Rassegna settimanale 15-21 marzo: Cina

Rassegna settimanale 15-21 marzo: Cina

15 marzo 2014, Gli Stati Uniti hanno dichiarato di essere “disturbati” dalla morte dell’attivista cinese Cao Shunli

Gli Stati uniti hanno dichiarato di essere “profondamente disturbati” dai resoconti sulla morte dell’attivista Cao Shunli presso l’ospedale di Beijing.

Gli avvocati di Cao hanno infatti dichiarato che è morta in prigione dopo vedersi negare le cure mediche per diversi mesi.

L’ attivista è stata arrestata all’aeroporto di Beijing a Settembre quando stava cercando di imbarcarsi su un volo per Ginevra per assistere a un training dell’ONU.

L’attivista si batteva per la difesa dei diritti umani e per la redazione di relazioni su tali diritti da parte del governo cinese.

Human Rights Watch ha dichiarato che Cao è stata trasferita in ospedale solo a Febbraio, nonostante le sue condizioni di salute fossero sempre peggiori col passare  dei mesi di detenzione.

Fonti: BBC

Link: http://www.bbc.com/news/world-asia-china-26597271

16 marzo 2014, La Russia pone il veto alla risoluzione dell’ONU sulla questione della Crimea, la Cina si astiene

La Russia ha posto il veto alla risoluzione delle Nazioni Unite che dichiarava illegale  il referendum avvenuto domenica scorsa sul futuro della penisola ucraina della Crimea. La Cina, grande alleata della Russia, si è invece astenuta, mostrando così la situazione di isolamento in cui si trova la Russia.

I sostenitori della posizione degli Stati Uniti sapevano che la Russia avrebbe usato il veto, tuttavia hanno voluto procedere alla votazione per mostrare il loro dissenso nei confronti della presa del potere russo in Crimea. Tutte le altre 13 nazioni hanno, infatti, votato “sì”.

La risoluzione avrebbe riconfermato l’impegno del consiglio alla “sovranità, indipendenza, unità e intergità territoriale”.

Fonti: Asian Correspondent

Link: http://asiancorrespondent.com/120643/russia-vetoes-un-resolution-on-crimeas-future-china-abstains/

Le proposte della Cina per risolvere la crisi ucraina

La Cina, astenendosi dalla votazione della risoluzione dell’ONU, ha ancora un volta dimostrato che vuole agire come mediatrice nella risoluzione della crisi ucraina, sostenendo l’importanza del dialogo e delle negoziazioni.

A tal proposito, Liu Jieyi, il rappresentante permanente della Cina presso le Nazioni Unite, ha fatto 3 proposte per “stabilire un meccanismo di coordinamento internazionale formato da tutte le parti coinvolte con lo scopo di ricercare dei mezzi per un accordo politico per la crisi ucraina.”

In secondo luogo Liu ha dichiarato che tutte le parti dovrebbero evitare di prendere parte in azioni che potrebbero inasprire la situazione.

Infine, ha dichiarato che le istituzioni finanziarie dovrebbero iniziare a ricercare come aiutare a mantenere la stabilità economica a finanziaria in Ucraina.

Li ha anche dichiarato la sua contrarietà alla votazione sulla risoluzione della Nazioni Unite, a suo parere, infatti, complicherà la situazione e questo è contrario agli interessi sia dell’Ucraina che della comunità internazionale. Per questo la Cina ha deciso di astenersi dalla votazione.

La Cina, inoltre, ha sempre rispettato l’integrità territoriale dei vari Paesi e ritiene che l’interferenza esterna nella questione ucraina rischia solo di portare a ulteriori scontri.

Secondo Liu l’unico modo per risolvere la crisi è agire all’interno della cornice del diritto e dell’ordine per trovare una soluzione attraverso il dialogo e la negoziazione nel rispetto dei diritti dei vari gruppi e comunità della zona.

Fonti: ChinaDaily

Link: http://www.chinadaily.com.cn/china/2014-03/16/content_17349673.htm

17 marzo 2014, La Cina respinge i resoconti dell’ONU sulle violazioni dei diritti umani da parte della Nord Corea

La Cina ha sorprendentemente respinto i resoconti dell’ONU sulle violazioni dei diritti umani da parte della Nord Corea.

Questi resoconti accusavano il regime di Kim di incitare diversi abusi che andavano dall’omicidio alla tortura, fame e persecuzione e affermavano che le accuse presso la Corte Penale Internazionale dovevano dirigersi contro il leader nord coreano Kim Jong-un e altri suoi collaboratori.

La Cina ha posto il veto a queste accuse per proteggere i suoi interessi: in primis per mantenere la stabilità nella Corea del Nord, e anche per prevenire un’azione internazionale che punisca i trasgressori dei diritti umani (dato che anche la Cina stessa ha le sue questioni con gli attivisti occidentali che si battono per i diritti umani).

Lunedì era previsto il dibattito sul resoconto presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. In questa occasione il consigliere cinese Chen Chuandong ha ribadito che non approva il resoconto, che le accuse contenute sono infondate e che, per questo, la Cina non prenderà parte a nessuna azione contro la Corea del Nord.

All’interno del Consiglio ci sono stati altri contrari al resoconto e che rifiutavano l’utilizzo dei diritti umani come un mezzo per interferire negli affari interni.

Michael Kirby, il presidente della Commissione, ha ribattuto che nessuno deve credere ciecamente al resoconto, il resoconto deve infatti servire da stimolo per iniziare una ricerca sulla Nord Corea e sul rispetto dei diritti umani. La Nord Corea dovrebbe partecipare in prima persona a questo dialogo, e il fatto che, invece, abbia mostrato una non volontà di collaborazione e non abbia concesso l’entrata nel suo territorio alla Commissione, ha aumentato il sospetto generale.

Kirby ha paragonato gli abusi della Nord Corea ai campi di concentramento nazisti o all’apartheid in Sud Africa e ha affermato che, nonostante di fronte a queste tragedie il mondo dica “never again”, in realtà i crimini contro l’umanità continuano ad essere presenti nel mondo d’oggi.

Secondo Kirby il Consiglio per i diritti umani è il posto ideale per trattare di queste atrocità e che l’atteggiamento cinese dimostra, invece, come sia difficile battersi per la difesa dei diritti umani a livello globale.

Fonti: The Diplomat

Link: http://thediplomat.com/2014/03/china-dismisses-un-report-on-north-koreas-human-rights-violations/

Il CEO di Twitter fa la sua prima visita in Cina

Dick Costolo, l’amministratore delegato di Twitter, è arrivato in Cina per una vista di 3 giorni.

Durante questi giorni A Shanghai incontrerà funzionari del governo locali, docenti e studenti dell’università. Andrà anche in visita alla Fudan University.

Mark Zuckerberg, il CEO di Facebook, ha visitato più volte la Cina esplicitando la sua volontà di entrare nel mercato cinese.

Dick Costolo, invece, ha sminuito la volontà di ottenere una licenza per fare affari nel gigante asiatico e che aprirà una filiale in Cina.

Non si sa su cosa verteranno le conversazioni con gli esponenti del governo; il CEO di Twitter vuole conoscere meglio attraverso questa visita la cultura cinese e i suoi settori di scienza e tecnologia.

Nonostante non voglia entrare in Cina, Twitter sta ottenendo guadagni dal mercato cinese. Molti sviluppatori cinesi di app stanno infatti utilizzando la piattaforma di annunci di Twitter.

Fonti: China Daily

Link: http://www.chinadaily.com.cn/business/2014-03/17/content_17354203.htm

18 marzo 2014, La Cina non trova nessun legame terroristico coi suoi connazionali sul volo MH370

Le agenzie di Stato cinesi hanno affermato che i controlli effettuati su tutti i 154 connazionali imbarcati sull’aereo smarrito della Malaysian airlines hanno dimostrato che non avevano nessun legame col terrorismo.

C’era, infatti, l’ipotesi che i separatisti Uighur della provincia occidentale dello Xinjiang

fossero coinvolti nella scomparsa dell’aereo.

Le autorità cinesi hanno anche iniziato a cercare l’aereo su territorio cinese.

Fonti: Asian Correspondent

Link: http://asiancorrespondent.com/120682/china-finds-no-terror-link-to-its-nationals-on-flight-mh370/

Le dispute tra Cina e Giappone diventano nucleari

Sembra che Cina e Giappone si siano iniziati a tirare frecciate nucleari.

Ultimamente la Cina ha sollevato preoccupazioni per le scorte di uranio arricchito e di plutonio utilizzabile per fini militari e ha dichiarato che il Giappone deve spiegazioni alla comunità internazionale.

Un portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha anche chiesto se tutto il materiale nucleare che possiede il Giappone sia necessario per fini pacifici e di quanto uranio arricchito e di plutonio utilizzabile per fini militari sia in possesso.

Il Giappone è in possesso di uno dei programmi nucleari civili più evoluti tra tutti i Paesi che non possiedono armi nucleari. Alcuni esperti pensano infatti che, se volesse, il Giappone potrebbe costruire armi nucleari nel giro di 6 mesi e che stia portando avanti una strategia di “hedging” nucleare.

Il Giappone, inoltre, non ha fatto nulla per calmare queste preoccupazioni, le ha invece fomentate con dichiarazioni come quella di un funzionario che ha affermato che  il Giappone ha la possibilità di costruire la bomba atomica dagli anni ’80.

Sembra che questa minaccia di avere tutti gli elementi per costruire una bomba atomica serva nella competizione con la Cina e per evitare che la Cina aumenti le tensioni nella zona.

Inoltre, sembra che stia utilizzando questa strategia di “hedging” nucleare per far sì che Washingthon non abbandoni la zona.

Si teme però che la posizione del Giappone oltre a destare preoccupazioni tra i suoi vicini: la Cina e le due Coree, rischi di disturbare gli Stati Uniti che potrebbero decidere di appoggiare meno il Giappone.

Il Giappone, da canto suo, sembra stia spingendo per la riduzione degli armamenti cinesi e perché la Cina partecipi al prossimo incontro per la Non-proliferazione e il disarmo cui parteciperanno anche Russia e U.S.A.

La Cina ha rifiutato di partecipare alle discussioni sulla riduzione dell’arsenale nucleare dato che Russia e Cina possiedono il 90% degli armamenti.

Sembra che gli attacchi che si stanno facendo reciprocamente Cina e Giappone siano principalmente legati alla sfera delle relazioni pubbliche, che ultimamente hanno preso una piega nucleare.

Fonti: The Diplomat

Link:  http://thediplomat.com/2014/03/japan-and-chinas-dispute-goes-nuclear/

Africani contenti degli investimenti cinesi: un sondaggio

Un sondaggio pubblicato recentemente rivela che la maggior parte degli africani Ë contenti con gli investimenti messivi cinesi nel continente.

Il sondaggio è stato fatto dall’Ethics Institute of South Africa in collaborazione con Global Compact Network Kenya, che fa parte della Kenya Association of Manufacturers (KAM) e ha rivelato che la maggior parte degli Africani pensa che gli imprenditori cinesi siano affidabili e contribuiscano alla creazione di posti di lavoro nel continente.

Il sondaggio, intitolato “Africans’ perception of Chinese Business in Africa”, è stato svolto in 15 Paesi africani e ha mostrato che tutti i Paesi hanno ben accettato le iniziative cinesi.

I Paesi che hanno maggiormente partecipato al sondaggio sono Sud Africa, Nigeria e Kenya.

Tra tutti i più ottimisti nei confronti degli investimenti cinesi sono i kenyoti; inoltre il 23% di coloro che hanno risposto al sondaggio non vedono gli investimenti come affetti dalla corruzione.

Il CEO della Kenya Association of Manufacturers, Betty Maina, ha affermato ci sarebbe bisogno di maggiori investimenti cinesi nella zona orientale del continente.

La Cina ha aumentato esponenzialmente i suoi investimenti nella zona (passando da 10 bilioni di $ nel 2000 a 200 bilioni $ nel 2013) ed è uno dei Paesi che investe maggiormente, soprattutto nelle infrastrutture, battendo Giappone, Stati Uniti e Europa.

Questa tendenza inizia a preoccupare i donatori Occidentali che vedono il loro posto in Africa sempre più minacciato dalla presenza cinese, sempre più ben accetta dai Paesi africani stessi.

L’unica eccezione è il Kenya, che continua ad avere buone relazioni commerciali con i Paesi occidentali.

Fonte: China daily

Link: http://www.chinadaily.com.cn/world/2014-03/18/content_17355616.htm

19 marzo 2014, Cina amplia ricerche dell’aereo via nave

Continuano le ricerche dell’aereo scomparso. La Cina ha inviato navi in un zona vicino a Sumatra, dove non sono presenti barche di altre nazionalità.

Si sta anche investigando se qualcuno dell’equipaggio sia coinvolto direttamente con la scomparsa.

Anche l’Australia sta partecipando nella ricerca nell’Oceano indiano.

I parenti dei passeggeri scomparsi stanno diventando sempre più frustrati per la mancanza di informazioni. Molti pensano, infatti, che il governo della Malesia non stia facendo abbastanza sforzi per risolvere la questione e che nemmeno la compagnia sia stata in grado di dare risposte soddisfacenti.

Nonostante la situazione tesa ci sono alcuni, come K. S. Balakrishnan, esperto internazionale di relazioni internazionali, che affermano che questa vicenda rafforzerà i rapporti tra Cina e Malesia.

Vede infatti l’accaduto come un banco di prova per le relazioni tra i due Paesi; una volta risolta la questione i due stati potranno raggiungere una collaborazione più profonda nelle questioni di sicurezza e nella lotta al terrorismo.

Balakrishnan è consapevole delle tensioni generate dalla poca chiarezza delle notizie da parte del governo salesiano, tuttavia è anche convinto che queste tensioni non genereranno frizioni tra i due Paesi e che, invece, il legame tra Cina e Malesia ne uscirà rafforzato.

Fonti: BBC, China daily

Link: http://www.bbc.com/news/world-asia-26624546

http://www.chinadaily.com.cn/world/2014planemissing/2014-03/19/content_17362070.htm

La visita di Michelle Obama in Cina

Mercoledì Michelle Obama è arrivata in Cina e ci resterà fino al 26 marzo.

Insieme alle due figlie e la madre visiterà Beijing, Xi’an, and Chengdu e avrà anche l’opportunità di incontrare per la prima volta Peng Liyuan, la moglie del presidente Xi Jinping.

Nei suoi interventi si è concentrata soprattutto sull’importanza dell’educazione, dei giovani e delle relazioni people-to-people. Ha affermato che le relazioni tra questi due Paesi sono anche relazioni tra persone e non solo tra Stati.

Sembra che la visita potrà aiutare a migliorare le relazioni tra Cina e Stati Uniti e che voglia spianare la strada alla visita del presidente Obama prevista per Aprile.

Per prima cosa l’amministrazione Obama ha voluto lanciare un chiaro messaggio che la visita in Asia del presidente prevista per aprile non ha lo scopo di circondare la Cina.

Ha inoltre posto l’accento sulle relazioni win-win tra Cina e Stati uniti rappresentate anche dall’elevato numero di studenti cinesi negli U.S.A. e di studenti americani in Cina. Questi legami nell’ambito dell’educazione faciliteranno la comunicazione tra di due Paesi.

Infine la visita servirà a riparare al mancato incontro con Peng Liyuan in California, che aveva generato molte critiche.

Questa visita anticipa il prossimo incontro tra Obama e Xi Jinping che si terrà all’Aia in occasione del summit sulla sicurezza nucleare.

Fonti: Asian Correspondent, The Diplomat, China daily

Link: http://asiancorrespondent.com/120685/michelle-obama-heads-for-china-on-wednesday/

http://www.chinadaily.com.cn/world/2014-03/18/content_17356754.htm

http://thediplomat.com/2014/03/first-lady-diplomacy-the-message-to-china/

20 marzo 2014, Il segretario delle Nazioni Unite è preoccupato per la morte dell’attivista cinese arrestata

Il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si è unito a Stati Uniti, Europa e altre organizzazioni che si battono per i diritti umani nell’esprimere preoccupazione per la morte per l’attivista cinese, Cao Shunli, morta la scorsa settimana in un ospedale di Beijing.

Sembra, infatti, che l’attivista sia morta per la mancanza di cure appropriate e che gli sia stato concesso il trasferimento in ospedale troppo tardi.

Fonti: Asian Correspondent

Link: http://asiancorrespondent.com/120774/un-chief-concerned-at-detained-china-activists-death/

21 Marzo 2014, Ultimatum ai manifestanti a Taiwan

Continuano le proteste presso lo Yuan legislativo di Taiwan, con gli studenti che occupano l’edificio e più di 10000 manifestanti che circondano lo YL.

Dall’inizio delle proteste gli studenti hanno reso pubblica una dichiarazione ufficiale in cui affermano la loro opposizione al Cross-Strait Services Trade Agreement. La loro opposizione è dovuta non al fatto che siano contrari a ogni cosa che viene dalla Cina; bensì all’impatto economico dell’accordo.

Ritengono, infatti, che in futuro le piccole e medie imprese taiwanesi dovranno subire la concorrenza delle imprese cinesi che dispongono di molto capitale e che, col passare del tempo, le imprese locali passeranno nelle mani di gruppi stranieri.

La dichiarazione accusa Ma Ying-jeou di aver utilizzato la legislazione per approvare l’accordo in maniera violenta, senza pensare minimamente al futuro del Paese.

Gli studenti hanno detto che continueranno le proteste fino a quando non riceveranno una risposta da Ma.

Fonti: The Diplomat

Link: http://thediplomat.com/2014/03/taiwan-protesters-issue-ultimatum/

Cosa sta succedendo in Cina

La rivista Internazionale ha pubblicato una serie di interessanti mappe che spiegano le tensioni, scontri e conflitti che stanno scoppiando in una Cina sempre più moderna e in trasformazione.

Ecco il link se volete dare un’occhiata alle mappe: http://www.internazionale.it/atlante/cosa-succede-in-cina/

(Featured image source: Wikimedia Commons-Joyce N. Boghosian)