Rassegna settimanale 16 – 22 gennaio: Africa Subsahariana
17 gennaio – Mali: vertice Africa – Francia
35 capi di Stato e di governo riuniti a Bamako hanno partecipato al summit Africa-Francia, il quale si è svolto senza problemi, nonostante la minaccia terroristica.
“Questo summit è un successo – assicura Boubou Cissé, ministro delle Finanze – non ci sono dubbi. Sarà un elemento portante per l’immagine del Mali, come destinazione che può attrarre gli investimenti stranieri”. Infatti al summit sono stati invitati anche gli investitori internazionali per una sorta di ‘operazione seduzione’: discutere le prospettive di business per non focalizzarsi esclusivamente sui problemi di sicurezza.
“Il Mali è un Paese agricolo, di allevamenti, un Paese minerario – spiega Moussa Ismaila Touré, dell’agenzia per la promozione degli investimenti in Mali. Tutte queste ricchezze sono ancora qui. Occorre, ancor più di prima, metterle in valore, trasformarle. Attraverso questa crisi le necessità si sono moltiplicate”.
Negli ultimi anni il Mali è stato teatro d’instabilità politica. Un colpo di Stato nel 2012, poi le azioni dei gruppi armati, dal nord del Paese fino a Bamako. Dal 2013, l’ONU ha dispiegato la missione MINUSMA. Nel giugno 2015 è stato siglato un accordo tra il governo e diversi gruppi armati.
Fonte: Reuters
Link: http://www.reuters.com/video/2017/01/14/leaders-stand-for-the-africa-france-summ?videoId=370914720
17 gennaio – Nigeria: Strage in un campo profughi colpito dal governo
Un caccia militare nigeriano bombarda per errore un campo profughi nel nord-est del Paese, causando la morte di almeno 50 persone ed altri 120 feriti tra sfollati e operatori umanitari. Su Twitter la condanna di Medici Senza Frontiere che denuncia come “scioccante” e “inaccettabile” questo “attacco di larga scala su persone che già erano fuggite da una violenza estrema.
L’esercito nigeriano ha riconosciuto l’errore e spiegato che l’obiettivo del raid erano postazioni di Boko Haram: “Sfortunatamente il bombardamento ha avuto luogo” ha confermato un responsabile regionale. “Purtroppo a risultare colpiti sono stati dei civili che si trovavano nei dintorni. Questi sono i risultati della ‘nebbia di guerra’. È deplorevole. Ed è per questo che questa guerra deve finire”.
Fonte: Al Jazeera
18 gennaio – Mali: Grave attentanto terroristico. 50 le vittime
Un gruppo islamista legato ad al Qaeda, AQIM, ha rivendicato l’attentato suicida ad una base militare a Gao, nel nord del Mali. Il motivo starebbe nel punire la cooperazione con la Francia. Poco prima delle 9 del mattino, un veicolo è esploso nella base militare che ospita oltre ai militari anche centinaia di ex combattenti che hanno siglato l’accordo di pace con il governo, accordo su cui vigilano le Nazioni Unite. 50 le vittime e un centinaio le persone rimaste ferite nell’attacco compiuto da 5 kamikaze e rappresenta l’attentato più sanguinoso della storia del Paese. Il governo ha proclamato tre giorni di lutto nazionale.
Gao era finita nel 2012 sotto il controllo dei miliziani islamisti legati ad al Qaeda e alleati ai ribelli tuareg. Nel 2015 i ribelli tuareg hanno raggiunto un accordo di pace con il governo maliano.
Fonte: Al Jazeera
22 gennaio – Gambia: Jammeh lascia il Paese
Con l’esilio per Yahya Jammeh, sconfitto alle presidenziali del mese scorso, il paese africano evita di precipitare in una aspra guerra civile. Ricordiamo come non volesse abbandonare il potere dopo aver governato con metodi dittatoriali per 22 anni. Molte le accuse di corruzione “Nell’arco di due anni circa undici milioni di dollari sono stati ritirati dall’ex presidente, si tratta di una somma ingente” e sempre secondo le organizzazioni umanitarie, l’ex presidente avrebbe torturato e ucciso tutti i suoi oppositori, e in almeno una circostanza avrebbe obbligato migliaia di persone, sospettate di stregoneria, ad ingerire pozioni allucinogene.
Decisivo è stato l’ultimatum lanciato dalla missione Ecowas dell’Unione africana occidentale, che aveva minacciato di usare la forza per rimuoverlo dal potere. Truppe senegalesi avevano già superato il confine.
Fonte: BBC News