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Rassegna settimanale 4-10 luglio: Africa Subsahariana

6 luglio, Zimbawe – Internet bloccato a seguito di un inasprimento dei controlli della polizia

Un’attivista della capitale dello Zimbawe, Harare, ha chiamato Human Rights Watch rivelando che le autorità hanno fatto l’impensabile, hanno bloccato internet e i messaggi di testo di Whatsup per impedire alle persone di protestare contro la corruzione della polizia, la povertà diffusa e la mancanza di lavoro.

Lo sfrontato blocco di internet da parte del governo è stato interrotto solo quando il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha emesso una risoluzione sulla protezione dei diritti online e ha richiesto ai Paesi di non interrompere il servizio internet.

Le proteste che erano iniziate come pacifiche all’inizio di questa settimana si sono inasprite con i manifestanti che hanno bloccato le strade, tirato pietre ai veicoli e attaccato fisicamente la polizia.

La stampa locale e i social media sono stati pieni di immagini riguardanti gli scontri tra la polizia e i manifestanti. I primi bilanci dicono che almeno 50 manifestanti sono stati feriti e altri arrestati.

Sembra anche che almeno un agente della polizia sia stato ucciso nell’attacco da parte di alcuni attivisti.

Molti temono che ci sia un abuso di violenza da parte della polizia; la polizia, infatti, ha dichiarato che puniranno severamente i manifestanti più violenti. Questo atteggiamento va contro gli standard internazionali che prevedono l’utilizzo della forza solo quando sia necessaria per proteggere la vita.

La polizia dello Zimbawe è nota per i suoi abusi e, secondo i report di Human Rights Watch, ha contribuito alla tragica situazione dei diritti umani nel Paese.

Le autorità dovrebbero avviare ricerche trasparenti sulle brutalità della polizia e dovrebbero punire i colpevoli. Secondo la costituzione avrebbero dovuto stabilire un corpo indipendente per questi controlli, ma non l’hanno ancora fatto.

Bloccare internet, infatti, non servirà a risolvere i problemi del Paese. Le autorità devono dare n taglio col loro passato violento e dare più spazio alle manifestazioni.

Fonti: Human Rights Watch

Link: https://www.hrw.org/news/2016/07/06/dispatches-zimbabwe-blocks-internet-amid-police-crackdown

Zimbawe – L’esodo dei bambini

Nell’ultimo decennio migliaia di bambini dello Zimbawe hanno rischiato la loro vita per entrare illegalmente in Sud Africa.

La maggior parte entrano illegalmente e viaggiano soli o non accompagnati da adulti, ma è l’unica possibilità che hanno di sfuggire alla povertà estrema, alle malattie e alla violenza che caratterizza il Paese da quando si è instaurato il regime di Mugabe.

Questo esodo straordinario è parte di un flusso migratorio più esteso che ha portato a più di 2 milioni di zimbawiani a lasciare il Paese in cerca di un futuro migliore. Molti si dirigono in Sud Africa però spesso, una volta raggiunta la meta, si rendono conto che nemmeno lì potranno fare il tipo di vita sperato.

Fonti: Al Jazeera

Link: http://www.aljazeera.com/programmes/africainvestigates/2011/11/2011111682030843189.HTML

7 luglio, Burundi – I servizi di intelligence torturano gli oppositori sospetti

Human Rights Watch ha dichiarato che i servizi di intelligence hanno torturato nei loro quartier generali e in posti segreti alcuni sospetti oppositori al governo. Inoltre, la polizia e alcuni membri della lega dei giovani del partito al potere, Imbonerakure, hanno commesso gravi abusi spesso in collaborazione con i servizi di intelligence.

Gli agenti dei servizi di intelligence del Burundi (Service national de renseignement, SNR), infatti, sono sempre più spesso accusati di tortura contro alcuni simpatizzanti dell’opposizione che hanno in custodia. Li picchiano con martelli e barre di metallo, infilano spunzoni nelle gambe, fanno sgocciolare plastica fusa su di loro, annodano i genitali agli uomini e ricorrono alle scariche elettriche. I detenuti torturati o feriti non vengono poi sottoposti alle cure mediche e vengono rinchiusi in celle puzzolenti e senza finestre.

Secondo Daniel Bekele, direttore di Human Rights Watch Africa, le torture ad opera dell’intelligence del Paese motivate politicamente hanno raggiunto livelli estremi; soprattutto perché gli agenti che le commettono sanno che non saranno puniti dal governo. Il governo, pertanto, dovrebbe porre un limite a questa situazione.

Secondo Human Rights Watch, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe schierare la polizia internazionale in Burundi e creare una commissione internazionale di inchiesta per fare indagini sulle torture e i gravi abusi.

Da Aprile 2016, infatti, Human Rights Watch sta intervistando le vittime delle torture e, a quanto pare, le violenze stanno diventando sempre più frequenti e intense.

Fonti: Human Rights Watch

Link: https://www.hrw.org/news/2016/07/07/burundi-intelligence-services-torture-suspected-opponents

Sud Africa – La visita del presidente indiano Modi

Il Primo Ministro indiano Narendra Modi è arrivato in Sud Africa per incontrare il Presidente Jacob Zuma e discutere la collaborazione tra i Paesi. Si spera che i due affronteranno anche la questione dei diritti umani.

Entrambi i Paesi, infatti, hanno chiarito che vogliono ricoprire un ruolo più da leader negli affari globali. Una presa di posizione a favore dei diritti umani aiuterebbe, senza dubbio, l’ascesa internazionale di questi due Paesi.

Entrambi, infatti, devono migliorare in questo campo. La scorsa settimana sia il Sud Africa che l’India non si sono schierati a difesa dei diritti umani nella cornice delle Nazioni Unite. Hanno votato contro la protezione dei diritti su internet e si sono astenuti dall’importante votazione presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Uniti sulla nomina di un esperto indipendente sull’orientamento sessuale e l’uguaglianza di genere.

Zuma dovrebbe incoraggiare il governo Modi a proteggere le minoranze religiose dell’India dalla violenza, sostenere la libertà di parole, fermare gli attacchi alle organizzazioni non governative e proteggere le donne da molestie sessuali, stupri e omicidi. L’India dovrebbe anche iniziare a giocare un ruolo più attivo nella promozione dei diritti umani a livello regionale in Bangladesh, Sri Lanka e Afghanistan.

Modi dovrebbe aumentare le sue preoccupazioni nei confronti della situazione dei diritti umani in Sud Africa, caratterizzati dalla brutalità della polizia e dalla violenza contro le donne. Restano anche preoccupante il trattamento riservato a migranti, rifugiati e richiedenti asilo; l’Africa del Sud ha fatto ben poco per capire l’origine delle violenza xenofoba. Anche il Sud Africa potrebbe fare di più per promuovere i diritti umani nella sua zona, come nel suo vicino Zimbawe.

È arrivato il momento per Zuma e Modi di mostrare i segni della loro partecipazione alla difesa dei diritti umani non solo a livello locale ma anche regionale e globale.

Fonti: All Africa

Link: http://allafrica.com/stories/201607080364.HTML

9 luglio, Africa – Le donne pianificano il futuro dell’Africa nell’incontro UNESCO a Parigi

Il femminismo business-friendly è stata la dottrina dominante alla conferenza African Women Leaders presso l’UNESCO a Parigi. Partendo dall’idea che la visione delle donne può aiutare a costruire il futuro, soprattutto dell’Africa, un gruppo di donne di successo hanno condiviso le loro esperienze nel campo di politica, business e moda per insegnare agli altri cosa voglia dire assumere il comando.

Più di 500 persone hanno partecipato all’evento, organizzato dall’UNESCO insieme all’ong Femmes de Demain (donne di domani).

Tra i partecipanti c’era un ex primo ministro e alcune donne di successo nel campo degli affari, impazienti di eliminare lo stigma legato alle donne africane.

Secondo Haweya Mohamed (co-fondatore e CEO di Afrobytes, un hub digitale che collega Africa e Europa) le donne africane hanno un problema di immagine. Fanno, infatti, tantissimo però non vengono riconosciute e non riescono a fare un corretto marketing di sé stesse.

Con “tantissimo” si fa riferimento, ad esempio, al fatto che il 70% della produzione agricola sub-sahariana sia gestita da donne. Nell’immaginario collettivo, invece, le donne sono spesso ancora relegate al ruolo di madri e casalinghe.

Inoltre, come ha affermato la direttrice generale UNESCO Getachew Egida: “se si pensa che il 50% della popolazione è costituita da donne e che molte di esse sono obbligate a matrimoni durante l’infanzia, è davvero un gran spreco di risorse.”

Il cambiamento della posizione della donna all’interno della società dovrebbe venire proprio dalle donne, che, per esempio, dovrebbero portare non solo le figlie femmine ma anche i figli maschi a fare la spesa.

La donne africane, per il momento, devono lottare per raggiungere delle posizioni di responsabilità all’interno delle aziende e per lavorare alle stesse condizioni degli uomini ma si spera che il cambio arrivi presto e la società si abitui a vedere le donne in posizioni rilevanti all’interno del mondo del lavoro e della società.

Fonti: All Africa

Link: http://allafrica.com/stories/201607090249.html

10 luglio, Sudan del Sud – Scoppia nuovamente la guerra

Un portavoce del vicepresidente ha dichiarato che il Paese è di nuovo in guerra, dato che ci sono stati scontri tra le fazioni nemiche che hanno prodotto svariati morti.

Le forze armate fedeli al vice presidente Riek Machar hanno affermato che le truppe del governo hanno attaccato le loro posizioni nella capitale Juba.

Tuttavia, il ministro dell’informazione ha dichiarato che i report sulla guerra non sono onesti.

La missione ONU ha dichiarato che centinaia di persone hanno cercato rifugio nelle sue zone e hanno chiesto ai leader di frenare le truppe.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha condannato quella che lui stesso ha definito “violenza insensata”, mentre il Consiglio di Sicurezza ha organizzato una sessione d’emergenza per discutere del Sudan del Sud.

Col William Gatjiath, portavoce militare di Mr Machar, ha dichiarato alla BBC che il Presidente Salva Kiir “non è serio” riguardo all’accordo di pace.

Ha anche dichiarato che “centinaia” di truppe di Mr Machar sono morte e che le truppe fedeli a Mr Machar stavano avanzando a Juba da direzioni diverse.

Mr Lueth ha detto che le truppe del governo hanno risposto quando le forze armate di Mr Machar hanno attaccato un checkpoint. Ha poi aggiunto che la situazione è normale e sotto controllo.

La recente violenza fa temere una nuova instabilità nel Paese, con un trattato di pace del 2015 che non riesce a frenare i conflitti.

Il Sudan del Sud è diventato un Paese indipendente dal 2011, dopo più di 20 anni di guerriglia che ha ucciso più di 1 milione e mezzo di persone e ha sfollato più di 4 milioni di persone.

Fonti: BBC

Link: http://www.bbc.com/news/world-africa-36758013

(Featured image source: Flickr Steve Evans)