Hishammuddin Hussein ha dichiarato che il paese deve rimanere in allarme seppur le autorità filippine hanno confermato la morte di Mahmud Ahmad. “Non ho ricevuto la conferma da parte dei nostri servizi di informazioni ma le indicazioni filippine ci portano a pensare che questo sia il caso” ha dichiarato il ministro. Mahmud Ahmad era un professore di diritto islamico convertito alla causa jihadista e tra gli organizzatori dell’assalto di Marawi, incaricato di finanziare l’assalto.
Fonte: The Straits Times
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/be-on-guard-for-more-militants-like-mahmud-ahmad-warns-malaysias-defence-minister
22 ottobre, Birmania – Il traffico di stupefacenti continua malgrado le violenze nello stato di Rakhine
La polizia birmana ha sequestrate l’equivalente di 5 milioni di dollari di metamfetamine nello stato di Rakhine, già devastato dalle violenze degli ultimi mesi. Intanto il lucrativo affare dei narcotici continua ad infestare la regione e ad attraversare la frontiera con il Bangladesh, dove la domanda per questa droga è molto elevata. “Abbiamo sequestrato 3.563.355 tavolette di prodotto” ha dichiarato un membro della sezione locale anti-narcotici, l’operazione più importante dal mese di febbraio.
Lo stato di Rakhine fa parte del “Triangolo d’oro” dove circolano enormi quantità di stupefacenti che vengono redistribuite in tutto il sud-est asiatico. Inoltre lo stato è al centro dell’attenzioni internazionale dopo le operazioni di sicurezza dell’esercito nei confronti della popolazione Rohingya. La situazione ha causato un esodo di massa, quasi 600.000 Rohingya si sono rifugiati in Bangladesh. Numerosi associazioni per i diritti e capi di stato hanno lanciato un appello per mettere fine alle violenze definite “pulizia etnica”.
Fonte: The Straits Time
Link: http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/meth-seizures-shoot-up-in-myanmars-crisis-hit-rakhine