Rassegna settimanale 9-15 gennaio: Giappone e Corea del Sud

Rassegna settimanale 9-15 gennaio: Giappone e Corea del Sud

9 gennaio, Corea del Sud  – Il ministro della cultura ammette l’esistenza di una lista nera. I sospettati chiave si rifiutano di presentarsi all’udienza finale.

Il ministro della cultura Cho Yoon-sun durante l’udienza parlamentare di lunedì ha ammesso l’esistenza di una lista nera degli artisti che criticano l’amministrazione di Park Geun-hye.

Tuttavia, continua a rigettare i sospetti che la vogliono coinvolta nella stesura della lista, dicendo che rivelerà tutto alla commissione investigativa indipendente.

“Per favore, non posso divulgare nulla poiché le indagini sul caso sono ancora in corso,” ha detto. “In quanto ministro della cultura, sono sinceramente dispiaciuta che il caso della lista nera abbia creato così tanta confusione sociale.”

La commissione dell’Assemblea Nazionale che indaga sullo scandalo che coinvolge la Presidente e la sua amica Choi Soon-sil, ha tenuto una settima udienza in cui ha interrogato i testimoni accusati di aver testimoniato il falso nelle precedenti udienze e coloro che finora si erano rifiutati di apparire.

Cho, una dei pochi testimoni che si sono presentati, ha ammesso l’esistenza della lista nera dopo una lunga serie di domande.

“Ho scoperto dell’esistenza di una lista di artisti che venivano esclusi dai sussidi governativi,” ha dichiarato.

Tuttavia, la Cho ha rifiutato di approfondire le accuse che la vedrebbero coinvolta nella stesura della lista.

“E’ difficile per me parlarne visto che il procuratore speciale sta indagando sulle accuse,” ha detto. “Collaborerò a stretto contatto con i legali. Credo che la verità verrà presto svelata.”

Il team indipendente di legali guidato da Park Young-soo, il procuratore speciale scelto per indagare sullo scandalo, domenica ha confermato l’esistenza della lista nera contenente all’incirca 1000 nomi di artisti e istituzioni e che Cho e Kim Ki-choon, un ex capo dello staff presidenziale, hanno avuto parte nella sua creazione.

Durante una delle speciali sessioni della commissione, la Cho aveva negato tutte le accuse, dichiarando di non esserne a conoscenza. La settimana scorsa la commissione ha chiesto al procuratore speciale di incriminarla per spergiuro.

“Non so comunque quando è stata creata né quanto fosse influente,” ha dichiarato la Cho. “Ritengo che solo il procuratore speciale sappia tutti i dettagli.”

Nonostante abbia negato le accuse, la Cho si è scusata con gli artisti presenti sulla lista.

“In qualità di ministro che gestisce le politiche culturali, sono davvero dispiaciuta di aver causato dei problemi agli artisti e di aver fallito sempre di più mentre le indagini proseguivano,” ha dichiarato.

Più tardi quello stesso giorno, il procuratore speciale ha richiesto mandati di arresto per quattro sospettati chiave nel caso della lista nera con l’accusa di abuso di potere.

Sono l’ex ministro della cultura Kim Jong-deok; Kim Sang-yule, ex segretario presidenziale per l’istruzione e la cultura; Shin Dong-cheol, ex segretario presidenziale per le questioni politiche; e l’ex vice ministro della cultura Chung Kwan-joo.

Sono tutti sospettati di essere coinvolti nella stesura della lista che escludeva alcuni artisti dai sussidi. Kim Jeong-deok e Chung dovranno affrontare anche le accuse di spergiuro in quanto in udienze precedenti avevano giurato di non sapere nulla della lista.

La squadra di legali interrogherà al più presto Cho e Kim Ki-choon.

All’udienza, i sospettati chiave, incluso l’ex segretario presidenziale per le questioni civili Woo Byung-woo e l’ex presidente dell’Università Femminile Ewha Choi Kyung-hee, erano assenti.

La commissione parlamentare ha emesso 20 mandati di comparizione ma solo 4 testimoni, inclusa la Cho, si sono presentati. In risposta, ha chiesto all’accusa di emettere delle accuse di spergiuro all’Assemblea contro coloro che non si sono presentati.

In seguito alla massiva assenza dei testimoni, la commissione ha deciso all’unanimità di estendere il periodo di attività, programmato per finire il 15 gennaio, di altri 30 giorni.

L’on. Kim Sung-tae, capo della commissione, ha chiesto ai leader dei partiti rivali di discutere della questione e ha spinto il portavoce dell’Assemblea Chung Sye-kyun a indire una seduta plenaria per approvare la richiesta.

“Spero che i capigruppo dei quattro partiti si incontrino e accordino l’estensione,” ha detto Kim.

“È come se fossimo spinti a indire una nuova udienza,” ha dichiarato, seccato dall’assenza dei testimoni, l’on Hwang Young-cheul, un membro del panel. “Non possiamo portare a termine le operazioni della commissione come previsto.”

I partiti hanno composto la commissione di 17 membri il 17 novembre in modo che indagasse sullo scandalo in cui Choi Soon-sil è sospettata di aver interferito con gli affari di stato e aver estorto alle grandi aziende del denaro per interessi personali attraverso le fondazioni Mir e K-Sports.

La commissione ha interrogato i proprietari delle grandi aziende, gli assistenti presidenziali e i membri dello staff delle fondazioni controllate dalla Choi durante una serie di udienze.

Fonte: Korea Times,_http://www.koreatimes.co.kr/www/news/nation/2017/01/116_221693.html

10 gennaio, Corea del Sud – Un consigliere di Ban Ki-Moon rivela qualche dettaglio della sua politica economica

Un consigliere dell’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, e potenziale candidato presidenziale, martedì ha offerto qualche dettaglio sulla linea economica di Moon con cui mirerebbe a migliorare il sistema capitalistico della Corea del Sud incolpato di aver polarizzato l’economia.

Parlando all’Agenzia di Informazione Yonhap, Kwak Seung-jun, un professore d’economia alla Korea University, ha utilizzato tre termini per descrivere la politica economica di Ban: economia di mercato “calda”, capitalismo aggiornato e istituzioni in linea con gli standard internazionali.

Kwak è considerato parte della squadra per la campagna preliminare di Ban formata da consiglieri stretti come l’Ambasciatore della Corea del Sud alle Nazioni Unite Kim Sook. Sembra che al momento la squadra stia discutendo come supportare le attività politiche di Ban in modo da migliorare le sue aspettative per la presidenza.

Ban, che tornerà in patria mercoledì al termine del suo mandato di 10 anni alle Nazioni Unite, non ha ancora ufficializzato la sua candidatura. Tuttavia ha dichiarato che “farebbe del suo meglio” per aiutare la sua patria ad avanzare.

Soprattutto Kwak ha rimarcato il bisogno, per la Corea del Sud, di seguire un nuovo modello di capitalismo che assicuri la volontaria redistribuzione della ricchezza all’interno del sempre crescente settore privato e che si separi dal vecchio sistema che ha creato vari problemi come la polarizzazione sociale ed economica.

“L’essenza del capitalismo sta cambiando e noi non possiamo permetterci di rimanere indietro,” ha dichiarato.

Kwak ha anche appoggiato l’aumento delle tasse per la classe agiata.

Soprattutto, ha menzionato la Buffet Rule, un piano per le imposte che Hillary Clinton aveva sponsorizzato durante la sua campagna elettorale dell’anno scorso. La regola prevede che i contribuenti che guadagnano più di un milione di dollari all’anno debbano versare una tassa federale del 30%.

Alla domanda se la politica economica di Ban preveda un aumento delle tasse per le aziende, il professore ha risposto: “la revisione del sistema delle imposte sarà una parte cruciale. La revisione interesserà le imposte sulle società e le tasse sul reddito.”

Kwak ha aggiunto che piuttosto che modificare artificialmente le tasse attraverso il governo, l’amministrazione Ban, se eletta, promuoverebbe il ruolo del settore privato per migliorare il sistema delle imposte.

“In questo modo, le aziende private possono sopravvivere. In altro modo, il governo verrebbe visto come il nemico dei cittadini, come abbiamo potuto vedere durante le fiaccolate (contro l’attuale governo),” ha spiegato.

Fonte: Korea Herald, http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20170110000959

11 gennaio,  Il Giappone riceve l’OK dagli Stati Uniti per creare nuove vie nello spazio aereo controllato dagli americani vicino l’aeroporto di Haneda

Il Giappone ha appena ricevuto l’approvazione da parte degli Stati Uniti per inaugurare delle nuove rotte commerciali nello spazio aereo militare controllato dagli americani vicino l’aeroporto Haneda di Tokyo in modo da aumentare le tratte internazionali in vista delle Olimpiadi e Paraolimpiadi del 2020.

Sin dalla fine della guerra, gli Stati Uniti hanno controllato grandi spazi aerei sopra la capitale giapponese e nelle sue vicinanze. Le fonti governative dichiarano che adesso Tokyo indagherà sulla possibilità, in seguito a questa concessione, di riprendersi parte dello spazio aereo da Washington.

Le restrizioni nell’utilizzo dello spazio aereo hanno costretto molti voli commerciali sull’aeroporto di Haneda a delle deviazioni o a volare a basse altitudini per evitare lo spazio aereo, causando traffico aereo.

Lo spazio aereo chiamato Yokota Rapcon è situato ad ovest dell’aeroporto e si estende su sei livelli differenti, come una scala, andando da un’altitudine di 2.450 metri a una di 7000 metri e espandendosi sopra Tokyo e altre otto prefetture. Yokota è il nome della base aerea a Tokyo-ovest in cui le forze militari americane in Giappone hanno il quartier generale.

Il governo Giapponese vorrebbe aumentare gli arrivi e le partenze annuali dell’aeroporto di Haneda di 39.000 voli (adesso sono 447,000), in tempo per i Giochi di Tokyo 2020 e creare nuove rotte che possano attraversare lo spazio aereo americano.

Secondo le fonti, le nuove rotte aumenterebbero la capacità di atterraggio e decollo dell’aeroporto poiché permetterebbero a due aerei di atterrare contemporaneamente su due piste di atterraggio dell’Haneda.

Sempre secondo le fonti, gli Stati Uniti avrebbero già accordato l’utilizzo delle nuove rotte nel loro spazio aereo durante i lavori del negoziato.

Da alcuni anni gli Stati Uniti stanno lentamente riconsegnando parti dello spazio aereo che controllano. L’ultima concessione risale al 2008, secondo un accordo bilaterale stipulato nel 2006 sulla ridefinizione della presenza militare americana in Giappone.

Quest’ultima concessione ha diminuito di molto l’area di controllo americana e si stima che abbia permesso ai voli su Haneda di tagliare almeno 7,200 ore di volo annuali.

Lo spazio aereo è controllato dall’esercito americano sin dal periodo dell’occupazione Alleata che iniziò nell’agosto del 1945 e durante la quale le forze militari americane presero il controllo delle operazioni di volo del paese.

Il radar Yokoto per il controllo degli avvicinamenti copre lo spazio aereo sopra Tokyo e le prefetture di Tochigi, Gunma, Saitama, Kanagawa, Yamanashi, Niigata, Nagano e Shizouka.

Fonte: Japan Today,  https://www.japantoday.com/category/national/view/japan-gets-ok-to-set-new-routes-over-u-s-controlled-airspace-to-haneda-airport

12 gennaio, Corea del Sud, il Giappone ha violato il KADIZ più di 400 volte l’anno scorso

Mercoledì i funzionari militari hanno dichiarato che l’anno scorso gli aerei militari giapponesi hanno varcato la Zona Aerea Difensiva di Identificazione coreana (KADIZ) sud coreana almeno un centinaio di volte, per lo più nella zona sopra l’isola di Jeju.

Gli aerei giapponesi hanno varcato la zona sopra Ieodo, una formazione rocciosa localizzata all’incirca a 160 chilometri a sud dell’isola di Jeju, 444 volte nel 2016. Un ufficiale ha riferito che invece non ci sono state mosse da parte dei giapponesi di avvicinarsi a Dokdo nel Mare Orientale.

Secondo l’ufficiale, i continui sconfinamenti giapponesi sarebbero una risposta ai frequenti voli di aerei militari cinesi su zone marittime strategiche. In quell’area, le zone di difesa aeree dei tre vicini si sovrappongono.

Lunedì, 10 aerei militari cinesi sono entrati nella ADIZ costringendo i coreani a rispondere dispiegando 10 jet, inclusi degli F-15K.

Secondo dati del ministero, i cinesi hanno sconfinato nell’ADIZ 62 volte nel 2015 e 59 volte nel 2016.

Il governo cinese ha dichiarato che gli aerei, al momento dello sconfinamento, stavano eseguendo delle esercitazioni ma il ministero della difesa di Seoul non ha escluso la possibilità che lo sconfinamento sia una ritorsione nei confronti della Corea del Sud e del dispiegamento di un potente sistema di difesa anti missile americano.

Da quando Seoul e Washington hanno deciso di dispiegare il THAAD per proteggersi dalla minaccia missilistica e nucleare della Corea del Nord, la Cina ha chiaramente espresso il proprio disappunto specificando che il sistema potrebbe essere utilizzato contro di lei. In particolare, Beijing ha espresso le sue preoccupazioni sull’utilizzo del radar a banda X che potrebbe compromettere i suoi interessi in materia di sicurezza.

Nel 2013, la Corea del Sud ha esteso la propria ADIZ a Ieodo dopo che la Cina l’aveva aggiunta alla sua area di difesa. Le ADIZ sono pensate per permettere ai vari paesi di avere più tempo per identificare gli aerei non autorizzati che potrebbero costituire una minaccia alla sicurezza.

Fonte: Korea Herald, http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20170112000864

13 gennaio, Giappone – Duterte e Abe ritengono vitale il ruolo degli americani in Asia

Mercoledì, in seguito alla crescente incertezza nata dall’agenda estera di Donald Trump, il presidente filippino Rodrigo Duterte e il primo ministro giapponese Shinzo Abe si sono trovati concordi nel dire che un impegno americano nella regione pacifica dell’Asia è fondamentale per assicura la pace e la prosperità della zona.

Il secondo giorno i due si sono incontrati nella città natale di Duterte, Davao, nel sud delle Filippine, e hanno anche parlato dell’espansione militare della Cina nel Mare Cinese Meridionale e hanno giurato di risolvere le dispute secondo la legge.

Le Filippine hanno delle dispute territoriali in atto nelle sopracitate acque, così come altri quattro paesi.

Secondo il primo ministro Abe, Duterte sarebbe disposto a negoziare direttamente con la Cina sulla questione del Mar Cinese Meridionale. In precedenza, Duterte aveva dichiarato che sarebbe disposto a mettere da parte la disputa territoriale con la Beijing in favore di progetti per aiutare la cooperazione economica con la seconda economia mondiale.

Abe spera che le Filippine e la Cina aderiscano a una sentenza di un tribunale supportato dalle Nazioni Unite a The Hague, che ha concluso che le pretese della Cina nel Mar Meridionale Cinese non hanno basi legali.

La Cina non ha accettato la decisione sul caso portata dal predecessore di Duterte, Benigno Aquino.

Con le Filippine a capo della Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (formata da 10 paesi) nel 2017, durante gli incontri con Duterte Abe ha dichiarato che spera di coordinarsi con Manila per spingere a seguire lo stato di diritto in una serie di incontri dell’ASEAN, che culmineranno con un summit che coinvolgerà anche i leader di America, Giappone e Cina.

L’anno scorso, Duterte reagì molto male alle preoccupazioni del presidente americano Barack Obama sulle uccisioni extragiudiziali durante la campagna anti-droga di Duterte.

Tuttavia, venerdì Abe e Duterte hanno dichiarato che un impegno continuo dell’America nel territorio del Pacifico Asiatico è assolutamente necessaria. Secondo il Primo ministro giapponese, Duterte è pronto a continuare la cooperazione tra il suo paese e gli Stati Uniti attraverso un’alleanza bilaterale.

Trump, che ha promesso una politica sul commercio più protezionistica e una politica estera più forte, si insedierà il 20 gennaio.

Venerdì, i due leader hanno avuto un incontro informale a colazione presso la casa privata di Duterte a Davao, sull’isola di Mindanao, dove il presidente filippino passa almeno metà settimana da quando si è insediato lo scorso giugno.

È la prima visita di un leader straniero in carica a Davao, dove Duterte è stato sindaco per 22 anni e ha un  indice di gradimento del 90%.

Mercoledì a Manila, i due leader si sono accordati su cooperazione economica e in materia di sicurezza per difendersi dall’espansionismo della Cina nella regione. Abe ha inoltre promesso un pacchetto di aiuti privati e pubblici da 1 bilione di yen per spronare lo sviluppo delle infrastrutture nel paese, includendo anche la promozione dei business agricoli a Mindanao.

Davao è la residenza di molti filippini di origine giapponese e, secondo i funzionari giapponesi, negli anni ha potuto godere di progetti per lo sviluppo finanziati dal Giappone. Sul luogo, il Giappone ha anche un ufficio consolare.

Nel frattempo, anche la Cina sta cercando di aumentare la sua presenza nella zona e a ottobre ha dichiarato che presto inizierà una missione diplomatica nella città.

Le Filippine costituiscono la prima tappa del viaggio oltreoceano di Abe che durerà sei giorni e che è iniziato martedì. Visiterà anche l’Australia, l’Indonesia e il Vietnam.

Inoltre venerdì, i due leader hanno partecipato a una cerimonia durante la quale Abe ha dato il nome di “Sakura” (“fiore di ciliegio” in giapponese) a un’aquila delle Filippine a rischio estinzione.

L’uccello, anche conosciuto come aquila mangia-scimmie, è nativo delle Filippine ed è l’uccello nazionale.

Fonte: Japan Times, http://www.japantimes.co.jp/news/2017/01/13/national/politics-diplomacy/abe-duterte-agree-u-s-role-vital-asia-pacific-offers-talk-china/#.WHjjf8vYOhA

14 gennaio, Giappone, Il consigliere di Abe definisce Trump “isterico”

Uno stretto collaboratore del primo ministro Abe ha dichiarato che il presidente eletto Donald Trump esterna le sue opinioni in maniera “isterica” e lo invita a comportarsi in maniera più “gentile”.

“Ti comporti in maniera più tranquilla e calma. Sii più gentile,” ha dichiarato durante la registrazione di un programma TV Toshihiro Nikai, il secondo uomo più importante del partito di Abe, il partito Liberal Democratico, riferendosi all’abitudine di Trump di incolpare paesi come il Giappone per il deficit negli scambi americani.

Il segretario generale del PLD ha espresso il suo disappunto nella richiesta di Trump di far pagare di più al Giappone per la permanenza sul suolo dei militari americani, dichiarando: “è da presidente di una super potenza inveire contro qualcosa in maniera del tutto unilaterale e così istericamente?”

Nikai è un politico di grande esperienza che ha coperto cariche importanti, come quella di ministro per gli scambi e di capo del Consiglio Generale del PLD, l’organo decisivo del partito.

Nikai ha anche espresso il suo estremo disappunto verso Trump per la questione delle sue critiche al piano della Toyota di aprire delle fabbriche in Messico, minacciando l’azienda di tassare pesantemente le macchine che attraversano il confine americano dal Paese dell’America centrale.

Le compagnie giapponesi stanno facendo affari “in linea con le regole internazionali”, ha detto Nikai, aggiungendo che non ha importanza quanto Trump minaccerà la Toyota, farà poca differenza.

Fonte: Japan Today,  https://www.japantoday.com/category/politics/view/abes-aide-brands-trump-hysterical

15 gennaio,  Choi Soon-sil comparirà al processo per l’impeachment della Park

Poiché la Corte Suprema coreana vuole accelerare i procedimenti, l’avvocato di Choi Soon-sil ha fatto sapere che, per la prima volta questa settimana, l’amica della presidente Park Geun-hye presenzierà al processo per l’impeachment.

La Corte Costituzionale, in risposta all’apparente tattica degli avvocati della Park di ritardare il procedimento, ha aggiunto una nuova udienza per questa settimana.

I nove giudici della più alta corte della Corea del Sud hanno previsto sessioni per lunedì, martedì e mercoledì, convocando testimoni chiave tra cui Choi Soon-sil, la confidente della Park accusata di aver manipolato i poteri forti da dietro le quinte.

La presunta ingerenza della Choi è stata alla base dell’impeachment contro la presidente Park il 9 dicembre.

Il suo avvocato, Lee Kyung-jae, ha fatto sapere che Choi verrà sentita dalla corte lunedì, come richiesto. La 60enne, che conosce la Park da 40 anni, finora aveva rifiutato tutte le richieste di apparizione, citando come scusa le indagini ancora in corso e il suo stesso processo.

È sotto processo per aver complottato con la Park e alcuni sui segretari in modo da estorcere 65.1 milioni di dollari da imprese locali sotto forma di donazioni a due fondazioni no profit sotto il suo controllo.

Gli enti – Mir e K-Sports- sono sospettate di essere società facciata per collezionare denaro per la Choi.

Anche An Chong-bum, ex consigliere della Park e sotto processo con le stesse accuse di Choi, è stato chiamato a testimoniare lunedì davanti alla Corte Costituzionale.

Martedì, la Corte farà salire alla sbarra altri testimoni, incluso l’ex ministro della cultura Yoo Jin-ryong e Ko Young-tae, un ex collega della Choi.

Yoo, che venne fatta uscire dal governo nel 2014 dopo una discussione con la Park, sarà interrogato sul ruolo della Park nella frode condotta da Choi.

Inoltre, in una recente intervista alla radio Yoo ha rivelato che nel 2014, poco prima di essere congedata, è venuta a conoscenza di una blacklist in ci venivano elencati centinaia di artisti anti-governativi. Le accuse sono al momento sotto indagine da parte del procuratore speciale Young-soo ma non sono ancora state inserite nella mozione di impeachment della Park.

Gli ex segretari presidenziali An Bong-geun, Jeong Ho-seong e Lee Jae-man saranno sentiti mercoledì in merito a dove fosse la Park durante quelle “sette ore mancanti” del 16 aprile 2014, quando il traghetto Sewol affondò, causando la morte di oltre 300 persone.

La settimana scorsa i legali della Park hanno inviato un documento di 16 pagine in cui cercano di sollevare ogni sospetto dalla presunta negligenza della presidente durante il disastro nazionale, ma la corte lo ha considerato “insufficiente” e richiesto che venga inviato di nuovo.

Secondo quanto riportato domenica da Yonhap News, la stessa presidente Park potrebbe presentarsi in tribunale per le prossime udienze in modo da contrastare l’ondata di risentimento dovuta alla sua assenza dal processo per impeachment. Finora, ha sempre rifiutato di comparire in tribunale.

Alcuni dei precedenti assistenti della Park come An Chong-bum e Lee Jae-man – considerati testimoni chiave per via della loro profonda conoscenza dei legami della Park, e dei suoi spostamenti durante il giorno in cui affondò il Sewol – finora si sono rifiutati di comparire in tribunale.

La corte non è riuscita a fargli recapitare l’avviso di comparizione poiché per tutta la settimana i due non sono stati contattabili e non si trovavano al loro indirizzo di residenza. Secondo la legge, i testimoni non possono essere puniti se non ricevono l’avviso di comparizione.

Dal 9 dicembre 2016, i poteri presidenziali della Park sono stati sospesi in quanto l’Assemblea Nazionale ha votato per il suo impeachment con le accuse, tra le altre, di aver violato la Costituzione, abuso di potere e ricatto.

Durante i mesi scorsi, milioni di protestanti sono scesi in piazza per richiedere le sue dimissioni immediate, tuttavia la Park ha dichiarato che si difenderà in tribunale.

Se i testimoni non si presenteranno entro la settimana, la Corte procederà senza di loro. La Corte Costituzionale ha tempo fino a giugno per decidere se terminare ufficialmente la sua presidenza o ridarle la carica.

Fonte: Korea Herald_http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20170115000264

Featured Image Source: Japan Today (dall’art. del 14/1)