Rassegna settimanale 23-29 gennaio: Sud Est Asiatico
23 gennaio, Indonesia – Ahok primo nei sondaggi dopo il primo dibattito
A seguito del primo dibattito per il seggio governatoriale di Jakarta, il candidato uscente Basuki “Ahok” Tjahaja Purnama è in testa nei sondaggi rilasciati da Populi Center. Ahok raccoglierebbe il 36.7 % delle intenzioni di voto, davanti agli altri candidati Agus Harimurti Yudhoyono col 25 % e Anies Baswedan col 28.5 %. La campagna del governatore non sembra quindi soffrire troppo le ripercussioni del controverso processo per blasfemia.
Il candidato uscente è infatti accusato di aver insultato il Corano e i musulmani in un video caricato su internet. Nei giorni successivi si sono svolte massicce manifestazioni contro Ahok, guidate dalle fazioni islamiste più radicali, ed è stata aperta un’inchiesta. L’utilizzazione massiccia del video di Ahok caricato su internet, che riporta fuori contesto le parole del leader politico, è considerato da alcuni esperti come un chiaro esempio di un problema diffuso nel paese: le notizie false.
Inoltre il governatore appartiene a due minoranze poco apprezzate. Ahok è di origine cinese, un gruppo etnico fortemente disprezzato in quanto rappresenta solo il 2% della popolazione totale del paese ma possiede importanti risorse economiche. A questo bisogna aggiungere il fatto che Ahok è di fede cristiana nel paese con la più alta popolazione musulmana al mondo.
Fonte: Asian Correspondent, https://asiancorrespondent.com/2017/01/indonesia-ahok-ahead-polls-following-first-debate/
24 gennaio, Indonesia – Opportunità di leadership per l’Indonesia nel Mar Cinese Meridionale
Il conflitto nel Mar Cinese Meridionale è una storia che ha radici profonde. Per decenni, non sempre con la stessa intensità, alcuni paesi affacciati sul mare si sono osteggiati per il controllo di piccole isole e barriere coralline, per controllare il passaggio o il diritto di sfruttare le risorse ittiche ed energetiche.
Queste dispute si sono fatte più intense nell’ultimo decennio e i rischi per la regione sono aumentati. Mentre la nuova amministrazione di Manila sta aumentando la propria collaborazione con la Cina, il nuovo governo di Washington sembra esser più propenso ad un approccio intervenzionista.
Le tensioni continue, alimentate all’interno e al di fuori della regione, sono un vero pericolo per tutti. Le economie del Sud Est asiatico sono altamente interdipendenti e vulnerabili allo shock che potrebbe risultare in un’interruzione degli scambi.
Un vero e proprio conflitto nel Mar Cinese Meridionale potrebbe rovinare l’Asia orientale, compresa la Cina, anche se la sua potenza economica potrebbe permettergli di sopravvivere ad un tale evento meglio di qualsiasi altro paese nella regione.
La Cina è sempre più dipendente dalle decisioni di mercato e ha progressivamente aperto le proprie frontiere ai flussi di capitale: è più vulnerabile. Un conflitto nel sud est asiatico potrebbe significare per la Cina quello che la crisi finanziaria in Asia del 1997/1998 ha significato per il sud-est asiatico.
Una soluzione per la questione del Mar Cinese Meridionale non si troverà facilmente o presto. Quello che è importante è ridurre le tensioni, ridurre gli episodi violenti. Questo è importante per l’Indonesia.
Anche se formalmente il governo indonesiano non è direttamente coinvolto, senza un accordo il paese potrebbe soffrire degli effetti collaterali di un’implosione del commercio.
Come smorzare la situazione? Una possibilità sarebbe incoraggiare i paesi a vedere i propri vicini come partner per lo sviluppo e non competitori.
L’Indonesia ha una discreta esperienza in questo, dovuta alla sua partecipazione in iniziative regionali per migliorare le opportunità di investimenti e crescita tra i paesi.
L’ “Indonesia-Malaysia-Singapore Growth Triangle” (IMSGT) ne è un esempio. L’IMSGT ha avuto un effetto considerevole sulle isole indonesiane vicino a Singapore, portando lavoro a centinaia di migliaia di persone.
Benché non perfetto, ha incoraggiato i tre paesi a considerarsi come partner e non solo come rivali. La cooperazione regionale non è una soluzione magica per le dispute nelle quali si trovano coinvolti i vari governi. Questo tipo di iniziativa può però scoraggiare i conflitti, mettendo in evidenza i guadagni possibili con la cooperazione.
Queste iniziative danno possibilità ai governi di guardare oltre le frizioni e cercare soluzioni alternative ad un conflitto.
A cosa potrebbe somigliare un programma di sviluppo economico per il Mar Cinese Meridionale? Dagli ultimi svolgimenti possiamo trarre qualche lezione.
- Fornire chiari e sostanziali benefici economici aumentando il potenziale commerciale e per gli investimenti. L’Indonesia, per esempio, può cogliere quest’opportunità per pensare a come incoraggiare gli investimenti cinesi nelle regioni più povere e meno sviluppate.
Sebbene incoraggiare gli scambi e la crescita economica sono le priorità, gli obbiettivi dell’iniziativa non possono limitarsi a questo. La regione deve fronteggiare molte sfide che possono essere risolte solo in maniera comune. Le risorse ittiche, giusto per dirne una, sono in pericolo e richiedono importanti sforzi di cooperazione. - Assicurarsi che il programma risulti in investimenti nelle infrastrutture, che possano così migliorare i collegamenti.
La mancanza di infrastrutture ha ostacolato la crescita economica in molti punti del sud est asiatico. - Assicurarsi che gli investimenti imprenditoriali non manchino. Gli imprenditori devono esser presi in considerazione per pianificare ed eseguire questa iniziativa.
- Tenere in sospeso le dispute territoriali ed estrarre le risorse collettivamente, in maniera sostenibile, usando i ricavi per lo sviluppo comune delle zone più povere. Il leader cinese Deng Xiaoping ha già espresso quest’idea più di tre decenni fa.
- Ottenere il supporto multilaterale per amministrare questo progetto regionale. Un supporto tecnico imparziale è cruciale.
L’Indonesia potrebbe ottenere la leadership in una tale iniziativa. Il paese ha una notevole esperienza nei progetti di cooperazione regionale; e ha interesse a risolvere la disputa del Mar Cinese Meridionale.
Fonte: The Straits Times, http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/leadership-opportunity-for-indonesia-in-south-china-sea-conflict-the-jakarta-post
25 gennaio, Thailandia – I media thailandesi messi a tacere sul traffico di esseri umani
Decine di persone, incluso un generale, sono state arrestate in una retata contro il traffico di esseri umani. La Thailandia è diventata da tempo un punto nevralgico per il traffico di esseri umani, e le gerarchie civili e militari sono spesso accusate di tener un occhio chiuso a riguardo se non addirittura di complicità. Dal 2015 la giunta militare si sta muovendo per smantellare il sistema organizzativo messo in piedi dopo anni di attività.
Più di ottanta persone, inclusi membri di polizia locale e generali dell’esercito, sono state spedite verso il principale tribunale criminale della capitale per esser giudicate. Ai giornalisti è stato comunicato che non potranno assistere direttamente al processo. Sono stati autorizzati a seguire le prime fasi delle udienze in un’altra stanza attraverso dei monitor, ma non sarà possibile pubblicare articoli che riportino quello che viene detto durante il processo.
Da quando l’esercito ha preso il potere, nel 2014, udienze e processi segreti sono diventati la norma, particolarmente nei tribunali militari o per casi di diffamazione contro il re. Queste restrizioni sono però una prima per un processo criminale.
Fonte: The Straits Times, http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/thai-media-muzzled-on-human-trafficking-trial
26 gennaio, Filippine – Le prime azioni legali contro la guerra alla droga di Duterte e il riavvicinamento Filippine-USA
Un gruppo di famiglie ha presentato una richiesta alla Corte Suprema per obbligare la polizia a rilasciare le prove che dimostrino i legami dei propri famigliari uccisi dalla polizia, con la compra vendita di stupefacenti. È la prima sfida legale nei confronti del presidente filippino, Rodrigo Duterte, e contro la sua guerra alla droga. L’avvocato delle famiglie e di un sopravvissuto ad un’azione di polizia ha denunciato numerose incoerenze e mancanza di prove. Inoltre il testimone sopravvissuto dichiara che la polizia ha ucciso un gruppo di persone disarmate, indifese e che non avevano opposto nessuna resistenza.
Sono ormai 7 000 le vittime di questa guerra contro la droga iniziata lo scorso giugno. Sarebbero 2 250 i decessi dovuti ad azioni di polizia mentre il resto delle uccisioni sono ancora sotto investigazioni. Numerosi decessi, stando al governo filippino, sarebbero dovuti alle guerre tra gang legati alla droga. Secondo i media internazionali invece, queste uccisioni sono il risultato di un clima di violenza diffuso e azioni di polizia extragiudiziali, ciò che il governo smentisce con vigore.
Nello stesso tempo, è stato annunciato che gli Stati Uniti, attraverso l’ “Enhanced Defence Cooperation Agreement” (ECDA), miglioreranno e costruiranno nuove strutture nelle loro basi militari nel paese. Permetterà anche di aumentare il numero di uomini, navi e aerei presenti in queste basi militari. Questo è quanto è stato annunciato dal ministro della difesa filippino, Delfin Lorenzana. Questo rafforzamento dell’alleanza statunitense-filippina avviene dopo un progressivo avvicinamento di Duterte nei confronti della Cina. Le Filippine hanno però fatto sapere che non vogliono far parte in nessuna vicenda che possa mettere in pericolo i propri rapporti con la Cina, dei suoi investimenti nelle infrastrutture filippine e fornimenti militari.
Fonte: The Straits Times, http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/families-of-slain-filipinos-file-first-legal-challenge-to-dutertes-drugs-war, http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/philippines-says-us-military-to-upgrade-bases-defence-deal-intact
Birmania, Birmania – Un gruppo di ONG chiede al governo birmano di fermare il conflitto nel nord del paese
In un comunicato stampa, ventidue ONG, tra le quali Oxfam, Kachin Baptist Convention e Save the Children, hanno espresso la propria preoccupazione a riguardo del “continuo scalare del conflitto armato e il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza per le popolazioni civili”. Inoltre hanno espresso la propria preoccupazione per l’uso massiccio di artiglieria nelle vicinanze dei campi profughi, la mancanza di zone sicurezza, continue restrizioni alle libertà di movimento, l’impossibilità di creare corridori umanitari.
Oltre a chiedere la fine del conflitto, hanno lanciato un appello per far cessare le violazioni dei diritti umani più basilari. Per molti anni numerose accuse di gravi crimini sono state riportati da giornalisti internazionali inclusi omicidi, torture, stupro, lavori forzati negli stati di Shan ed alcune aree dello stato di Kachin. Quasi a confermare queste accuse il governo ha rifiutato l’accesso a Yanghee Lee, l’inviato speciale delle Nazioni Unite durante la sua visita di controllo di 12 giorni.
Fonte: Asian Correspondent, https://asiancorrespondent.com/2017/01/burma-global-ngos-urge-govt-end-conflict-northern-states/
27 gennaio, Filippine – Lo Stato Islamico spinge per espandersi nel Sud-est asiatico
Le Filippine hanno ricevuto informazioni che dimostrano presunti legami tra militanti interni e membri dello Stato Islamico, spiega il Ministro della difesa. Le informazioni, fornite da alleati delle Filippine, confermerebbero che il capo del gruppo Abu Sayyaf, sta cercando di guadagnare influenza nel paese. L’esercito fino ad ora avevo sempre negato legami tra militanti interni e stranieri.
Il gruppo Abu Sayyaf opera principalmente in due isole nel sud delle Filippine, dove hanno rapito dozzine di stranieri, di cui alcuni sono stati decapitati. Il presidente Rodrigo Duterte ha più volte lanciato l’allarme sulla possibile “contaminazione” del proprio paese.
Fonte: Asian Correspondent, https://asiancorrespondent.com/2017/01/philippines-islamic-state-asian-expansion/
28 gennaio, Thailandia – Un uomo condannato a 11 anni di carcere di diffamazioni nei confronti del re
Un thailandese di 28 anni, Burin Intin, è stato condannato ad undici anni di carcere per un commento su Facebook e messaggi in chat ritenuti insultanti nei confronti della monarchia. L’avvocato dell’uomo ha fatto sapere che non avrebbe fatto appello ma che farà richiesta per un perdono reale.
In Thailandia un atto di lesa maestà può essere può essere punibile fino a 15 anni di carcere. Il mese scorso, il nuovo re tailandese, Maha Vajiralongkorn, ha perdonato o ridotto le pene di 150 000 prigionieri, inclusi condannati per insulto alla monarchia.
Fonte: Asian Correspondent, https://asiancorrespondent.com/2017/01/thailand-royal-defamation-cyber-lese-majeste/
29 gennaio, Indonesia – L’Indonesia dispiaciuta dalle nuove leggi migratorie degli Stati Uniti
Il nuovo presidente americano, Donald Trump, ha sospeso per quattro mesi il diritto di accesso negli Stati Uniti per rifugiati e viaggiatori provenienti da sette paesi a maggioranza musulmana. L’Indonesia, il paese con la più grande popolazione musulmana al mondo, non fa parte di questa lista. Il ministro degli esteri indonesiano, Retno Marsudi, ha però dichiarato di essere profondamente dispiaciuto per le nuove politiche migratorie messe in atto.
L’Indonesia è in ottimi rapporti con gli Stati Uniti, e molti dei suoi cittadini hanno una buona opinione dell’ex presidente Barack Obama. Il presidente indonesiano Joko Widodo ha dichiarato dopo l’inaugurazione di Trump di esser ottimista per i rapporti tra i due paesi. L’ambasciata indonesiana a Washington ha rilasciato un commento sul proprio sito internet invitando i propri cittadini negli Stati Uniti a mantenere la calma, ma di rimenare attenti.
Fonte: The Straits Times, http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/muslim-majority-indonesia-deeply-regrets-us-immigrant-vetting-plans
Featured Image Source: Asian Correspondent (articolo sulla Birmania del 26/01)