vietnam-bandiera

Il vice, lo sceriffo e la dama

                                                                                                                                                                             -Armin Wiedenhofer-

Lo scorso gennaio, durante il dodicesimo congresso del Partito comunista vietnamita,  alla fine di un’incerta votazione è stato eletto, o meglio sarebbe dire rieletto, il segretario del partito Nguyen Phu Trong[1]. In ballo il futuro del Vietnam e, in particolare, l’impostazione politica che la classe dirigente intende avvalersi nell’evoluzione delle riforme di carattere economico e istituzionale in cui il Paese è coinvolto da anni.

Attorno a questi processi di riforma diversi sono i confronti e le dinamiche  emerse sia tra la società civile e la classe dirigente che tra i membri del partito. In merito all’economia e più specificatamente alle riforme di apertura internazionale e di privatizzazioni in atto, il discorso che maggiormente divide la nazione è quello che verte tra chi intende proseguire con l’apertura dei propri mercati a favore di una maggiore integrazione con i mercati delle vicine nazioni asiatiche, ed in particolare la Cina, e chi invece preme per incentivare il processo di avvicinamento economico e finanziario alle economie occidentali. Sotto l’aspetto istituzionale la principale fonte di dibattito è data dalla pressione di diverse figure, appartenenti al partito comunista, di intavolare una programmazione che porti ad una graduale apertura democratica dell’assetto statale vietnamita contro chi invece vede nel sistema statale attuale un pilastro inderogabile e immodificabile per lo sviluppo della nazione[2]. Trasversalmente vi è quello relativo alla corruzione. Nelle classifiche internazionali il Vietnam non brilla per trasparenza e incorruttibilità (il Vietnam e’ al 112 posto su 168 paesi nella classifica di Transparency International[3]) e questo fenomeno è dilagato soprattutto con l’avvento del Primo ministro uscente Nguyen Tan Dung che nelle due legislature in cui ha governato è stato periodicamente criticato per la sua mancata lotta alla corruzione[4].

A gennaio ha vinto  l’ala conservatrice di Nguyen Phu Trong. Ovvero l’ala del Partito Comunista Vietnamita che predilige una posizione di prossimità economica con i vicini paesi dell’Asia, un’altrettanta volontà di mantenere integralmente l’assetto istituzionale attuale e come obiettivo cardine si pone la lotta alla corruzione. Per l’avversario, lo stesso Nguyen Tan Dung che fino a pochi giorni fa era il Primo ministro della nazione ed aperto alla visione di avvicinare il Vietnam alle economie occidentali, già in gennaio si è appurata di fatto la fine della sua carriera politica in quanto era dato per certo che non ci fosse la possibilità di una sua rielezione. All’interno delle dinamiche monopartitiche del sistema statale vietnamita, le nomine delle tre cariche istituzionali più importanti spettano al Segretario assieme al Comitato Centrale del partito (il Politburo del partito composto da 19 membri anch’essi scelti a gennaio), con l’Assemblea Nazionale che le ratifica. I nomi dei papabili candidati alle cariche di Presidente della Repubblica, Primo Ministro e Presidente dell’Assemblea Nazionale, erano già stati messi sul piatto pochi giorni dopo l’investitura del Segretario. Ma bisognava aspettare le ratifiche da parte dell’Assemblea Nazionale. Nella scorsa settimana l’Assemblea si è espressa confermando con percentuali altissime (tutte sopra il 90%) le proposte fatte dal Segretario del Partito Comunista Vietnamita. Tutti e tre i nomi appartengono alla nomenclatura del Partito comunista. Il ruolo di Primo Ministro è stato affidato a Nguyen Xuan Phuc[5], ultimo in ordine temporale ad essere stato eletto, il 7 aprile. Per Nguyen Xuan Phuc c’è stata una promozione di carriera in quanto nella scorsa legislatura copriva il ruolo di vice primo ministro. A lui spetterà il compito di gestire l’eredità di Nguyen Tan Dung stabilendo le nuove strategie economiche per il paese.

Il Vietnam è governato da quella che viene chiamata “la Troika” in cui oltre al Segretario di partito che ha un potere d’indirizzo e il Primo Ministro che governa l’economia del paese c’è il Presidente della Repubblica. A lui spetta la gestione della sicurezza nazionale e internazionale essendo il Capo delle forze armate. Delle tre figure neoelette questa è la più controversa. Il nome è quello di Tran Dai Quang, ex Ministro della Pubblica Sicurezza, noto per i suoi metodi intransigenti e la sua volontà di preservare l’integrità sistemica del suo paese utilizzando laddove richiesto strumenti di tipo repressivo. Posizione ribadita nella sua prima intervista da neo Presidente alla televisione vietnamita nella quale ha sostenuto la volontà di portare avanti: “con decisione e perseveranza la lotta per difendere con fermezza l’indipendenza del Paese, la sovranità, l’integrità territoriale, gli interessi e la sicurezza nazionale”[6].

Sul tavolo ci sono due “questioni” roventi che Tran Dai Quang dovrà affrontare. In campo internazionale rimane aperta la disputa territoriale con la Cina in merito ai confini marittimi del Mare Cinese Meridionale, in ballo c’è il controllo sulle isole Paracel e le Spratley nonché l’utilizzo dei fondali marini per l’estrazione del petrolio[7]. In politica interna il nodo cruciale sta nella gestione della pressione sempre più incalzante di alcuni attivisti della società civile e della comunità internazionale che chiedono un maggior rispetto delle libertà ed un’apertura democratica del paese. Il curriculum del nuovo Presidente, in un contesto nel quale il Vietnam è già stato richiamato per la violazione dei diritti umani in diverse riprese [8], non permette di pensare che vi saranno dei miglioramenti in questo senso, come anticipato e dimostrato dalle incarcerazioni di due blogger avvenute poche settima fa[9].

I due temi sono importanti in quanto strettamente connessi alle scelte strategico-economiche che il governo deciderà di prendere in futuro. La decisione di potenziare il proprio ruolo nell’ASEAN piuttosto che nel TPP e con l’Unione Europea dipenderà anche dal tipo di sicurezza e dalle priorità nazionali che la Troika intenderà difendere.

Discorso a parte merita l’elezione del nuovo Presidente dell’Assemblea Nazionale. Il 28 marzo per la prima volta per questa carica è stata eletta una donna: Nguyen Thi Kim Ngan, già Ministro de lavoro, invalidi di guerra e affari sociali[10]. E’ la prima donna ad assumere una delle quattro funzioni politiche più importanti della nazione. La sua elezione è stata accolta positivamente dai mass media internazionali, in quanto vista come un segno della volontà da parte del Partito Comunista Vietnamita di potenziare il ruolo femminile all’interno delle istituzioni statali. L’Assemblea Nazionale è composta da 493 membri di cui il 24,4% sono donne, ma fino ad oggi ad esse non sono mai stati affidati compiti istituzionalmente importanti. In Vietnam la nomina di Nguyen Thi Kim Ngan è stata largamente apprezzata in quanto tra i 4 leader è l’unica che appartiene e rappresenta il Sud del Vietnam[11]. Alla nuova Presidente spetterà il compito di guidare l’Assemblea Nazionale (il sistema vietnamita prevede il sistema unicamerale), organo che da anni è soggetto a proposte di riforma soprattutto in direzione di una maggiore partecipazione nella policy making dei processi di riforma in atto nel paese.  Rispetto alla sua elezione, rimane da capire il reale valore di tale investitura. Se è stata fatta perché i leader politici credono realmente nelle capacità di Nguyen Thi Kim Ngan e nella voglia di dare maggior peso alle donne nell’amministrazione della nazione o se non sia in realtà un specchietto per le allodole per attenuare le critiche ed i dubbi che ruotano attorno alla figura del nuovo Presidente della Repubblica e ripararsi dagli attacchi da parte della società civile e della comunità internazionale nel caso in cui le riforme istituzionali propendessero per un rafforzamento del sistema monopartitico.

[1] http://www.dailymail.co.uk/wires/reuters/article-3414342/Vietnam-begins-internal-party-election-leadership-uncertain.html

[2] http://www.thanhniennews.com/politics/vietnamese-investment-minister-calls-for-political-reforms-58581.html

[3] https://www.transparency.org/country/#VNM

[4] http://www.theguardian.com/news/2015/apr/22/vietnam-40-years-on-how-communist-victory-gave-way-to-capitalist-corruption

[5] http://www.bbc.com/news/world-asia-35983962

[6] http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/asia/2016/04/02/vietnam-capo-polizia-eletto-presidente_06d831cf-1f4c-4d27-9846-7d528b7d217c.html

[7] http://www.limesonline.com/il-grande-gioco-del-mar-cinese/26070

[8] http://rapportoannuale.amnesty.it/sites/default/files/2016/Vietnam.pdf oppure http://www.europarl.europa.eu/sides/g etDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+WQ+E-2014-001204+0+DOC+XML+V0//IT

[9]http://www.theguardian.com/world/2016/mar/23/protests-as-vietnamese-blogger-goes-on-trial-for-anti-government-posts

[10] http://www.thanhniennews.com/politics/vietnam-has-first-chairwoman-of-parliament-60751.html

[11] http://www.channelnewsasia.com/news/asiapacific/vietnamese-lawmakers/2651838.html

Featured Image Source: creata con Canva