Rassegna settimanale 11 – 17 gennaio: Africa Subsahariana
12 gennaio – Nigeria: Scende ancora il prezzo del petrolio
Continua la corsa al ribasso dei prezzi del petrolio. Martedì il Brent europeo è scivolato vicino alla soglia dei 30 dollari al barile. Da inizio anno il greggio ha perso il 20% del suo valore. Gli analisti prevedono un ulteriore ribasso con un ritorno verso quota 20 dollari. Il mondo produce più petrolio di quanto ne consuma, spiegano, e tale “surplus” rischia ora di dare fondo alle capacità di stoccaggio globali.
L’Opec tuttavia non sembra intenzionata ad abbandonare la sua strategia (non tagliare la produzione per mettere in difficoltà i concorrenti). Ma ad essere in difficoltà sono anche alcuni dei suoi stessi membri, come la Nigeria e il Venezuela.
Fonte: BBC News
Link: http://www.bbc.com/news/business-35289766
14 gennaio – Etiopia: La minoranza oromo lasciata sola
Amnesty International, così come altre importanti organizzazioni umanitarie, ha chiesto all’Ue di condannare «l’uso della forza da parte dell’Etiopa nei confronti delle proteste oromo». Mentre davanti al parlamento europeo di Bruxelles si sono riuniti più di 300 attivisti della diaspora oromo (la minoranza dell’Etiopia al momento perseguitata), provenienti da tutta Europa, che hanno così spiegato la protesta di ieri «L’Ue deve smetterla di finanziare il brutale regime etiopico che ha aperto il fuoco su delle manifestazioni pacifiche».
Manifesti e striscioni per denunciare le 140 vittime della repressione scatenata contro gli oppositori del progetto di estensione della “Grande Addis Abeba”, che rischia di privare migliaia di oromo delle loro terre. I manifestanti si sono anche detti indignati per l’accoglienza che le istituzioni europee hanno riservato al ministro degli esteri etiopico Tedros Adhamon.
Due giorni fa il governo ha annunciato voler abbandonare il progetto urbanistico, ma gli oromo continuano a lottare per la liberazione delle migliaia di contadini e di studenti arrestati.
Fonte: Amnesty International
15 gennaio – Sierra Leone: L’Ebola torna a colpire
Solo ieri l’Organizzazione mondiale della sanità aveva dichiarato l’Africa occidentale ebola free. Oggi invece la ragazza di 22 anni, morta nel nord della Sierra Leone, è risultata essere positiva al virus dell’Ebola.
L’Oms, confermando il caso, ha prontamente chiarito che nuovi focolai erano ancora possibili, dato che la malattia rimane latente a lungo. Tarik Jasarevic, portavoce dell’organizzazione, ha spiegato che “la Sierra Leone era già in una fase di sorveglianza intensa, che ha permesso di rilevare questo caso molto rapidamente”. E ha aggiunto che “è ora prioritario effettuare tutte le ricerche relative a tutti i possibili contatti, anche per capire come questa persona è stata infettata. Questo episodio ci ricorda che dobbiamo essere molto vigili, pronti a rispondere a ogni possibile nuovo caso”.
La giovane morta avrebbe esposto al contagio almeno 27 persone, 100 persone sono state messe in quarantena.
Fonte: The Guardian
Burundi: Ricompare la dinamica del conflitto etnico
Almeno 439 sono le persone uccise tra il 26 aprile e il 14 gennaio. Secondo il rapporto delle NU, la situazione appare quella di “un collasso dell’ordine pubblico imminente. I gruppi armati di opposizione diventando sempre più attivi e la ricomparsa della dimensione etnica fanno temere un disastro se continuerà l’attuale traiettoria di rapido
deterioramento della situazione”.
La scarsa stabilità del Paese è testimoniata anche dalle sentenze emessa riguardani un ex ministro della Difesa, Yrille Ndayirukiye, e tre generali, tutti condannati all’ergastolo per il loro ruolo in un colpo di Stato sventato a maggio. Essi Facevano parte di un gruppo di 28 persone che intendevano rovesciare il presidente Pierre Nkurunziza.
Fonte: The Guardian
16 gennaio – Burkina Faso: Attentato terroristico ad Ouagadougou
L’attacco terroristico di ieri all’hotel Splendid di Ouagadougou in Burkina Faso ha mietuto durante le 12 ore di terrore, 29 morti, 30 feriti, vittime di 18 nazionalità, mentre ben 176 persone sono state liberate o uscite indenni dalla trappola jihadista. Fra i superstiti anche un ministro del governo locale. Questi sono i numeri dell’assalto, svoltosi fra venerdì sera e sabato.
Il presidente del paese Roch Marc Christian Kaboré ha dichiarato: “Non siamo ancora fuori dall’emergenza terroristica. È importante condividere le informazioni con i paesi vicini, ma anche collaborare a livello militare in modo tale da poter combattere con fermezza contro questa minaccia. Tre terroristi sono stati uccisi nel corso del blitz. Sono stati tutti identificati. Il più vecchio aveva appena 26 anni. Secondo gli inquirenti hanno cercato sopratutto di uccidere gli stranieri e in particolare gli occidentali bianchi.”
L’azione è stata rivendicata dall’ Aqmi, ossia Al Qaida per il Maghreb islamico, un gruppo rivale dell’Isil e già responsabile di attentati in Africa. L’Aqmi ha stretto un’alleanza con il gruppo Al-Mourabitoune, guidato da Mokhtar Belmokhtar, uno dei capi jihadisti più temuti. L’organizzazione di Belmokhrtar aveva rivendicato l’assalto del novembre scorso a un altro albergo, il Radisson blu di Bamako, nel vicino Mali. Il bilancio era stato di 20 morti
Fonte: The Guardian