Rassegna settimanale 6 – 12 aprile: Africa Subsahariana
07 aprile – Kenya: proteste contro l’attentato nell’università
Circa 2,500 persone hanno marciato nella città di Garissa per mostrare la loro ferma opposizione all’attentato compiuto dal gruppo islamista al-Shabab che ha causato la morte di 148 persone.
Gli studenti hanno protestato anche nella capitale, Nairobi, oltre alle accuse al gruppo islamico, hanno richiesto anche maggiore protezione dagli attacchi dei militanti somali legati ad al-Qaeda.
Per ora 5 sono state le persone presentate davanti alla corte, sospettati di aver partecipato all’attentato.
Fonte: BBC News
Link: http://www.bbc.com/news/world-africa-32202861
08 aprile – Liberia: buco nei fondi destinati alla lotta all’Ebola
Un report condotto da un osservatorio anti-corruzione in Liberia ha dichiarato che è stata riscontrata una falla nei finanziamenti spesi durante il picco di diffusione del virus dell’Ebola. Ben 800,000 $ passati tra le casse del Ministrero della Difesa non sarebbero stati rendicontati. La Commissione dl General Auditing (GAC) ha coperto un periodo che va da agosto ad ottobre 2014, analizzando più di 13 milioni di dollari spesi dal National Ebola Trust Fund (NETF), i cui fondi erano soprattutto di provenienza straniera.
Fonte: Thomson Reuters Foundation
Link: http://www.trust.org/item/20150409192255-v7nwq/?source=reOtherNews3
09 aprile – Mali: vicini all’accordo di pace?
Il Mali ha annunciato che i ribelli del nord sarebbero pronti a dare il via libera ad un accordo preliminare proposto dale Nazioni Unite. Tuttavia uno dei gruppi Tuareg separatista del nord del Paese ha dichiarato di non esser ancora pronti per un accordo, nonostante le numerose pressioni subite dal governo e i mediatori algerini. Il motivo risiede nell’insufficiente concessione di denaro destinata alla regione desertica chiamata Azawad.
Il Presidente Ibrahim Boubacar Keita ha dichiarato che l’accordo sarà firmato da tutte le parti in causa. Anche i diplomatici premono per questa ipotesi, sperando che l’accordo possa condurre i separatisti al disarmo.
“Il Coordination of Azawad Movements (CMA) darà il via all’accordo il 15 aprile, secondo il Primo Ministro” ha dichiarato la televisione di stato malese, riferendosi all’organismo dei Tuareg che raccoglie tutti i 5 gruppi separatisti islamici.
Fonte: Reuters
Link: http://www.reuters.com/article/2015/04/09/mali-talks-idUSL5N0X64AK20150409
10 aprile – Sudan: Omar al – Bashir ed il risultato elettorale scontato
Omar al-Bashir resterà al potere ancora per molto tempo. Il risultato delle elezioni parlamentari e presidenziali che si terrranno dal 13 al 15 Aprile, è scontato a causa di boicottaggi, corruzione e mancanza di credibilità. L’attuale presidente Omar al-Bashir, era stato espulso dal Sudan per più di un quarto di secolo dopo aver preso il potere durante un colpo di stato militare ed esser stato giudicato colpevole di aver compiuto crimini di guerra e contro l’umanità, quali genocidio dalla International Criminal Court (ICC). La vittoria si prevede schiacciante da parte del presidente in carica da 26 anni. Egli appare come l’unico cadidato tra le strade delle città, l’unico che stia facendo campagna elettorale a dispetto degli altri 15 candidati praticamente sconosciuti.
Fonte: All Africa
Link: http://allafrica.com/stories/201504130650.html
Repubblica Centrafricana: protesta contro i caschi blu
Una persona è morta ed almeno una dozzina è rimasta ferita durante le proteste in Repubblica Centrafricana venerdì, nella città di Kaga-Bandoro, a circa 350 km a nord della capitale Bangui , dove i protestanti sono scesi in piazza contro i caschi blu delle Nazioni Unite, perchè la missione MINUSCA non è riuscita a fermare i raid di etnia Peuhl.
Una dichiarazione proveniente da MINUSCA afferma che “sono state più di 400 le persone che hanno attaccato il campo ed a causa del duro attacco, alcuni sono stati costretti a prender le armi e a sparare colpi in aria. Siamo dispiaciuti per la persona rimsta uccisa ed i feriti”.
Fonte: Thomson Reters Foundation
Link: http://www.trust.org/item/20150410142843-revbl/?source=reOtherNews3
11 aprile – Kenya: via i campi profughi somali dal Kenya
Il Kenya ha dato 3 mesi di tempo alle Nazioni Unite per rimuovere i campi profughi presenti sul territorio, che ospitano più di mezzo milione di rifugiati somali, in risposta all’attacco in cui sono stati uccisi 148 studenti universitari da guerriglieri somali.
Il Kenya ha accusato già in passato i militant islamici di nascondersi all’interno del campo di Dadaab, uno dei campi che dovrebbero esser rimossi o spostati all’interno dei confini somali.
Emmanuel Nyabera, portavoce dell’UNHCR in Kenya, ha detto di non aver ancora ricevuto una richiesta formale da parte del governo kenyota e che quindi non può ancora commentare la notizia. Il complesso dei campi ospita più di 600,000 rifugiati somali,ed è stato costruito nel 1991, durante lo scoppio della guerra civile in Somalia, in un lontano ed arido angolo a nord est del Kenya
Fonte: Thomson Reuters Foundation
Link: http://www.trust.org/item/20150411171539-lohk4/?source=jtOtherNews3
12 aprile – Repubblica Centrafricana: vietato andare a scuola per le ragazze
Alle ragazze provenienti da famiglie che sono fuggite dalla Repubblica Centrafricana viene negata la possibilità di andare a scuola, riporta la Plan International, dopo aver effettuato delle ricerche nei campi profughi di Mbile e Ngam.
Le ragazze che partecipano ai progetti educativi delle organizzazioni umanitarie presenti in Cameroon, rapresentano solo il 38% dei 7000 bambini totali presenti nei campi profughi.
Joel Ambebila, responsabile Plan dell’area Disaster Risk Management in Cameroon, ha affermato: “Le nostre ricerche mostrano come i genitori delle ragazze preferiscono che le proprie figlie si sposino anzichè andare a scuola. Questo perchè le donne non partecipano alle discussion e alle scelte relative all’istruzione. C’è ancora molta paura per i cambiamenti”.
Intanto l’instabilità continua nella Repubblica Centrafricana e questo si traduce nell’attraversamento dei confini con il Cameroon da parte di centinaia di persone ogni settimana, dove ora si trovano più di 200,000 persone.
Fonte: All Africa