Rassegna settimanale 19 – 23 dicembre: Sud Est Asiatico
19 dicembre, Malesia, L’ASEAN dovrebbe condurre le negoziazioni sulla crisi Rohingya, i progressi sono “piuttosto lenti”
La Malesia ha dichiarato questo lunedì che la crisi dei Rohingya in Birmania è una questione di interesse regionale e ha chiesto all’ASEAN di coordinare gli aiuti umanitari ed investigare i presunti crimini commessi.
Il Ministro degli affari esteri malese, Anifah Aman, ha parlato durante un incontro regionale a Yangon, voluto da Aung San Suu Kyi, dopo settimane di notizie e report sulle atrocità commesse dall’esercito birmano.
La Birmania ha rifiutato le accuse, spiegando che la maggior parte delle notizie sono fabbricate ed insiste sul fatto che il conflitto in corso nello stato di Rakhine, dove abitano i Rohingya, è una questione interna.
Inoltre, per venire in contro all’intensa pressione mediatica e diplomatica, il regime birmano ha invitato a qualche delegazione di giornalistica, accuratamente scelta, per visitare la regione.
Anifah ha commentato che gli eventi riguardanti lo stato di Rakhine sono una questione di sicurezza e stabilità regionale, per via dei 56 000 Rohingya rifugiati in Malesia.
“Crediamo che la situazione sia ora di rilevanza regionale e che dovrebbe esser risolta insieme” ha dichiarato Anifah durante il summit.
I progressi per garantire i diritti più basilari ai Rohingya sono stati “piuttosto lenti”, ha continuato il ministro, riferendosi anche alle numerose notizie di crimini che provengono dallo stato di Rakhine.
Anifah ha anche avvertito la platea che i militanti dello Stato Islamico “potrebbero trarre vantaggio della situazione”
Il governo birmano, prevalentemente buddista, ha dichiarato che dietro agli attacchi del 9 ottobre contro le postazioni di sicurezza tra Birmania e Bangladesh, nella parte nord dello stato di Rakhine, ci fossero dei militanti in contatto con le milizie islamiste del Medio Oriente.
Le truppe birmane si sono spostate nella regione dopo gli attacchi che hanno ucciso nove poliziotti.
Almeno 86 persone sono morte e sarebbero 27 000 i Rohingya scappati in Bangladesh dal 9 ottobre.
Rifugiati, residenti e gruppi per i diritti umani le atrocità commesse dai soldati: esecuzioni sommarie, donne stuprate e case bruciate.
La maggioranza della popolazione nel nord dello stato di Rakhine è composta da musulmani Rohingya privi di cittadinanza. In Birmania sono considerati immigrati illegali provenienti dal Bangladesh.
Osservatori e media indipendenti si sono visti rifiutare l’accesso nel nord dello stato di Rakhine. Alcune comunità Rohingya sono anche fuori portata per gli aiuti umanitari da ormai più di due mesi, aumentando così le preoccupazioni per una popolazione già soggetti ad importanti casi di malnutrizione.
Un gruppo di giornalisti, scelto dal ministero dell’informazione, deve visitare questo lunedì Maungdaw, la principale zona di conflitto.
Non sono state invitate invece la maggior parte dei media che hanno riportato i presunti crimini.
Gli sforzi per confutare le accuse degli abusi dell’esercito sono stati indeboliti da un importante e corposo report di Amnesty International questo lunedì, accusando la Birmania di “una campagna di violenze contro i Rohingya che potrebbe risultare in crimini contro l’umanità”
Amnesty ha usato immagini satellitari e le testimonianze di Rohingya provenienti dallo stato di Rakhine e dal Bangladesh. Tra i crimini riportati, vi sono anche delle “scomparse forzate” su larga scala degli anziani dei villaggi e capi religiosi a Maungdaw.
“Mentre i militari sono direttamente responsabili di queste violazioni, Aung San Suu Kyi non è riuscita ad essere all’altezza delle sue responsabilità politiche e morali per cercare di fermare e condannare quello che sta succedendo nello stato di Rakhine” ha spiegato nel report Rafendi Djamin, direttore per il Sud-est asiatico e Pacifico di Amnesty International.
Fonte: Asian Correspondent https://asiancorrespondent.com/2016/12/malaysia-asean-lead-rohingya-crisis-resolution-current-progress-rather-slow/
20 dicembre, Filippine – Manila sempre più vicina a Pechino
Il presidente Rodrigo Duterte ha fatto sapere che avrebbe sfruttato gli aiuti economici dell’Asia Infrastructure Investment Bank (AIIB) di Pechino, insieme a quelli della Banca Mondiale, per rinnovare le proprie infrastrutture. Questa decisione servirebbe ad evitare discussioni con gli Stati Uniti, molto critici della politica del presidente filippino, e avvicinarsi sempre di più alla Cina.
Il presidente dell’AIIB, Jin Liqun, ha fatto sapere che la banca avrebbe cofinanziato il nuovo sistema anti inondazione di 23 miliardi di peso (460 milioni di dollari) e il nuovo sistema di linee di autobus, e la costruzione di 63 nuove stazioni, di 37 miliardi di peso.
Nella stessa giornata l’ambasciatore cinese Zhao Jianhua ha offerto al presidente Duterte un carico di armi leggere, imbarcazioni veloci, e occhiali con visione notturna per un valore complessivo di 14 milioni di dollari. L’ambasciatore cinese ha fatto sapere che questi aiuti sarebbero volti ad aiutare il governo nella sua guerra contro la droga.
Le relazioni tra Filippine e Cina erano a dir poco difficili sei mesi fa dopo che le Filippine avevano sottoposto al Tribunale dell’Aia la questione delle rivendicazioni cinesi nel Mar Meridionale Cinese. Dall’arrivo del presidente Duterte il 1° luglio, e dopo aver assicurato 24 miliardi di dollari di investimenti cinesi nel proprio paese, la politica estera delle Filippine ha subito un’inversione di rotta. Questo cambiamento sembra mettere fine al rapporto privilegiato con gli Stati Uniti che hanno fornito a Manila oltre 800 milioni di dollari di armi e veicoli militari dal 2002.
Fonte: The Straits Times http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/philippines-spurns-us-looks-to-chinas-aiib-for-loans
21 dicembre, Indonesia – Forze speciali indonesiane uccidono tre persone dopo un blitz antiterroristico
Le forze speciali anti terroristiche uccidono tre uomini e ne arrestano un quarto dopo una sparatoria in una casa vicino alla capitale. L’intero quartiere è stato evacuato dopo che i sospettati si fossero messi a lanciare esplosivi contro la polizia. All’interno della casa sono stati ritrovati importanti ordigni pronti all’uso. Gli uomini stavano pianificando un attacco terroristico per il giorno di natale o per la vigilia del nuovo anno.
Questa operazione anti terroristica si inserisce in un quadro di grande instabilità all’interno del paese. Le autorità hanno ricollegato gli uomini ad altri militanti arrestati il 10 dicembre, anch’essi sospettati di pianificare un attentato. Inoltre quest’ultimi tentativi di attentato sarebbero da ricondurre a Bahrun Naim, un indonesiano attualmente in Siria nei ranghi dello Stati Islamico.
Dal 2002, dopo l’attacco terroristico di Bali, il paese ha concentrato importanti risorse per smantellare le reti terroristiche. Tuttavia, da qualche anno, nuove minacce emergono dopo che numerosi militanti abbiano giurato fedeltà allo Stato Islamico e l’arrivo di nuove reclute.
Fonte: The Guardian https://www.theguardian.com/world/2016/dec/21/indonesian-police-kill-three-suspected-bomb-found-jakarta
22 dicembre, Malesia – La “East Coast Rail Line” potrebbe essere la svolta
In un remoto angolo della costa est della Malesia peninsulare, milioni di tonnellate di sabbia vengono dragate dal Mar Meridionale Cinese e trasportate al porto di Kuantan per il progetto di infrastruttura più costoso del paese: un collegamento ferroviario di 55 miliardi di ringgit (12.3 miliardi di dollari) finanziati dalla Cina.
Il progetto della East Coast Rail Line (ECRL) sarà in grado di connettere i porti dalla costa est a quella ovest della Malesia peninsulare e potrebbe alterare le rotte di commercio regionale, che si concentrano attualmente tra l’affollato Stretto di Malacca ed il Mar Meridionale Cinese via Singapore.
Questo cambiamento permette di intravedere e comprendere le ambizioni cinesi di espandere la propria influenza in Asia ed al di là. Spiegherebbe anche perché il porto di Kuantan reclama così insistentemente importanti territori.
I proprietari del porto, il gigante malesiano IJM ed il gruppo cinese Beibu Gulf Port Group, stanno spendendo oltre 1.2 miliardi di ringgit per reclamare 40 ettari di terreno. Il governo malese ha già messo a disposizione altri 1.08 miliardi di ringgit per completare quattro chilometri di frangiflutti, per proteggere il porto.
L’espansione portuale comprende 1 chilometro di zona di attraccaggio che alimenterà la zona industriale locale per rassicurare le preoccupazioni cinesi.
I responsabili spiegando che questi miglioramenti portati al porto di Kuantan, che dovrebbero essere completati per metà 2018, sono solo una parte di quello che si trasformerà nella più ambiziosa e costosa iniziativa infrastrutturale malese.
Il porto, che iniziò le proprie attività nel 1984, è centrale per la ECRL, che dipenderà quasi interamente da investimenti e treni cinesi.
I 620 chilometri di ferrovie elettriche partiranno da Tumpat, vicino alla frontiera nord-est con la Tailandia, arriveranno fino al porto di Kuantan, per poi passare tra le montagne della zona centrale ed arrivare al porto di Klang, il più grande del paese.
Il governo cinese ha proposto di costruire un nuovo porto a Malacca, sempre sulla costa ovest, ma il governo malese ha annunciato che bisogna ancora aspettare per sapere come finanziare tale progetto.
Dall’altra parte il finanziamento dell’ECRL è stato deciso, l’ottantacinque percento verrà da prestiti cinesi.
Mentre l’intero progetto ci metterà all’incirca un decennio per essere finalizzato, il governo malese ha fatto sapere che i 250 chilometri di ferrovia che collegheranno il porto di Kuantan ed il porto di Klang avranno la priorità assoluta. Una volta completata, l’ECRL diventerà uno dei maggiori punti di commercio per l’Asia.
“Questa nuova rete creerà nuove rotte per incoraggiare il commercio dell’ASEAN, con la Malesia come base; e la ragione per la quale questo progetto va preso sul serio è l’interesse cinese nel porto di Kuantan e la rete ferroviaria” spiega G. Durairaj, direttore del gruppo di consulenza marittima e logistica PortsWorld.
Se il tutto dovesse funzionare, i nuovi collegamenti potrebbero aggirare Singapore ed offrire agli esportatori nuove opzioni per raggiungere i mercati del Nord Asia. Lo stesso vale per gli esportatori del Nord Asia ed evitare così l’affollato Stretto di Malacca.
Jaafar Ismail di Fergana Ventures, un gruppo di consulenza malese specializzato delle infrastrutture, nota che i collegamenti tra Klang e Kuantan potrebbero portare un’importante soluzione al dipendenza cinese sullo Stretto di Malacca, quello che viene chiamato il “Dilemma di Malacca”. Ad oggi, l’ottanta percento dell’energia cinese passa in quel punto.
“La Cina considera chiaramente l’ASEAN come territorio proprio, la sua nuova base produttiva ed un immenso mercato” spiega Jaafar, aggiungendo che questo progetto renderà inutile la proposta di un canale nell’Istmo di Kra in Tailandia.
I leader di opposizione malesi però non condividono l’ottimismo. Temono infatti che la costruzione della rete ferroviaria sia una spesa che l’economia del paese, già altamente indebitata, non si può permettere. Questo progetto non sarebbe altro, sempre secondo l’opposizione, che un’ulteriore conferma della dipendenza della Malesia nei confronti della Cina.
“Il governo deve spiegare questa improvvisa dipendenza nei confronti della Cina e come questo porterà beneficio all’economia locale” dichiara Mujahid Rawa, un parlamentare del gruppo Parti Amanah Negara, una fazione del partito islamista Parti Islam SeMalaysia.
Continua spiegando che “il primo ministro si nasconde dietro alla Cina a causa del 1MDB”. L’1MDB fa riferimento allo scandalo finanziario riguardante il gruppo statale 1Malaysia Development Berhad.
Malgrado le critiche, il governo continua a voler andare avanti con il progetto dell’ECRL, che stando alle dichiarazioni ufficiali, sarà un catalizzatore per la crescita della regione e permetterà di combattere le disuguaglianze economiche tra la dinamica costa est e la rurale costa ovest del paese.
Durante il recente viaggio a Pechino, il primo ministro ha firmato un accordo che concede la costruzione dell’ECRL alla Cina Communication and Construction Comapany, un entità statale cinese che verrà finanziata da prestiti provenienti dalla Export-Import Bank of China.
La costruzione dell’ECRL inizierà l’anno prossimo e secondo gli economisti il progetto potrebbe essere una manna dal cielo per il settore della costruzione malese, in difficolta da qualche anno.
I segni di una ripresa economica sono numerosi attorno al porto di Kuantan, dove si concentrano già grandi industrie petro-chimiche, come la BASF Petronas Chemicals, un’iniziativa imprenditoriale congiunta tra un ente petrolifero statale ed il gruppo tedesco BASF.
Le costruzioni intorno alla zona portuale di nuove strade e cavalcavia sono ormai quasi completate e il governo annuncia che la costa est del paese ha già attratto 8.9 miliardi di ringgit di investimenti, principalmente dell’industria manifatturiera cinese.
Questi investimenti provengono dalla Beijing Goldenway Bioogy Tech Co, uno dei leader mondiali di bio-chimica, e da un complesso per la produzione di acciaio di 3.5 miliardi di ringgit finanziato dalla Guangxi Beibu Gulf Iron & Steel Investment Co.
Come spiaga Mazlim Husin, il direttore del porto di Kuantan, descrivere ai visitatori la futura fabbrica aiuta a far capire quanto sia ambizioso il cambiamento al quale si sta preparando la regione.
La fabbrica occupera circa 287 ettari di terreno e produrrà ogni anni 3.5 milioni di tonnellate di acciaio.
“Queste sono le dimensioni di solo uno dei progetti legati all’ECRL, che ne attrarrà altri” commenta Mazlim.
Fonte: The Straits Times http://www.straitstimes.com/asia/se-asia/malaysias-east-coast-rail-line-touted-as-a-game-changer
23 dicembre, Filippine – Il presidente Duterte considera un “idiota” l’alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite
Il presidente Rodrigo Duterte ha vivamente criticato Zeid Ra’ad Al Hussein, l’Alto commissario per i diritti umani presso le Nazione Unite, per aver chiesto delle investigazioni dopo le dichiarazioni di Duterte, secondo le quali ha ammesso di aver personalmente ucciso dei criminali. In un discorso il presidente ha ripetutamente dato dell’ “idiota” e dello “stupido” a Zeid.
Settimana scorsa il presidente filippino ha ammesso pubblicamente di aver ucciso personalmente dei criminali quand’era sindaco della città di Davao. Martedì scorso Zeid ha dichiarato che Duterte dovrebbe essere indagato per le sue dichiarazioni e la guerra alla droga. Più di 6 000 persone sarebbero già morte e solo un terzo di queste uccise dalla polizia.
Duterte ha già precedentemente minacciato di lasciare dalle Nazioni Unite e le ha descritte come “inutili” e troppo lente nel gestire le crisi.
Fonte: Asian Correspondent https://asiancorrespondent.com/2016/12/philippines-duterte-calls-u-n-rights-official-idiot-murder-probe-call/
Featured Image Source: Straits Times