Rassegna settimanale 17-23 luglio: Giappone e Corea del Sud
17 luglio, Giappone – Due navi della guardia costiera cinese sono entrate nelle acque giapponesi a largo della Prefettura di Aomori
Due navi cinesi della guardia costiera sono velocemente entrate nelle acque giapponesi questo lunedì a largo della Prefettura di Aomori, secondo quanto dichiarato dalla Guardia Costiera giapponese. È il primo sconfinamento confermato nell’area da parte di navi del governo cinese.
Una nave pattuglia della Guardia Costiera giapponese ha confermato l’ingresso nelle acque territoriali delle due navi a largo di Punta Henashi nel Mare del Giappone dalle 8:05 alle 8:20 del mattino. Le due navi hanno abbandonato le acque giapponesi alle 9:40 del mattino dopo un avvertimento da parte della guardia costiera.
Circa due ore dopo, le due navi cinesi sono state avvistate a largo di Punta Tappi, anch’esso nel Mare del Giappone, e, secondo la guardia costiera, ne sono uscite alle 15:20.
La mossa segue l’entrata di domenica da parte di due navi della guardia costiera cinese nelle acque giapponesi intorno alle due isole di Kyushu, anch’esse per la prima volta in quell’area.
La guardia costiera ha affermato che lunedì anche quattro navi della guardia costiera cinese sono entrate nelle acque territoriali giapponesi intorno alle isole Senkaku nella Prefettura di Okinawa.
Secondo l’11° quartier generale regionale della Guardia Costiera giapponese di Naha – capitale della prefettura, le quattro navi – la Haijing 2106, la Haijing 2113, la Haijing 2306 e la Haijing 2308 – per circa 15 minuti intorno alle 10:40 del mattino si trovavano nelle acque giapponesi a nord ovest di Uotsuri, uno dei piccoli isolotti.
Le isole, amministrate dal Giappone e localizzate nel Mare Orientale Cinese, sono reclamate dalla Cina dove sono chiamate Diaoyu e da Taiwan.
Fonte: Japan Times, http://www.japantimes.co.jp/news/2017/07/17/national/four-chinese-coast-guard-vessels-enter-japanese-waters-near-senkakus/#.WW4JI4jyjIU
18 luglio, Corea del Sud – Il Giappone utilizza due pesi e due misure con i coreani
Il Giappone si auto contraddice quando si approccia in modo diverso all’UNESCO e alla Corea in merito a due questioni storiche in quello che sembrerebbe un tentativo di coprire i suoi crimini di guerra.
Il Paese si sta rifiutando di fornire le informazioni sui coreani forzati a lavorare in sette dei suoi 23 siti industriali dell’era Meiji, nonostante fosse una delle condizioni affinché i siti venissero riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel luglio 2015.
In contraddizione, il Giappone sta facendo pressioni sulla Corea affinché rispetti l’accordo di dicembre 2015 secondo il quale i due paesi hanno deciso di risolvere la questione della schiavitù sessuale delle donne coreane durante la guerra.
Durante una recente sessione della Commissione per il Patrimonio dell’Umanità a Cracovia, in Polonia, il Giappone non ha commentato la richiesta coreana di tener fede alla sua precedente promessa sulla questione del lavoro forzato.
Quando i siti, compresa l’Isola Hashima, vennero inclusi nella lista dei Patrimoni dell’Umanità nel 2015, il Giappone promise di organizzare un centro di informazioni che commemorasse i lavoratori forzati, inclusi quelli coreani, e di dichiarare non solo il contributo dei complessi alla modernizzazione ma anche il loro “oscuro passato”, così come raccomandato dall’UNESCO.
All’epoca, Kuni Sato, ambasciatode del Giappone all’UNESCO, promise di “adottare delle misure che permettano di far capire che un gran numero di coreani e altre persone furono portati qui contro il loro volere e obbligati a lavorare in condizioni proibitive negli anni ‘40” negli impianti.
Subito dopo essere stati inclusi nella lista, tuttavia, il Ministro degli Esteri giapponese Fumio Kishida mise da parte la dichiarazione, scritta in inglese, di Sato, affermando che nella versione in giapponese non si faceva alcun uso della terminologia diretta “lavori forzati”.
In tali circostanze, 12 dei 22 membri della commissione durante la sessione hanno sostenuto l’ambasciatore coreano all’UNESCO Lee Byong-hyun quando ha fatto pressioni affinché il Giappone osservasse le raccomandazioni dell’UNESCO.
Il Giappone sta anche ignorando l’opposizione dei coreani all’accordo sulla schiavitù sessuale, affermando che l’accordo raggiunto risolve la questione “una volta per tutte.”
Il 9 luglio, il Capo Segretario di Gabinetto Yoshihide Suga, portavoce principale del governo, ha protestato affermando che il governo coreano sta programmando di presentare richiesta per far rientrare dei documenti sulla schiavitù nella Memoria del Mondo dell’UNESCO.
Durante un incontro con le vittime ancora in vita, il Ministro per la Parità di Genere e la Famiglia Chung Hyun-back ha dichiarato di supportare la campagna dei gruppi civili in merito.
Suga ha criticato il piano affermando che rappresenta un “comportamento che può ostacolare l’obiettivo originale e lo scopo” dell’UNESCO, ovvero quello di promuovere l’amicizia e la comprensione reciproca tra i suoi membri.
Ha anche richiesto che Seul rispetti l’accordo, dichiarando che è fondamentale che un accordo internazionale venga implementato in maniera stabile.
“Quando si tratta dell’UNESCO e della Corea, il Giappone utilizza due pesi e due misure,” ha dichiarato Lee Myeon-woo, ricercatore anziano dell’Istituto Sejong. “A tal proposito, gli sforzi di Tokyo di risolvere i conflitti storici non sembrano altro che il mero tentativo di coprire la sua vergognosa storia.”
Il sentimento anti-Giappone è ancora forte in Corea e molti coreani ritengono che Tokyo non sia stata sincera nelle sue scuse come invece fece la Germania che si è ripetutamente scusata per i crimini commessi dai nazisti.
L’amministrazione Moon Jae-in sta chiedendo delle migliorie all’accordo, affermando che fu firmato in fretta dal suo predecessore, la Presidente Park Geun-hye, e senza prendere in considerazione l’opinione delle vittime.
Fonte: Korea Times, http://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2017/07/120_233177.html
19 luglio, Corea del Sud – Moon presenta la sua agenda politica quinquennale – La commissione per la pianificazione presenta 100 sfide per costruire una nuova Corea
Mercoledì l’amministrazione di Moon Jae-in ha presentato l’agenda politica per i cinque anni di presidenza.
Seguendo la filosofia de “Il paese del Popolo, una giusta Repubblica di Corea,” le politiche del nuovo governo saranno portate avanti sulla base delle opinioni dei cittadini sugli affari di stato, e fornendo un sistema economico e sociale equo e giusto.
La Commissione Consultiva sulla Pianificazione delle Politiche di Stato, la squadra di transizione per l’amministrazione Moon che è stata inaugurata senza un periodo di transizione verso e proprio, ha presentato 100 compiti divisi tra cinque principali obiettivi politici: riforma politica, un giusto sistema economico, un welfare più ampio, sviluppo regionale bilanciato e pace nella Penisola coreana.
Moon ha dichiarato che questo governo terrà fede allo spirito delle fiaccolate di protesta che hanno permesso la rimozione dell’ex Presidente Park Geun-hye in seguito allo scandalo di corruzione.
“Creeremo un paese del popolo dove i cittadini saranno trattati come proprietari, creeremo una Repubblica di Corea giusta in cui tutti i privilegi, le iniquità, le discriminazioni e le disparità saranno sradicate,” ha dichiarato il Presidente durante la presentazione dell’agenda.
Ha affermato che i cambiamenti sono già in atto – come l’ordine presidenziale di abolire i testi di storia autorizzati dallo stato, la ripresa degli incontri anti-corruzione trans-governativi, il rialzo del salario minimo a 10,000 won (8,91$) l’ora entro il 2020, l’operatività di una commissione per la creazione di posti di lavoro e alcune misure per migliorare i rapporti intra-coreani.
“Il piano d’azione presentato oggi farà da base e da bussola nella strada verso una nuova Corea,” ha dichiarato Moon. “Tutti i ministeri e tutti i dipartimenti svilupperanno e confermeranno l’agenda e ne porteranno a compimento gli obiettivi. Al termine di ogni anno controllerò l’andamento delle procedure e riferirò all’opinione pubblica.”
Kim Jin-pyo, capo della commissione, ha dichiarato che l’amministrazione Moon rifletterà il volere dell’opinione pubblica per gli affari interni, amplierà la sua partecipazione nella politica, garantirà opportunità eque e garantirà un sistema giusto.
“La tragedia del Sewol nel 2014 e le fiaccolate di protesta nel 2016 hanno mostrato perché uno Stato dovrebbe esistere e come il suo potere dovrebbe essere esercitato, affermando un nuovo spirito,” ha dichiarato Kim.
A partire dal 22 maggio per 54 giorni, la commissione ha raccolto i pensieri dell’opinione pubblica attraverso internet e non da un campione di 165.000 persone e ha cercato di trasportarli nell’agenda politica il più possibile.
Sulla base di questo piano, il governo cercherà di aumentare la trasparenza negli affari di stato e nel sistema sociale attraverso l’implementazione di una commissione anti corruzione indipendente entro il 2018, in modo che inasprisca i controlli sulle pratiche inique dei conglomerati ed elimini la corruzione nell’industria della difesa.
Cercherà il dialogo con la Corea del Nord per la sua denuclearizzazione, e riforma giuridica in modo da ampliare i diritti politici dei cittadini. L’amministrazione si concentrerà anche nel creare lavori qualificati e nello sviluppare le startup, offrendo più supporto sociale come trattamenti per la demenza e assistenza all’infanzia, migliorare il sistema di gestione delle crisi e sviluppare maggiori fonti di energia sostenibili.
Nel 2018 l’amministrazione si focalizzerà su quelle politiche che non hanno bisogno di ulteriore legislazione, e cercherà il supporto dell’Assemblea Nazionale per emanare leggi per i progetti più grandi.
Ci si aspetta che la maggior parte dei progetti, essendo graduali, saranno nelle fasi finali intorno al 2021.
Il piano, tuttavia, deve affrontare delle difficoltà: limitazioni nel budget e opposizione parlamentare.
La commissione stima che l’agenda di cinque anni costerà all’incirca 178 trilioni di won, aggiungendo che il governo può assicurarsi il denaro attraverso l’aumento delle tasse a 83 trilioni e diminuendo le spese 95 trilioni di won.
Tuttavia, sarà da vedersi se il governo riuscirà a mettere insieme tutto il denaro che è stato stimato.
Inoltre, molte politiche avranno bisogno di nuove leggi o di riforme, e potrebbero non andare a buon fine se il governo fallisse nell’ottenere la cooperazione dei partiti d’opposizione visto che il partito di governo non ha la maggioranza assoluta.
Fonte: Korea Times, http://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2017/07/356_233272.html
20 luglio, Giappone – Gli stranieri in visita in Giappone crescono del 17% nella prima metà del 2017
Il numero di visitatori stranieri in Giappone è cresciuto del 17,4% nella prima metà del 2017 rispetto all’anno prima, segnando la cifra record di 13,7 milioni secondo quanto stimato dall’Agenzia per il Turismo del Giappone questo mercoledì.
Un report mostra che la spesa dei turisti stranieri durante il periodo di sei mesi è aumentata dell’8,6% fino ad arrivare alla cifra record di 2,05 trilioni di yen (18,3 miliardi di dollari).
Tuttavia, la spesa per singolo turista è scesa del 6,7% fino a 146.289 yen da aprile a giugno, segnando il terzo trimestre consecutivo in declino, riflettendo la diminuzione della spesa dei turisti cinesi una volta famosi per le loro spese inusuali. Per la metà dell’anno non sono stati forniti dati pro capite.
Guardando al paese e alla regione, la Corea del Sud segna il maggior numero di turisti stranieri con 3,4 milioni, un incremento del 42,5%, è seguita dalla Cina con 3,28 milioni di turisti, un incremento del 6,7%. Il numero di turisti da Hong Kong è cresciuto del 24,8 percento fino a 1,08 milioni.
Secondo l’agenzia, a favorire l’aumento dei turisti dalla Corea del Sud e da Hong Kong è stato il maggior numero di voli low cost.
Solo a giugno, 2,35 milioni di turisti stranieri hanno fatto visita al Giappone, segnando un aumento del 18,2% rispetto all’anno prima.
Fonte: Japan Today, https://japantoday.com/category/national/foreign-visitors-to-japan-increase-17-in-first-half-of-2017
21 luglio, Giappone – La Russia nega di aver impedito l’ingresso a un sindaco di Hokkaido nelle isole contestate
Il Ministero degli Esteri russi giovedì ha negato le accuse secondo cui avrebbe negato l’ingresso a un sindaco di Hokkaido in occasione di un recente tour di ricerca sulle isole contese tra Mosca e Tokyo.
Il ministero ha rilasciato la propria posizione a Kyodo News dopo che alcune fonti diplomatiche in precedenza avevano affermato che la Russia aveva vietato al Sindaco di Nemuro, Shunsuke Hasegawa, di entrare nelle isole contese a largo di Hokkaido come ritorsione ad alcune sanzioni imposte dal Giappone in seguito alla crisi in Ucraina.
Il tour di cinque giorni a partire dal 1° luglio aveva come obiettivo quello di valutare il potenziale per alcune attività economiche congiunte sulle isole, attraverso le quali il Giappone spera di aprire la strada verso la risoluzione della decennale disputa territoriale.
Il Dipartimento per l’Informazione e la Stampa del Ministero degli Esteri russo ha negato il suo coinvolgimento nell’esclusione del sindaco dal tour, affermando nella sua risposta scritta che il nome di Hasegawa non era stato incluso nella lista dei partecipanti stilata dalla parte giapponese.
Nonostante il governo giapponese non abbia rivelato come mai il suo nome non fosse stato incluso, sembrerebbe plausibile che non sia stato inserito nella lista dei partecipanti poiché la Russia gli avrebbe sicuramente negato l’accesso.
Hasegawa si è detto deluso dall’accaduto. L’assemblea locale di Nemuro, situata sulla costa orientale di Hokkaido vicino alle isole contestate, ha anche organizzato una protesta contro il governo per la mancanza di spiegazioni riguardo le motivazioni del rifiuto di includere il sindaco nel tour.
Il ministero russo non ha confermato se Hasegawa è oggetto delle misure di ritorsione che la Russia ha applicato a partire dal 2014, affermando che i due governi hanno deciso di non rivelare i nomi degli individui toccati dalle misure.
Si pensa che Hasegawa sia stato incluso nella lista nera per via del suo ruolo chiave nella campagna per il ritorno delle isole, chiamate Isole Curili in Russia e Territori del Nord in Giappone.
Il ministero ha anche aggiunto che la Russia terminerà le misure di ritorsione una volta che il Giappone solleverà le sanzioni contro Mosca.
In base alle sanzioni giapponesi, annunciate ad aprile 2014, i visti sono stati negati a 23 cittadini russi.
Le isole di Etorofu, Kunashiri, Shikotan e il gruppo di isole di Habomai sono state occupate dall’Unione Sovietica dopo che il Giappone si arrese alla fine della Seconda Guerra mondiale nell’agosto 1945. La disputa territoriale ha impedito ai due paesi di concludere un trattato di pace alla fine della guerra.
Fonte: Japan Today, https://japantoday.com/category/politics/russia-denies-blocking-hokkaido-mayor’s-entry-to-disputed-isles
22 luglio, Corea del Sud – Parlamento passa una legge per un extra budget di 11 trilioni di Won
Sabato il parlamento sud coreano ha varato una legge per un extra budget di 11,03 trilioni di won (9,8 miliardi di dollari) dopo una maratona di negoziazioni su quello che il Presidente Moon ha definito uno strumento vitale per creare lavoro e sostenere la crescita economica.
L’Assemblea Nazionale ha votato per appoggiare la legge che include i fondi per supportare le zone colpite dalle alluvioni, i disabili, la sofferente industria, le preparazioni per le Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018, e l’installazione di purificatori d’aria nelle scuole elementari.
Dei parlamentari presenti, 140 hanno approvato la legge, mentre 31 hanno votato contrari e 8 si sono astenuti.
La votazione è stata ritardata di oltre un’ora per via della mancanza del raggiungimento del quorum dopo che i parlamentari dell’opposizione del Partito Liberty Korea (PLK) hanno abbandonato l’aula del Parlamento in segno di protesta.
L’approvazione è arrivata il giorno dopo in cui i maggiori partiti, a parte il PLK, hanno raggiunto un compromesso dopo una settimana di negoziati estenuanti.
Il principale oggetto del contendere è stato il numero di lavori nel servizio pubblico da creare con i soldi dei contribuenti quest’anno. Il governo aveva inizialmente proposto 12.000 posti, tuttavia i partiti dell’opposizione hanno richiesto un taglio netto.
Il Partito Democratico di governo, il Partito del Popolo e il Bareun questo venerdì sono giunti al compromesso di utilizzare le riserve del budget di quest’anno per creare 2.875 posti di lavoro nel governo centrale. Il PLK ha boicottato il round finale di negoziati, richiedendo che il numero fosse diminuito a circa 1000.
Una commissione parlamentare sul budget ha in seguito diminuito il numero a 2.575 e finalizzato l’accordo.
Da quando il 7 giugno la legge è stata presentata al parlamento, i partiti sono stati bloccati in uno stallo sulla proposta iniziale del governo di mettere da parte 8 miliardi di won nell’extra budget per creare 12.000 lavori.
I partiti dell’opposizione hanno insisto nel dire che la proposta potesse costituire un eccessivo carico sullo stato, e che potesse violare la Legge Finanziaria Nazionale la quale prevede che l’extra budget possa essere deliberato solo in casi di emergenza come la guerra, i disastri naturali, la recessione economica e disoccupazione di massa.
L’impasse è stata rotta quando il partito di governo ha rinunciato alla proposta e concordato nell’utilizzare il budget esistente per creare posti di lavoro. Tuttavi, un ostacolo dell’ultimo minuto si è presentato quando i partiti hanno discusso su quante posizioni governative dovessero essere create.
Moon ha ripetutamente chiesto che la legge fosse approvata come parte degli sforzi per mantenere la sua promessa elettorale di creare 810.000 posti di lavoro “qualificati” nel settore pubblico durante i cinque anni della sua presidenza che finirà nel 2022.
Le delibere parlamentari sulla legge sono iniziate davvero solo la settimana scorsa dopo lo stallo politico creatosi per le controverse nomine ministeriali che l’opposizione ha considerato non valide per via delle loro presunte mancanze etiche.
Fonte: Korea Times, http://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2017/07/356_233436.html
23 luglio, Corea del Sud – Il Governo inizia discussioni interne su un trattato di pace
Fonti domenica hanno dichiarato che l’amministrazione Moon Jae-in ha iniziato le negoziazioni interne sulla possibilità di sostituire l’armistizio della Guerra di Corea 1950-1953, con un trattato di pace.
Le discussioni seguono la proposta presentata da un comitato consultivo presidenziale – la commissione transitoria dell’amministrazione.
Fonti affermano che l’Ufficio della Penisola Coreana e gli Affari sulla Sicurezza del Ministero degli Esteri guideranno le discussioni.
In quanto parte del piano quinquiennale, la commissione ha dichiarato che è necessario tracciare un accordo di pace con la Corea del Nord che riguardi la sua completa denuclearizzazione entro il 2020, il quarto anno di presidenza di Moon.
La commissione ha anche consigliato di offrire aiuto al Nord per congelare il suo programma nucleare in anticipo; la firma effettiva del trattato di pace dovrebbe invece aspettare che il programma entri “la fase finale per la completa denuclearizzazione”.
Il governo dovrebbe lavorare a stretto contatto con gli Stati Uniti e mantenere la cooperazione internazionale per raggiungere i comuni obiettivi di denuclearizzazione e pace,” ha dichiarato una fonte.
La fine formale della guerra sarebbe impossibile se il Nord mantenesse il suo programma nucleare.
Tuttavia, i critici affermano che il governo Moon stia adottando un approccio inattuabile per risolvere la questione nucleare visto che il Nord rifiuta tutte le proposte di dialogo con Seul, e gli Stati Uniti stanno rafforzando le sanzioni contro di lui.
Dicono che Pyongyang non sembra disponibile a dialogare mentre Washington sembra opporsi all’accelerazione delle relazioni intra-coreane senza il suo consenso.
“Il trattato di pace con la Corea del Nord deve avverarsi come parte dei passi per costruire una rete di pace,” ha dichiarato Paik Hak-soon, un ricercatore anziano dell’Istituto Saejong. “Dobbiamo convincere gli Stati Uniti, la Corea del Nord e la Cina.”
Se firmato, il trattato sostituirà l’armistizio del 1953, che gli Stati Uniti – facendo le veci delle Nazioni Unite – firmarono con la Corea del Nord e la Cina. La Corea del Sud non fu uno dei firmatari.
Il regime di Kim è rimasto in silenzio dopo l’offerta dell’amministrazione Moon della scorsa settimana di riprendere il dialogo tra le agenzie militari e la Croce Rossa di entrambe le parti.
Si pensa che Pyongyang per il momento sia riluttante a dialogare con Seul o stia cercando di rendere il Sud disperato per ottenere, in seguito, “potere contrattuale.”
Gli analisti mostrano come la Casa Bianca si sia opposta al dialogo militare intra coreano, affermando che le condizioni attuali “sono molto lontane da dove siamo adesso.”
Parlando in maniera anonima, un esperto ha dichiarato che la Corea del Sud “sembra interpretare male” la dichiarazione congiunta rilasciata alla fine del summit di giugno tra Moon e il Presidente americano Donald Trump.
La dichiarazione afferma che il Presidente Trump supporta “il ruolo di leader” della Corea del Sud “nel promuovere un ambiente adatto all’unificazione pacifica della Penisola Coreana” e “le aspirazioni” di Moon “di riprendere il dialogo intra-coreano sulle questioni che includono anche quelle umanitarie.”
“Il governo Moon sembrerebbe interpretare la dichiarazione congiunta troppo liberamente, pensando di poter giocare un ruolo fondamentale in qualsiasi questione che possa influenzare l’unificazione intra-coreana,” afferma l’esperto. “Tuttavia, per quanto mi riguarda, Washington desidera che Seul si consulti in anticipo e si rifaccia alla sua posizione prima di prendere qualsiasi decisione sulla sicurezza della Penisola. Il piano per la pace intra coreana di Seul potrebbe irritare Washington come fece la proposta per il dialogo militare intra-coreano.
Fonte: Korea Times, http://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2017/07/120_233473.htm
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