Rassegna settimanale 15-21 maggio: Sud Est Asiatico
15 maggio, Filippine – Il congresso blocca l’impeachment contro il presidente Duterte
La commissione del congresso filippino ha rigettato all’unanimità la domanda d’impeachment del presidente Rodrigo Duterte formulata da Gary Alejano, un membro dell’opposizione. Secondo la commissione le accuse contro il Presidente presentavano lacune, “al meglio sono informazioni fuorvianti, al peggio falsità” ha commentato Harry Roque, membro del pannello. Sono bastate poche ore alla commissione per deliberare sulla questione.
Alejano, pur sapendo che ci fossero solo poche possibilità che la procedura andasse a buon fine, ha commentato “vi assicuro, se permettiamo al presidente questo tipo di violazione della costituzione… Se lo lasciamo andare avanti, questa sarà una dittatura”. Inoltre Alejano accusa la commissione di essersi piegata alla volontà popolare, il presidente Duterte e la sua guerra contro la droga sono sostenuti dalla stragrande maggioranza della popolazione. Il suo indice di gradimento a livello nazionale sarebbe intorno al 82 percento e al parlamento è appoggiato da una larghissima maggioranza.
Secondo alcuni critici di Alejano questa procedura di impeachment ha una motivazione ben precisa, rafforzare la denuncia sporta contro Duterte presso la Corte Penale Internazionale del mese scorso. Difatti Alejano ha fatto sapere che avrebbe sostenuto il ricorso contro Duterte per crimini contro l’umanità commentando che, nelle Filippine, non ci sono istituzioni che possano portare Duterte davanti alla giustizia.
Fonte:The Straits Times, http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/philippine-lawmakers-hear-impeachment-complaint-against-president-duterte
16 maggio, Malesia – I Rohingya costretti a vivere in condizioni degradanti
Secondo un rapporto dell’UNHCR i richiedenti asilo e i rifugiati trattenuti in Malesia sarebbero costretti a vivere in condizioni disumane. “Ci davano solo una piccola ciotola di acqua con i pasti, altrimenti eravamo costretti a bere l’acqua del gabinetto” ha dichiarato un giovane Rohingya e continua “Solo quando qualcuno stava per morire le guardie venivano. Altrimenti, se ci lamentavamo, o se chiedevamo di andare in ospedale, ci picchiavano”.
Sempre secondo L’UNHCR, 24 birmani sarebbero morti in quei campi dal 2015. Ci sono 246.270 persone a rischio in Malesia, dei quali 150.000 sono dei rifugiati. Secondo altri report questi numeri sono molto più elevati. Lo stato malesiano non è tra i firmatari della convenzione delle Nazioni Unite relativa allo status dei rifugiati, e gli vengono quindi negati i diritti basilari di assistenza sanitaria, educazione e lavoro. Questi rifugiati, in buona parte, lavorano illegalmente nei settori dell’edilizia, delle pulizie o nell’ambito ospedaliero.
Fonte: : Asian Correspondent, https://asiancorrespondent.com/2017/05/rohingya-drink-toilet-water-malaysian-detention-report/#7peex1KGHBDPyChi.97
17 maggio, Thailandia – Un gruppo di ONG chiede al governo di promuovere la libertà di espressione
Un gruppo composto da 80 ONG e 30 attivisti chiede un ritiro immediato del procedimento penale contro un giornalista thailandese Pratch Rujivanarong. La compagnia mineraria Myanmar Phongpipat Co Ltd ha sporto denuncia contro il giornalista per un articolo nel quale spiega che la compagnia ha “distrutto” delle fonti d’acqua pulite. In una comunicazione congiunta il gruppo di ONG ha chiesto l’intervento del governo thailandese spiegando che dovrebbe proteggere il diritto di espressione e decriminalizzare la diffamazione.
Nella sua denuncia, la compagnia Myanmar Phongpipat accusa il giovane giornalista di false accuse sugli impatti ambientali delle operazioni minerarie e delle sue operazioni vicino al fiume Myaung Pyo. L’articolo di Pratch, però, cita uno studio scientifico che ha scoperto delle contaminazioni di manganese, arsenico e piombo. Per via della contaminazione, gli abitanti della zona devono trovare altri fonti di acqua che rimangono molto rare.
Se Pratch Rujivanarong dovesse essere condannato colpevole di diffamazione rischierebbe fino a cinque anni di prigione e una multa di 5.600 dollari. I gruppi per la difesa dei diritti umani hanno espresso le loro crescenti preoccupazione per la situazione in Thailandia.
Fonte: Asian Correspondent, https://asiancorrespondent.com/2017/05/burma-80-ngos-urge-thai-govt-support-press-freedom-condemn-mining-firm/#3Pj53l3TfsKbOL0T.97
18 maggio, Cambogia – Il primo ministro cambogiano minaccia di “spaccare i denti” all’opposizione
“Gli spaccherò i denti e non potrò tollerare queste assurdità, perché abbiamo sprecato già troppo tempo con loro”, questo è stata la minaccia del Primo ministro cambogiano Tea Banh se i gruppi di opposizione dovessero protestare dopo le elezioni del 4 giugno. Il discorso è stato pronunciato all’inaugurazione di un nuovo edificio pubblico dove il generale Orimo ministro ha detto “queste persone vengono fuori dal nulla affermando questo o quest’altro. Non lo permetteremo più”.
Queste affermazioni hanno provocato preoccupazioni da parte del gruppo di opposizione Cambodia National Rescue Party, il quale leader ha commentato la vicenda dicendo “gli elettori non dovrebbero essere minacciati. Tutti i gruppi politici dovrebbero poter motivare i propri elettori ad andare a votare in elezioni giuste e libere, senza intimidazioni”. Sono stati numerosi i commenti da parte dei gruppi di difesa per i diritti umani.
Le tensioni politiche del Paese continuano ad aumentare, i gruppi di opposizione accusano il partito in carica di usare lo stato per portare avanti i propri progetti elettorali mentre i il capo di governo continua a minacciare gli oppositori di guerra civile.
Fonte: : Asian Correspondent, https://asiancorrespondent.com/2017/05/cambodian-deputy-pm-threatens-smash-teeth-opposition/#aBp1joS4MhbKkWFu.97
19 maggio – Sud-est asiatico, la Cina e l’ASEAN finalizzano il tanto atteso codice di condotta
Le nazioni del Sud est asiatico e la Cina dovrebbero iniziare a seguire il “gentleman’s agreement” sul trafficato Mar Cinese Meridionale proprio perché non esiste nessun meccanismo per un accordo legale, ha spiegato il segretario degli affari esteri filippino.
L’ASEAN e la Cina hanno finalizzato la prima stesura per negoziare il codice di condotta, malgrado lo scetticismo degli attori regionali sulla volontà di Pechino di attenersi alle regole stabilite che di fatto dovrebbero mettere un freno alle proprie ambizioni marittime.
Le nazioni del sud est asiatico con rivendicazioni nel Mar Cinese Meridionale hanno cercato da tempo di far firmare alla Cina un documento vincolante. Non è chiaro però se siano presenti elementi vincolanti in questa prima stesura che non è stata resa pubblica.
Il segretario degli affari esteri filippino, Alan Peter Cayetano, ha minimizzato l’importanza di un possibile accordo vincolante.
“Se fosse legalmente vincolante, in quale tribunale si potrebbero appellare le parti? E i paesi che non rispettano gli accordi rispetterebbero il tribunale?” ha chiesto ai giornalisti. “Iniziamo a dire che sia un gentlemen’s agreement vincolante. Abbiamo un gruppo di nazioni che l’hanno firmato”.
La Cina reclama la maggior del Mar Cinese Meridionale, un mare ricco di risorse e dove transitano ogni anno l’equivalente di 5 mila miliardi di dollari di merce. Il Brunei, la Malesia, le Filippine, Taiwan ed il Vietnam hanno anch’essi le proprie rivendicazioni.
L’hanno scorso la Corte permanente di arbitrato dell’Aia ha respinto le pretese di sovranità cinese su questo mare, in una causa portata al tribunale dal precedente governo filippino nel 2013.
Un codice di condotta è l’obbiettivo principale della “Declaration on Conduct” del 2002, che la Cina ha ampiamente ignorato, soprattutto per quanto riguarda l’impegno di non occupare o reclamare isole disabitate.
La Cina ha dragato importanti quantità di sabbia per costruire 7 isole nelle zone contestate dell’arcipelago delle Spratly. Inoltre il governo cinese starebbe cercando di trasformare parti della barriera corallina in avamposti militari.
Il presidente filippino Rodrigo Duterte le ha chiamate “una sorta di guarnigione armata”.
La stesura del codice di condotta preverrebbe una linea telefonica diretta e incoraggerebbe gli ufficiali militari a seguire gli accordi presi ha spiegato il ministro degli affari esteri singaporiano Chee Wee Kiong.
Alcuni diplomatici ASEAN sono preoccupati di questo improvviso interesse cinese nel codice di condotta, pensano infatti che questa sia una strategia per guadagnare tempo nel completare le fortificazioni sulle proprie isole.
Inoltre, si pensa che la Cina voglia coinvolgere l’ASEAN o i suoi membri in un accordo debole in un periodo in cui la politica americana nella regione si trova in una fase di transizione.
Un diplomatico ASEAN ha detto che l’ultima stesura non contiene nessun accenno a meccanismi di risoluzione delle controversie o sanzioni in caso di violazione, ma si concentra sul prevenire le dispute.
“Siamo molto realistici e pratici,” ha spiegato lo stesso diplomatico. “Volevamo prima di tutto andare al più facile. Se fossimo arrivati subito a parlare della disputa non saremmo mai arrivati dove siamo ora”.
La stesura rappresenta un progresso, ma le aspettative devono essere realistiche ha commentato un accademico filippino.
Fonte: : The Straits Times, http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/philippines-calls-for-gentlemens-agreement-between-asean-china-on-south-china-sea
20 maggio – Filippine, La Cina minaccia le Filippine di guerra se dovessero iniziare ad estrarre petrolio nel Mar Cinese Meridionale
Il presidente filippino Rodrigo Duterte ha fatto sapere che il suo omologo cinese, Xi Jinping, avrebbe minacciato le Filippine di guerra nel caso in cui Manila avesse iniziato ad applicare l’arbitrato dell’Aia e quindi estrarre petrolio dal Mar Cinese Meridionale. La sentenza dell’Aia stabilisce infatti la sovranità dello stato filippino su oltre 200 miglia marina.
In una conversazione privata, secondo quanto riferito da Duterte, il capo di stato delle Filippine avrebbe detto “vogliamo estrarre del petrolio da lì, che sia vostro, beh, questo è il vostro punto di vista, ma il mio è, posso estrarre petrolio da lì se ce ne dovesse essere, perché è nostro”. La sua risposta cinese è stata, sempre secondo quanto rapportato da Duterte, “siamo amici, non vogliamo litigare con voi, vogliamo mantenere degli ottimi rapporti, ma se mi forza la mano, sarà guerra”.
Inoltre il presidente cinese ha promesso a Duterte che avrebbero affrontato l’argomento dell’Aja in futuro, ma non era ancora il momento adatto.
Fonte: : Asian Correspondent, https://asiancorrespondent.com/2017/05/philippines-china-threatened-war-oil-drilling-south-china-sea-says-duterte/#utOwmbKXOoSRWkJx.97
21 maggio, Thailandia – Tre anni dopo il colpo di stato, l’esercito tailandese più che mai inserito nella vita quotidiana
Il venerdì sera in Thailandia, tra le notizie serali e una soap opera di successo, c’è un programma in prima serata che va avanti da tre anni, ossia da quando i militari hanno rovesciato il precedente regime il 22 maggio 2014.
Il programma si chiama “Sviluppo sostenibile di una filosofia regale” e il protagonista è il capo della giunta militare, nonché ex comandante in capo dell’esercito tailandese, Prayuth Chan-ocha che parla di qualsiasi argomento, dalla virtù della modestia all’economia del paese.
I militari hanno sempre avuto un ruolo di spicco nella vita del paese. Il programma di Prayuth, però, è uno dei tanti esempi che dimostra quanto la giunta militare si sia radicata nella vita quotidiana del paese. L’esercito thailandese ha dimostrato di voler indebolire i partiti politici e mantenere un’influenza costante sui prossimi governi eletti attraverso (e non solo) la nuova costituzione approvata dal re il mese scorso.
Alcuni dati della Reuters dimostrano però che i militari non stanno solo cercando di influenzare la vita politica del paese. Stanno lasciando un segno in quasi tutte le istituzioni della società thailandese, con alti ufficiali presenti in quasi tutti posti chiavi e più numerosi che in qualsiasi altro governo militare della storia del paese.
I militari controllano ad oggi 143 dei 250 seggi nel parlamento. La giunta del precedente colpo di stato del 2006 ne controllava 67 su 242.
Il governo è costituita da numerosi soldati. Sui 36 membri di governo 12 hanno un passato militare, nel 2006 solo 4 sui 37 membri.
L’esercito si è indissolubilmente legato con la potente corona thailandese – il nome del programma televisivo di Prayuth proviene dalla filosofia regale del precedente monarca, re Bhumibol Adulyadej, morto lo scorso ottobre dopo un regno di settant’anni.
Più della metà dei 13 membri del Privy Council, l’organo incaricato di consigliare il nuovo re Maha §Vajiralongkorn – lui stesso un soldato – sono militari. Erano meno della metà nel consiglio precedente.
Il cinema e la televisione sono sempre più segnati da tematiche pro militari e il programma scolastico prevede slogan militari.
“Il colpo militare del 2014 ha offerto alle forze armate la possibilità di lasciare un segno molto più importante, ciò che stanno facendo” spiega Paul Chambers, un professore all’università di Naresuan e esperto dell’esercito thailandese.
“Una generazione più giovane di ex militari fanno parte, dal 2016, del Privy Council”, ha fatto notare.
La popolazione non sembra preoccuparsene troppo. Il governo ha fatto sapere che il numero di giovani che intraprendono la carriera militare sono raddoppiati. Questo fattore viene attribuito al sostegno da parte del pubblico alla scelta da parte dell’esercito di mettere fine ad una crisi politica che sembrava senza fine.
Il dato più rilevante però, sembra essere il numero di decisioni e ordini presi dalla giunta militare: un totale di 358 sin dal 2014.
Queste decisioni portano a disciplinare ogni aspetto della vita pubblica del paese. Dall’obbligatorietà della cintura di sicurezza per i passeggeri posteriori, al rendere i genitori responsabili per le risse tra ragazzi.
La giunta ha anche messo in atto delle misure disciplinari come una linea diretta per occuparsi monaci buddisti che si comportano male o i cosiddetti “programmi di aggiustamento” per i conducenti ubriachi. Questa campagna ha coperto tutto, dallo smantellamento delle gang dei taxi negli aeroporti al ripulire le strade dai baracchini di street food, con risultati contrastanti.
Il portavoce dell’esercito, Winthai Suvaree, ha fatto sapere che queste decisioni hanno migliorato il paese.
“Tutto sommato le persone sono soddisfatte dei cambiamenti concreti apportati alla società” ha spiegato Winthai.
Il paese era profondamente diviso dal precedente colpo di stato nel 2006 contro il primo ministro dell’epoca Thaksin Shinawatra, un miliardario diventato politico, che è stato capace di farsi adorare dalle zone rurali con le sue tematiche populiste ma che si è fatto molti nemici tra le file dell’esercito.
Dopo la restaurazione della democrazia, i militari sono intervenuti di nuovo nel 2014 per rovesciare il governo civile condotto da Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin.
L’esercito Thailandese ha portato a termine 12 colpi di stato da quando è stato messo un termine al regime della monarchia assoluta nel 1932. Il colpo del 2014 era in parte un modo per correggere gli errori fatti durante il precedente colpo di stato del 2006, incluso il fallimento di sbarazzarsi degli alleati di Thaksin e di convertire i suoi sostenitori.
Prayuth, allora un maggiore generale, faceva parte della giunta che aveva assunto il controllo del governo. Ha guidato lui il putsch del 2014 in quanto comandante in capo, spiegando che i militari dovevano ristabilire l’ordine dopo un periodo di caos e violenza.
La giunta è stata duramente criticata da alcuni paesi occidentali che chiedono il ritorno della democrazia e delle elezioni che vengono continuamente rimandate, ad ora previste per l’anno prossimo.
Fonte: Asian Correspondent, https://asiancorrespondent.com/2017/05/thailand-three-years-coup-junta-deeply-embedded-daily-life/#jOlhTFHjdF48m3Mc.97
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