Rassegna settimanale 2 – 8 febbraio: Sud Est Asiatico
02 febbraio – Thailandia: censura sul teatro
La censura riguarda la messa in scena di una performance teatrale chiamata “Bang La Merd” scritta nel 2012 e premiata come miglior testo originale e miglior Performance dalla International Association of Theatre Critics. ‘Bang La Merd’, tradotto come ‘distretto della violenza’, dipinge le violazioni di diritti umani nella società tailandese.
A metterla in scena doveva essere il gruppo teatrale B-Floor che afferma “La violazione compiuta da un governo non eletto, soprattutto se militare, non ti offre possibilità di scelta. E’ l’uso del potere che crea un’atmosfera di paura. Ma al tempo stesso, dal punto di vista artistico e creativo, questo incidente aiuta ‘Bang La Merd’ a lanciare un messaggio ancor più realistico, completo e potente.”
Fonte: Asian Correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/130276/thailands-junta-targets-acclaimed-theatre-production/
03 febbraio – Thailandia: stretta della giunta sui dissidenti
La polizia tailandese ha detto di aver arrestato sei persone, accusate di aver preso parte ad una cospirazione, al fine di diffamare il governo monarchico tramite internet. I sei apparterrebbero ad un gruppo chiamato Banpodj Network. Una dichiarazione della polizia ha descritto giovedì il network come una vera e propria minaccia alla monarchia e alla stabilità della nazione.
La giunta militare ha fatto della difesa della reputazione del governo una priorità assoluta. Da maggio ha iniziato a ricercare ed arrestare tutti coloro i quali erano sospettati di infedeltà alla corona. La diffamazione della monarchia è punibile con una pena che va dai 3 ai 15 anni di carcere.
Fonte: Asian Correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/130324/thai-police-allege-internet-conspiracy-to-insult-monarchy-arrest-6/
05 gennaio – Myanmar: buddisti contro Rohingya
Monaci nazionalisti ed alcuni leader politici stanno protestando contro la decisione parlamentare di dare alla minoranza etnica Rohingya il diritto di votare per un referendum per riformare la costituzione. Il diritto di voto verrebbe esteso per questa votazione ai possidenti della “carta bianca”.
La maggior parte del 1.1 milione dei Rohingya musulmani vive in condizione di apartheid nello stato di Rakhine ad ovest della nazione Buddista. Molti considerano i Rohingya degli immigrati illegali anche se vivono in quell’area da generazioni. Soltanto pochi di loro sono cittadini a pieno titolo, mentre la maggior parte possiede una carta d’identificazione temporanea, conosciuta appunto come “carta bianca”.
Fonte: Thomas Reuters Foundation
Link: http://www.trust.org/item/20150206112937-2jp6c/?source=reOtherNews3
06 gennaio – Timor Est: Le dimissioni di Gusmao, eroe dell’indipendenza o corrotto?
Il primo ministro di Timor Est, Xanana Gusmao, eroe dell’indipendenza dall’Indonesia e dal 2002 alla guida del Paese, ha rassegnato oggi le sue dimissioni. La lettera è stata consegnata al capo dello Stato, Taur Matan Ruak, il quale dovrà valutarla. Nel testo, Gusmao scrive di voler lasciare il posto “a una nuova generazione di leader politici”.
Ha passato 17 anni in clandestinità nella giungla e nelle montagne del suo Paese per sfuggire all’esercito di Jakarta. Catturato, ha passato anni in galera senza mai tradire la causa. Nell’aprile del 2002 è diventato il primo presidente della repubblica, il primo venuto fuori da libere elezioni. Nel 2007 decade dalla carica, ma il Paese poco dopo nel caos, così l’allora presidente Ramos Horta lo nomina personalmente primo ministro, per calmare gli animi della nazione.
Nonostante sia una figura molto amata e un grande collante unitario per Timor Est, Gusmao ha dovuto affrontare diversi problemi e accuse, come l’alto tasso di disoccupazione e negli ultimi mesi, di corruzione e nepotismo all’interno del suo Partito.
Fonte: Asian Correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/130399/east-timor-prime-minister-xanana-gusmao-submits-resignation/
Myanmar: il governo contro le proteste studentesche
Gli studenti continuano a protestare. Sotto accusa soprattutto i limiti che la legge contro l’autonomia delle università, da sempre centro di elaborazione politica, oltre che culturale, in un paese sottoposto per molti anni a controllo militare e dove negli atenei, spesso chiusi come contromisura, sono cresciute generazioni di attivisti e dissidenti. Dal 20 gennaio, sono andati crescendo i cortei di protesta originatisi in diverse città del paese, incluse Mandalay e Pathein, che sono andati convergendo sulla capitale commerciale Yangon. Il governo della Birmania ha accusato gli studenti che stanno protestando, di esser manipolati da gruppi che cercano di destabilizzare il Paese.
Un annuncio speciale andato in onda giovedì sera sulla tv statale, ha messo in guardia i telespettatori rispetto ad alcune organizzazioni politiche che sarebbero dietro alle proteste studentesche, ricordando l’instabilità passata in cui era piombato il Paese dopo le rivendicazioni di diritti umani.
Tra i sospettati emerge il nome di Aung San Suu Kyi.
Fonte: Asian Correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/130386/has-aung-san-suu-kyi-turned-her-back-on-burmas-student-protesters/