Rassegna settimanale 18 – 24 aprile: Sud Est Asiatico
18 aprile, Birmania – Suu Kyi chiede la revisione della Costituzione
Alla ricerca di una genuina “democrazia”, la leader de facto della Birmania, Aung San Suu Kyi, ha chiesto di emendare la costituzione del Paese che fu approvata dai militari.
L’attuale Costituzione le vieta di essere Presidente e consente ai militari di esercitare ancora una forte influenza sul lavoro del governo.
La leader settantenne, premio Nobel per la Pace, auspica una Costituzione “che faccia nascere una democrazia genuina”. Promettendo una unione federale democratica, Suu Kyi ha indicato come prioritaria la necessità di garantire più autonomia alle minoranze etniche. La Birmania è stata lacerata per anni da scontri etnici.
“La pace e la creazione di una unione federale democratica sono complementari e per questo dobbiamo cambiare la Costituzione. La cosa più importante oggi è la riconciliazione nazionale”.
La volontà di Suu Kyi di cambiare la costituzione è osteggiata dai militari che detengono ancora molto potere nel Parlamento e nel governo, in particolare nei ministeri degli Interni, della Difesa e degli Affari Esteri.
Il partito di Suu Kyi ha vinto le elezioni lo scorso novembre, dando al Paese il primo governo civile dopo 54 anni di controllo dei militari.
19 aprile, Indonesia – Il Presidente difende la pena di morte per le trasgressioni legate alla droga
Il Presidente Indonesiano Joko Widodo sostiene l’uso della pena di morte per i crimini legati alla droga, definendo il traffico di droga una “emergenza nazionale”.
Durante la tappa in Germania del suo tour europeo, Joko ha affermato che l’abuso di droga è un problema molto serio nel suo Paese, dalle 30 alle 50 persone ogni giorno muoiono per cause legate alla droga. “Il ricorso alla pena di morte è usato con molta cautela”, ha afferamto dopo l’incontro con la Cancelleria Angela Merkel, che ha inviato l’Indonesia a non riccorrere più alla pena capitale.
L’Indonesia ha delle leggi severe in materia di stupefacenti e oggi oltre 130 persone, inclusi degli stranieri, sono nel braccio della morte, per crimini di droga.
Lo scorso anno, ci sono state 14 esecuzioni, alimentando le proteste internazionali.
Fonte: https://asiancorrespondent.com/2016/04/indonesian-president-defends-death-penalty-for-drug-offenses/
20 Aprile: Peggiora la libertà di stampa in Asia Pacifico
La libertà di stampa nella regione Asia Pacifico è significativamente peggiorata, secondo i dati del World Press Freedom Index 2016.
Gli ultimi dati, che misurano la libertà dei giornalisiti e l’indipendenza dei media in 180 Paesi, sono stati presentati da Report Senza Frontiere (RSF) con la seguente conclusione:
“C’è stato un profondo declino del rispetto della libertà di stampa sia a livello globale sia a livello regionale”.
I dati, presentati ogni anno dal 2002, hanno mostrato un peggioramento generale dal 2013 in tutti i continenti. “E’ purtroppo evidente che i leader mondiali stanno sviluppando una forma di paranoia nei confronti del giornalismo” afferma il segretario generale di RSF Christophe Deloire, aggiungendo che “il clima di paura ha creato una crescente avversione verso il dibattito e il pluralismo” in molti Paesi e ha portato a provvedimenti restrittivi nei confronti dei media.
Il Paese della regione Asia Pacifico più in alto nella classifica è l’Australia, al 25° posto, lo stesso dello scorso anno.
I Paesi, invece, che hanno perso posizioni nella classifica per le violazioni della libertà di stampa sono: Corea del Sud (70°), Giappone (72°), Thailandia (136°), Singapore (154°) e Brunei (155°) .
I Paesi socialisti come Cina, Corea del Sud, Vietnam e Laos rimangono in fondo alla classifica, con violazioni alla libertà di stampa portate avanti dalle autorità governative.
Per stilare il documento, RSF misura sei indici: pluralismo nei media, l’indipendenza, l’ambiente e l’autocensura, il sistema legislativo, la trasparenza e le infrastrutture. Viene sottoposto un questionario in venti lingue a professionisti ed esperti di tutto il mondo.
Fonte: Asian Correspondant https://asiancorrespondent.com/2016/04/world-press-freedom-index-2016-asia-pacific/
21 Aprile, Filippine – Il candidato alla Presidenza delle Filippine Duterte minaccia di tagliare le relazioni con USA e Australia
Il controverso candidato alla Presidenza delle Filippine Rodrigo Duterte ha affermato che, in caso di vittoria, potrebbe decidere di tagliare le relazioni con gli Stati Uniti e l’Australia. I suoi commenti arrivano dopo che le ambasciate dei due Paesi hanno espresso il loro sdegno per le battute del candidato su un caso di stupro.
In un recente discorso, Duterte ha fatto riferimento al caso di uno stupro di gruppo del 1989 di una missionaria australiana, facendo commenti inappropriati sulla bellezza della vittima.
Le battute sono state criticate dall’Ambasciatrice australiana Amanda Gorely.
“Sugli stupri e le vittime non si può mai scherzare. Le violenze contro le donne e le ragazze non possono mai essere accettate” ha affermato Gorley .
Le stesse critiche sono state condivise anche dall’Ambasciatore USA Philip Goldberg.
Fonte: https://asiancorrespondent.com/2016/04/146905/
22 Aprile, Filippine – Le elezioni proseguono nonostate l’attacco hacker
Le elezioni nazionali nelle Filippine sono state colpite da un attacco hacker sui dati personali di oltre 55 milioni di elettori, ma i funzionari governativi affermano che le elezioni procederanno regolarmente.
Mercoledì è stato arrestato un ragazzo di 23 anni sospettato di essere coinvolto nel caso. Il sospettato, fresco di una laurea in ingegneria informatica, è stato preso nella sua casa di Manila.
La polizia ha affermato che sta cercando gli altri complici.
Il portavoce della Commissione Elettorale, James Jimenez, ha dichiarato che le operazioni di voto si terranno su un server differente, non su quella hackerato, e peranto le operazioni di voto non saranno compromesse.
I dati colpiti includono i nominativi degli elettori, la data di nascita, l’indirizzo di residenza, l’email, il nome dei genitori e, in alcuni casi, i dettagli dei passaporti e le impronte.
Secondo il Manila Times, dopo l’attacco informatico, la Commissione Elettorale ha chiamato degli esperti stranieri di cybersecurity per verificare la sicurezza dei risultati elettorali ed evitare nuovi problemi tecnici.
23 aprile: Birmania o Myanmar? Per Suu Kyi vanno bene entrambi
La leader de facto della Birmania (Myanmar), Aung San Suu Kyi ha dichiarato davanti alla diplomazia straniera che non importa se si usa il nome Myanmar o il vecchio nome Birmania.
In un discorso al corpo diplomatico, Suu Kyi ha affermato che si possono usare entrambi i nomi.
Oltre all’incarico di Ministro degli Esteri, Suu Kiy oggi ricopre la posizione, creata ad hoc per lei, di Consigliere di Stato, modo per aggirare la Costituzione che le impedisce di essere Presidente.
Nel 1989, la giunta birmana cambiò il nome del Paese da “Repubblica Socialista dell’Unione di Birmania” a “Unione del Myanmar”.
Fonte: https://asiancorrespondent.com/2016/04/burma-or-myanmar-suu-kyi-says-either-one-is-fine/
24 aprile, Fillippine – Il candidato Duterte è in testa nei sondaggi
I sondaggi continuano a indicare il candidato Rodrigo Duterte favorito alle presidenziali del 9 maggio.
Tuttavia, gli analisti sottolineano che le recenti affermazioni sul caso di stupro e sulle relazioni con Australia e USA possono aver compromesso le sue chances.
Nel sondaggio condotto da Pulse Asia, Duterte è primo con il 34% dei voti davanti al Senatore Grace Poe, secondo con il 22 % dei consensi.
Il Presidente di Pulse Asia Ronald Holmes sottolinea che il sondaggio è stato effettuato prima delle dichiarazioni di Duterte contro USA e Australia.
Durtete è conosciuto per la sua linea dura contro i crimini e lo stile diretto tanto da essere stato paragonato al candidato americano Donald Trump.
Sono cinque i candidati che si sfideranno alle elezioni presidenziali.
Featured Image Source: https://asiancorrespondent.com/2016/04/burmas-de-facto-leader-suu-kyi-pushing-to-amend-junta-era-constitution/