Rassegna settimanale 02 – 08 ottobre: Africa Subsahariana
03 ottobre, Zimbabwe: Arrestata la giornalista Kenneth Nyangani
La giornalista Kenneth Nyangani del NewsDay, che ha segnalato come la first lady Grace Mugabe, abbia donato vestiti usati per ai supporter del partito di maggioranza, lo Zanu-PF, è stata incarcerata e rinviata a giudizio. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno richiesto il rilascio della giornalista ed accusato le autorità del paese di intimidire e molestare i giornalisti, per impedirgli di fare il proprio lavoro. Ricordiamo come la crisi economica non accenni ad arrestarsi in Zimbabwe e che la lotta per la successione al vecchio dittatore Robert Mugabe, al potere da più di 35 years, è ancora in corsa. I principali ocntendenti sono sua moglie ed Emerson Mnangagwa, suo vice presidente.
Fonte: The Guardian
05 ottobre, Repubblica Centro-Africana: lo stupro come strumento di guerra
E’ quello che hanno dichiarato le organizzazioni per i diritti umani, come Human Rights Watch. Violenze, stupri e schiavismo sessuale non solo sono tollerati, ma in molti casi, sono perpetrati impunemente sia dai soldati che dalle milizie. Lo studio parla di casi di donne e ragazze imprigionate come schiave del sesso per 18 mesi; molte delle quali hanno subito violenze sessuali multiple, oltre a torture di vario tipo e, chi sopravvive, non ha nemmeno accesso ad un supporto medico-legale. La Repubblica Centro-Africana è dilaniata da lotte etniche da più di 5 anni. Nel 2013, François Bozizé è stato rovesciato come presidente dal gruppo ribelle Seleka, composto principalmente da musulmani. In risposta, the si è formata la milizia anti-balaka cristiana: da quel momento la spirale di violenza ha ucciso migliaia di civili.
Fonte: The Guardian
06 ottobre, Sudan – Il governo americano allieva le sanzioni al Paese
L’amministrazione Trump ha revocato oggi una serie di sanzioni nei confronti del Sudan in maniera permanente, inserendo l’atto all’interno di un processo di normalizzazione delle relazioni e di riabilitazione di un Paese il cui leader è accusato di crimini contro l’umanità e che ha dato ospitalità ad Osama Bin Laden e Carlos the Jackal negli anni ‘90. Tra le ragioni del provvedimento, ci sarebbero i miglioramenti del paese sul fronte degli accessi umanitari, il mitigamento dei conflitti all’interno del Pese e della lotta al terrorismo, riferisce il quotidiano statunitense “Washington Post”. A settembre gli Usa avevano rimosso la nazione africana dalla lista di paesi i cui cittadini non potevano entrare negli Stati Uniti. Restano tuttavia sanzioni per coloro che hanno un mandato d’arresto per atrocità nell’ambito del conflitto in Darfur. Inoltre, il Sudan continuerà a far parte della lista dei paesi considerati finanziatori di organizzazioni terroristiche. Il presidente sudanese, Omar Hassan al Bashir, è in carica dal 1989, data del colpo di stato militare. La nuova strategia alla base della decisione di Trump si basa su un “approccio più morbido, teso a favorire le riforme allentando l’embargo economico”.
Fonte: The Guardian
07 ottobre, Ghana – Esplosione di una cisterna di gas causa numerose vittime
L’esplosione di una cisterna in una stazione di rifornimento di gas naturale ad Accra, la capitale del Ghana, ha causato numerose vittime, delle quali non si ha ancora un bilancio preciso. Numerose ambulanze e almeno sei camion dei pompieri sono sul posto. “Sfortunatamente ci sono alcune vittime e stiamo lavorando per avere il numero esatto. Ci sono anche molti feriti” ha dichiarato il Ministro Dell’informazione, Kojo Oppong Nkrumah. Non è la prima volta che un incidente del genere accade nel paese. Il 4 giugno del 2015 un’altra esplosione simile a quella odierna, provocò la morte di circa 150 persone che avevano trovato riparo nella struttura a causa di un’inondazione.
Fonte: The Guardian
Link: https://www.theguardian.com/world/2017/oct/07/petrol-station-explosion-ghana-accra-fireball
08 ottobre, Camerun – Sedate nel sangue le richieste di indipendenza delle popolazioni anglofone
Il Commissariato delle Nazioni Unite per I Diritti Umani ha affermato, riguardo alla crisi politica in corso nelle regioni anglofone in Camerun, “dobbiamo assicurare che le autorità prendano provvedimenti per prevenire l’uso della forza da parte della polizia durante le manifestazioni. Le persone hanno il diritto di esercitare pacificamente la loro libertà di associazione e manifestazione, incluso il diritto di avere accesso illimitato ad internet”. Ha inoltre aperto un’inchiesta sulle morti avvenute durante le manifestazioni. Il capo delle N.U. Antonio Guterres, ha aggiunto “dobbiamo fare in modo che il governo del Camerun e I gruppi Anglofoni instaurino un dialogo politico pacifico e assicurare che le richieste della popolazione anglofona vengano dopo decenni, finalmente ascoltate”.
In occasione dell’anniversario dell’indipendenza del Paese, 1° ottobre, sono rimaste uccise almeno 17 persone, secondo le stime fornite da Amnesty International, durante le manifestazioni nelle regioni anglofone del Camerun, dove la popolazione è scesa in piazza per chiedere l’indipendenza dal resto del Paese, dopo aver vissuto per decenni in uno stato di emarginazione. A Kumbo, le forze dell’ordine hanno sparato contro la folla, provocando la morte di svariati dimostranti. Il Presidente Paul Biya, alla guida del Paese da 35 anni, ha condannato l’accaduto: “In Camerun non è proibito manifestare e far sentire la propria voce, ma nessun grande obiettivo può essere raggiunto ricorrendo alla violenza di strada e sfidando le autorità”, affermando che l’unità del Paese non è negoziabile.
Il Camerun, ex colonia tedesca, dopo la prima guerra mondiale fu diviso tra Francia e Inghilterra: nel1960, la parte transalpina ottenne l’indipendenza dalla Francia, e l’anno dopo la parte britannica si unì con l’altra per formare una Repubblica federale.
Fonte: Africa news
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