Rassegna settimanale 22-28 febbraio: Sud est asiatico
23 febbraio, Thailandia – Continuano gli attacchi e le violenze
Continuano le violenze legate alle manifestazioni antigovernative iniziate nel novembre dell’anno scorso. Un’esplosione ha ucciso 2 persone e ne ha ferite più di 20. Inoltre, un uomo ha aperto il fuoco su una manifestazione antigovernativa causando la morte di una bambina di 5 anni.
Il primo ministro Yingluck Shinawatra ha condannato questi attacchi come “atti terroristici per vantaggi politici”, ha avviato una ricerca governativa però non ha deciso di abbandonare la carica.
Il gruppo di manifestanti, infatti, ha cercato di ostacolare le elezioni del 2 febbraio e continua manifestare affinché il primo ministro si ritiri e lasci spazio a un “consiglio popolare non eletto” che dovrebbe riscrivere le leggi politiche ed elettorali per porre fine ai profondi problemi di corruzione.
Fonti: BBC
Link: http://www.bbc.com/news/world-asia-26311828
24 febbraio, Thailandia – l’esercito decide di non intervenire con la forza
Nonostante gli attacchi, non rivendicati da nessun gruppo, continuino e la violenza stia aumentando sempre più, l’esercito tailandese ha deciso di non intervenire con la forza. Schiererà invece le sue truppe a protezione della popolazione.
Il capo dell’esercito ha, infatti, affermato che non c’è nessuna certezza che lo schieramento dell’esercito porterà alla pace.
Fonte: BBC
Link: http://www.bbc.com/news/world-asia-26319058#sa-ns_mchannel=rss&ns_source=PublicRSS20-sa
25 febbraio, Filippine – I manifestanti anti Obama si sono scontrati con la polizia
La polizia si è scontrata con circa 300 manifestanti a Manila, che si sono opposti a una visita in programma del presidente Obama e all’ininterrotta presenza militare americana sul territorio.
Circa 500 soldati americani sono, infatti, stanziati nel Sud del Paese dove forniscono training anti terrorismo ai soldati filippini.
La polizia ha cercato di bloccare i manifestanti con gli scudi nei pressi dell’ambasciata americana. Non ci sono stati feriti, né arresti.
Fonti: Asian Correspondant
Link: http://asiancorrespondent.com/119938/anti-obama-protesters-in-manila-clash-with-police/
Sri Lanka – Lo Sri Lanka rifiuta l’inchiesta internazionale sui diritti umani da parte dell’alto Commissario per i diritti umani dell’ONU
Lo Sri Lanka ha rifiutato la richiesta dell’alto Commissario per i diritti umani dell’ONU Navi Pillay di un’inchiesta internazionale su presunti crimini di guerra commessi durante la guerra civile.
La motivazione del rifiuto è che si trattava di un “programma pieno di pregiudizi, politicizzato e pregiudizievole” contro la nazione.
L’iniziativa di Pillay nasce dal fatto che lo Sri Lanka sta affrontando molte critiche internazionali per la mancanza di indagini sulle accuse di crimini di guerra.
Pillay afferma che si dovrebbe condurre una ricerca “indipendente, credibile e forense” con l’aiuto internazionale, su tutte le presunte violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Questo potrebbe, infatti, portare a una smilitarizzazione delle ex zone di guerra, e all’arresto e alla punizione degli autori degli attacchi alle minoranze e ai difensori dei diritti umani.
Il governo dello Sri Lanka ha però rifiutato la proposta, dicendo che si tratta di un’interferenza ingiustificata negli affari interni di uno stato sovrano.
Questa richiesta accompagna la terza decisione degli Stati Uniti di fare luce sull’uccisione di migliaia di ribelli Tamil durante la guerra civile. Dalla fine della guerra, nel 2009, molti stati occidentali hanno voluto indagare sul destino delle decine di migliaia di civili Tamil.
Fino al 2011, infatti, il governo dello Sri Lanka ha negato l’uccisione di migliaia di civili. A partire da quest’anno il governo stesso ha iniziato a censire il numero di morti, i risultati sono ad ogni modo vaghi e imprecisi.
Fonti: Asian correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/119923/sri-lanka-rejects-probe-call-by-un-rights-chief/
26 febbraio, Thailandia – I supporter del leader tailandese hanno incatenato l’agenzia anti-corruzione
Sembra che i sostenitori del Primo ministro Yingluck Shinawatra, detti le Maglie Rosse, abbiano copiato la tecnica dei loro oppositori.
Hanno infatti chiuso con catene l’entrata del quartier generale della Commissione nazionale anti-corruzione, che pensano stia perseguendo il primo ministro con il programma di sussidio del riso.
Fonte: Asian correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/119974/thai-leaders-supporters-chain-anti-graft-agency/
Myanmar – Le dispute sul censimento
Il Myanmar ha in programma un censimento il mese prossimo, tuttavia i gruppi di monitoraggio sia locali che internazionali temono che questo possa scatenare tensioni etniche e religiose all’interno del Paese.
Il censimento, supportato da varie agenzie dell’ONU, è importante perché è da 30 anni che non se ne effettua uno nel Paese, dove il 40% della popolazione è considerata minoranza etnica.
Questo, però, potrebbe portare a tensioni etniche. La popolazione dovrà infatti scegliere tra 135 gruppi etnici scelti dal governo. Già sono iniziate le lamentele di gruppi etnici che non sono stati inclusi nell’elenco o che sono stati fusi con altri.
Per evitare equivoci il governo dovrà procedere a una nuova classificazione dei gruppi etnici del Paese attraverso una “consultazione democratica” con le comunità etniche.
La preoccupazione dei vari gruppi è comprensibile perché potrebbero perdere rappresentanza politica se il censimento adottasse la lista dei gruppi etnici stilata dal governo.
Le posizioni dei ministri etnici nei parlamenti locali, infatti, sono date automaticamente ai gruppi etnici con più dello 0,01% di popolazione nell’area.
Stanno aumentando le accuse al governo di gonfiare il numero di appartenenti ad alcune tribù per eliminare altre.
Ci si chiede anche se inserire l’elemento religioso all’interno del censimento; questo renderebbe tutto più complicato e delicato.
La questione del censimento è una questione delicata e il Myanmar dovrà organizzarla al meglio se non vorrà causare futuri conflitti all’interno del Paese.
Fonti: The Diplomat
Link: http://thediplomat.com/2014/02/myanmars-census-controversy/
28-Birmania – Medici senza frontiere dovranno lasciare lo Stato di Rakhine
Il governo birmano vuole che il gruppo di Medici senza frontiere lasci lo stato di Rakhine a causa del loro lavoro a stretto contatto con la minoranza mussulmana Rohingya.
L’ONG è stata infatti accusata di aver contrattato “bengalesi”, come sono chiamati i Rohingya dal governo e di aver mancato di trasparenza nel loro lavoro.
La Birmania è una nazione maggioranza buddista venuta fuori da poco da mezzo secolo di regime militare. Da allora le tensioni etniche hanno spazzato via l’etnia Rohingya. Dal 2012 Medici senza frontiere è attivo in 15 campi per le persone deportate nello stato di Rakhine. I medici offrono cure ai pazienti più malati perché uscire dal campo per ricevere cure in uno degli ospedali gestiti da buddisti può essere pericoloso e costoso.
Il gruppo di Medici senza frontiere ha subito minacce anche da parte dei buddisti di Rakhine e ha denunciato lo scarso aiuto da parte del governo birmano nei loro confronti.
Fonti: Asian correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/120085/burma-medicins-sans-frontieres-ordered-to-leave-rakhine-state/
Filippine – Le Filippine chiedono aiuto ai vicini per appoggiare la causa contro la Cina
Le Filippine hanno chiesto supporto a Malesia, Vietnam e altri vicini di appoggiare la causa contro le rivendicazioni territoriali nel mar cinese del sud da parte della Cina.
A gennaio dello scorso anno i funzionari filippini hanno portato la disputa territoriale anche di fronte all’arbitrato internazionale dopo che le navi del governo cinese avevano preso controllo di uno dei banchi di pesce nel nord est delle Filippine.
Hanno chiesto al tribunale di dichiarare illegale la rivendicazione di circa l’80% delle acque strategiche cinesi e l’occupazione di otto banchi e barriere.
La Cina ha ignorato la sfida legale, però il tribunale ha chiesto alle Filippine di consegnare comunque la prove entro il 30 marzo.
Le Filippine hanno chiesto il supporto di altri stati asiatici in questa azione contro la superpotenza cinese.
La Cina ha affermato che preferisce negoziazioni one-on-one, in cui è avvantaggiata grazie alla sua grandezza e peso ed ha anche avvertito che non vuole che Washington intervenga nella questione.
Fonti: Asian correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/120067/philippines-asks-neighbors-to-join-case-against-china/
(Featured image source: Flickrricklibrarian)