Rassegna settimanale 29 settembre-5 ottobre: Cina e Corea del Nord

Rassegna settimanale 29 settembre-5 ottobre: Cina e Corea del Nord

29 settembre 2014 – Movimento di strada rovina l’immagine di Hong Kong

Sui media cinesi appare, delle proteste di Hong Kong, una punto di vista molto diverso rispetto a quello che si trova sulla maggior parte delle testate internazionali.

Il Global Times (prodotto dal Quotidiano del Popolo, ovvero l’organo di stampa del Partito Comunista Cinese, e incentrato sulle questioni internazionali) spiega come il movimento Occupy Central, lanciato dagli attivisti radicali, sia illegale e stia presentando agli occhi del mondo un’immagine di Hong Kong – turbolenta – che non ne rispecchia la vera natura: “These activists are jeopardizing the global image of Hong Kong”.

Il quotidiano spiega anche come i media statunitensi stiano paragonando le proteste di Hong Kong a quelle di Tiananmen del 1989, e commenta: “La Cina non è più la stessa nazione che era venticinque anni fa. Abbiamo accumulato esperienza e tratto lezioni dagli altri […] Il Paese ha ora mezzi più praticabili per affrontare i disordini”.

Hong Kong vanta una lunga tradizione di rule of law. Pertanto, la Cina continentale ha fiducia nelle capacità del Governo di Hong Kong di mantenere il movimento di Occupy Central sotto controllo nel rispetto della legge.

Fonte: Global Times

Link: http://www.globaltimes.cn/content/884080.shtml

 

30 settembre 2014 – La Cina è il futuro di Hong Kong, non il suo nemico

Nel giorno in cui la CNN ci informa di come la Repubblica Popolare Cinese stia censurando, sulla terraferma, le notizie sulle proteste di Hong Kong (bloccando, tra le altre cose, anche Instagram), Martin Jacques pubblica sul Guardian un editoriale con cui ci offre un nuovo punto di vista e ci fa presente che la situazione potrebbe essere ancora più sfaccettata di quanto non appaia in superficie.

La sua tesi è che, aldilà dell’idealismo e delle proteste a favore di una vera democrazia (di cui tra l’altro Hong Kong non ha mai goduto, essendo stata colonia britannica fino al 1997), a muovere i protestanti siano anche un profondo senso di dislocamento e una crisi di identità causati dalla crescita economica cinese e dai cambiamenti nei rapporti tra Hong Kong e la madrepatria.

I vent’anni precedenti la restituzione di Hong Kong alla madrepatria cinese avevano costituito l’epoca d’oro del territorio: grazie alla Cina e alle politiche di riforma e di apertura volute da Deng Xiaoping nel 1978, Hong Kong si arricchì: cominciò a rappresentare il punto d’accesso alla Cina per tutte le banche e le multinazionali straniere. Ma, dal 1997 a oggi, l’economia cinese è cresciuta moltissimo. Ora, se le multinazionali vogliono entrare nel mercato cinese, non hanno più motivo di passare da Hong Kong: si stabiliscono direttamente a Shenzhen o nel Guangzhouu; il centro finanziario cinese, inoltre, è ora Shanghai.

E’ comprensibile quindi che molti cinesi di Hong Kong stiano lottando per scendere a patti con queste nuove realtà e col senso di dislocamento e le crisi di identità che ne conseguono. Sanno che il loro futuro è inesorabilmente legato alla Cina, ma ciò non significa che siano pronti ad accettarlo. La Cina, sostiene Jacques, è il futuro di Hong Kong.

Tutte queste complesse questioni stanno riversandosi nelle attuali proteste per il suffragio universale. Hong Kong è divisa: metà della popolazione è d’accordo con le proposte cinesi, chi perché pensa sia comunque un passo avanti chi perché ritiene che tanto protestare non cambierebbe niente. L’altra metà si oppone. Una piccola minoranza all’interno di questa seconda metà non ha mai davvero accettato la sovranità cinese. C’è poi un gruppo, molto ampio, di studenti che si oppongono a Pechino per ragioni idealistiche.

Resta ovvio che la Cina non potrà mai accettare l’elezione di un chief executive che le fosse ostile. Secondo Jacques, lo scenario più probabile è che la Cina continui con le sue proposte, aspettandosi che l’opposizione finisca col cedere.

Fonti: CCN; The Guardian

Link: http://edition.cnn.com/2014/09/29/world/asia/china-censorship-hong-kong/index.html

http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/sep/30/china-hong-kong-future-protesters-cry-democracy

 

1 ottobre 2014 – Le proteste a Hong Kong continuano durante la festa nazionale

Nell’anniversario dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, l’agenzia di Stato Xinhua riporta come il discorso tenuto dal Presidente Xi Jinping a Pechino sia stato apprezzato dagli esperti stranieri di studi cinesi per come non si sia limitato a ripercorrere i 65 anni di RPC ma abbia anche fornito una panoramica sul futuro della potenza mondiale.

A Hong Kong intanto continuano le proteste, anche se il discorso del chief executive Chun-ying Leung si è svolto senza incidenti.

Fonti: Agenzia Xinhua; Internazionale

Link: http://news.xinhuanet.com/english/china/2014-10/02/c_133689588.htm

http://www.internazionale.it/news/cina/2014/10/01/le-proteste-a-hong-kong-continuano-durante-la-festa-nazionale/

 

 

2 ottobre 2014 – Un’altra università statunitense interrompe i rapporti con l’Istituto Confucio

Dopo l’Università di Chicago, anche la Pennsylvania State University ha interrotto la sua partnership con l’Istituto Confucio, mettendo un freno al soft power cinese nei campus dei college americani.

Nell’annuncio, Susan Welch, preside del College of Liberal Arts, non ha fornito dettagli circa la decisione. “Diversi dei nostri obiettivi non erano in accordo con quelli dell’Hanban (Office of Chinese Languages Council International)”. Tuttavia, in un’intervista, Eric Hayot (ex direttore dell’Istituto Confucio della Penn State) ha dichiarato che gli amministratori dell’università erano frustrati dai continui rifiuti dell’Hanban di dare il loro supporto a progetti proposti dai docenti universitari, tra cui quelli sull’ambiente, la scienza e la politica.

Fonte: The New York Times

Link: http://sinosphere.blogs.nytimes.com/2014/10/02/penn-state-severs-ties-to-confucius-institute/?_php=true&_type=blogs&module=BlogPost-Title&version=Blog%20Main&contentCollection=World&action=Click&pgtype=Blogs&region=Body&_r=0

 

3 ottobre 2014 – Il leader di Hong Kong, Leung Chun-ying apre al dialogo con i protestanti ma rifiuta di dimettersi

Al termine del quinto giorno di protesta, il chief executive Leung Chun-ying rifiuta di dimettersi, come i dimostranti gli chiedono, ma annuncia che il suo massimo funzionario, Carrie Lam, è pronta a organizzare un incontro con gli studenti per discutere delle riforme politiche. La promessa di un incontro faccia a faccia è sicuramente una concessione non usuale da parte del Governo cinese, e dimostra la preoccupazione che le proteste, in quello che è uno dei più importanti centri economici dell’Asia, possano continuare anche durante il weekend.

Fonte: The Independent

Link: http://www.independent.co.uk/news/world/asia/hong-kong-leader-leung-chunying-offers-talks-with-protesters-as-he-refuses-to-accept-calls-for-him-to-resign-9771087.html

 

4 ottobre, COREA DEL NORD – Nordcoreani visitano a sorpresa il Sud

Tre alti funzionari nordcoreani si trovano in Corea del Sud in occasione della cerimonia conclusiva dei Giochi Asiatici, una visita considerata come una rara opportunità per colloqui ad alto livello. Il team nordcoreano è capeggiato da Hwang Pyong-so, considerato l’ufficiale più importante del Paese, dopo Kim Jong-un (che non si è più visto in pubblico dopo il 3 settembre). Ci si aspetta che il team incontri importanti rappresentanti sudcoreani per dei colloqui. Nonostante l’aspra retorica degli ultimi anni, questa visita sembrerebbe dimostrare il desiderio della Corea del Nord di instaurare rapporti più stretti con il Sud.

Le due Coree sono ancora, tecnicamente, in guerra; la guerra del 1950-53 terminò infatti con una tregua, ma non fu mai ufficialmente conclusa.

Fonte: BBC

Link: http://www.bbc.com/news/world-asia-29488010

 

CINA – CY Leung: “L’ordine deve essere ricostituito”

Il leader di Hong Kong ha messo in guardia i manifestanti, assicurando che la polizia metterà in atto “tutte le misure necessarie” per garantire la riapertura delle scuole e degli uffici governativi il prossimo lunedì. I commenti di Leung arrivano dopo che, nella giornata di venerdì, disordini e scontri nelle strade hanno costretto a posporre i dialoghi tra il Governo e i protestanti.

Anche nella giornata di oggi, in prossimità di una delle strade principali della città, i protestanti hanno continuato ad affrontare alcuni residenti, incolleriti dalle proteste che, ormai, vedono non più come una campagna a favore della democrazia ma come un futile scontro che danneggia i loro affari. La scorsa notte alcuni delinquenti hanno attaccato la folla di studenti lanciando bottiglie contro di loro. Il Governo di Hong Kong ha subito respinto con veemenza le accuse secondo le quali la polizia avrebbe chiuso un occhio o, peggio, preso parte a questi attacchi.

Fonte: BBC

Link: http://www.bbc.com/news/world-asia-china-29489387

 

5 ottobre 2014 – Le proteste per la democrazia di Hong Kong entrano nella seconda settimana

Le proteste a Hong Kong continuano ed entrano nella loro seconda settimana. Durante la notte sono continuati i tafferugli tra i manifestanti e la polizia antisommossa, nel distretto di Mong Kok. La polizia ha fatto ricorso a spray al peperoncino, mentre CY Leung ha condannato i mezzi violenti, ma si è dichiarato pronto a continuare a meno che l’ordine venga ristabilito.

Nella mattina di domenica molti protestanti sono tornati a casa.

Il leader di Hong Kong ha annunciato sabato che la polizia avrebbe preso le misure necessarie ad assicurare la riapertura di scuole e uffici governativi lunedì.

Venerdì, i manifestanti si erano ritirati dalle pianificate consultazioni con il Governo, che avevano ritenuto responsabile di aver permesso a delle gang di attaccare i protestanti.

Fonte: BBC

Link: http://www.bbc.com/news/world-asia-china-29494885

 

(Featured Image Source: Wikimedia Commons)