Rassegna settimanale 2-8 gennaio: Sud Est Asiatico

Rassegna settimanale 2-8 gennaio: Sud Est Asiatico

2 gennaio, Thailandia – Le elezioni thailandesi non avverranno quest’anno

Un membro dell’Assemblea Nazionale del Governo Militare thailandese ha dichiarato che le elezioni generali, originariamente previste per quest’anno, saranno rimandate al mese di marzo o aprile 2018. Questa proroga è dovuta alle difficoltà incontrate nel comporre una nuova legge elettorale, spiega l’assemblea legislativa nazionale.

Nel 2014 la giunta militare ha rovesciato l’ultimo governo democratico per tentare di mettere fine alle tensioni che dividono il paese tra la fazione reale-militare e le forze politiche populiste. Dal 1932 ad oggi, questo è il dodicesimo colpo di stato condotto dall’esercito. Il prossimo passo per il ritorno alla democrazia è la ratifica della costituzione da parte del nuovo re Maha Vajiralgkorn, già approvata da un referendum lo scorso anno. Alcuni critici commentano che questa costituzione permetterà ai militari di rimanere in politica anche dopo le elezioni.

Fonte: The Straits Times, http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/thai-election-wont-happen-this-year-legislator-says

3 gennaio, Filippine – Nave da guerre russe a Manila per un breve addestramento militare

Sono arrivate nei pressi di Manila due navi dell’esercito russo per partecipare a nuove esercitazioni militari e formare i militari filippini in operazioni anti pirateria e anti terrorismo. I militari russi rimarranno per quattro giorni, spiega il retroammiraglio Eduard Mikhailov, e i governi dei due paesi potranno discutere di future operazioni congiunte. Inoltre quest’operazione sancisce la prima interazione ufficiale tra le marine militari dei due stati.

Invece, le esercitazioni annuali con la marina statunitense sono state momentaneamente sospese dal Presidente filippino Duterte che avrebbe chiesto al suo ministro della difesa di “ripensare il formato” delle operazioni. Questa decisione viene interpretata come un’ulteriore conferma della volontà del presidente filippino di distaccarsi dallo storico alleato statunitense ed avvicinarsi alla Cina.

Negli ultimi anni le Filippine hanno incontrato numerose difficoltà nel prevenire e combattere gli islamisti nei loro atti di pirateria. Attualmente, il piccolo ma feroce gruppo islamista che ha giurato fedeltà allo Stato Islamico, Abu Sayyaf, detiene un gruppo di ostaggi composto da malesi, europei e un giapponese.

Il mese scorso fece visita a Mosca il ministro della difesa malese per discutere della compra-vendita di armi da fuoco dopo il rifiuto statunitense di vendere 26 000 fucili d’assalto al governo di Duterte. La principale causa del rifiuto americano è la guerra alla droga in corso nel paese, già duramente criticata dall’amministrazione Obama, che ha già causato la morte di 6 000 persone. Solo un terzo di tutti questi decessi sono dovuti ad azioni di polizia.

Fonte: Asian Correspondent, https://asiancorrespondent.com/2017/01/philippines-russian-warships-manila-moscows-maritime-drills/

4 gennaio, Thailandia – Il preoccupante avvicinamento thailandese verso la Cina: editoriale The Nation

Mentre i vertici militari che dirigono il paese schivano le critiche dell’occidente e forgiano accordi sulla compra-vendita di armi con Pechino, i cittadini si chiedono se questo sia nel loro miglior interesse.

I militari thailandesi sembrano voler operare un completo “cambio di rotta” per potersi avvicinare alla Cina, a discapito della storica alleanza con gli occidentali. Questo è stato particolarmente flagrante per quanto riguarda l’approvvigionamento militare: è in costante aumento la domanda di materiale cinese. Ora si parla addirittura di sostituire i carri armati americani con nuovi modelli cinesi, e potremmo anche vedere un’iniziativa imprenditoriale sino-thailandese riguardante la costruzione di armamenti.

Quest’importante cambio di alleanze sta prendendo forma sotto l’esercizio del governo militare al potere dopo il colpo di stato del 2014, e per questo, non sarà mai considerato del tutto legittimo. Dirigendo ad interim con una costituzione dittatoriale, il governo è esente da qualsiasi importante dibattito pubblico riguardante le sue decisioni. In Thailandia, per ora e per il breve periodo, i militari sono gli unici artefici delle politiche pubbliche. Non devono rendere conto a nessuno. Questo sarebbe altamente improbabile nella maggior parte dei paesi industrializzati, dove i programmi militari possono essere soggetti a dibattito per assicurarsi che riflettano i bisogni del paese.

Pochi thailandesi vorrebbero che il proprio paese comprasse equipaggiamento militare esclusivamente dagli Stati Uniti. Ciò nonostante abbiamo numerosi trattati che ci legano con gli americani, e questo dovrebbe significare qualcosa. Invece il decennio di instabilità politica è stato notevolmente criticato dall’Occidente, incitando i nostri dirigenti ad aggiustare le politiche estere a secondo del bisogno più pressante del momento, ignorando così i benefici che avrebbero portato accordi duraturi sulla difesa e la sicurezza.

Il governo cinese, di per sé autoritario, dà poca importanza al tipo di governo col quale stringe accordi. Che i dirigenti esteri prendano il potere democraticamente o con la forza, Pechino guarderà oltre la politica e cercherà di assicurarsi il miglior guadagno economico. Da questo punto di vista scommettere sull’esercito thailandese è un’ottima scelta, considerando che la futura costituzione del paese, già approvata via referendum, cementerà la supervisione della vita politica da parte dell’élite militare per molto tempo.

Per la Thailandia invece, puntare tutto sulla Cina potrebbe avere effetti collaterali. Abbiamo già comprato equipaggiamenti militari dalla Cina ma ora ci stiamo muovendo in territori a noi sconosciuti. Infatti l’opinione pubblica si chiede se questi acquisti o l’avvicinamento alla Cina siano state decisioni ponderate e pensate da tutte le agenzie statali che dovrebbero essere implicate in tale processo.

I nostri servizi di sicurezza e diplomazia hanno dato il giusto peso a queste decisioni?

Questa faccenda non va presa alla leggera. Quando si tratta di armamenti ed intelligence, ne dipende la sicurezza del paese a lungo termine. Scegliere il venditore implica avere una profonda comprensione dei dilemmi di sicurezza e del legame di cooperazione e fiducia che viene a crearsi tra le forze armate del venditore e dell’acquirente.

Dopo 13 anni di caos politico e violenza che hanno messo a male l’economia tailandese, milioni di cittadini tailandesi sono pronti seguire la giunta militare, ignorando così il divario ideologico che li separa. I generali capiranno che la cosa migliore per la giunta militare non lo è necessariamente per il paese? Dargli carta bianca su come dirigere il paese rischia di condurci ad un disastro.

Difesa nazionale e sicurezza a lungo termine probabilmente non sono gli argomenti sui quali il cittadino medio può dibattere al meglio. Tali argomenti vanno lasciati tra le mani degli esperti. Però, quando queste persone aiutano il pubblico a capire e farsi un’idea della questione, l’opinione pubblica dovrebbe contare per qualcosa.

Fonte: The Straits Time, http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/thailands-worrying-pivot-towards-china-the-nation

5 gennaio , Indonesia – Australia e Indonesia calmano la situazione dopo un incidente diplomatico

Lo stato indonesiano sta tentando di calmare la situazione dopo che il suo esercito ha annunciato di voler mettere fine a qualsiasi forma di cooperazione militare con l’Australia. La decisione, a quanto pare presa senza consultare il governo, è stata immediatamente ribaltata. I leader di entrambi i paesi hanno prontamente dichiarato che i legami che li uniscono sono solidi. Il Ministro della difesa indonesiano ha confermato che erano in corso dei “chiarimenti” dopo “un piccolo incidente che ha offeso la dignità della nostra nazione”.

L’incidente sarebbe avvenuto durante la visita di un ufficiale delle forze speciali indonesiane in una base militare di Perth. L’ufficiale avrebbe visto vari materiali offensivi nei confronti del pensiero filosofico del Pancasila, su cui si fonda lo stato Indonesiano. Inoltre, sarebbero stati presenti vari materiali di propaganda sulla regione di Papua Occidentale, che da anni lotta per la propria indipendenza e le accuse di abusi da parte dei militari sono un argomento molto delicato.

Fonte: The Guardian, https://www.theguardian.com/australia-news/2017/jan/05/indonesian-and-australian-relationship-healthy-and-strong-say-leaders

6 gennaio, Mar Cinese Meridionale – Il Mar Meridionale Cinese non fa parte dell’agenda ASEAN

Un agente diplomatico Filippino ha fatto sapere che le questioni del Mar Meridionale Cinese, e del giudizio dell’Aia a riguardo, non verranno discusse nel prossimo incontro tra i paesi dell’ASEAN. Gli stati membri si concentreranno invece su delle linee guida da mantenere per evitare tensioni con la Cina.

La disputa del Mar Cinese Meridionale riguarda numerosi paesi, quasi tutti i membri dell’ASEAN. Da qualche anno la Cina rivendica, e tenta di controllare, enormi porzioni del Mar Cinese Meridionale contenenti importanti risorse energetiche. In questo modo lo stato comunista controllerebbe una zona dove transitano ogni anno l’equivalente di cinquemila miliardi di dollari di merce.

Lo scorso anno era stata la Cambogia a porre il proprio veto sulla questione. Da meno di un anno è arrivato nell’area politica internazionale il neo eletto presidente filippino Rodrigo Duterte e il suo paese, ormai ex alleato statunitense, sta portando avanti un’intensa attività diplomatica e politica a sostegno di Pechino. In cambio lo stato Cinese ha investito in maniera massiccia nelle Filippine e ha ordinato alle proprie navi di lasciare di nuovo l’uso della contestata scogliera Scaraborough ai pescatori filippini.

Fonte: The Straits Times, http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/south-china-sea-ruling-not-on-asean-agenda

7 gennaio, Thailandia – 12 morti dopo importanti alluvioni nel sud della Thailandia

Continuano ad abbattersi nel sud del paese piogge torrenziali che hanno causato la morte di 12 persone e allagato centinaia di villaggi. Secondo il Ministero degli interni sono 700 000 le persone colpite dal maltempo e oltre 1500 le scuole danneggiate. Nella capitale della regione, Nakhon Si Thammarat, si sono misurati 162.1 millimetri di acqua in una sola giornata ed è stato chiuso l’aeroporto.

Queste precipitazioni sono del tutto inusuali per la regione, questi mesi sono solitamente noti per essere particolarmente aridi. L’esercito e due elicotteri sono stati mobilitati per distribuire viveri e soccorrere le zone più colpite.

Fonte: The Straits Times, http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/12-dead-as-heavy-rains-batter-southern-thailand

8 gennaio, Filippine – Due sospettati militanti pro-ISIS uccisi durante un’operazione di polizia

Le forze di sicurezza filippine hanno ucciso un uomo e sua moglie sospettati di essere appartenenti ad un gruppo pro-ISIS. I due si sarebbero difesi quando hanno visto arrivare la polizia e avrebbero tentato di lanciare delle granate. L’uomo non è ancora stato formalmente identificato ma potrebbe essere un pakistano.

L’incidente è avvenuto a soli due giorni di distanza da un’altra operazione di polizia che ha portato all’arresto di tre persone e la morte di un quarto, il presunto capo del gruppo. Il presidente filippino Rodrigo Duterte aveva precedentemente dichiarato che dei militanti dello Stato Islamico stessero cercando di infiltrarsi nella regione.

Fonte: Asian Correspondent, https://asiancorrespondent.com/2017/01/philippines-troops-shoot-dead-two-pro-is-militants/

Featured Image Source: Asian Correspondent